venerdì 30 giugno 2017

La storia di Charlie Gard

Contro la volontà dei genitori, oggi saranno disattivati i sistemi per tenere artificialmente in vita un bambino britannico di 10 mesi gravemente malato

Chris Gard e Connie Yates, i genitori di Charlie Gard (Chris J Ratcliffe/Getty Images)

I sistemi per tenere in vita artificialmente Charlie Gard, un bambino britannico di 10 mesi gravemente malato, saranno disattivati oggi dai medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, dopo una lunga serie di ricorsi – respinti dai tribunali – presentati dai suoi genitori per impedire l’interruzione dei supporti vitali. La vicenda di Gard ha fatto molto discutere, non solo nel Regno Unito, per le sue grandi implicazioni etiche, morali e giuridiche che hanno portato a un ampio e difficile dibattito. I tabloid britannici hanno seguito con grande attenzione il caso di Gard, portando secondo alcuni a una sovraesposizione mediatica che ne ha reso più complicata la gestione.

Charlie Gard è un bambino nato con una mitocondriopatia, una grave malattia ereditaria che non fa funzionare nel modo giusto i mitocondri, gli organelli che producono l’energia necessaria per le funzioni vitali delle cellule. Le malattie mitocondriali sono numerose e di vario tipo, ma nella maggior parte dei casi – come in quello di Gard – portano a gravi disfunzioni muscolari comprese quelle cardiache e causano danni a organi vitali come reni e pancreas. Per buona parte delle malattie mitocondriali a oggi non c’è cura: un numero limitato può essere rallentato grazie ad alcuni farmaci, ma ogni paziente reagisce in modo diverso.

Dopo avere tentato diverse terapie, i medici hanno appurato che per Charlie Gard non c’era nessuna possibilità di migliorare le sue condizioni e che ci sarebbero solo stati ulteriori e dolorosi peggioramenti. Da tempo Gard è mantenuto in vita artificialmente, con macchinari che lo aiutano a respirare e ad assorbire le sostanze nutritive: non vede, non sente, non può emettere rumori, non riesce a muoversi e senza le macchine morirebbe.

Martedì scorso la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), tribunale internazionale che non fa parte dell’Unione Europea, ha respinto l’appello presentato dai genitori di Charlie Gard per consentire di portare loro figlio negli Stati Uniti per tentare un ultimo trattamento sperimentale. Il ricorso era stato presentato in seguito a una sentenza della Corte suprema del Regno Unito, che aveva già respinto la stessa proposta basandosi sulle valutazioni dei medici: il viaggio e il prolungarsi del supporto vitale avrebbero solo causato altre sofferenze al bambino e non avrebbero portato a realistiche possibilità di miglioramento delle sue condizioni.

La CEDU era l’ultimo passaggio legale possibile per i genitori di Charlie Gard: in attesa della sentenza, un tribunale aveva imposto ai medici dell’ospedale di mantenere attivi i sistemi del supporto vitale. I giudici della Corte hanno rimosso il divieto rendendo quindi possibile la disattivazione dei sistemi per tenere in vita artificialmente il bambino.

Ieri i genitori di Charlie Gard hanno pubblicato un aggiornamento su Facebook annunciando che oggi saranno spenti i sistemi che tengono ancora in vita loro figlio. Hanno spiegato di essere in ospedale per trascorrere “le ultime preziose ore” con lui e hanno ricordato che: “Non ci è permesso di scegliere se nostro figlio debba vivere e non ci è nemmeno permesso di decidere quando e dove Charlie dovrà morire”. I genitori hanno concluso il loro messaggio ringraziando tutte le persone che hanno mostrato la loro vicinanza alla famiglia, che aveva anche avviato una raccolta fondi online per ottenere i soldi necessari nel caso in cui fosse stato possibile portare il bambino negli Stati Uniti.

Nei giorni scorsi i Gard avevano contestato la decisione di medici e giudici di interrompere il sostegno vitale per loro figlio in ospedale, e non a casa loro insieme agli altri familiari. In ospedale ci sono però più strumenti e risorse per assistere il bambino e ridurre al minimo le sue sofferenze, hanno spiegato i medici. L’ospedale ha fatto sapere che per motivi di privacy non saranno diffuse altre informazioni.

Fonte: Il Post

La Germania ha approvato la legge sui matrimoni gay


Con 393 voti a favore, 226 contrari e 4 astenuti, il 30 giugno il parlamento tedesco ha approvato la legge sui matrimoni gay, il provvedimento permette inoltre alle persone dello stesso sesso di adottare dei bambini.

Finora la posizione sui matrimoni gay della cancelliera Angela Merkel e del suo partito, l’unione Cristiano-Democratica (CDU), era stata di relativa chiusura, anche per non entrare in conflitto con l’unione Cristiano Sociale in Baviera (CSU), partito della Baviera legato alla CDU.

L’accelerazione è arrivata dopo che la Merkel – che ha comunque votato “no” alla legge – ha annunciato che i deputati del suo partito potevano votare secondo coscienza su questa questione.

Ma tale accelerazione ha provocato irritazione nel campo conservatore, che avrebbe preferito posticipare il voto su una questione così delicata dopo le elezioni politiche del 24 settembre.

Si tratta di un voto storico in Germania, che rende possibile la piena parificazione delle unioni gay con i matrimoni eterosessuali.

Dal 2001 la Germania ha in vigore una legge sulle unioni civili, ma era uno dei pochi paesi occidentali a non avere ancora una legge che permettava i matrimoni gay. Una situazione simile a quella attualmente in vigore per l’Italia.

