lunedì 3 agosto 2015

Matteo Messina Denaro: si stringe il cerchio intorno al superboss di Cosa Nostra

Colpito il sistema di comunicazioni del latitante numero uno della mafia siciliana, che usava i 'pizzini' per dare ordine e gestire gli affari. In manette undici fiancheggiatori


Si stringe il cerchio intorno al latitante numero uno di Cosa Nostra. Dall’alba sono cominciati infatti arresti e perquisizioni, nelle province di Palermo e Trapani, nei confronti di esponenti di vertice delle famiglie mafiose trapanesi e a carico di presunti favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro. L’operazione della Polizia di Stato di Palermo e Trapani è stata coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano. Ha partecipato anche il Ros dei Carabinieri.

MATTEO MESSINA DENARO, ARRESTATI 11 FIANCHEGGIATORI - Precisamente la polizia ha arrestato undici fiancheggiatori di Messina Denaro. Le misure cautelari sono state notificate ai capi del ‘mandamento’ mafiosi di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni “Golem” ed “Eden” condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno già portato in carcere favoreggiatori e familiari del boss.

MATTEO MESSINA DENARO, COLPITO IL SISTEMA DEI ‘PIZZINI’ - Con questa operazione gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazioni di Messina Denaro, che come altri capimafia usava i ‘pizzini’ per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. Le indagini sono nate da alcune intercettazioni del 2011.

Lo smistamento dei pizzini, a quanto si apprende, aveva luogo in due masserie nelle campagne di Mazara del Vallo e Campobello di Mazara, di proprietà di due allevatori, oggi arrestati, Vito Gondola e Michele Terranova. Gli inquirenti hanno scoperto che i bigliettini, smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra. Solo al termine delle riunioni i ‘collettori’ li andavano a prendere e li davano ai destinatari. I pizzini venivano ripiegati e chiusi con dello scotch. Erano rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti, e le risposte dovevano infine giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni.

Per convocare le riunioni gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come ‘concime’ e ‘favino’, cereali dati in genere ai maiali. Gli scambi dei bigliettini a un certo punto hanno subito un arresto, che gli inquirenti ricollegano a un temporaneo possibile allontanamento di Messina Denaro, il cui nome è presente in alcune conversazioni intercettate, dalla Sicilia.

Gli arrestati sono Vito Gondola, 77 anni, Leonardo Agueci, 28 anni, Ugo Di Leonardo, 73 anni, Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio, Sergio Giglio, 46 anni, Michele Gucciardi, 62 anni, Giovanni Loretta, 43 anni, Giovanni Mattarella, 49 anni (genero di Vito Gondola), Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, Michele Terranova, 46 anni.

(Foto in copertina: l’ultimo identikit di Matteo Messina Denaro elaborato dalla Polizia di Stato)

Fonte: Giornalettismo

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