domenica 31 gennaio 2010

La "questione campana", Vincenzo De Luca e quel PD che non vuole imparare


Quella che in tanti in questi giorni hanno rinominato "la lezione pugliese" non sembra aver scalfito troppo le strategie politiche del Partito Democratico. L'approccio politico costruito attorno al fine supremo del "benessere del partito", quel sistema strutturato sulla vittoria elettorale intesa come traguardo fine a sé stesso e non come mezzo per giungere a determinare grandi mutazioni del sistema sociale ed economico, quella concezione della politica universalmente conosciuta come "dalemismo", sembra rappresentare ancora oggi la bussola del PD.

Dopo il "caso pugliese", terminato con la scottante vittoria di Nichi Vendola alle primarie di coalizione contro il prescelto del PD, Francesco Boccia, emerge in queste ore il ben più scottante "caso campano", cucito addosso alla discussa eredità del governatore Bassolino e ad una classe politica affetta dalla emergente tendenza all'immoralità politica trasversale.

L'ipotesi di primarie di coalizione aperte e l'intenzione di rafforzamento dell'unità delle forze progressiste si sono sgretolate nelle ultime ore con la decisione intrapresa dagli organi dirigenti democratici (sostenuti da Alleanza per l'Italia e Verdi) di annullare le primarie ed investire ufficialmente il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, della carica di candidato governatore campano per il centrosinistra. Una scelta che ha generato uno strappo repentino e potenzialmente fatale con il terzetto Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, che vedono la candidatura di De Luca come un oltraggio alle ripetute richieste di dare un segnale di profonda pulizia e trasparenza da parte della classe politica.

La sua storia politica è segnata da luci abbaglianti ed ombre nere mai rimosse. Vincenzo De Luca è il sindaco ribelle che ha sfidato gli apparati nelle tre elezioni amministrative che lo hanno promosso sindaco, il riqualificatore del centro urbano di Salerno, l'uomo del 71,3% dei voti del 1997 e del 75% di raccolta differenziata, un dato che, se rappresenta un'anomalia in Italia, possiamo solo immaginare cosa significhi nella regione delle discariche. L'altro Vincenzo De Luca è l'uomo che traghettò l'ex ministro socialista Carmelo Conte, condannato per concussione a 4 anni e 10 mesi di reclusione, nei DS, prima del suo abbandono verso il Nuovo-PSI di De Michelis, è il sindaco della condanna a 6 mesi di reclusione per violazione delle norme igienico-sanitarie per la discarica di Ostaglio, è il sindaco dell'affare Seapark, un'indagine chiusa a forza dalla politica anziché dalla magistratura, e del processo in corso sull'affare MCM.

E' proprio quest'ultimo l'elemento-chiave che ha fatto saltare sulle sedie gli esponenti della sinistra campana. Il suo rinvio a giudizio è ritenuto incompatibile col segnale di moralità che si desidera dare all'elettorato progressista campano così spesso abituato ad amministratori eletti in odore di processo. Eppure, un'ombra altrettanto nera grava sulla sua persona. Un'ombra dimenticata anche dai suoi detrattori.

Si tratta dell'affare Seapark, un'indagine avviata nel 2004 e archiviata nel 2007 dopo il muro bipartisan costruito dalle forze politiche parlamentari nel 2006 di fronte alle indagini della Procura di Salerno. La storia può essere sintetizzata brevemente: nel 1998 la società Ideal Standard chiude l'attività e decide di privarsi di terreni e stabilimento. Si accorda con la Seapark per una vendita a costi irrisori dell'intero pacchetto in cambio della riconversione delle maestranze nella nuova attività che prevede la costruzione di un parco marino. Il Comune ritiene i terreni della Ideal Standard inappropriati; pertanto, ratifica l'accordo tra le due aziende a patto che la Seapark costruisca il parco marino sui territori del litorale, soggetti per l'occasione ad una provvidenziale variante urbanistica che rende la zona edificabile. La Seapark non costruirà mai nessun parco e i dipendenti rilevati dalla Ideal Standard continueranno ad usufruire di casse integrazioni senza che la Seapark e le società che la rileveranno dopo il fallimento, prevedano (come legge richiede) alcun piano reale di riconversione industriale.

Il movente espresso dalla procura è immediatamente ricavabile: speculazione edilizia sui terreni privati del litorale grazie al decreto che li rese edificabili in cambio della costruzione di un parco marino mai avviato, sulle spalle dei dipendenti sottoposti intenzionalmente ad una condizione di cassa integrazione.

L'indagine fu corredata da ben tre richieste d'arresto per De Luca, entrambe rigettate dalla Camera dei Deputati della quale era entrato a far parte nel 2001. Nel 2006 la Procura inviò presso la Camera la richiesta ufficiale di utilizzo delle intercettazioni che coinvolgevano Vincenzo De Luca. Un fascicolo di 101 pagine [PDF] in cui gli stessi PM specificavano che la presunta colpevolezza di De Luca era dimostrata esclusivamente da tali intercettazioni. La Camera rifiutò con soli 15 voti a favore della richiesta della Procura, 164 contrari e 212 astenuti.

In assenza di intercettazioni, ritenute fondamentali dagli inquirenti e per le quali la Camera ordinò la distruzione immediata, l'inchiesta venne archiviata pochi mesi dopo. Determinando uno status di innocenza per l'imputato concettualmente dubbio. Che va a sommarsi al peso giudiziario non marginale del processo in corso per irregolarità fraudolente nella costruzione di un centro commerciale polifunzionale in zona Fratte.

Il partito al quale oggi si chiede un segnale di discontinuità è lo stesso che in questi anni ha interpretato, assieme al centrodestra, l'aula della Giunta per le Autorizzazioni della Camera come un'aula giudiziaria deputata a compiere processi in sostituzione della magistratura ordinaria.

In questo contesto c'è da chiedersi se la candidatura di Vincenzo De Luca sia davvero un'anomalia.

venerdì 29 gennaio 2010

Nell'indifferenza e nel silenzio mediatico l'ordinanza di cattura nei confronti di Cosentino


In un paese normale con una giustizia normale, Nicola Cosentino sarebbe già in carcere. Da un bel pezzo. E in un paese normale avremmo sentito questa notizia nei tg: la Cassazione ha rigettato il ricorso contro l’ordinanza di cattura nei suoi confronti. Riassumendo: i pm napoletani concordano nel volere arrestare Cosentino. Notizia accantonata, magari (anzi sicuramente) censurata dai media. Inoltre il Pdl non ha detto nulla e l’opposizione chi l'ha sentita? Pura indifferenza. Mediatica e non solo.

In sostanza, secondo i giudici, Nicola Cosentino ha stabilito dal 1990 un rapporto con il boss del clan Bidognetti, Francesco, detto Cicciotto ‘ e mezzanotte, ricevendo i voti dei clan in almeno tre elezioni, in cambio del suo aiuto per favorire i loro affari. Cosentino “risulta essere stato sostenuto dall’organizzazione criminale” in troppe elezioni per non pensare a un “debito di gratitudine”. Dovrebbe dimettersi. E dovrebbe andare in carcere.

La procura ha inoltre presentato una seconda richiesta di arresto, rigettata però dal Gip, per corruzione, sempre nel settore rifiuti. Ma Berlusconi lo ha candidato in Campania perchè (dice lui) ricorda le immagini di Napoli liberata dai rifiuti. E lo ha persino ringraziato.

giovedì 28 gennaio 2010

Tremonti come fai a dire questo?


