venerdì 31 maggio 2013

La Parada del Amor: nasce a Pozzuoli il parco dell'amore


Coppiette in cerca di intimità questa è l’iniziativa che fa per voi! É nata a Pozzuoli, nei pressi della Solfatara, la Parada del Amor, ossia un parcheggio custodito dedicato completamente ad accogliere le coppie che decidono di trascorrere una serata in auto al riparo da occhi indiscreti.

L’idea è nata da due fratelli di Giugliano, Riccardo e Daniele, di 37 e 32 anni, che hanno trovato un terreno in via Coste d’Agnano sui cui hanno realizzato la loro struttura che ha inaugurato ieri 29 maggio. Il parcheggio ospita 32 posti auto, con le varie “postazioni” separate tra loro con teloni e pannelli divisori per garantire alle coppie in auto il massimo della privacy.

La sosta per un’ora costa 2,50 euro, 5 euro per due ore ed 1,50 euro per le ore o frazioni successive. In omaggio all’ingresso verrà consegnato un preservativo ed una guida sui pericoli di trasmissione sessuale e di AIDS.

La Parada del Amor è aperta tutti i giorni tranne il martedì, dal lunedì al giovedì dalle 18 alle 2 di notte, dal venerdì alla domenica dalle 18 alle 4 del mattino.

Quello di Pozzuoli è il terzo love parking d’Italia, dopo quelli realizzati a Crema e a Bari ed è il primo della Campania.

L’iniziativa dei due fratelli di Giugliano risolve una problematica abbastanza diffusa tra le giovani coppie che, non avendo un luogo per vivere la propria intimità, preferiscono trascorrere qualche ora in auto in posti appartati anche in città, andando incontro al rischio di “atti osceni in luogo pubblico” oltre che ad esporsi a furti e rapine frequenti nei luoghi isolati in ore serali e notturne.

In più il parco si trova in un luogo suggestivo e romantico, ai piedi della Solfatara e a due passi da Pozzuoli, un motivo in più per evitare di appartarsi dove capita…

Fonte: Napolike

giovedì 30 maggio 2013

Matrimonio per tutti

Gérard Julien (Reuters/Contrasto)

Tra amici, parenti, rappresentanti di associazioni e centinaia di giornalisti il 29 maggio si sono svolte a Montpellier, nel sud della Francia, le prime nozze omosessuali nella storia del paese.

Pochi minuti dopo le 18, Vincent Autin, 40 anni, e Bruno Boileau, 30 anni, conviventi da dieci, sono stati sposati dalla sindaca socialista della città, Hélène Mandroux.

"La vostra storia incontra in questo giorno quella di tutto il paese", ha detto Mandroux. "È la storia di un paese che progredisce e lotta contro ogni discriminazione".

In questa foto: Vincent e Bruno dopo la cerimonia, sul balcone del comune.

Fonte: Internazionale

mercoledì 29 maggio 2013

E' morta Franca Rame. Il mondo della cultura è in lutto


È morta a Milano, all'età di 84 anni, Franca Rame. Moglie del premio nobel Dario Fo, era malata da tempo. 

Una vita dedicata al teatro, ma anche all'impegno politico e civile. L'Italia perde una protagonista del panorama culturale, che tra il palcoscenico dell'arte e quello della vita, aveva calato un ponte da percorre in entrambi i sensi, da un lato per raccontare la realtà, spesso cruda, a sipario aperto, dall'altro per portare po di poesia nel quotidiano più aspro. Franca Rame si è spenta oggi all'età di 84 anni: nell'aprile 2012, un ictus, che l'aveva costretta ad un ricovero d'urgenza al Policlinico di Milano era stato forse il primo segnale di una debolezza fisica, non certo di spirito.