La chiesa cattolica tedesca è intervenuta per ribadire che il matrimonio può essere considerato tale solo fra un uomo e una donna e per sottolineare come un provvedimento di tale portata venga affrontato in parlamento in modo “completamente inappropriato”.

“Per me il matrimonio è fondamentalmente un’unione fra uomo e donna, e per questo ho votato contro. È stato un dibattito lungo intenso ed emotivo, e spero ci sia rispetto per entrambe le parti”, ha dichiarato Angela Merkel, dopo il voto in Bundestag.

Fonte: The Post Internazionale

Il Muslim ban di Trump entra parzialmente in vigore per sei paesi

Il giudizio di costituzionalità della Corte Suprema sul provvedimento che vieta l'ingresso negli Usa ai cittadini di 6 paesi arabi è atteso per ottobre 2017

Credit: Mark Kauzlarich

Il divieto di viaggio negli Stati Uniti per i cittadini di sei paesi arabi, voluto dal presidente statunitense Donald Trump, è entrato parzialmente in vigore la sera di giovedì 29 giugno 2017.

All’inizio della settimana la Corte Suprema statunitense aveva deciso che il provvedimento sarebbe diventato effettivo solamente in parte, in attesa del giudizio di costituzionalità in merito, atteso per il mese di ottobre.

La Corte ha deciso di accettare gran parte dell’ordine, e di permettere l’ingresso nel paese solamente ai cittadini degli stati in questione che dimostreranno di avere una “legittima relazione” con una persona, società o istituzione all’interno degli Stati Uniti.

L’ordine esecutivo sul travel ban (o Muslim ban) era stato emanato all’inizio del mandato di Donald Trump e bloccato successivamente da due tribunali perché ritenuto incostituzionale. Prevede il divieto d’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana.

– LEGGI ANCHE: Cosa prevede il nuovo Muslim Ban voluto da Trump

L’ordine esecutivo non permette l’accesso indiscriminato in suolo americano ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Somalia, Libia e Sudan. Questi paesi hanno in comune di essere tutti a maggioranza musulmana e per questa ragione il provvedimento era stato inizialmente accusato di razzismo.

Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che il provvedimento era necessario a prevenire l’ingresso di terroristi negli Stati Uniti.

La Corte Suprema a ottobre dovrà sentenziare se il Muslim Ban viola o meno il primo emendamento della Costituzione statunitense, discriminando le persone su base religiosa.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 29 giugno 2017

L’esercito iracheno ha riconquistato la grande moschea di Mosul

La riconquista della grande moschea di al-Nuri dove Abu Bakr al-Baghdadi proclamò il califfato nel 2014 segna un momento fondamentale della guerra. Entro 15 giorni potrebbe essere completata del tutto la riconquista di Mosul

I resti della grande moschea di Mosul. Credit: Reuters

La moschea di Mosul, dove il sedicente Stato islamico tre anni fa dichiarò la nascita del Califfato, è stata riconquistata dalle forze irachene. La riconquista della grande moschea di al-Nuri dove Abu Bakr al-Baghdadi si proclamò leader, segna un momento altamente simbolico nella guerra, con l’arrivo delle truppe governative nel cuore della Città Vecchia. Secondo gli esperti, entro quindici giorni sarà completata la riconquista della città dalle mani dell’Isis.

Il 21 giugno 2017 era stata diffusa la notizia che la moschea è stata distrutta dagli stessi membri dell’Isis, in una Mosul quasi completamente riconquistata dai militari iracheni.

– LEGGI ANCHE: Perché l’Isis ha abbattuto la moschea di Mosul dove aveva proclamato il califfato?

Il generale iracheno Abdul Wahab al-Saadi ha dichiarato che le forze speciali sono entrate nel complesso e hanno preso il controllo delle strade circostanti.

La Città vecchia di Mosul, potrebbe ancora ospitare fino a 100 miliziani armati, oltre a decine di migliaia di civili.

La moschea è uno dei più grandi monumenti dell’Islam dopo le grandi moschee della Mecca e Medina, di al-Aqsa a Gerusalemme e della moschea Umayyad a Damasco.

Fonte: The Post Internazionale

L’Italia è preoccupata per l’aumento degli arrivi di migranti

Solo oggi 5mila arrivi. Il governo valuta la chiusura dei porti alle navi delle Ong


“Siamo di fronte a numeri crescenti che alla lunga potrebbero mettere a dura prova il nostro sistema di accoglienza” ha dichiarato il premier italiano Paolo Gentiloni, a Berlino, durante il vertice preparatorio del G20. Solo nella giornata del 29 giugno 2017, l’Italia si aspetta che ben 5mila migranti provenienti dalle coste africane raggiungano i propri porti: una situazione che per il paese sta diventando insopportabile.

I porti siciliani, infatti, si sono visti costretti a non far attraccare alcune navi, per cui di questi 5mila arrivi, circa la metà sbarcheranno in Calabria e poco più di mille in Campania. Nel primo semestre del 2017 hanno raggiunto l’Italia oltre 76mila migranti, il 13,43 per cento in più dello scorso anno.

Questa situazione è stata dunque sollevata da Paolo Gentiloni nel vertice di Berlino, in cui ha chiesto all’Unione europea un aiuto concreto. Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha dichiarato che l’Italia e la Grecia, i due paesi che hanno avuto il maggior numero di sbarchi da parte di migranti, sono stati “eroici” e stanno molto a cuore all’Ue.

Anche Angela Merkel ha dichiarato che l’Italia va aiutata, ma al fine anche di regolare i flussi di migranti la massima proprietà è la stabilizzazione dei flussi di migranti.