"In Italia non ci sono stati episodi veri di xenofobia, mentre in tutta Europa proliferano episodi di xenofobia, con partiti xenofobi e razzisti, e bande: da noi no, per fortuna". Lo ha detto Giulio Tremonti. Una domanda: ci è o ci fa?

mercoledì 27 gennaio 2010

27 gennaio: Giorno della Memoria. Per non dimenticare...


Oggi è il Giorno della Memoria, per commemorare le vittime del nazismo e del fascismo, dell'Olocausto. Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli della città polacca di Auschwitz e fu svelato l'orrore del campo di sterminio, delle deportazioni, del genocidio nazista che causò la morte di milioni di persone, soprattutto ebrei.

Ricordare la Shoah, conservare nel tempo la memoria di un periodo nero della nostra storia, per non dimenticare l'orrore e le vittime.

martedì 26 gennaio 2010

Dopo l’H1N1 arriva l’influenza suina H3N2

Mentre si inaspriscono le polemiche sullo scandalo "suina" e molti iniziano a puntare il dito contro l’OMS e le aziende farmaceutiche per il procurato allarme, ecco che spunta, nel quasi silenzio mediatico, un nuovo virus "potenzialmente" pandemico. Una variante della suina, una nuova influenza A.

Un nuovo flagello (economico)? Per ora sembra di no, anzi, il nuovo virus A H3N2 sembra essere ancora meno pericoloso del cugino cattivo, l’H1N1. Per ora un solo contagio certo ma che è guarito senza problemi.

Intanto Gianni Rezza, dell’Istituto Superiore di Sanità, commenta così le notizie inerenti ad un flop dell’influenza A H1N1: "L’influenza A non è stata un flop, ma in Italia siamo stati abbastanza fortunati. L’epidemia - ha detto Rezza - si è "autolimitata", attestandosi a circa 4 milioni di casi. Con un numero doppio o triplo di contagi anche i casi gravi sarebbero stati di più. Nella stragrande maggioranza dei casi - ha concluso - l’A/H1N1 non è mutato e non è esclusa una nuova ondata di contagi". Piuttosto ovvio che se i casi fossero stati maggiori, maggiori sarebbero stati i casi gravi. Più fortunati di noi sono stati gli abitanti della vicina Svizzera, come testimonia il sito Swissinfo: "Da 1 a 1,5 milioni di persone sarebbero state colpite in modo più o meno grave dal virus dell’influenza A/H1N1 in Svizzera. I ricoveri in ospedale sono stati 480, di cui 87 nel reparto di cure intensive e 15 i decessi". Meno fortunati alcuni Paesi dell’est, come l’Ucraina, che hanno avuto un più alto tasso di ricoveri. Il perché di queste differenze è ancora un mistero.

Salute della popolazione già compromessa da cattivi stili di vita (alimentazione, povertà, inquinamento)? Differenze genetiche? Condizioni sanitarie particolari, che portano ad un maggior numero di ricoveri, come la presenza di ceppi di tubercolosi farmacoresistente nell’est Europa? Magari erroneamente confusa con il virus della suina... Per sapere tutto questo dovremo aspettare le risposte dell’OMS.

Ma forse soffermarsi sulla TBC può essere utile, visto che questa malattia rappresenta un grave problema sanitario. Alcune cifre: secondo le stime dell’OMS, in Europa nel 2004 si sono registrati 450.000 nuovi casi e 69.000 decessi causati dalla TBC, che equivalgono a 50 nuovi casi o 8 decessi ogni ora. I decessi sono stati rilevati principalmente in Europa dell’est. Si va dai 4 casi ogni 100mila abitanti della Svezia ai 177 del Tajikistan (valori annuali per 100.000 abitanti). La Federazione Russa occupa il 12° posto fra i 22 Paesi al mondo con il numero maggiore di nuovi casi di TBC. Secondo l’ultimo rapporto mondiale dell’OMS, l’Europa presenta zone con i più alti tassi di TBC farmaco-resistente al mondo, con ben 8 Paesi fra i primi 10 che sono stati trovati al momento dell’indagine (1999-2002) con una prevalenza di TBC multi-resistente (cioè resistente ai due farmaci antitubercolari più efficaci) superiore al 10 per cento: Uzbekistan, Kazakhstan, Lituania, Estonia, Federazione Russa, Israele, Lettonia, Turkmenistan.

Che l’emergenza Ucraina, in realtà, fosse TBC trasformata, all’occorrenza, in influenza suina? All’OMS l’ardua sentenza ed ai lettori il compito di capire dove si nasconde la verità.

lunedì 25 gennaio 2010

Per la prima volta parlo di calcio vero: la mia opinione su Mourinho dopo il derby Inter-Milan


Come sapete (qualcuno lo avrà sicuramente notato su Facebook) sono un grande tifoso milanista. Non parlo quasi mai di calcio giocato sul mio blog. Ma oggi forse per la prima volta lo faccio. Ieri sera c'è stato il derby Inter-Milan. Ha vinto l'Inter 2-0. Ovviamente non sono qui per fare il resoconto della gara, come se fossi un tifoso (anche se lo sono) o un cronista sportivo, ma voglio parlare di Mourinho. L'inter ha meritato di vincere e ha giocato meglio del Milan. Dovrebbe essere strafelice ma lui, invece di godersi la vittoria, attacca: “Hanno fatto di tutto per non farci vincere. Figuriamoci cosa sarà per lo scudetto“. “L’arbitro remava contro. Se Ronaldinho avesse segnato il rigore, il recupero sarebbe stato di otto minuti…”. Parla Mourinho, che ha risolto più volte partite e problemi proprio nei minuti di recupero? Perché Mou non l’ha detto prima della partita che l'arbitro era inadeguato per un derby così teso? Gli interisti vedono sospetti e complotti dappertutto.

Ma non facciano ridere. E’ un continuo lamentarsi. E tutti i favoritismi avuti dall’Inter? Così non diventerà mai una grande società. E quel Materazzi con la maschera di Berlusconi? Io non lo sopporto come politico ma non è certo colpa mia se Berlusconi è il presidente della mia squadra del cuore (che tra l'altro seguo da quando ero bambino). Materazzi è un campione del mondo. Gioca in una grande squadra e oltretutto guadagna tanti soldi. Il suo gesto è ridicolo e irriverente. E anche se era un derby e questo giocatore ha un carattere 'particolare' non avrebbe dovuto fare un gesto simile.

Lo stile e il rispetto fanno grande una squadra. Qualità che certamente mancano all'Inter. E al suo allenatore...

domenica 24 gennaio 2010

Ingroia: “Il processo breve? E’ la morte della giustizia”

Pubblico un intervista ad Antonio Ingroia sul processo breve.

Ingroia, tra poco voi magistrati dovrete fare il processo breve.
Il processo breve si fonda su una truffa linguistica. C’è una truffa dell’etichetta con la quale si cerca di ingannare gli italiani. Viene chiamata la legge del processo breve, ed è quello che gli italiani vorrebbero, un processo breve che si chiuda con una sentenza di merito, condanna o assoluzione. Questa invece non è la legge del processo breve, ma è la legge della morte breve del processo, perché contrariamente alle aspettative dei cittadini, quegli stessi cittadini scopriranno amaramente che alla fine del processo non ci sarà una sentenza di merito ma una sentenza che dichiarerà che è finito il tempo massimo entro il quale chiuderlo. Quindi morte del processo, morte della giustizia. Questa legge introduce per la prima volta un’ eutanasia della giustizia.

