lunedì 30 luglio 2012

La legge elettorale no, quella sulle intercettazioni sì


La legge elettorale è in alto mare. Le dichiarazioni dei vari leader di partito continuano ad essere contrastanti. Sulle intercettazioni, invece, l'accordo tra i partiti sembra più semplice, anche perché, dopo il caso delle polemiche conseguenti alla scoperta della trattativa Stato-mafia, anche il Colle è più convinto dell'urgenza del provvedimento. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, proprio nel giorno dei funerali di Loris D'Ambrosio, ha fatto riemergere la pressione del mondo politico per arrivare ad una norma restrittiva. Per Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, la questione va affrontata alla luce del conflitto di attribuzione sollevato dalla presidenza della Repubblica di fronte alla Corte Costituzionale.

Quando si toccano i fili del potere si corre. Quando si deve tutelare la democrazia e il buon senso si va a rilento. Questa è l'Italia.

Fonte: Lanciailsasso

sabato 28 luglio 2012

Loris D'Ambrosio e gli sciacalli

Subire un processo non è piacevole per nessuno. Un processo, specie se è un processo di una certa gravità con un certo risalto mediatico, porta sempre con sé un carico di ansie e preoccupazioni. Dato che questo vale per tutti, e non solo per D'Ambrosio, teoricamente non dovremmo processare più nessuno.

E in questa conseguenza inapplicabile si vede la lucida follia di chi - a mezzo stampa e non solo - decide di dare randellate a destra e a manca per provare a vendere qualche copia in più.

C'è da dire che le intercettazioni che Napolitano voleva far distruggere sono state legittimamente disposte, legittimamente effettuate e legittimamente pubblicate sui giornali. Quindi se chi, per anni servitore dello Stato, decide di dare udienza telefonica ad uno come Mancino - indagato per falsa testimonianza sull'indagine sulla trattativa Stato - mafia - la colpa non è certo di chi ne riporta ciò che emerge. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso dice il proverbio.

Peraltro D'Ambrosio - come si conviene in un posto civile - ha avuto la possibilità di difendersi sulle pagine del Fatto, ed il disagio emerso sono state quelle conversazioni tra Napolitano e Mancino rimaste segrete e per le quali il Presidente Napolitano pretendeva la distruzione, a costo del conflitto di attribuzione. Il disagio di D'Ambrosio pareva provenire proprio dalla segretezza richiesta da Napolitano.
Il presidente Napolitano, non volendosi comportare da persona indegna e volgare, se volesse proprio prendersela con qualcuno, se la prendesse con se stesso per non aver compiuto l'unico gesto che avrebbe dovuto compiere: attaccare il telefono in faccia a Nicola Mancino, dopo averlo previamente diffidato dal ritelefonare.

Caro Presidente Napolitano, il silenzio tante volte è d'oro.

Fonte: Pensare è gratis

mercoledì 25 luglio 2012

La novità politica...


Vittorio Sgarbi lancia il partito della rivoluzioneFinalmente la novità politica che aspettavamo. Da oggi siamo tutti più tranquilli.

lunedì 23 luglio 2012

Salve 43 province su 107


La cartina mostra le province Italiane salvate e soppresse dopo la decisione del Consiglio dei Ministri. Secondo i criteri scelti via le province con meno di 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie. Questo dovrebbe portare all'accorpamento di 64 delle attuali 107 province. 43 sono salve.

Clicca qui per leggere la delibera del Consiglio dei Ministri

domenica 22 luglio 2012

Il deserto


Pantheon, stra-pieno centro storico di Roma, stra-pieno giorno, ecco il gazebo Pdl messo in piedi dopo l'annuncio della ridiscesa in campo di B.  


Fonte: Non leggere questo Blog! 

venerdì 20 luglio 2012

In Spagna infiamma la protesta, in Italia la caccia all'ombrellone

Anche ad un osservatore estremamente disattento non potrebbero sfuggire le tantissime analogie fra le misure lacrime e sangue imposte in Spagna dal governo Raioj, seguendo alla lettera le direttive della Bce e le "riforme" sangue e lacrime dispensate in Italia da Monti, con l'ausilio di lacrima Fornero e di tutti i banchieri che gli fanno da contorno.
Fin qui nulla di strano, dal momento che il "padrone" che dirige le gesta di tutta codesta pletora di camerieri di banca é uno solo, così come univoche sono le sue direttive.
Meriterebbero invece qualche riflessione le reazioni del popolo spagnolo e di quello italiano, posti di fronte ad una serie di angherie in tutto e per tutto simili....