Nel frattempo, al di là delle buone intenzioni, non sono avvenuti passi concreti per risolvere nell’immediato la situazione. Sicuramente il G20 di Amburgo e l’incontro tra ministri degli Interni di Tallin saranno due occasioni per entrare di più nello specifico, ma il governo italiano intanto sta iniziando a valutare i primi possibili provvedimenti.

Il ministro degli Interni Marco Minniti è stato costretto a far invertire la rotta all’aereo che lo stava portando a Washington per tornare in Italia a fronte dei numeri allarmanti degli sbarchi che si stanno verificando nel paese. A fronte di questo dato, diversi giornali hanno attribuito al ministro la proposta di chiudere i porti italiani alle Ong non italiane, in modo da alleggerire la pressione degli sbarchi sul paese. Una proposta che inevitabilmente ha fatto discutere.

Secondo Michele Trainati, responsabile delle operazioni di soccorso di Medici senza frontiere, la proposta di chiudere i porti sarebbe una “non soluzione”.

Secondo fonti dell’Unione europea, qualora questo blocco dei porti dovesse essere portato avanti esso sarebbe valido solo per le navi delle Ong e non per le operazioni Triton e Sophia, entrambe gestite dall’Unione europea.

Il 17 giugno il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva già invitato le navi che salvano i migranti a non approdare esclusivamente in Italia ma anche in altri grandi porti europei.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 24 giugno 2017

Oltre 140 persone sono morte travolte da una frana in Cina

La tragedia è avvenuta nella provincia di Sichuan, nella Cina sud-occidentale. Le squadre di salvataggio cercano freneticamente i sopravvissuti ancora intrappolati sotto le rocce.


Più di 140 persone sono state travolte da una frana nella provincia di Sichuan, nella Cina sud-occidentale.

Circa 40 case sono state distrutte nel villaggio di Xinmo, nella contea di Maoxian, dopo che una parete di una montagna si è staccata, scivolando a valle a causa delle intense piogge.

Le squadre di salvataggio cercano freneticamente i sopravvissuti ancora intrappolati sotto le rocce. Una famiglia con un bambino piccolo è stata tratta in salvo e trasferita in ospedale.

La frana ha bloccato inoltre un tratto di due chilometri di fiume nelle vicinanze.

La polizia locale ha dichiarato all’emittente statale CCTV che la frana è stata provocata dalle recenti recenti piogge e che la situazione è stata aggravata dalla mancanza di vegetazione fitta nella zona.

“Ci sono parecchie tonnellate di roccia”, ha detto il capo della polizia Chen Tiebo all’emittente, aggiungendo: “Questa è una zona sismica”.

Le frane sono un pericolo regolare nelle regioni montuose della Cina, soprattutto durante la stagione delle piogge intense.

Nel 2008, 87mila persone erano state uccise da un terremoto che ha colpito la contea di Wenchuan nella provincia di Sichuan.

Fonte: The Post Internazionale

Il giurista Stefano Rodotà è morto all’età di 84 anni


Si è spento all’età di 84 anni il giurista Stefano Rodotà. È stato costituzionalista, politico e accademico italiano.

È stato eletto deputato per la prima volta deputato della Repubblica nel 1979 come indipendente nelle file del Partito Comunista. Ha insegnato a Oxford, in Francia, in Germania e negli Stati Uniti. Nel 1997 durante il primo governo Prodi venne nominato garante della privacy e arrivò a presiedere il gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione Europea.

Ancora deputato dal 1983 al 1992 tra i banchi della Sinistra Indipendente e quindi presidente del Pds per due anni, fino al 1993, vent’anni dopo, nel 2013, il nome del giurista calabrese, originario di un famiglia della comunità arbëreshë del Cosentino, per pochi giorni figurò tra i papabili al posto di Presidente della Repubblica.

Fu votato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, da quelli del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni del Partito Democratico. Proprio quest’ultimo partito, alla fine, preferì votare per la rielezione del presidente uscente, Giorgio Napolitano.

Attivo oppositore del governo Renzi, ne criticò sia la riforma del mondo del lavoro che della Costituzione. Osservatore sempre lucido della realtà, i suoi contributi maggiori riguardarono soprattutto il diritto costituzionale e il rapporto tra i diritti fondamentali e quelli relativi alle tecnologie dell’informazione.

Diversi suoi studi si focalizzarono sul tema della privacy delle informazioni digitalizzate degli utenti. “Oggi i cittadini sono carne da tweet e da slide, confinati alla passività, ridotti ad una merce messa su un mercato che è quello delle istituzioni”, dichiarò Rodotà.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 19 giugno 2017

Mali, uccisi i cinque attentatori del resort turistico

Alcuni uomini armati hanno fatto irruzione in un resort turistico frequentato da occidentali a Bamako, in Mali, provocando cinque morti. Le autorità hanno salvato 36 ostaggi, tra cui 13 cittadini francesi

Le Campement resort sotto attacco.

Le forze di sicurezza del Mali hanno ucciso cinque miliziani coinvolti in un attacco a un resort di lusso popolare tra i turisti occidentali nella capitale Bamako. Gli uomini armati hanno attaccato il resort Le Campement Kangaba domenica 18 giugno 2017, uccidendo quattro dei suoi ospiti e un soldato. Le autorità hanno salvato 36 persone, tra cui anche 13 cittadini francesi.