Che effetto avrà sui processi di mafia la legge che la Camera è chiamata ad approvare?
I processi di mafia purtroppo sono in assoluto i procedimenti più lunghi e complessi. Molti imputati, molti reati, molti pentiti da sentire. Ma anche molti testimoni, una complessa trama di relazioni interpersonali tra gli associati mafiosi ed in più imputati in genere tutti, in quanto assai pericolosi, sottoposti a custodia cautelare e al 41 bis, il che tra video conferenze, traduzioni, ricorsi al tribunale della libertà e in Cassazione dilata i tempi. La magistratura è favorevole a porre un termine massimo entro il quale finire i processi, ma bisogna dare i modelli operativi e legislativi per chiudere un processo entro quel termine, anche un processo complesso come quello di mafia.

Ingroia, il suo nome, assieme a quello di altri magistrati e giornalisti, è in una lista di obiettivi di Cosa Nostra. Si può aprire un’altra stagione di sangue?
Gli importanti risultati ottenuti sul piano repressivo non devono illudere,la mafia non è in ginocchio né tantomeno è disarmata, ha ancora una straordinaria efficienza militare e una forte presenza sul territorio. Non si può affatto escludere che in una fase come questa, nella quale dopo i tanti arresti di boss importanti non è ancora emerso un capo carismatico, ci sia la possibilità che qualcuno voglia porre la propria candidatura alla guida dell’organizzazione nel modo più violento possibile.

Di legge su intercettazioni non se ne sente più parlare. Nel suo libro* descrive anche questa riforma come un grave attentato alla possibilità di indagare su gravi crimini e quindi alla possibilità che i cittadini vittime di reato ottengano giustizia…
I fatto che non se ne parli non significa che non costituisca tuttora un pericolo. Considero questa legge in corso di approvazione una sorta di spada di Damocle sul capo degli inquirenti. Perché se dovesse abbattersi la mannaia di questa norma, delle intercettazioni non rimarrà più nulla, e se non rimarrà più nulla magistratura e forze dell’ordine saranno più disarmati contro la mafia, contro ogni forma di crimine organizzato, contro la corruzione politico amministrativa perfino contro le bande di rapinatori.


*Antonio Ingroia – Prefazione di Marco Travaglio
C'ERA UNA VOLTA L'INTERCETTAZIONE
La giustizia e le bufale della politica - Lo strumento d'indagine, la sua applicazione per reati di mafia e i tentativi d'affossamento
Edizioni Stampa alternativa


sabato 23 gennaio 2010

Tinto Brass: l'amante del culo nelle liste regionali dei Radicali


I Radicali si fanno ancora una volta notare, candidando il famoso regista di film erotici Tinto Brass nelle liste del Lazio e del Veneto per le prossime elezioni regionali. Ecco le sue prime parole: 'Mi hanno chiesto di candidarmi come nome di prestigio nelle liste Bonino-Pannella. Ho accettato. Il mio programma avrà un solo punto: eros è liberazione. Sicuramente portero’ dei voti alla lista Bonino-Pannella. Non e’ la prima volta che mi candido con i Radicali. Qualche anno fa mi candidai con il mio nome di battesimo Giuseppe Brass, nessuno mi riconobbe. Questa volta mi posso candidare con il mio nome d’arte Tinto Brass. Bonino e Polverini? Le prenderei per fare un film. Un film su una grande ammucchiata'.

Non so cosa dire. Dopo la Carfagna candidata capolista in Campania dal Pdl e Tinto Brass candidato in Veneto dai Radicali, possiamo o non possiamo dire che la politica partitica italiana è definitivamente andata a puttane?


Io non ho nulla in contrario a queste due candidature. Ma la cosa che mi infastidice è un altra: chi altri è la Carfagna, nell'immaginario collettivo, se non il culo e le tette mostrate sui calendari? Chi è Tinto Brass, se non il regista estimatore di deretani? Voglio dire, la gente (soprattutto uomini) conosce questi personaggi esclusivamente per le loro performances legate al mondo erotico e non certamente per il loro attivismo politico. E' quindi palese che la loro candidatura è di immagine e non certo sostanza.

Queste candidature mi fanno davvero riflettere per un solo ed unico motivo: chi le propone sta praticamente affermando che il suo elettorato è fatto di ebeti arrapati anziché di esseri senzienti.

venerdì 22 gennaio 2010

Infantile, irrispettoso coi bambini e pure asino!



Qualche giorno fa Silvio Berlusconi ha incontrato i bambini delle scuole elementari «Mariele Ventre» a L'Aquila. Ha prima svolto una veloce interrogazione. Poi, proprio come un bambino, ha scherzato con loro. Ecco la sua domanda: «Pensate che il signor Silvio Berlusconi sia un buon presidente? Allora daremo il voto anche ai bambini sopra i 5 anni». Berlusconi ha continuato così: «Dite al vostro papà e alla vostra mamma che il presidente è stato qui e manderà alla vostra preside tanti bei libri perchè so che avete perso la vostra biblioteca di 4.500 libri. Io ve ne manderò 2.000 e faccio gli auguri ai vostri genitori affinchè tutti i sogni che portano nel cuore per voi si avverino». Il premier domanda addirittura se qualcuno tifi Milan.

Mi meraviglio di Berlusconi che ha il coraggio di chiedere a dei bimbi se è un buon presidente. Nemmeno il Duce avrebbe osato tanto. Avrebbe forse avuto rispetto per dei ragazzini. E' tutta una campagna mediatica quella che fa all'Aquila. Anche coi bambini adesso. Incredibile! Tra le altre cose imparasse almeno la matematica! A dieci mani corrispondono infatti 50 dita, e non 100 Silvio!

giovedì 21 gennaio 2010

Russia, scandalo immobiliare per il Cremlino


Il quotidiano finanziario Vedomosti accusa il Cremlino di aver comprato a Mosca 85 appartamenti, per un totale di 7.500 metri quadri, da destinare ad alti funzionari statali. Costo complessivo della spesa 1,1 miliardi di rubli, pari a 37 milioni di dollari.

Secondo gli analisti del mercato, sentiti dall'eminente quotidiano economico, il Cremlino avrebbe pagato gli immobili tre milioni di dollari in più rispetto al prezzo del mercato. Il dipartimento Affari Generali della presidenza avrebbe sborsato 5.000 dollari a metro quadro, contro i più comuni 4.000, e senza lo sconto del 30 percento. Sconto attuato come prassi per gli acquisti fatti in blocco.

Gli appartamenti, sempre stando a quanto riportato dal quotidiano Vedomosti, sono stati acquistati nel corso di un'asta vinta dalla Intermaks, una società sconosciuta con un capitale sociale di 10mila rubli, pari a 237 euro, e un numero telefonico, intestato ad altre 192 società.
Anche lo svolgimento dell'asta immobiliare è al centro delle polemiche. L'offerta del rinomato consorzio immobiliare Krost è stata respinta senza alcuna spiegazione, consentendo alla Intermaks di rimanere l'unico partner. A sua volta il Mirax group, colosso immobiliare russo, sostiene di non essere stato informato dell'asta.

mercoledì 20 gennaio 2010

Quando Bossi era comunista, antifascista e anti Berlusconi

"Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente piu' accordi col Polo. Con questa gente niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia.

Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' un povero pirla, un traditore del Nord. Il suo Polo e' morto e sepolto, la Lega non va con i morti.

Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un Kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi e' il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Berlusconi e' l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord.