Figlia d'arte, la Rame conobbe il palcoscenico prima ancora d'ogni altra esperienza: comparve, infatti, appena nata nel ruolo di infante in una delle commedie allestite dalla compagnia familiare. La consapevolezza del mestiere era arrivata nei primi anni '50 quando entrò nella compagnia di Tino Scotti per lo spettacolo 'Ghe pensi mì. Intanto, il bivio della vita è alle porte e sul calendario segna la data del 24 giugno 1954: Franca Rame sposa Dario Fo nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano (nasce nel 1955 il figlio Jacopo). Un'unione non soltanto privata perchè i due stringono un'alleanza che li porterà singolarmente e in coppia a siglare numerose pagine della storia italiana. A partire dal profilo culturale, con la creazione nel 1958 della 'Compagnia Dario Fo-Franca Rame destinata ad un rapido e significativo successo. Con il '68, i due scoprono anche il volto dell'impegno politico e civile abbracciando le nuove ideologie emergenti, che porterà successivamente Franca Rame, alla fine degli anni '70 ad unirsi alle file del movimento femminista.

L'attività teatrale, nel frattempo, vede il duo Rame-Fo in una serie di abbandoni e fondazioni di compagnie: lasciano il circuito dell'ETI nel 1968 per fondare il collettivo Nuova Scena, dalla separazione dal quale è nato un nuovo soggetto, La Camune, attivo nei circoli Arci e nei 'teatri inediti come fabbriche e scuole occupate con spettacoli di satira politica. La Rame attrice approda alla fine degli anni '70 all'interpretazione di propri testi ('La madre, 'Grasso è bello!', 'Tutta casa, letto e chiesa) , cui anni dopo s'aggiunge 'Lo stuprò, testo ispirato alla drammatica esperienza personale vissuta nel 1973, quando Franca Rame venne rapita e violentata da cinque esponenti di estrema destra. Solo due anni prima, l'attrice si era pubblicamente esposta sottoscrivendo una lettera aperta, pubblicata dal settimanale L'Espresso, sulla morte del ferroviere anarchico Pinelli, in cui numerosi esponenti della cultura e della politica chiedevano la destituzione di alcuni funzionari. Nella vita di Franca Rame c'è stato posto anche per l'impegno istituzionale con l'elezione al Senato nel 2006 in quota IdV, incarico lasciato dopo due anni. L'attrice ha dedicato gli ultimi anni alla propria autobiografia ('Una vita all'improvvisa), immancabilmente scritta con il marito, ma anche, e soprattutto ancora, a calcare il palcoscenico: tra il 2011 e il 2012, infatti, i due hanno riportato in scena il celebre Mistero buffo, opera di Dario Fo, presentata per la prima volta nel 1969.

Fonte: Dazebao

martedì 28 maggio 2013

L’Italia dei vigliacchi che ammazzano le donne

All’inizio di maggio in Italia si contavano già 35 donne uccise. Poi la cronaca ha riportato almeno altri tre omicidi, l’ultimo ha impressionato il Paese: una ragazzina di 15 anni accoltellata e bruciata viva per non aver acconsentito alle richieste del fidanzato. Lui l’avrebbe prima accoltellata e poi – mentre lei lo supplicava di fermarsi – l’avrebbe cosparsa di benzina e dato fuoco.

Nel 2012 le donne uccise sono state 124, secondo i dati forniti dal Telefono Rosa, un dato che racconta un Paese dove i vigliacchi sono almeno tanti quante le vittime. E non si tratta solo degli omicidi ma anche delle percosse, delle liti che finiscono con i lividi, degli abusi. Secondo le ultime statistiche disponibili, infatti, nel 48% dei casi a esercitare violenza su una donna è il marito, nel 12% il convivente nel 12%, mentre nel 23% delle denunce si tratta dell’ex. E non tutte queste vicende – anzi, quasi nessuna – finisce sui giornali. Spesso si tratta di drammi privati, chiusi tra le mura familiari, coperti da un assurdo senso di vergogna per cui “i panni sporchi si lavano in casa”. Ed è il nostro il Paese dove per scherzo si va ripetendo il detto: “picchia tua moglie, lei sa perché”. 

C’è poi l’illusione che certi comportamenti violenti siano frutto di amore o sentimenti forti, quindi “da perdonare”. Nulla di tutto ciò: quando un uomo picchia una donna, in nessun caso è amore. E’ un uomo che si accanisce su una donna, nulla più. Un vigliacco come ce ne sono molti, troppi. Essere uomini è tutt’altra questione.