Durante l’azione militare è stato ucciso anche un cittadino portoghese membro della missione dell’Unione europea in Mali, secondo quanto riferito dall’Alto commissario per gli Affari Esteri Ue Federica Mogherini. Anche un altro membro della delegazione, di origine maliana, è stato ucciso.

Per il ministro alla Sicurezza del Mali si è trattato senza dubbio di un attentato terroristico, ma nessun gruppo ha rivendicato l’attacco finora.

I testimoni raccontano di aver udito degli spari e di aver visto una colonna di fumo elevarsi dal resort Le Campement. Sul luogo sono accorse le forze armate del Mali e quelle francesi anti-jiahdiste.

A novembre del 2015 un attentato aveva colpito il Radisson Blu Hotel di Bamako, causando la morte di venti persone, una settimana dopo gli attacchi di Parigi.

(Nella foto qui sotto una mappa del Mali).


 Fonte: The Post Internazionale

Cosa sappiamo finora sull’attacco di Finsbury Park a Londra

Un uomo è morto e otto persone sono rimaste ferite dopo che un furgone ha travolto la folla all'uscita di una moschea a nord di Londra. L'uomo alla guida è stato arrestato

Il luogo dell'attacco a Finsbury Park a Londra. Credit: Neil Hall

Un furgone bianco ha travolto la folla di fedeli musulmani all’uscita di una moschea a Finsbury Park, nel nord di Londra, poco dopo la mezzanotte di lunedì 19 giugno 2017.

Un uomo è morto e otto persone sono state trasportate in ospedale. Altri feriti sono stati medicati sul posto.

L’autista del furgone, un uomo bianco di 48 anni, è stato arrestato sul posto dalla polizia dopo essere stato bloccato da alcuni passanti.

La premier britannica Theresa May ha detto che le autorità stanno trattando l’accaduto come un “potenziale attacco terroristico” e ha annunciato che presiederà un consiglio di emergenza Cobra lunedì mattina.

La polizia metropolitana ha annunciato che le autorità antiterrorismo stanno indagando.

Jeremy Corbyn, deputato eletto in una circoscrizione che include Finsbury Park, ha detto di essere “totalmente scioccato”.

Il sindaco di Londra Sadiq Khan ha detto che si tratta di un “orrendo attacco terroristico contro londinesi innocenti”.

Il furgone bianco ha colpito la folla di fronte alla Muslim Welfare House su Seven Sisters Road. Due testimoni hanno detto che tre persone sono uscite dal furgone, ma la polizia ha reso noto che non ci sono altri sospetti al momento.

La moschea di Finsbury Park, nel nord di Londra. Credit: Hannah McKay 

Il Consiglio musulmano, organizzazione che rappresenta i musulmani britannici, ha parlato di “un atto violento di islamofobia” e ha chiesto più sicurezza nei pressi delle moschee.

Le strade della zona erano affollate perché l’attacco è avvenuto appena dopo la fine delle preghiere vicino la moschea di Finsbury Park.

Le forze antiterrorismo britanniche hanno fatto sapere che l’incidente ha tutte le caratteristiche di un attacco terroristico. Ma l’uomo che è stato arrestato è accusato di omicidio. Tutte le vittime erano musulmane. A bordo del furgone non si trovava nessun altro secondo la polizia.

Alcune polemiche sono sorte sull’orario in cui è intervenuta la polizia, secondo alcuni testimoni infatti è trascorsa un’ora o mezz’ora. La ministra dell’Interno Amber Rudd ha detto che il fatto è stato trattato da subito come un attacco terroristico.

Il portavoce della polizia ha detto che l’attacco è avvenuto in un orario “difficile” per i servizi di sicurezze e ha ringraziato la comunità che ha bloccato l’autista del furgone.

La polizia ha reso noto che l’attentatore di Finsbury Park non era noto ai servizi di sicurezza.

Alcuni uomini pregano dopo l’attacco. Credit: Neil Hall

Fonte: The Post Internazionale

Un attentatore si è schiantato con la sua auto contro un furgone della polizia a Parigi

L'uomo era armato e potrebbe essere stato ucciso dagli agenti che si trovavano sugli Champs-Elysees. Sul caso sta indagando la procura antiterrorismo.


La polizia francese ha detto che è in corso un’operazione di polizia agli Champs-Elysees, nel centro di Parigi, lunedì 19 giugno 2017.

Secondo la Bbc, un’auto contenente bombole a gas, armi, tra cui un kalashnikov e munizioni si è scontrata contro un furgoncino della polizia scatenando un’esplosione. Secondo l’Afp, che cita il ministro degli Interni, l’uomo è morto.

L’annuncio è stato dato anche sul profilo Twitter della polizia, con cui si chiedeva al pubblico di evitare la zona.

Fonti degli Interni fanno sapere che si è trattato di un atto di “terrorismo” e che l’attacco alla Gendarmerie sarebbe stato “deliberato”. Sul caso sta indagando la procura antiterrorismo, ma secondo la polizia la situazione è adesso sotto controllo e non ci sono feriti tra gli agenti.

L’uomo, 31enne, era noto all’intelligence, con la sigla S, che indica dei soggetti sospetti radicalizzati.

Alcune persone hanno riferito sui social media che un’automobile ha preso fuoco nell’area e che ci sarebbe un uomo a terra.

In Francia è in vigore lo stato di emergenza, dopo l’ondata di attacchi terroristici che ha colpito il paese negli ultimi due anni.

Lo scorso 20 aprile in un altro attentato sugli Champs Élysées era rimasto ucciso un poliziotto.

Le linee 1 e 13 della metropolitana sono state sospese e la fermata Champs Élysées è stata chiusa.