La Fininvest e' nata da Cosa Nostra. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.

Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto in Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le holding. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni.

Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Berlusconi, come presidente del Consiglio e' stato un dramma. Quando e' in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sud America. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto".

Processo breve: il Senato approva il Ddl, scontro in aula


Il senato ha approvato il Disegno di legge sul Processo breve: 163 i foti favorevoli, 130 quelli contrari e 2 astenuti. Il testo ora passerà al vaglio della Camera dei Deputati.

Tra i banchi del Senato ci sono stati momenti di tensione: i senatori dell’Idv espongono altri cartelli con su scritto anche “Muore il processo Antonveneta”, “Berlusconi fatti processare”, “Muoiono processi Cirio-Parmalat”. I commessi sono intervenuti per togliere le scritte.

I senatori del Pdl, che prima avevano scherzato con l’opposizione sollecitandoli a chiedere il voto segreto, si sono alzati dai loro posti per un lungo applauso. La seduta è stata sospesa dal presidente del Senato, Renato Schifani.

“Veleni” anche durante le dichiarazioni di voto. «La vostra priorità è innanzi tutto l’interesse privato, non avete avuto timori a devastare l’ordinamento, non avete senso di vergogna», ha detto il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro.

Secondo la Finocchiaro, il provvedimento segnerà «la fine di migliaia di procedimenti penali, come i processi per le colpe mediche». La Finocchiaro ha puntato il dito sulla maggioranza: «Da una parte dite di essere interessati al processo riformatore, dall’altra continuate ad avvelenare i pozzi e tentate di spacciare questa come riforma della giustizia. Noi riteniamo necessario riformare le istituzioni, contro i rischi del populismo, per quest’opera ci troverete. Ma non per questo».

Il democratico Lamberto Tenaglia ha sottolineato che non considera il processo breve una priorità: «Continueremo a pretendere che si parli in Parlamento delle questioni che interessano le famiglie, i cittadini e il Paese, a partire dalla crisi. In altri parlamenti europei in questi giorni si sta discutendo misure fiscali in favore del lavoro, delle famiglie, delle imprese. Qui discutiamo di processo breve».

«È una norma sbagliata e pericolosa dannosa per la giustizia. Invece di dare ai cittadini processi rapidi, darà processi al macero. La maggioranza – continua Tenaglia – farebbe bene a togliere di mezzo questa ennesima norma che serve solo al Presidente del Consiglio per evitare i processi e discutere delle questioni che interessano veramente al Paese, anche in materia di giustizia».

Critico anche il capogruppo dell’Udc, Gianpiero D’Alia, ha espresso il proprio disappunto per la norma. «Restano in piedi incongruenze e storture – ha sottolineato il senatore centrista – come possiamo votare questa amnistia? Noi voteremo contro».

Il senatore Federico Bricolo, della Lega Nord, ha fatto invece notare come le norme in discussione erano in realtà sostenute da molti esponenti del centrosinistra prima che si scoprisse che erano applicabili anche a uno dei processi che riguardano Berlusconi.

Fuori da Palazzo Madama si sono invece riuniti in presidio gli esponenti del “popolo viola”, gli stessi del No-B-Day. Nelle ultime ore i simpatizzanti del “popolo viola” avevano attuato un passaparola attraverso sms con il seguente testo: «Tutta l’Italia ora a sentire in diretta dal Senato, lo scempio della giustizia italiana. Alle 20 tutti fuori al Senato in viola».


Non so che dire. La mia prima reazione non contiene parole ma solo schifo e incredulità. Tutti i processi per reati commessi e puniti con pena pecuniaria o fino ai 10 anni di reclusione che non siano arrivati a conclusione di primo grado verranno di fatto chiusi senza sentenza. Con questa norma, quindi, lo stralcio del processo Mills che vede imputato Berlusconi verrebbe immediatamente chiuso. Questa è una mazzata definitiva ad una giustizia già rovinata. Per non parlare della Costituzione. Ormai ridotta ad una cartaccia. Povera Italia!

Auguri Paolo Borsellino


Oggi Paolo Borsellino avrebbe compiuto 70 anni. Paolo vive nei nostri cuori. Tanti auguri!

Link: Chi era Paolo Borsellino?

martedì 19 gennaio 2010

Il Cile torna a destra a 20 anni da Pinochet. I due leader troppo simili

E’ grazie all’imprenditore multi-milionario, proprietario secondo la rivista 'Forbes' del 701/o patrimonio nel mondo, Sebastián Piñera, che la destra cilena riconquista – con regolari elezioni – il palazzo presidenziale della Moneda.

Destra che non saliva democraticamente al potere dal lontano 1958, anno in cui Jorge Alessandri sconfisse un politico dal nome Eduardo Frei (mandato a morte dal dittatore fascista Augusto Pinochet), e cioè il padre dell'attuale leader democristiano della 'Concertacion', sfidante di Piñera al ballottaggio di domenica.
Con il 51,61% delle preferenze contro il 48,38% della coalizione di centrosinistra, il Cile della presidente uscente Michelle Bachelet entra in una nuova fase storica. Un nuovo corso, segnato dalla rottura con il resto del sub-continente latinoamericano, governato in larga parte da coalizioni e leader della sinistra radicale, ma anche dal dissolvimento di un sistema di potere durato per ben 20 anni. La ‘Concertaciòn’, l’ampia miscela progressista frutto di un accordo democratico contro la sanguinaria dittatura di Pinochet, sembra infatti destinata alla frammentazione tra le diverse anime che l’articolano. Sensibilità e posizioni spesso molto distanti tra loro, che non hanno smesso di farsi la guerra interna nemmeno durante le fasi più aspre della campagna elettorale.

Frei e Piñera, due leader speculari

Mentre nelle strade della capitale cilena la folla festeggiava questo storico ritorno al potere della destra, con tanti ex sostenitori di Pinochet che hanno portato in strada bandiere e busti del dittatore scomparso nel 2006, il candidato sconfitto (in passato Capo di Stato del paese) si congratulava con il neo-eletto presidente con una cortesia ben al di là del normale fair play.

Frei ha immediatamente inviato i suoi più sentiti auguri a Piñera, salvo poi raggiungere personalmente il magnate che celebrava il suo trionfo in un hotel di Santiago, insieme ai suoi sostenitori. L’ingresso in sala dello sfidante democristiano, è stato accolto da una vera e propria ovazione della sala. “Con Eduardo condivido un grande amore per il Cile e sono un grande ammiratore di suo padre” ha aggiunto il vincitore, palesando le assonanze tra i due leader. Una intesa a cui molti hanno attribuito le ragioni della sconfitta e confermata anche da quanto scritto oggi dal Washington Post. “Dopo anni di vittorie del centrosinistra il vento è cambiato e in America Latina stanno guadagnando terreno esponenti moderati che non disdegnano il mercato. Alcuni emergono – continua ancora la testata statunitense – da destra come il neoeletto presidente del Cile, Sebastian Piñera, ma le sue promesse in campagna elettorale differivano solo nello stile, e non nella sostanza, da quelle dello sfidante sconfitto, l'ex presidente Eduardo Frei”.

Intanto, il multimilionario giunto alla guida della Moneda annuncia un “governo di unità nazionale”. “Faremo – ha detto – un governo basato su valori solidi e fermi, faremo un governo di unità nazionale che abbatterà i muri che ci dividono e costruirà i ponti che ci uniranno in futuro”.