Gli spagnoli si riversano esasperati nelle piazze, bloccano il paese, si scontrano con la polizia, nonostante la sbirraglia spari pallottole di gomma, perfino addosso ai bambini.

Gli italiani stanno a guardare, esternando al più qualche mugugno, e l'unico luogo nel quale si riversano in massa é caratterizzato dal bagnasciuga, dove lottano stoicamente per la conquista di un ombrellone.

In Spagna, sia pur fra mille contraddizioni, sembra esistere la percezione del disastro immanente che sta abbattendosi sulla testa di tutti. I cittadini tentano una reazione (magari disordinata e probabilmente inutile) e realizzano la necessità, di scendere in strada, senza che per forza di cose debba esserci qualcuno che ce li conduca per mano.

In Italia la popolazione si divide fra i lettori di Libero e del Giornale, che attendono fiduciosamente il momento in cui le forze dell'ordine e l'esercito verranno a liberarci dai banchieri che pagano loro lo stipendio. E gli ascoltatori di Travaglio e Santoro che altrettanto fiduciosamente aspettano la "chiamata alle armi" della sinistra, al momento troppo impegnata a discutere dei matrimoni gay e delle primarie.

Nel frattempo, nonostante proprio ieri sia stato approvato il MES, nell'indifferenza generale, tutti (tranne gli 8 milioni d'italiani ormai alla fame) corrono affannosamente alla ricerca di un ombrellone e di uno scampolo di battigia dove andarsi a coricare.
Il caldo imperversa e agitarsi troppo potrebbe far male alla salute, l'ha detto anche il TG. 

Marco Cedolin

Fonte: marco cedolin

mercoledì 18 luglio 2012

Feticismo


L’attrice tedesca di origine bosniaca Sabina Began ha rivelato al programma radiofonico “La Zanzara” su Radio24 che le ascelle e i piedi di Silvio Berlusconi non puzzano. L’ape regina delle notti di Palazzo Grazioli ha affermato: “L’ultima volta gli ho tolto i calzini e gli ho baciato di nuovo i piedi. Erano belli, profumati. Poi gli ho baciato le ascelle, e profumavano di rosa. Sapeva di bambino. Erano le otto di sera, alla fine di una giornata di lavoro, incredibile. Non c’era traccia di sudore, niente. È la verità: ho infilato la testa sotto il maglione e gli ho annusato le ascelle. E lui era emozionato come un bambino”. Tutto, incredibilmente, vero.

martedì 17 luglio 2012

E Umberto rimase da solo...

Sabato scorso era previsto un comizio di Umberto Bossi a Trescore Cremasco. Avrebbe dovuto essere preceduto da una cena con notabili del partito e personalità locali. Nessuno si è presentato: Bossi ha cenato da solo. Il povero Umberto lasciato solo e abbandonato da tutti. Fa quasi tenerezza. Ecco la foto pubblicata dal Corriere della Sera:


domenica 15 luglio 2012

La prima pagina del quotidiano tedesco Die Welt sul ritorno di Berlusconi

Il quotidiano tedesco Die Welt ha pubblicato oggi sulla sua prima pagina la notizia dell’annuncio della ricandidatura di Silvio Berlusconi anche alle prossime elezioni politiche. Il titolo è “Der Pate, Teil 4″, che significa “Il Padrino, parte 4″. Der Pate è anche il titolo tedesco della celebre trilogia di Francis Ford Coppola incentrata sulla storia di un capomafia italoamericano.