Fonte: Diritto di critica

lunedì 27 maggio 2013

Vittoria della scuola pubblica a Bologna: “I soldi di tutti alla scuola di tutti”

Ci hanno pro­va­to in tutti i modi. Con il sin­da­co, che prima snobba poi scende in campo vi­go­ro­sa­men­te contro i re­fe­ren­da­ri, che nega l’e­lec­tion day e che decide che la con­sul­ta­zio­ne av­ven­ga tra mille dif­fi­col­tà.

Con il PD, che im­pe­gna la sua ca­pil­la­re strut­tu­ra cit­ta­di­na come non av­vie­ne nep­pu­re quando nelle urne deve af­fron­ta­re i suoi av­ver­sa­ri po­li­ti­ci. 

Con PDL e Lega Nord, i pre­sun­ti av­ver­sa­ri po­li­ti­ci, in­di­stin­gui­bi­li dal Pd nelle parole, nei toni e nelle ar­go­men­ta­zio­ni.

Con mi­ni­stri del go­ver­no delle ‘larghe in­te­se’, quali il sus­si­dia­ri­sta ciel­li­no Mau­ri­zio Lupi (Pdl), mi­ni­stro dei Tra­spor­ti e delle In­fra­strut­tu­re, e Maria Chiara Car­roz­za (Pd), mi­ni­stro del­l’I­stru­zio­ne.

E na­tu­ral­men­te con la Curia, che con i moniti del ciel­li­no card. Caf­far­ra e del capo dei ve­sco­vi card. Ba­gna­sco, mo­bi­li­ta le par­roc­chie ma so­prat­tut­to ‘be­ne­di­ce’ po­li­ti­ci e forze po­li­ti­che che so­sten­go­no il fi­nan­zia­men­to pub­bli­co alle pro­prie scuole. Uno schie­ra­men­to che sulla carta rap­pre­sen­ta la schiac­cian­te mag­gio­ran­za del­l’e­let­to­ra­to.

Ci hanno pro­va­to, ma non ce l’han­no fatta. Alle urne, aperte per una sola gior­na­ta in pochi e spesso dif­fi­cil­men­te rag­giun­gi­bi­li seggi, si sono recati 85.934 bo­lo­gne­si, il 28,71% degli aventi di­rit­to. A favore della scelta A, quella di usare i fondi co­mu­na­li per la scuola pub­bli­ca e non per le pa­ri­ta­rie pri­va­te, si è espres­so quasi il 60% degli elet­to­ri. Una netta mag­gio­ran­za, che ha detto chia­ra­men­te al Comune di non ri­spon­de­re più “sei esclu­so” a nessun bam­bi­no che bussa alla porta della scuola pub­bli­ca, di non co­strin­ge­re più nes­su­na fa­mi­glia a iscri­ve­re il pro­prio figlio o la pro­pria figlia a una scuola pri­va­ta pa­ri­ta­ria mo­no­po­liz­za­ta dalla Chiesa.

Il cir­co­lo Uaar di Bo­lo­gna fe­steg­gia questa gior­na­ta as­sie­me agli altri pro­mo­to­ri del re­fe­ren­dum, e i suoi at­ti­vi­sti fe­steg­gia­no as­sie­me alle altre per­so­ne che hanno im­pie­ga­to le pro­prie ri­sor­se e le pro­prie ener­gie al­l’in­ter­no del Co­mi­ta­to Ar­ti­co­lo 33.

Il rin­gra­zia­men­to più grande va ai cit­ta­di­ni bo­lo­gne­si che si sono espres­si af­fin­ché i soldi di tutti vadano alla scuola di tutti. La scuola è il fon­da­men­to di un paese. Se la scuola è laica, civile e so­li­da­le lo sa­ran­no anche i futuri cit­ta­di­ni. Lo sarà l’in­te­ro paese.

Fonte: AgoraVox Italia

Circolo UAAR di Bologna

domenica 26 maggio 2013

La prima pagina de 'il Giornale' di oggi

Ecco la prima pagina de 'il Giornale' di oggi. Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti si scaglia contro il funerale di Don Gallo: “Funerale incivile. In Chiesa centri sociali e No Tav: pugni chiusi, fischi e l’omelia interrotta da Bella ciao”. Semplicemente vergognosa

venerdì 24 maggio 2013

Per il ministro della Difesa “gli F35 servono per fare la pace”

“Il miglior attacco è la difesa, servono per fare la pace“. Così Mario Mauro, nuovo ministro della Difesa, difende l’utilizzo dei fondi per acquistare F35 in un’intervista al Messaggero.