Fonte: Dazebao

lunedì 18 gennaio 2010

Oscuramento e manipolazione

Nel Tg3 delle 19 di ieri, abbiamo visto la straziante manifestazione delle madri dei detenuti morti suicidi o ammazzati di botte o sparati in piazza come Carlo Giuliani che chiedono la verità per i loro figli da una giustizia spesso recalcitrante ritardata o insabbiata da resistenze sorde ma forti come abbiamo potuto vedere durante tutta la prima fase della vicenda Cucchi. La manifestazione aveva tanti tratti in comune con quelle della madri della Piazza di Mayo. Lo stesso dolore, la stessa disperazione, la stessa dignità animati da sentimenti di giustizia, umanità e dalla richiesta di vivere in uno Stato di Diritto garante della sicurezza delle persone.
Tutti i giornali di oggi nei quali mi aspettavo resoconti e commenti del corteo di Livorno hanno clamorosamente oscurato la notizia. Non ne parla nessuno. Ho trovato in internet e soltanto in un giornale regionale che accludo uno scarno resoconto dell'evento. Mi domando se l'oscuramento sia opera degli stessi giornalisti che nell'ottobre scorso rivendicarono in Piazza del Popolo libertà per la stampa italiana.

Questo oscuramento, questa violenza alla realtà di una cronaca difficile su una tematica scottante, viene esercitato all'indomani del "suicidio" di sei giovani carcerati e mentre si compie un tentativo di suicidio di un settimo prigioniero.

Non si può ridurre la questione dei suicidi e delle morti in carcere soltanto al sopraffollamento come tende a fare una superficiale analisi della questione. Bisogna mettere mano a modifiche strutturali delle leggi e dei regolamenti a cominciare dall'abolizione degli internamenti e dei manicomi criminali psichiatrici, del 41 bis e dei trattamenti differenziati che sono veri e propri gironi dell'inferno. Nessuno dovrebbe avere la facoltà, in uno Stato di diritto, di tenere "internata" una persona senza una condanna penale. Basta con le condanne senza reato! Inoltre è diventata urgente la istituzione di una Commissione Parlamentare di Inchiesta sullo stato delle carceri per accertare i perchè di un degrado che sembra non conoscere limiti. La Commissione dovrebbe cominciare dall'esame dei metodi con i quali si mantiene la "disciplina" dei carcerati.

Nel 48, oltre sessanta anni fa, una Commissione istituita dal Parlamento italiano fece un buon lavoro. Si potrebbe replicare. Dieci anni fa la proposta fu avanzata dal sen. Manconi ed altri. Non se ne è fatto niente ad onta del peggioramento costante della situazione.

Pietro Ancona

http://www.ekotonos.it/Archivio/situazione_17giugno09.htm
http://mobile.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/83247.pdf

Vuoi collaborare con Informare è un dovere? Puoi mandare le tue segnalazioni e/o inviare i tuoi articoli all'indirizzo e-mail andreadl86@yahoo.it

sabato 16 gennaio 2010

Una mail per dire no al razzismo

Sono giorni, settimane, mesi, che la cultura razzista sta dilagando nel nostro paese, come se i diritti avessero una cittadinanza e non fossero patrimonio imprescindibile di ogni essere umano.

I fatti di Rosarno non sono che la dimostrazione che la misura è colma, per poterersi continuare a chiamare “popolo civile” gli italiani sono ORA chiamati a decidere da che parte schierarsi. Don Lorenzo Milani diceva: "Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri."

Allo scopo di mostrare il proprio dissenso verso una politica sempre più discriminatoria che troppo spesso parteggia per i più forti opprimendo oltre misura i deboli, è partita dal gruppo web “non sono bianco, non sono nero, voglio essere a colori” l’iniziativa di inviare una mail di protesta alla Presidenza della Repubblica.

Se anche voi condividete la necessità di non essere complici del degrado morale verso il quale ci stà portando questa politica discriminatoria, copia/incollate il testo che segue ed inviatelo tramite questo link al Presidente Giorgio Napolitano.

Alla Presidenza della Repubblica.

Il nostro Paese oggi non è quello immaginato, né dagli Italiani del Risorgimento, né dai Partigiani della Resistenza, specialmente quando esso si macchia di gravissime colpe come quella di essere diventato terra di discriminazioni razziali.
La Storia italica ha nelle sue stesse radici, più che in ogni altro angolo del mondo, una componente : la risultante millenaria dell’incontro tra grandi civiltà diverse, che hanno fatto sì che nel nostro stesso patrimonio genetico di abitanti di questa penisola siano inevitabilmente presenti elementi di multietnicità. Persino i nostri stessi caratteri somatici testimoniano questa verità: si provi ad entrare in una qualsiasi aula scolastica frequentata anche da soli cittadini italiani in qualunque regione italiana e si noterà che, a differenza che in paesi anglosassoni, scandinavi, slavi, lì troviamo volti i più diversi : mori, biondi, rossi, castani ; occhi neri, occhi azzurri, pelle scura, pelle olivastra, pelle chiara: sono proprio loro, i nostri figli !
I Padri Costituenti la Repubblica vollero solennemente sancire principi fondamentali che l’art. 3C ci ricorda: . Ma oggi appare così lontana l’osservanza di tali principi che, per quelli, che come noi, ne hanno fatto la loro base etica di vita, l’indignazione ha raggiunto un livello di non più sopportazione. Nel ricordare che l’Italia ha aderito alle piu'importanti convenzioni internazionali in tema di diritti umani, I cittadini, che si sono raccolti intorno al gruppo titolato : , presente tra le pagine del social network “Facebook”, si rivolgono ad Ella, Signor Presidente della Repubblica, affinchè ci sia un Suo intervento chiaro, nelle vesti di Garate della Carta Costituzionale, inteso a far valere quei principi, a richiamare il governo di questo Paese all’osservanza di quei principi, a sanzionare senza esitazione quelle formazioni partitiche che si sono distinte per atteggiamenti e propositi xenofobi e razzisti. Noi Le inviamo questa nostra richiesta fiduciosi. Ci auguriamo quanto prima che vengano presi provvedimenti chiari, intesi a porre un freno a quest’ondata di razzismo nel nostro Paese.
Il nostro gruppo, che non è il solo, ha però anche una precisa posizione che è quella, nel caso di insensibilità a questa nostra richiesta, di procedere a manifestazioni e proteste senza fermarci, intenzionati a condurre un’azione di civile lotta contro ogni forma di discriminazione razziale e ingiustizia sociale nei confronti dei deboli di qualsiasi etnia.

La ringraziamo per l’attenzione.

IL GRUPPO CONTRO IL RAZZISMO: “NON SONO BIANCO, NON SONO NERO VOGLIO ESSERE A COLORI”

indirizzo mail: fratellicolorati@gmail.com


venerdì 15 gennaio 2010

Come aiutare la popolazione di Haiti


Ecco alcuni dei tanti modi per aiutare la popolazione di Haiti colpita dal terremoto.