 Fonte: The Post Internazionale

domenica 18 giugno 2017

Theresa May ammette che non è stato fatto abbastanza per le vittime della Grenfell Tower

Il sistema sanitario londinese offrirà un’assistenza psicologica particolare ai sopravvissuti e alle loro famiglie. Il governo aumenterà il personale a supporto delle vittime

L’incendio della Grenfell Tower ha causato almeno 58 vittime e le proteste dei sopravvissuti

La prima ministra Theresa May ha dichiarato che l’assistenza alle vittime dell’incendio della Grenfell Tower è stata insufficiente. Ha assicurato inoltre che tutti i sopravvissuti avranno una casa nello stesso quartiere entro tre settimane.

Downing street ha poi promesso un maggiore impegno nei confronti dei superstiti con più personale a disposizione delle famiglie e un potenziamento dei numeri di emergenza per fornire loro aiuto e informazioni di base.

“Il sistema sanitario di Londra fornirà un supporto psicologico specializzato e a lungo termine a coloro che hanno perso i propri cari” ha dichiarato la prima ministra.

“L’incendio alla Grenfell Tower è stata una tragedia inimmaginabile per la comunità locale e per il nostro paese” ha aggiunto May.

La prima ministra era stata criticata nei giorni scorsi per non aver voluto incontrare le famiglie delle vittime, a differenza di quanto fatto dal leader del partito laburista Jeremy Corbyn e dal sindaco di Londra Sadiq Khan. Alcuni manifestanti hanno anche chiesto a Theresa May di dimettersi.

May è stata difesa da Rachel Johnson, giornalista e sorella del ministro degli esteri ed ex sindaco di Londra, Boris Johnson. “Anche Theresa May è una vittima dell’incendio alla Grenfel Tower. Qualsiasi cosa faccia in questo momento viene considerata sbagliata” ha dichiarato alla LBC, una popolare stazione radio di Londra.

Anche Andrea Leadsom, leader della Camera dei Comuni e compagna di partito della May, aveva cercato di difendere la prima ministra durante un incontro con alcuni superstiti alla tragedia, subendo le critiche dei presenti.

Fonte: The Post Internazionale

Almeno 62 persone sono morte in un incendio in Portogallo

La possibile causa dell'incendio è da ricercare nell'ondata di caldo straordinaria che ha colpito il paese, con temperature superiori ai 40 gradi in alcune zone

A forest fire is seen near Bouca, in central Portugal, June 18, 2017. REUTERS/Rafael Marchante 

Almeno 62 persone sono morte in un incendio in Portogallo, nell’area di Pedrógão Grande, 50 chilometri a sud-est di Coimbra. Altre 59 persone, tra cui alcuni vigili del fuoco, sono rimaste ferite.

“Si tratta della più grande tragedia degli ultimi anni per quanto riguarda gli incendi boschivi”, ha detto il primo ministro Antonio Costa.

Il bilancio delle vittime potrebbe salire ulteriormente. Il ministro dell’interno, Jorge Gomes, ha detto che almeno 30 di coloro che sono morti sono stati trovati all’interno delle loro automobili, mentre cercavano di sfuggire dalle fiamme.

Molte case sono state distrutte. Continua la ricerca di corpi delle vittime e di dispersi. Nella notte sono scoppiati circa 60 incendi boschivi che hanno visto 1.700 vigili del fuoco a lavoro.

Le fiamme diffondono “con grande violenza” su quattro direzioni vicino Pedrógão Grande, ha specificato Gomes.

Il governo spagnolo e l’Unione europea sono intervenuti con aerei anti-incendio e mezzi di soccorso.

La possibile causa dell’incendio è da ricercare nell’ondata di caldo straordinaria che ha colpito il Portogallo, con temperature superiori ai 40 gradi in alcune zone.

“Sono completamente sbalordito dal numero di morti. Non ricordiamo un’altra tragedia di simili proporzioni”, ha detto Valdemar Alves, sindaco di Pedrógão Grande.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 15 giugno 2017

Almeno 31 civili sono morti in un attentato a Mogadiscio

L'attentato è stato rivendicato dal gruppo militante al Shabaab. Un uomo si è scagliato con un’autobomba contro l’ingresso del Posh Hotel

Un'immagine del luogo dove è avvenuta l'esplosione a Mogadiscio.

Almeno 31 persone sono morte il 14 giugno a Mogadiscio, capitale della Somalia, in un attacco suicida rivendicato dal gruppo militante islamista al Shabaab.

Un uomo si è scagliato con un’autobomba contro l’ingresso del Posh Hotel e alcuni uomini armati hanno preso in ostaggio un gruppo di persone all’interno del ristorante adiacente.

La autorità sono riuscite a entrare all’interno dell’edificio dopo diverse ore. Cinque degli attentatori sono stati uccisi.

Questo il comunicato di al Shabaab per rivendicare il gesto: “Un mujahide (combattente) con la sua autobomba è diventato un martire dopo essere entrato nel Posh Hotel, un locale notturno”.

Fonte: The Post Internazionale

Chi sono i due italiani dispersi nell’incendio al grattacielo di Londra

Gloria Trevisan e Marco Gottardi, entrambi architetti veneti, abitavano in un appartamento al penultimo piano della Grenfell Tower, dove sono morte almeno 17 persone

Foto da Facebook

I due cittadini italiani Gloria Trevisan e Marco Gottardi, architetti veneti di 27 e 28 anni, vivevano nel loro appartamento al 23esimo e penultimo piano della Grenfell Tower, il grattacielo londinese dove è divampato un incendio nella notte tra il 13 e il 14 giugno.