Già. “Sistemi di difesa avanzati, come gli F35, servono per fare la pace”, sostiene il ministro. “Se vogliamo la pace, dobbiamo dunque possedere dei sistemi di difesa che ci consentano di neutralizzare i pericoli che possono insorgere in conflitti che magari sono distanti migliaia di chilometri da casa nostra, ma che hanno la capacità di coinvolgere il mondo intero e di determinare lutti e povertà”.

“Noi che abbiamo sperimentato attraverso un progetto ardito, l’Unione europea, settanta anni di pace, abbiamo forse dimenticato che, prima, questioni anche marginali si risolvevano a cannonate. “Ora”, continua Mauro, “l’utilizzo di strumenti complessi come gli F35 si giustifica in una visione integrata delle esigenze di sicurezza da parte di attori della comunità internazionale che, attraverso l’esercizio della potestà della difesa, garantiscono la pace per tutti. Gli F35 saranno l’egida della pace e non uno sfizio da toglierci”.

Però il ministro rassicura che “in dieci anni avremo 33mila militari in meno” e che in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno non ci sarà il passaggio delle Frecce Tricolori perché “dobbiamo ridurre i costi”.

Fonte: Frontierenews.it

giovedì 23 maggio 2013

21 anni fa la strage di Capaci

23 maggio 2013. Sono trascorsi 21 anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Per non dimenticare... 







Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno (Giovanni Falcone)

mercoledì 22 maggio 2013

E’ morto don Gallo, il sacerdote di strada vicino agli ultimi

Coriaceo, di strada, sempre vicino agli ultimi. Don Gallo è morto nel pomeriggio di oggi. Di sé diceva di trovarsi più a suo agio nelle sezioni della Cgil che non in Chiesa, ma era proprio con l’abito da sacerdote e il sostegno della sua Chiesa che riusciva a stare vicino ai più indifesi di questa società, alle ragazze vittime della tratta. Fondatore della comunità di “San Bnedetto al Porto”, don Gallo ha sempre predicato un sacerdozio povero, non nei palazzi ma per le strade.

LA VITA

Nato a Genova il 18 luglio del 1928, il giovane Andrea inizia il noviziato nel 1948 con i salesiani, a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile, ma la dittatura lo costringe a tornare in Italia l’anno successivo. Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, cerca di introdurre un metodo educativo basato sulla fiducia e sulla liberta’, lontano dalla repressione fino ad allora persequita. Tre anni dopo i superiori salesiani lo rimuovono dall’incarico, senza fornirgli spiegazioni.

L’allontanamento. Nel 1964 Don Andrea lascia la congregazione, chiedendo di entrare nella diocesi genovese. Viene nominato vice parroco alla chiesa del Carmine, nel centro storico di Genova, dove rimane fino al 1970, anno in cui viene ‘trasferito’ per ordine del Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo della città. Per Don Gallo non si tratta di un semplice avvicendamento tra parroci: la sua predicazione irrita una parte di fedeli e preoccupa i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perche’, si dice, i suoi contenuti ‘non sono religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti’. Don Gallo obbedisce ma l’allontanamento materialmente dalla parrocchia non significa per lui abbandonare quell’impegno che aveva provocato l’atteggiamento repressivo nei suoi confronti: i suoi ultimi incontri con la popolazione, scesa in piazza per esprimergli solidarieta’, sono una decisa riaffermazione di fedelta’ ai suoi ideali ed alla sua battaglia per dare voce ai piu’ poveri e agli emarginati. Qualche tempo dopo viene accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, e insieme ad un piccolo gruppo, nel 1975 avvia l’attivita’ della Comunita’ di S. Benedetto al Porto. L’associazione Comunita’ San Benedetto al Porto verra’ costituita con atto notarile il 2 marzo del 1983

Fonte: Diritto di critica

Le due foto del giorno


Da notare il foglio nel cerchio rosso. Un genio


Un metro e mezzo di lunghezza. Ecco la scheda elettorale per le elezioni di Roma

sabato 18 maggio 2013

La priorità del Consiglio regionale sardo...