CROCE ROSSA
Numero verde: 800.166.666
Donazione online: Causale “ Pro emergenza Haiti “
www.cri.it
Bonifico bancario: causale “ Pro emergenza Haiti” IBAN IT66-C0100503 3820 0000 0218020
Programma alimentare mondiale Onu
Posta : c/c 61559688 intestato a: Comitato Italiano per il PAM
IBAN IT45TO76 0103 200 0000 6155 9688
Banca: c/c 6250156783/83 Banca Intesa ag. 4848
ABI 03069 CAB 05196
IBAN IT39 S030 6905 1966 2501 5678 383
Donazioni online:
www.wfp.org/it

CARITAS ITALIANA
C/C POSTALE N. 347013 – Causale: “Emergenza terremoto Haiti”
Oppure tramite bonifico:
UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma – Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119
Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113
CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)
Donazioni online:
Caritas international http://www.caritas.org/activities/emergencies/HaitiAppeal.html

SAVE THE CHILDREN
Donazioni online con carta di credito (nessuna commissione): http://www.savethechildren.it/2003/donazioni/donazioni.asp?ERH=y
Oppure: C/C POSTALE n.43019207


MEDICI SENZA FRONTIERE
Con carta di credito telefonando al numero verde 800.99.66.55 oppure allo 06.44.86.92.25
Con bonifico bancario IBAN IT58D0501803200000000115000
CC postale 87486007, intestato a Medici senza Frontiere inlus, causale: Terremoto Haiti
Online:
http://www.medicisenzafrontiere.it/

UNICEF
Donazioni online:
https://www.unicef.it/web/donazioni/index.php?c=OEHA&l=0001
Oppure: C/C postale 745.000 IBAN IT55 O050 1803 2000 0000 0505 010


ACTIONAID
Nelle prossime ore sarà attivato un servizio di SMS solidale
Donazioni con carta di credito al numero verde 800.13287
Versamento sul conto corrente postale n. 85593614, intestato ad AGIRE onlus, via Nizza 154, 00198 Roma, causale Emergenza Haiti
Bonifico bancario sul conto BPM – IBAN IT47 U 05584 03208 000000005856.
Causale: Emergenza Haiti


ONG AGIRE
Sms: Una donazione di 2 euro inviando un sms al 48541 da cellulari Tim o Vadafone o chiamando da rete fissa Telecom. Numerazione attiva da oggi fino al 31 gennaio 2010.
Oppure:
Donazioni con carta di credito al numero verde 800.132870
Posta: cc postale n. 85593614, intestato ad AGIRE onlus, via Nizza 154, 00198 Roma, causale Emergenza Haiti.
Banca: cc BPM – IBAN IT47 U 05584 03208 000000005856. Causale: Emergenza Haiti.
Donazioni online:
www.agire.it

Rosarno: lo striscione negato

E' incredibile ciò che vedrete. La mafia di Rosarno minaccia i manifestanti, che fa pressioni su alcuni studenti che tentano di aprire uno striscione di protesta contro la mafia. La gente NON si schiera a difesa dei ragazzi ma li costringe a richiudere lo striscione di protesta.
Più tardi gli stessi studenti portano un nuovo striscione che non contesta più la mafia. Anche loro sono stati minacciati ed arrivano a negare di avere cambiato lo striscione contestato con un nuovo striscione recante una diversa frase.



Guardate questo video:

giovedì 14 gennaio 2010

La Corte Costituzionale? Ora per Silvio è buona…


Riassunto delle puntate precedenti: la Corte costituzionale era una vergognosa istituzione dominata dai comunisti, visto che i suoi membri erano stati nominati da presidenti della Repubblica comunisti e seguiva principi comunisti, come quello che ha portato alla bocciatura del Lodo Alfano. Da ieri, è vero l’esatto contrario: la Corte è buona, e i suoi dettami vanno applicati con decreti legge vista la massima urgenza di applicazione di ciò che decide. Le ragioni? Bisogna trasformare in un decreto legge una sentenza della Consulta del 14 dicembre 2009, scritta da Giuseppe Frigo, portato nella carica di alto giudice appena pochi mesi fa dall’avvocato del premier Niccolò Ghedini. La Corte dice che se il pm ha contestato all’imputato una nuova accusa durante il dibattimento costui ha il diritto di chiedere il rito abbreviato e di farlo godendo di una sospensione congrua per pensarci bene. Legge retroattiva, che riguarda appieno le inchieste milanesi in cui, sia per Mills che per Mediaset, c’è stata una nuova accusa mossa dalla procura.

Certo, in tutto ciò si dimentica che le sentenze della Corte si applicano senza bisogno di traduzioni legislative, come scrive Stefano Cappellini sul Riformista di oggi. E anche del presidente della Repubblica, che, riferisce Liana Milella, del decreto nulla sapeva (Berlusconi si era dimenticato di informarlo durante l’incontro di lunedì), e non ha intenzione di firmarlo così com’è: “Il presidente lo firma solo se le sue correzioni saranno accolte. Innanzitutto quella sulla durata della sospensione, da tre mesi a 45 giorni. Berlusconi si ferma. Il decreto, che fino a quel momento veniva dato per certo per il Consiglio dei ministri di oggi, viene frenato. Si studiano soluzioni alternative, come inserire la norma in uno dei decreti in scadenza, il milleproroghe o quello sulle procure disagiate, ma balza subito all’occhio che la materia è disomogenea. Poi si scandaglia la via di infilarlo come emendamento al processo breve o al legittimo impedimento. Ma i tempi sarebbero troppo lunghi e la norma stessa inutile per gli scopi di un Berlusconi che vuole gestirsi in tutta tranquillità, con i dibattimenti congelati, la sua campagna elettorale“.

Stavolta però a salvare capra e cavoli arriva un ospite inatteso: Gianfranco Fini. “S’incontra con Giulia Bongiorno, alle prese nella commissione Giustizia, che presiede, col legittimo impedimento - scrive sempre la Milella – I due esaminano il testo che, nel frattempo, Ghedini si è precipitato a sottoporle. Decidono che, riveduto e corretto, alla fin fine attua una sentenza della Consulta. Tra le norme ad personam non può ottenere la palma di quella peggiore, anche se è stata prodotta solo perché c’è di mezzo Berlusconi, il quale d’improvviso riscopre l’importanza della Consulta, che pure ha accusato di essere un’emissaria dei comunisti per la bocciatura del lodo Alfano. Il testo ritorna al Quirinale dove Napolitano decide di dare un segnale di pacificazione. E dà il via libera”.
Oggi il consiglio dei Ministri dovrebbe esaminare ed approvare il decreto, che quindi verrà mandato al presidente della Repubblica per la firma. Se davvero Napolitano lo firmerà, la maggioranza avrà 45 giorni di tempo per approvare le norme sul processo breve e chiudere definitivamente i conti con la giustizia italiana. Che fortuna, eh?

mercoledì 13 gennaio 2010

Fortissimo terremoto ad Haiti


Un violentissimo terremoto di magnitudo 7,3 ha colpito l'isola di Haiti, nel mare dei Caraibi. Per rendere l'idea della potenza devastante del sisma, il terremoto è stato 30 volte più potente di quello che ha scosso l'Abruzzo l'anno scorso. Un terremoto quindi fortissimo, che ha fatto subito scattare l'allarme tsunami a Cuba e nella vicina Repubblica Dominicana. Sono seguite numerose scosse, che hanno provocato il crollo di centinaia di edifici, specialmente nella capitale Port-au-Prince, la quale è stata praticamente rasa al suolo. Non si conosce al momento il numero esatto delle vittime e dei dispersi, ma si pensa che almeno nella capitale siano numerose visto che sono crollati diversi hotel e magazzini commerciali (Port-au-Prince è una città molto turistica).

Il terremoto ha purtroppo distrutto anche quasi tutti gli ospedali, ma la Croce Rossa ha subito montato quelli da campo per accogliere i feriti. Molte nazioni in queste ore (tra cui USA, Francia e Italia) si stanno impegnando a mandare gli aiuti che ad Haiti servono, visto che è uno dei paesi più poveri del mondo. La natura a volte è crudele contro chi già non è fortunato.