I ragazzi si trovavano nella capitale britannica da marzo 2017 per motivi di lavoro. Il padre di Marco Gottardi ha raccontato all’agenzia Ansa di essere stato al telefono con i ragazzi fino al momento in cui si sono accorti dell’incendio. “Ci hanno detto che l’appartamento era invaso dal fumo e le comunicazioni si sono interrotte: speriamo solo in un miracolo”, ha aggiunto l’uomo.

Nell’incendio, secondo l’ultimo bilancio di Scotland Yard, hanno perso la vita almeno 17 persone, e almeno 70 sono rimaste ferite.

Marco e Gloria si erano conosciuti all’Università di Venezia, dove entrambi si erano laureati in architettura. Lei viene da San Giorgio delle Pertiche, nel padovano, lui è originario di San Stino di Livenza, provincia di Venezia.

A marzo hanno deciso di partire per Londra per perfezionare il loro inglese. E dopo neanche due mesi avevano trovato entrambi un lavoro in due studi di progettazione diversi.

Fonte: The Post Internazionale

Trump è indagato per possibile ostruzione alla giustizia

Secondo il Washington Post il procuratore Mueller valuta l'ipotesi di un presunto ostacolo alla giustizia del presidente statunitense nel Russiagate

Il presidente Trump ha licenziato il capo dell'Fbi il 9 maggio. Credit: Kevin Lamarque

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è sotto indagine da parte del procuratore speciale Robert Mueller per possibile “ostruzione alla giustizia”, secondo quanto riporta un’esclusiva del Washington Post mercoledì 14 giugno.

Il quotidiano cita funzionari anonimi e riferisce che tre ufficiali dell’intelligence hanno acconsentito ad essere interrogati dagli investigatori di Mueller.

Mueller sta indagando sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 e possibili collusioni tra funzionari russi e membri della campagna di Trump. L’ex direttore dell’Fbi James Comey ha detto al Senato la scorsa settimana che ritiene di essere stato licenziato dal presidente per minare l’indagine sul Russiagate.

Secondo alcune fonti del Washington Post, l’indagine su Trump è stata aperta qualche giorno dopo il licenziamento di Comey, avvenuto il 9 maggio 2017.

Gli avvocati di Trump hanno definito “oltraggiosa” la fuga di notizie.

Il presidente Trump ha più volte negato qualsiasi collusione con la Russia, descrivendo l’inchiesta in corso come “una caccia alle streghe”.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 9 giugno 2017

Almeno 30 persone sono morte in un attentato suicida vicino Kerbala, in Iraq

Un attentatore ha fatto esplodere la sua cintura esplosiva in un mercato nella città di Musayab. L'Isis ha rivendicato l'attacco

Kerbala è una città sacra sciita. Credit: Faleh Kheiber

Un attentatore suicida ha fatto esplodere la sua cintura esplosiva in un mercato a est della città sciita di Kerbala, in Iraq, venerdì 9 giugno 2017, uccidendo almeno 30 persone e ferendone 35.

Lo hanno riferito le forze di sicurezza irachene. L'Isis ha rivendicato l'attentato sulla sua agenzia di stampa Amaq.

L'attacco è avvenuto nella città di Musayab ed è avvenuto durante il mese sacro del Ramadan.

Fonte: The Post Internazionale

L'avvocato di Trump rigetta le accuse di James Comey al presidente

Marc Kasowitz critica l'ex direttore dell'Fbi per le informazioni che ha fornito ai media "in modo non autorizzato" e chiede un indagine sulla vicenda

Comey ha riferito in Senato l'8 giugno. Credit: Jonathan Ernst

Marc Kasowitz, avvocato personale di Donald Trump, ha respinto le accuse rivolte al presidente degli Stati Uniti da James Comey, ex direttore dell'Fbi, di fronte al Senato statunitense.

L'avvocato ha detto che Trump non ha mai cercato di bloccare l'inchiesta sulle presunte interferenze della Russia nelle elezioni presidenziali di novembre 2016. Dopo la testimonianza, il presidente Trump non ha risposto alle domande dei giornalisti che gli chiedevano se Comey stesse dicendo la verità.

"Oggi Comey ha ammesso di aver fornito unilateralmente informazioni alla stampa in modo non autorizzato sulle comunicazioni con il presidente", ha detto Kasowitz ai giornalisti, chiedendo che l'ex direttore dell'Fbi fosse indagato per questa fuga di notizie.

Durante la sua testimonianza davanti alla commissione del Senato degli Usa che indaga sul Russiagate, James Comey, ex capo dell’Fbi, rimosso dall’incarico dal presidente Donald Trump il 9 maggio del 2017, ha dichiarato che il presidente ha sbagliato a denigrare l’agenzia governativa e la sua leadership.

"La Casa bianca ha semplicemente scelto di diffamare me e l'agenzia dicendo che l'organizzazione era nel caos", ha dichiarato Comey. "Non c'era alcuna ragione per licenziare il direttore" ha aggiunto.

Comey ha sostenuto che Trump gli avesse ripetutamente confermato che stava facendo un ottimo lavoro, per questo “le spiegazioni del mio licenziamento mi hanno confuso e preoccupato” ha dichiarato all’inizio della sua deposizione.

L’ex capo dell’Fbi ha rivelato la sua convinzione che la Russia abbia interferito con attacchi informatici nelle elezioni presidenziali americane del novembre 2016. “Centinaia, forse migliaia di istituzioni americane sono state prese di mira dagli hacker russi”, ha detto Comey.