Mentre la Sardegna è alle prese con una serie di problemi (come alcuni operai dell'Alcoa denunciati per gli scontri dello scorso settembre e come il cimitero di Sassari che non ha più posti per ospitate i defunti), il buon Giorgio Oppi, leader UDC in Consiglio regionale sardo, pone la vera priorità della regione. Tutto vero.


Visto su Pensare è gratis

venerdì 17 maggio 2013

Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia


Oggi è la giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia. Il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.

giovedì 16 maggio 2013

Bangladesh, oltre 1000 vittime del lavoro disumano


Con 1.127 morti accertati quello avvenuto il 24 aprile scorso in una fabbrica a Rana Plaza, nella regione di Dhaka in Bangladesh, è il bilancio più drammatico al mondo per un incidente legato al lavoro dal disastro di Bhopal, avvenuto in India nel 1984.

Oggi i soccorritori chiudono le operazioni di ricerca delle vittime del crollo del fatiscente edificio che era costituito da otto piani, quasi tutti occupati da piccole aziende tessili con oltre 3000 operai e soprattutto operaie tessili.

La tragedia avvenuta il mese scorso ha portato alla luce le gravi condizioni in cui lavorano gli addetti del settore in un Paese dove vi sono oltre 4.000 fabbriche che producono vestiti per i grandi marchi occidentali e che occupano più di 3 milioni di persone, il 90% donne, in condizioni di lavoro spesso disumane.

Due giorni fa, il ministro dell'Industria Tessile del Bangladesh, Abdul Latif Siddique, ha annunciato la creazione di una commissione, formata da sindacalisti e imprenditori, con l'obiettivo di aumentare il salario minimo degli operai. In Banglasesh un lavoratore guadagna in media meno di 40 dollari al mese.

La commissione esaminerà le attuali norme che regolano i contratti - per lo più inesistenti - e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il governo del Bangladesh ha inoltre dato il permesso ai lavoratori tessili di formare sindacati anche “senza il permesso” dei padroni.

Intanto, in seguito agli scioperi e alle proteste dei lavoratori per i bassi standard di sicurezza e i salari troppo miseri, oltre trecento fabbriche hanno chiuso i battenti nel distretto industriale della capitale Dhaka.

Il Premio Nobel per la pace Muhammad Yunus ha definito “senza senso” la decisione di alcune aziende straniere di “lasciare un Paese che ha avuto grandi benefici dalle loro attività”, invitandole piuttosto a fissare un salario minimo comune per gli operai del settore. “Questo potrebbe aggirarsi attorno ai 50 centesimi l'ora, due volte il salario medio oggi in Bangladesh - ha sottolineato Yunus - un salario minimo di questa entità potrebbe far parte integrante di una piano di riforma complessivo del settore, che aiuterebbe a scongiurare tragedie come quella del mese scorso”.

Yunus ha quindi lanciato un appello ai consumatori e alle imprese occidentali perchè sostengano la riforma del settore tessile del Bangladesh. L'inventore del microcredito, in un intervento pubblicato sul britannico Guardian, ha sottolineato l'urgenza di migliorare le condizioni di lavoro di circa 4 milioni di lavoratori del suo Paese e di salvare vite umane.

Più di un milione di persone intanto hanno già firmato le petizioni che chiedono ai marchi che si riforniscono in Bangladesh di sottoscrivere il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement immediatamente.

“Il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement – spiega un comunicato della Campagna Abiti Puliti che invita a firmare la petizione - comprende ispezioni indipendenti negli edifici, formazione dei lavoratori in merito ai loro diritti, informazione pubblica e revisione strutturale delle norme di sicurezza. È un’operazione di fondamentale trasparenza che deve essere sostenuta da tutti gli attori principali bengalesi e internazionali”.

I lavoratori hanno bisogno di soluzioni strutturali per mettere fine a queste condizioni di lavoro insicure. La firma del Bangladesh Fire and Building Safety Agreement e la collaborazione con i sindacati bengalesi sono i primi passi essenziali.

