Quella che in tanti in questi giorni hanno rinominato "la lezione pugliese" non sembra aver scalfito troppo le strategie politiche del Partito Democratico. L'approccio politico costruito attorno al fine supremo del "benessere del partito", quel sistema strutturato sulla vittoria elettorale intesa come traguardo fine a sé stesso e non come mezzo per giungere a determinare grandi mutazioni del sistema sociale ed economico, quella concezione della politica universalmente conosciuta come "dalemismo", sembra rappresentare ancora oggi la bussola del PD.
Dopo il "caso pugliese", terminato con la scottante vittoria di Nichi Vendola alle primarie di coalizione contro il prescelto del PD, Francesco Boccia, emerge in queste ore il ben più scottante "caso campano", cucito addosso alla discussa eredità del governatore Bassolino e ad una classe politica affetta dalla emergente tendenza all'immoralità politica trasversale.
L'ipotesi di primarie di coalizione aperte e l'intenzione di rafforzamento dell'unità delle forze progressiste si sono sgretolate nelle ultime ore con la decisione intrapresa dagli organi dirigenti democratici (sostenuti da Alleanza per l'Italia e Verdi) di annullare le primarie ed investire ufficialmente il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, della carica di candidato governatore campano per il centrosinistra. Una scelta che ha generato uno strappo repentino e potenzialmente fatale con il terzetto Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, che vedono la candidatura di De Luca come un oltraggio alle ripetute richieste di dare un segnale di profonda pulizia e trasparenza da parte della classe politica.
La sua storia politica è segnata da luci abbaglianti ed ombre nere mai rimosse. Vincenzo De Luca è il sindaco ribelle che ha sfidato gli apparati nelle tre elezioni amministrative che lo hanno promosso sindaco, il riqualificatore del centro urbano di Salerno, l'uomo del 71,3% dei voti del 1997 e del 75% di raccolta differenziata, un dato che, se rappresenta un'anomalia in Italia, possiamo solo immaginare cosa significhi nella regione delle discariche. L'altro Vincenzo De Luca è l'uomo che traghettò l'ex ministro socialista Carmelo Conte, condannato per concussione a 4 anni e 10 mesi di reclusione, nei DS, prima del suo abbandono verso il Nuovo-PSI di De Michelis, è il sindaco della condanna a 6 mesi di reclusione per violazione delle norme igienico-sanitarie per la discarica di Ostaglio, è il sindaco dell'affare Seapark, un'indagine chiusa a forza dalla politica anziché dalla magistratura, e del processo in corso sull'affare MCM.
E' proprio quest'ultimo l'elemento-chiave che ha fatto saltare sulle sedie gli esponenti della sinistra campana. Il suo rinvio a giudizio è ritenuto incompatibile col segnale di moralità che si desidera dare all'elettorato progressista campano così spesso abituato ad amministratori eletti in odore di processo. Eppure, un'ombra altrettanto nera grava sulla sua persona. Un'ombra dimenticata anche dai suoi detrattori.
Si tratta dell'affare Seapark, un'indagine avviata nel 2004 e archiviata nel 2007 dopo il muro bipartisan costruito dalle forze politiche parlamentari nel 2006 di fronte alle indagini della Procura di Salerno. La storia può essere sintetizzata brevemente: nel 1998 la società Ideal Standard chiude l'attività e decide di privarsi di terreni e stabilimento. Si accorda con la Seapark per una vendita a costi irrisori dell'intero pacchetto in cambio della riconversione delle maestranze nella nuova attività che prevede la costruzione di un parco marino. Il Comune ritiene i terreni della Ideal Standard inappropriati; pertanto, ratifica l'accordo tra le due aziende a patto che la Seapark costruisca il parco marino sui territori del litorale, soggetti per l'occasione ad una provvidenziale variante urbanistica che rende la zona edificabile. La Seapark non costruirà mai nessun parco e i dipendenti rilevati dalla Ideal Standard continueranno ad usufruire di casse integrazioni senza che la Seapark e le società che la rileveranno dopo il fallimento, prevedano (come legge richiede) alcun piano reale di riconversione industriale.
Il movente espresso dalla procura è immediatamente ricavabile: speculazione edilizia sui terreni privati del litorale grazie al decreto che li rese edificabili in cambio della costruzione di un parco marino mai avviato, sulle spalle dei dipendenti sottoposti intenzionalmente ad una condizione di cassa integrazione.
L'indagine fu corredata da ben tre richieste d'arresto per De Luca, entrambe rigettate dalla Camera dei Deputati della quale era entrato a far parte nel 2001. Nel 2006 la Procura inviò presso la Camera la richiesta ufficiale di utilizzo delle intercettazioni che coinvolgevano Vincenzo De Luca. Un fascicolo di 101 pagine [PDF] in cui gli stessi PM specificavano che la presunta colpevolezza di De Luca era dimostrata esclusivamente da tali intercettazioni. La Camera rifiutò con soli 15 voti a favore della richiesta della Procura, 164 contrari e 212 astenuti.
In assenza di intercettazioni, ritenute fondamentali dagli inquirenti e per le quali la Camera ordinò la distruzione immediata, l'inchiesta venne archiviata pochi mesi dopo. Determinando uno status di innocenza per l'imputato concettualmente dubbio. Che va a sommarsi al peso giudiziario non marginale del processo in corso per irregolarità fraudolente nella costruzione di un centro commerciale polifunzionale in zona Fratte.
Il partito al quale oggi si chiede un segnale di discontinuità è lo stesso che in questi anni ha interpretato, assieme al centrodestra, l'aula della Giunta per le Autorizzazioni della Camera come un'aula giudiziaria deputata a compiere processi in sostituzione della magistratura ordinaria.
In questo contesto c'è da chiedersi se la candidatura di Vincenzo De Luca sia davvero un'anomalia.
Fonte: Il blog di Alessandro Tauro