L’ex direttore ha affermato che l’Fbi è venuta a conoscenza dei cyber attacchi russi alla fine del 2015 e che l’amministrazione Obama cercò di fare di tutto per fermarli.

Per quanto riguarda l’accusa contro il presidente Trump di avergli ordinato di interrompere le indagini sull'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, Comey ha dichiarato di non aver ricevuto un ordine esplicito da Trump ma di aver interpretato le sue parole come una direttiva, nel senso che il presidente "voleva che lasciassi cadere l'inchiesta”.

Fonte: The Post Internazionale

I risultati definitivi delle elezioni nel Regno Unito

I conservatori hanno vinto ma non sono riusciti a conquistare la maggioranza dei seggi, mancando l'obiettivo di ottenere più stabilità politica in vista della Brexit

Nessun partito ha conquistato la maggioranza in parlamento. Credit: Reuters

L'8 giugno 2017 quasi 47 milioni cittadini britannici sono stati chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti alla Camera dei Comuni. Le elezioni anticipate sono state annunciate dalla premier Theresa May il 18 aprile.

I conservatori di May non hanno raggiunto la maggioranza dei seggi in parlamento: può dirsi mancato l'obiettivo della premier di avere un sostegno “forte e stabile” in vista dei negoziati sulla Brexit, ragione per la quale aveva indetto le elezioni anticipate. Questo complica anche i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea.

Per ottenere la maggioranza in parlamento servono 326 seggi. Dei 650 seggi ormai 649 sono stati assegnati e quindi i risultati sono pressoché definitivi. Ecco come sono stati assegnati:

Conservatori: 318 seggi

Laburisti: 261 seggi

Scottish National Party: 35 seggi

Liberal-democratici: 12 seggi

Ukip: 0 seggi

Altri: 13 seggi

Fino a un mese fa la leader conservatrice era data favorita alle elezioni, ma la rimonta laburista, nonostante non abbia portato in testa il partito, ha permesso di ottenere un numero di seggi determinante a non concedere la maggioranza ai tories.

Lieve crescita dei consensi invece per i Liberal Democratici, che dopo il crollo del 2015 tornano a ottenere un numero di seggi in doppia cifra, mentre al contrario lo Scottish National Party perde oltre dieci seggi dopo aver fatto il pieno di voti in Scozia due anni fa. Crollo per lo Ukip, il partito principale promotore della Brexit, che non ottiene seggi e perde circa il 10 per cento dei voti.

In Irlanda del Nord successo per i cattolici repubblicani del Sinn Fein che crescono da 4 a 7 seggi, mentre crescono anche gli unionisti conservatori del DUP.

L'incertezza nei risultati elettorali ha provocato un crollo della sterlina, in ripresa nella mattinata del 9 giugno, e la prima ministra Theresa May ha annunciato che parlerà al paese nella tarda mattinata.

Si attendono ulteriori sviluppi, ma l'opposizione ha già chiesto le dimissioni della premier del Regno Unito. Esiste anche la possibilità che si formi un governo di minoranza dei conservatori, magari con un leader differente.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 4 giugno 2017

Cosa è successo in piazza San Carlo a Torino

Un momento di panico e caos ha provocato un totale di 1.527 feriti, secondo quanto comunicato dalla Prefettura nella mattinata di domenica 4 giugno

Le immagini del panico in piazza San Carlo. Reuters/Giorgio Perottino

Nella serata di sabato 3 giugno 2017 in piazza San Carlo a Torino, mentre i tifosi della Juventus assistevano alla finale di Champions League contro il Real Madrid, un momento di panico e caos ha provocato un totale di 1.527 feriti, secondo quanto comunicato dalla Prefettura nella mattinata di domenica 4 giugno.

Tra i feriti, cinque sono in codice rosso, di cui tre - due donne e un bambino di 7 anni calpestato dalla folla - sono in coma farmacologico.

Erano tra i 20mila e i 40mila gli spettatori accorsi per guardare la finale su un maxischermo, quando all'improvviso un suono ha scatenato il panico nella folla, che allontanandosi istintivamente dal luogo della presunta esplosione ha creato una reazione collettiva di fuga che ha coinvolto migliaia di persone.

Secondo le prime ricostruzioni delle forze dell'ordine, i motivi di panico potrebbero essere stati due: l'esplosione di un petardo di piccole dimensioni e, poco dopo, la caduta del parapetto del parcheggio sotterraneo della piazza.

Secondo alcuni testimoni, ci sarebbe stato anche chi avrebbe spaventato i presenti gridando alla bomba, e le autorità stanno indagando per procurato allarme.

Le versioni sui motivi che hanno scatenato il panico sono ancora poco chiare, e le indagini sono in corso per chiarire l'accaduto.

Qui sotto il video del momento di panico in piazza San Carlo a Torino:

Fonte: The Post Internazionale

Cosa è successo nell'attentato terroristico a Londra

Quello che sappiamo sull'attacco che ha colpito la capitale britannica nei pressi del London Bridge e del Borough Market

Le foto scattate poco dopo gli attacchi nei pressi del London Bridge. Reuters, Gabriele Scotto

Nella sera di sabato 3 giugno, intorno alle 22 ora locale, un attentato terroristico ha avuto luogo a Londra, Regno Unito, precisamente sul London Bridge e poi nell'area del Borough Market, poco distante.

Tre attentatori alla guida di un furgone hanno portato il veicolo fuori dalla carreggiata e hanno investito i pedoni nei paraggi, continuando la sua corsa fino a fermarsi fuori dal pub Barrow Boy and Banker, in Borough High Street. A quel punto i tre sono scesi e hanno assalito a colpi di armi da taglio i clienti di diversi ristoranti e locali della zona.