Fonte: il Post

venerdì 13 luglio 2012

L'annuncio di oggi di Libero

'Trombata Nicole Minetti'. E' questo l’annuncio di oggi di LiberoNon è un fotomontaggio e nemmeno uno scherzo.



giovedì 12 luglio 2012

Il Pil italiano: nel 2012 - 2,4. Il ''Monti dei miracoli'' ha fatto flop


Per Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria il 2012 sarà un “annus horribilis” per l’economia italiana, secondo le sue stime il Pil calerà, “nella migliore delle ipotesi del 2,4 per cento, in effetti, probabilmente, sarà anche qualcosa di più, perché nella seconda parte dell’anno faccio fatica a vedere miglioramenti”. Squinzi, che ha preso la parola durante il forum annuale del Comitato Leonardo ha colto l’occasione per ribadire le sue perplessità sulla riforma del lavoro, per la quale in passato ha avuto parole poco lusinghiere bollandola come una boiata.

Oggi però il presidente di Confindustria usa parole più “diplomatiche”: secondo lui il testo presentato dal ministro Elsa Fornero “non è soddisfacente” perché “non ha migliorato sensibilmente la flessibilità in uscita e in compenso ha abbassato la flessibilità in entrata”. Poi Squinzi ha aggiunto che qualche correttivo alla riforma sia necessario e che ne ha parlato faccia a faccia con la Fornero. Sul ministro del Welfare il presidente di Confindustria parla di persona aperta al dialogo e intenzionata a convincerlo, e lui replica: “Aspetto di farmi convincere, visto che sono disponibile e aperto al dialogo”.

Ma Mario Monti non doveva essere l'uomo della provvidenza?

Fonte: Lanciailsasso

Bald wieder Bunga Bunga?


Traduzione: "Berlusconi pianifica il ritorno. Presto di nuovo Bunga Bunga?". Questo è il titolo della notizia del ritorno in politica di Silvio Berlusconi sul sito del quotidiano tedesco Bild. 

mercoledì 11 luglio 2012

Morti sul lavoro in calo? Ecco perchè non è vero

Anche quest’anno il rapporto annuale dell’Inail non regala sorprese. Il numero degli infortuni mortali occorsi sul lavoro è dato in forte calo. Inutile stare a sottolineare le rituali frasi di pacato entusiasmo (si parla pur sempre di infortuni e morti), la retorica istituzionale e l’ipocrisia ad essa sottesa. Si penserà che il rapporto Inail non regala sorprese perché come ogni anno si registrano infortuni in calo, specie mortali? No, l’esatto contrario: nessuna sorpresa perché il calo degli infortuni mortali è solo apparente; perché la lettura dei dati che in genere viene fatta rimane superficiale; perché il lavoro in Italia rimane troppo insicuro, per la salute e sicurezza dei lavoratori. Oltre agli infortuni, un altro dato preoccupante che sottolinea l'insicurezza dei luoghi di lavoro, è l'aumento costante del numero delle malattie professionali denunciate all'Inail. Ma in questo caso l'impatto del dato nudo e crudo è immediato; più subdola è la presentazione dei dati relativi agli infortuni.

La superficialità con i quali vengono diffusi non consente di notare come il calo degli infortuni mortali sia solo apparente. Oggi si mostra come nel 2011 gli infortuni mortali siano diminuiti rispetto all’anno precedente, fino a toccare il minimo storico di 920 morti sul lavoro (contro i 973 dell’anno precedente). Come ogni anno si potrebbe sottolineare lo scostamento tra i dati forniti dall’Inail e dall’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna, che registra 1170 morti sul lavoro nel 2011. Quel che è soprattutto interessante notare, però, è che i numeri assoluti non forniscono alcuna indicazione sull’andamento infortunistico. Ormai viene sottolineato da più parti: a determinare il calo degli infortuni sul lavoro contribuisce molto la crisi economica. In effetti, per capire se miglioramenti ci sono stati, occorre mettere in rapporto gli infortuni con il numero di occupati e soprattutto con le ore effettivamente lavorate, specie di questi tempi che la cassa integrazione incide in maniera pesante sul monte ore di lavoro totale. Così facendo si nota subito quel che si diceva sopra: la riduzione del numero degli infortuni mortali è solo apparente.