Per aiutare le popolazioni di Haiti clicca qui oppure vai sul sito dell'Unicef

La proposta di Fabio Pari: esame di Diritto Costituzionale per i parlamentari


Oggi l'amico blogger Alessandro Picarone mi ha inviato su Facebook l'invito ad iscrivermi ad un gruppo. Il titolo di questo gruppo è: Proponiamo l'esame di Diritto Costituzionale per i parlamentari. Mi sono iscritto immediatamente.

L'idea è venuta al blogger Fabio Pari. In pratica l'idea sarebbe appunto quella di introdurre un esame di diritto costituzionale per tutti i parlamentari. Le modalità sarebbero sostanzialmente quelle di un comune esame di giurisprudenza, un libro con nozioni e significati degli articoli, la storia della Costituzione e la giurisprudenza più rilevante della Corte Costituzionale. Si chiede solo che i parlamentari siano preparati a svolgere le mansioni per cui sono pagati.

Questa proposta ovviamente non avrà seguito, ma vorrei comunque complimentarmi con Fabio Pari per l'intelligente proposta, che mi trova assolutamente d'accordo. Servirebbe proprio un esame di diritto costituzionale per i nostri parlamentari. Qui trovate il gruppo, creato da Alessandro Picarone per diffondere la proposta. Iscrivetevi e diffondetelo. E chissà che il potere di Facebook...

martedì 12 gennaio 2010

Iran: le "Madri in lutto" devono essere rilasciate

Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di rilasciare le 33 donne, appartenenti al gruppo delle "Madri in lutto", che erano state aggredite e arrestate durante una veglia pacifica, tenutasi nel parco Laleh di Teheran sabato 9 gennaio. L'organizzazione per i diritti umani teme per le condizioni di salute di nove donne che sono malate.

Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, molte delle donne sono state aggredite e 10 sono state condotte in ospedale. La Campagna internazionale per i diritti umani in Iran ha reso noto che, dopo l'arresto, diversi manifestanti si sono radunati all'esterno della prigione di Vozara e hanno gridato slogan in favore delle donne detenute. La manifestazione ha portato al blocco quasi totale della circolazione nella zona. Sembra che le forze di sicurezza abbiano attaccato e disperso con la violenza la folla. Due persone che passavano in macchina e hanno fotografato la protesta sono state arrestate e portate nel centro di detenzione.

Le "Madri in lutto" si riuniscono in silenzio per un'ora ogni sabato, vicino al luogo e nell'orario in cui Neda Agha-Soltan venne uccisa il 20 giugno 2009.

Non è la prima volta che le esponenti delle "Madri in lutto" vengono tratte in arresto. Oltre 29 donne sono state arrestate il 5 dicembre scorso e poi rilasciate due giorni dopo.

lunedì 11 gennaio 2010

Shell via dall’Africa (in parte)

Il gruppo petrolifero anglo-olandese Shell ha deciso di vendere le proprie attività, situate in una ventina di paesi africani, "a valle" della filiera. Sono invece mantenute le attività "a monte", cioè esplorazione ed estrazione petrolifera, considerate più redditizie nel continente africano. A innescare l'operazione: riduzione dei rischi, dei costi e una nuova politica di concentrazione delle proprie attività "a monte".

Il disinvestimento, in ballo da alcuni mesi, riguarda le attività legate alla raffinazione, allo stoccaggio e alla vendita dei prodotti petroliferi finiti e del gas. Già nel 2008, il gruppo si era disimpegnato da circa quindici paesi africani, evocando la necessità di ridurre i costi e di concentrarsi sulle attività di esplorazione e produzione petrolifera, considerate più remunerative. Con il cambio del vertice, avvenuto lo scorso luglio, e l'arrivo alla testa della società dell'ex direttore finanziario, lo svizzero Peter Vozer, la strategia di concentrazione sembra aver preso il volo; e non solo in Africa. Il 15 dicembre scorso, il gruppo Shell aveva dichiarato di voler separarsi dalla quarta raffineria in Europa, quella di Göteborg, in Svezia, mentre stava negoziando la vendita delle altre.

Non solo concentrazione. In Africa, Shell sta attento alla riduzione dei rischi, mettendo in vendita anche attività non legate a raffinazioni o alla vendita, ma ritenute comunque rischiose. A dicembre, il gigante petrolifero aveva chiuso un sito di produzione di gas nel sud del Nigeria, dopo la scoperta di una fuga da un oleodotto. Sempre a dicembre, il gruppo aveva messo in vendita, per un ammontare di circa 3,5 miliardi di euro, una serie di giacimenti petroliferi posseduti in questo paese.

Ma Shell se ne va dall'Africa solo in parte. Continua, infatti, ad investire in vecchie e nuove attività esplorative e produttive. Di recente, il gruppo ha ottenuto dal Sudafrica il permesso di esplorazione in un sito ricco in idrocarburi, situato al centro del paese, nel bacino di Karoo, che interessa una superficie di 185mila chilometri quadrati.

Per molti analisti, oltre alla necessità di riduzione dei costi, la maggior parte dei grandi gruppi petroliferi si sta disimpegnando dal mercato di commercializzazione dei prodotti finiti petroliferi e di gas in Africa, a causa delle politiche di liberalizzazione attuate da alcuni governi del continente. Sembrerebbe, infatti, che tali politiche riducano i loro margini di profitto.

Questa nuova strategia dei giganti accende la competizione degli operatori locali, che lottano per assicurarsi la leadership nel mercato. Infatti, sono molte le società africane interessate ad acquisire le strutture messe in vendita dalla Shell. Oil Libya (Libya), Afriquia (Marocco), Sasol e Engen (Sudafrica), per citarne solo alcune tra le più importanti, sarebbero già tentate a cogliere l'opportunità di acquisto per svilupparsi a livello continentale.

Fonte: Nigrizia

domenica 10 gennaio 2010

Maroni, altro che tolleranza verso l'immigrazione


La rivolta degli immigrati a Rosarno è "una situazione difficile, così come in altre realtà", determinata dal fatto che "in tutti questi anni è stata tollerata l'immigrazione clandestina che da un lato ha alimentato la criminalità e dall'altro ha generato situazioni di forte degrado". Lo ha detto il ministro dell'interno Roberto Maroni.

E quelli che ci fanno i soldi sullo sfruttamento disumano di queste persone? Per loro niente tolleranza zero?

E' incredibile quello che sostiene Maroni. Qualcuno dei suoi colleghi si è mai preoccupato di allestire alloggi decenti per i lavoratori? No. Di proteggerli dalla mafia o dalla camorra? No. Se tutti i quattrini spesi nella gigantesca bufala della sicurezza fossero stati usati per accogliere e aiutare i lavoratori stranieri (di cui si occupa solo il volontariato), a Rosarno non sarebbe successo nulla.

Si parla solo ed esclusivamente di immigrazione e di clandestini, e non si discute e non si riflette sul fatto che dietro a certi episodi c'è la criminalità, come a Castel Volturno e a Rosarno. Il problema non è la tolleranza nei confronti dell'immigrazione. Il problema reale e più grave, specie in certe aree territoriali, è la tolleranza nei confronti della criminalità.

sabato 9 gennaio 2010

Solidarietà agli immigrati di Rosarno


A Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, ormai è caccia all’immigrato e la tensione in paese si è fatta altissima. Ieri alcuni giovani hanno sparato contro il dormitorio dove gli immigrati sono costretti a vivere. Ci sono stati anche dei feriti. Le violenze si susseguono. È la conseguenza della rabbia dei cittadini per il mancato sgombero immediato degli immigrati che qualcuno avrebbe voluto. Non è la prima volta che a Rosarno succede. Già nel dicembre del 2008 ci furono episodi simili.