Questa una mappa dei luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi:


E questa una foto scattata nel luogo in cui il furgone ha terminato la sua corsa:


Alle 22.16 ora locale (le 23.16 italiane), la polizia è intervenuta uccidendo i tre attentatori fuori dal Wheatsheaf Pub, dopo otto minuti dalla prima chiamata ricevuta. Questa una foto scattata da un fotografo italiano, Gabriele Sciotto, in cui si vede un presunto attentatore a terra dopo l'intervento della polizia. Sul suo corpo si possono notare quella che sembra una cintura esplosiva, anche se è stato poi dimostrato che si trattava di finti ordigni:


Secondo gli aggiornamenti della mattinata seguente, sono al momento sette le vittime, mentre i feriti sono 48. Uno dei feriti è un poliziotto accorso per aiutare e colpito al volto, ma non è in pericolo di vita.

La polizia ha dichiarato che quanto accaduto a London Bridge e Borough Market è un attacco terroristico.

Questo un video dei minuti successivi all'attacco, realizzato dal Guardian:



La polizia metropolitana di Londra ha operato un ulteriore intervento nell'area di Vauxhall, a circa quattro chilometri di distanza, per un accoltellamento, ma successivamente è stato comunicato che il gesto non aveva alcuna relazione col terrorismo.



Sul profilo Twitter della Metropolitan Police è stato diffuso un post che offre indicazioni a chi si trovi coinvolto in un attentato terroristico. "Corri, nasconditi, informa".



La premier britannica Theresa May ha annunciato che presiederà a un incontro sulla sicurezza nella mattina di domenica 4 giugno.

Il leader laburista Jeremy Corbin ha parlato di un "incidente brutale e scioccante a Londra". "Il mio pensiero va alle vittime e alle loro famiglie", ha scritto.


Tutti i partiti politici britannici hanno sospeso la campagna elettorale in corso per le elezioni dell'8 giugno.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 2 giugno 2017

2 giugno: auguri alla Repubblica Italiana


Il 2 e il 3 giugno del 1946 si tenne il referendum istituzionale, indetto a suffragio universale, con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l'Italia diventava Repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.

Link: Festa della Repubblica Italiana (da Wikipedia)

Almeno 36 persone sono morte dopo che un uomo armato si è introdotto in un hotel nelle Filippine

L'uomo ha sparato e dato fuoco ad alcuni talvoli prima di uccidersi. Le vittime sono morte asfissiate. Per le autorità è stata una tentata rapina

Credit: Erik De Castro

Almeno 36 corpi sono stati recuperati da un hotel nella capitale delle Filippine, Manila, dove un uomo armato si è introdotto e ha aperto il fuoco nella notte tra il primo e il 2 giugno.

Le vittime sono morte asfissiate dopo che l'uomo ha dato fuoco ai tavoli del casinò che si trovava all'interno del resort. Tra i corpi c'erano quelli di almeno 22 ospiti dell'albergo.

L'uomo, la cui nazionalità è ancora sconosciuta, si è introdotto nell'hotel Resorts World Manila poco dopo mezzanotte e ha sparato alcuni colpi di pistola e dato fuoco ai talvoli prima di uccidersi dandosi fuoco in una stanza dell'albergo.

Secondo gli ufficiali si è trattato di un tentativo di rapina e non di un atto di terrorismo, anche se i media parlano di un'apparente rivendicazione del sedicente Stato islamico.

L'agenzia di stampa legata all'Isis, Amaq, ha rivendicato la responsabilità dell'attacco secondo quanto riportato da Afp.

Fonte: The Post Internazionale

Trump annuncia l'uscita degli USA dall'accordo sul clima di Parigi

L'accordo di Parigi era stato firmato nel 2016 da 190 paesi. Gli Stati Uniti sono il secondo paese al mondo che inquina di più dopo la Cina

"Questo accordo non ha nulla a che vedere con la salvaguardia dell'ambiente, quanto piuttosto con il fatto che alcuni paesi ottengono vantaggi economici a danno degli Stati Uniti".

Ora è ufficiale: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l'uscita dall'accordo sul clima di Parigi. L'annuncio è arrivato il primo giugno 2017 nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca.

Trump ha tenuto un discorso in cui ha espresso il suo forte dissenso per i benefici che alcuni paesi, tra cui Cina e India, ottengono rispetto agli Stati Uniti con questo accordo sul clima, motivo per cui Washington non vuole farne parte.

"Questo accordo non ha nulla a che vedere con la salvaguardia dell'ambiente, quanto piuttosto con il semplice fatto che alcuni paesi ottengono vantaggi economici a danno degli Stati Uniti", ha detto Trump.

La notizia dell'uscita di Washington dall'accordo era stata anticipata, nei giorni precedenti alla dichiarazione ufficiale di Trump, dal sito Axios, citando fonti vicine all'amministrazione, e poi ribadita anche dalle emittenti e agenzie di stampa statunitensi CBS, ABC e AP.

All'accordo sul clima si era giunti nel 2015 nell'ambito della conferenza sul clima di Parigi Cop21, atto poi firmato a New York il 22 dicembre 2016.

L'accordo sul clima di Parigi è stato firmato da 190 paesi.

Gli Stati Uniti sono il secondo paese al mondo che inquina di più dopo la Cina.

LEGGI ANCHE: Cosa prevede l'accordo sul clima di Parigi

Fonte: The Post Internazionale