Fonte: il Cambiamento
Segnalazione: Informazione Consapevole

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mercoledì 15 maggio 2013

Ilda Rossa di procura

L'anno scorso, più o meno di questi tempi, Giuliano Ferrara si diede al rap sfornando la hit 'Tienimi da conto Monti'. Quest'anno, invece, Ferrara (in versione tenore e con in testa una parrucca) ha deciso di cantare per la Boccassini. Il suo ultimo brano si intitola 'Ilda Rossa di procura'. Ed è tutto, purtroppo, vero...

martedì 14 maggio 2013

Microchip che studia i neuroni, sviluppato da Cnr Bologna

E’ il futuro. Un microchip elettronico biocompatibile e trasparente per studiare le reti neuronali che ci permetterà di conoscere il funzionamento del cervello e riparare neuroni mal funzionanti che provocano alcune malattie ancora troppo poco conosciute, come il Parkinson e l’epilessia.
Il Cnr di Bologna presenta questo ambizioso progetto sulla rivista Nature Materials. Il chip potrebbe aprire nuove possibilità di indagine. “Il dispositivo è costituito da un microchip organico trasparente sul quale vengono adagiate le reti neuronali, caratterizzato dalla capacità di stimolare e registrare segnali elettrici e, in prospettiva, di generare luce” spiega Michele Muccini, responsabile del Cnr-Ismn di Bologna e coordinatore del progetto insieme con Valentina Benfenati e Stefano Toffanin. La ricerca, condotta da due istituti del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, l’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn-Cnr) e l’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività (Isof-Cnr), in collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e con Etc, spin off del Cnr e start up del Gruppo Saes, ha dimostrato che si può stimolare l’attività neuronale, manipolandola per leggerla attraverso uno strumento biocompatibile che si chiama Ocst, organic cell stimulating and sensing transistor.

“Inoltre, in quanto biocompatibile, Ocst riesce a rimanere a contatto per lungo tempo con i neuroni primari senza che questi vengano danneggiati, – continua Michele Muccini – offrendo la possibilità di comprendere il loro funzionamento e di modulare la loro attività con maggiore efficacia rispetto alle tecnologie esistenti”

Fonte: Young

giovedì 9 maggio 2013

Un ricordo per Peppino Impastato

Il 9 maggio del 1978 nel piccolo paese di Cinisi, a 30 km da Palermo, viene ucciso Giuseppe Impastato. Il suo corpo viene dilaniato da una carica esplosiva posta sui binari della tratta Palermo-Trapani. Peppino era un militante della sinistra extraparlamentare. Sin da ragazzo si era battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. A far uccidere Peppino fu Gaetano Badalamenti, il capo di Cosa Nostra negli anni Settanta.

martedì 7 maggio 2013

L'impronta

"Mai lasciare tracce", diceva Giulio Andreotti. Ma questa, è impressionate. Fatico a crederci. Franco Bechis di Libero mi conferma: "L'immagine è autentica". Il calco, l'impronta, nel seggio di senatore a Vita, a palazzo Madama. Dell'indimenticabile gobba.


Fonte: Non leggere questo Blog!

lunedì 6 maggio 2013

È morto Giulio Andreotti

Il senatore a vita Giulio Andreotti, ultimo grande veterano della Democrazia Cristiana, dell'Italia politica del Dopoguerra e della Prima Repubblica si è spento intorno alle 12. Nato nel 1919, è stato sette volte presidente del Consiglio, guidando anche il governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), e il governo della “non-sfiducia” (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, ministro del Lavoro. Andreotti ha ricoperto innumerevoli volte anche la carica di ministro.

Secondo quando si apprende da fonti di agenzia, i funerali si celebreranno già nel pomeriggio di domani.

Andreotti è stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. È stato il 16º, 19º e 28º Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. è stato senatore a vita, ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo: sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della "non-sfiducia" (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro); otto volte ministro della Difesa; cinque volte ministro degli Esteri; tre volte ministro delle Partecipazioni Statali; due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria; una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.

È sempre stato presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all'Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma.