Oggi la situazione non è tanto cambiata. Gli immigrati di Rosarno vivono in condizioni igieniche e sanitarie pessime. Sono pagati in nero e vengono sfruttati come delle bestie. Gli immigrati si sono ribellati proprio per questo motivo. Si parla, però, solo della loro reazione e dei loro scontri. Ma non si parla del modo in cui vengono sfruttati e di come vivono. Questo non è importante...

Questa povera gente ha avuto coraggio. Si è ribellata contro la criminalità. Ha mostrato risentimento e rabbia, conseguenze dello sfruttamento e dell’oppressione della mafia e di chi con questa fa gli affari. Gli immigrati che protestano potrebbero essere nostri alleati nella battaglia all'illegalità. Non devono essere criminalizzati. Solidarietà agli immigrati di Rosarno.

venerdì 8 gennaio 2010

Berlusconi senza bende. Ma sembra che non sia mai stato aggredito...


Silvio Berlusconi si è mostrato in pubblico senza più cerotti durante una gita nella cittadina di Mougins, in Francia, assieme alla figlia Marina, nel giorno dell'Epifania. Delle ferite e dei tagli non c'è più traccia. Anzi, se guardiamo bene la foto qui sopra, sembra che non sia mai stato aggredito. Eppure qualche giorno fa portava ancora delle bende. Mistero.

- Clicca qui per vedere alcune foto di Berlusconi senza bende
- Leggete questo articolo tratto dal blog dell'amico Wil

giovedì 7 gennaio 2010

Incredibile: alla casa dello studente mancava un pilastro


Oggi sono venuto a conoscenza che nella casa dello studente all’Aquila, crollata dopo il terremoto dello scorso aprile, mancava un pilastro nell'ala nord sotto le cui macerie sono morti Marco Alviani, Luana Capuano, Davide Centofanti, Alessia Cruciano, Francesco Esposito, Hussein Hamade e Luca Lunari. E dove altri 17 ragazzi e ragazze hanno subito lesioni gravi.

Dunque mancava un pilastro. Sottolineo un pilastro, non dei mattoni. Un pilastro è un elemento portante di una qualsiasi struttura. Ma alla casa dello studente uno non c'era proprio! E' allucinante.

La cosa grave è che nessuno si era preso l'impegno di sottoporre a controlli quell’edificio, dato che fu stato costruito nel 1965. E a maggior ragione, nessuno si era preoccupato di chiedere o effettuare controlli. Nemmeno quando l'edificio fu destinato alla funzione di ospitare gli studenti. Una tragedia evitabile.

mercoledì 6 gennaio 2010

Nuovo anno, ma in carcere si continua a morire

Uno. Pierpaolo Cuillo è il detenuto numero uno del nuovo anno. È suo il primo nome dell’Osservatorio permanente sulle morti in carcere del 2010. Sabato 2 gennaio nel carcere di Altamura in provincia di Bari si è tolto la vita, asfissiandosi con il gas delle bombolette per cucinare. Questa l’ipotesi più probabile, che però deve essere ancora confermata.

Per i 64.810 detenuti, l’anno nuovo non è diverso da quello vecchio: le prigioni sono sempre sovraffollate ogni oltre tollerabilità e ogni dignità e nel mondo prigioniero si continua a morire. Sono 175 le persone che affidate alla giustizia hanno trovato la morte dietro le sbarre nel 2009. Per overdose, per cause da accertare, per omicidio, per malattia, ma soprattutto per suicidio. In 72 hanno scelto di impiccarsi usando lenzuoli fatte a strisce o di respirare il gas delle bombolette fino a morirne. Mentre i tentati suicidi sono stati 785. Per arrivare a questi livelli bisogna tornare al 2001, quando la delusione per il mancato atto di clemenza, tanto a lungo invocato e discusso dalla Chiesa e dal mondo politico è sfociata in un altissimo numero di suicidi.
Succede anche fuori, dirà qualcuno. È vero, ma in carcere succede più spesso, venti volte più che nel mondo libero – ci dicono le statistiche.

E così il luogo che per la Costituzione italiana dovrebbe essere una tappa per ricominciare a vivere in modo diverso diventa invece una tomba. La morte violenta di Stefano Cucchi ha sollevato un velo su una situazione che molti preferirebbero ignorare. Ma non è più possibile.

Allora speriamo che tra i buoni propositi della politica per il nuovo anno ci sia anche la voglia di ripensare il carcere e le pene. Per una giustizia che non sia solo uno slogan a buon mercato di qualche campagna elettorale, ma uno strumento per restituire sicurezza, dignità e speranza.

Fonte: Articolo21.info

martedì 5 gennaio 2010

Auguri Peppino


Oggi, 5 gennaio, Peppino Impastato avrebbe compiuto 62 anni. Peppino era un militante della sinistra extraparlamentare. Sin da ragazzo si era battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. Il 9 maggio del 1978 nel piccolo paese di Cinisi, a 30 km da Palermo, viene ucciso. Il suo corpo viene dilaniato da una carica esplosiva posta sui binari della tratta Palermo-Trapani. A far uccidere Peppino fu Gaetano Badalamenti, il capo di Cosa Nostra negli anni settanta.

lunedì 4 gennaio 2010

E' confermato: Berlusconi non è mai stato ferito

In questi giorni il Presidente del Consiglio è andato in vacanza e non si è occupato un gran che dei doveri che impone la sua carica. Lo si è visto in qualche fotografia in occasione del compleanno di una giovane e carina deputata del Pdl, Michaela Biancofiore; inoltre ha fatto una uscita a Capodanno in un centro commerciale. E guarda la sorpresa, ha due grossi cerotti in faccia. Uno sulla guancia sinistra; e uno di traverso sul naso. Ma lui il 13 dicembre non è stato ferito nè sullla guancia nè sul naso. Se andiamo a leggere il certificato medico, leggiamo di una ferita al labbro, una infrazione alla cartilagine del naso, e una ferita lacero-contusa allo zigomo sinistro. Mentre se si guarda la foto e il video allegati, si vede che lo zigomo e le labbra non hanno alcun segno.

Allora, che cosa possiamo concludere? Che le ferite non ci sono mai state, come ormai sa tutta l'Europa; tutta l'Europa tranne gli italiani. Infatti ci sono stati i TG nazionali tedeschi, belgi e francesi che hanno dimostrato la falsificazione del cosiddetto attentato di Massimo Tartaglia. Gli unici a non saperne niente sono gli italiani, dato che non è mai stato avanzato dai mass media alcun serio dubbio sulla versione ufficiale dei fatti.

Ora non ci sono dubbi, ci sono certezze: l'aggressione è stata falsa. Massimo Tartaglia avrà anche lanciato qualcosa in faccia a Berlusconi, ma sicuramente non un souvenir. E allora, cosa impedisce di pensare che sia stata tutta una montatura, per far alzare il proprio indice di gradimento politico, facendo battere la grancassa sulla presunta aggressione? Basta ricordare che per le elezioni regionali di marzo si stanno allestendo i cartelloni 3 metri per 6, in cui si mostra il volto di Berlusconi di Berlusconi insanguinato.

Fonte: Julienews