Fonte: ilPunto

venerdì 3 maggio 2013

L’Italia affoga in un oceano di chiacchiere

Silvio Berlusconi chiede l’abolizione dell’IMU, pena la caduta del governo, tentando di far dimenticare, soprattutto ai suoi elettori dalla memoria corta, che, dopo aver abolito l’ICI, fu costretto a concedere ai comuni in grave crisi finanziaria altre forme di tassazione.

Finge d’ignorare che in seguito l’IMU fu una nuova imposta studiata e varata dal governo Berlusconi-Tremonti, applicata dal Governo Monti, ma solo perché nel frattempo lui era stato costretto a farsi da parte per il rischio di una bancarotta finanziaria.

Ora L’OCSE ci avverte che se l’Italia non farà le riforme sarà necessaria una nuova manovra finanziaria e che la crescita forse la vedremo solo nel 2014.

Intanto Moody’s, società di rating, avverte che senza riforme il nostro debito sarà degradato a spazzatura. 

La Confindustria chiede il pagamento dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione, i sindacati reclamano il rifinanziamento della Cassa integrazione, gli esodati aspettano il riconoscimento dei loro sacrosanti diritti.

Entro la fine dell’anno la TARSU (tassa sui rifiuti solidi urbani) sarà trasformata in TARES e comprenderà oltre che i rifiuti altri servizi pubblici forniti dai Comuni e quindi maggiorata.

Inoltre entro giugno i Comuni senza la prima rata IMU, rimandata a data da destinarsi, e senza la prima rata della TARSU o TARES che dir si voglia, rischiano gravi difficoltà di cassa e di non poter fornire servizi o pagare gli stipendi.

Il presidente del consiglio Letta, nel suo primo giro in Europa, ha ricevuto accoglienza cortese, ma fredda e le raccomandazioni di prammatica a fare i compiti a casa, cioè a coniugare conti in ordine con il conseguimento della crescita tramite il taglio della spesa, il rilancio della competitività e le tanto invocate ma mai realizzate riforme, a cominciare da quelle istituzionali.

Le opposizioni, ignare dei seri rischi di declino irreversibile del Paese, sognano politiche irrealistiche o inesistenti.

Grillo e la sua pattuglia non danno ancora alcun segnale di rinsavimento politico, se ne stanno sull’Aventino, e s’illudono per ignoranza e stupidità di poter di là partecipare al governo del paese.

Al di là delle solite, generiche e vuote declamazioni non si va. Nessuno ragiona sui fatti o dice dove prendere le risorse necessarie alle più urgenti e prioritarie politiche di sviluppo e di salvataggio.

Aveva ragione Flaiano quando ironicamente sentenziava che in Italia "la situazione è grave ma non… seria". 

Continuiamo ad annegare in un oceano di chiacchiere.

Fonte: AgoraVox Italia

mercoledì 1 maggio 2013

Festa dei lavoratori?

Per milioni di persone, i disoccupati, quella del primo maggio è una giornata come le altre. Non c'è niente da festeggiare. Purtroppo, da diversi anni a questa parte, la festa dei lavoratori non coincide affatto con la festa del lavoro. Lavoro a tempo determinato, lavoro nero, lavoro part time. Lavoro e basta non se ne trova. C’è sempre un aggettivo appresso. E sono quegli aggettivi a modificare il senso del lavoro, la sua prospettiva futura, la sua sicurezza, il suo status. Il precariato ha diminuito sia i disoccupati che gli occupati a tempo indeterminato. Risultato, l’insicurezza. Quella sociale, però. Perché poi c’è anche l’insicurezza materiale, fisica, nel mondo del lavoro. Le morti bianche le chiamano. Anche qui un aggettivo a caratterizzare la morte. Bianca perché è innocente. Non si può morire sul lavoro!

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1 Cost.)

IL SIGNIFICATO DI QUESTA FESTA
Il primo maggio è la festa dei lavoratori o festa del lavoro. E’ una festività che annualmente viene celebrata per ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. L'origine della festa viene fatta risalire ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate alla Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialista ed anarchico - suggerirono come data della festività il Primo maggio. In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia soltanto due anni dopo. In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 fu funestata a Portella della Ginestra (Palermo) quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.