Può apparire cinica la fredda statistica mentre si parla di morti sul lavoro, ma lascia ben intendere l’effettiva condizione di sicurezza (o insicurezza) nei luoghi di lavoro. Ed a leggere i dati forniti da Inail e Istat mostrano come il numero di morti sul lavoro rispetto al totale degli occupati sia variato di poco: se nel 2010 sono morti sul lavoro 4,3 lavoratori (mi si perdoni la freddezza dei numeri) ogni centomila occupati, il rapporto non cambia di molto nel 2011 (4 morti ogni centomila occupati). Ma più interessante ancora, e soprattutto più efficace considerato l’elevato numero di ore di cassa integrazione erogate in questi anni, è mettere in rapporto gli infortuni mortali con le ore effettivamente lavorate. Si scopre così che ogni centomila ore effettivamente lavorate (quindi al netto delle ore di Cig, delle ore di sciopero, delle ferie, ecc.) si sono verificati 2,5 infortuni mortali nel 2011, contro i 2,6 del 2010. Sostanzialmente non ci sono stati miglioramenti. Né si notato variazioni nel rapporto tra infortuni mortali ed il totale degli incidenti sul lavoro: ogni 1000 infortuni occorsi, 1,3 ha avuto conseguenza mortali nel 2010 come nel 2011.

Questi numeri mostrano come in Italia si continui a morire sul lavoro con la stessa frequenza oggi come ieri, ed al netto delle ipocrisie istituzionali si continua a morire da paese che non ha civiltà del lavoro.
Ma per stare a considerazioni più dirette, quei dati impongono di indagare meglio il fenomeno infortunistico nel suo complesso. La drastica riduzione del numero totale di infortuni sul lavoro legittima più di una ipotesi. Nel migliore dei casi si dovrebbe considerare che a diminuire sono gli infortuni minori. Ma ciò significherebbe che i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro non sarebbero granché migliorati; nella peggiore, e pure non peregrina, ipotesi si dovrebbe considerare il fenomeno della mancata denuncia dell’infortunio. Questa seconda ipotesi è tanto più sostenibile quanto più sono ricattabili i lavoratori. Oggi, tenendo conto della grave crisi economica e dei timori crescenti dei lavoratori di rimanere disoccupati, e quindi delle pesanti condizioni di ricattabilità a cui i lavoratori sono sottoposti, non si può non tenere in considerazione la possibilità di un forte “sommerso” nella denuncia degli infortuni sul lavoro. E già da oggi, con l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori così brutalmente manomesso dal governo e con il servile sostegno di PD, PDL e Terzo polo, chissà quanto ancora diminuirà il numero degli infortuni nei luoghi di lavoro nei prossimi mesi e anni…

Carmine Tomeo

Fonte: Postillanea

martedì 10 luglio 2012

La gaffe di Totti: ''Rispetto l'omofobia''


Ieri Francesco Totti, durante la conferenza stampa della Roma nel ritiro di Riscone di Brunico, si è reso protagonista con una incredibile dichiarazione. Un giornalista chiede al capitano della Roma un commento sulla frase poco elegante di Zarate, che aveva risposto con un insulto omofobo a un tifoso che lo criticava via twitter. Totti esordisce con un: "Io rispetto l'omofobia, rispetto la gente che vuole fare quella cosa... sono esseri umani e vanno rispettati". Il giocatore della Roma avrà fatto senz'altro confusione, visto che intendeva dire l'omosessualità. Niente di offensivo però. Solo una curiosa gaffe, naturalmente.

domenica 8 luglio 2012

Stanze separate per i militari gay. E’ una questione di buonsenso (cit.)

'Oggi nell’esercito mettono gli uomini da una parte e le donne da un’altra. Dormono in posti diversi perché giustamente possono crearsi dei disguidi', ha affermato Carlo Giovanardi, senatore del Pdl, ai microfoni de La Zanzara su Radio 24. 'Se ci sono degli omosessuali che vogliono praticare la loro omosessualità devono essere messi in camerate separate. E' una questione di buonsenso'. 'Le stanze separate sarebbero una cosa assolutamente normale'.

Anche a febbraio Giovanardi disse la sua sui gay. Leggi qui

venerdì 6 luglio 2012

Scuola Diaz, condannati i vertici di polizia


Sono state confermate le condanne per falso aggravato nei confronti dei vertici di polizia coinvolti negli scontri del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova. La Cassazione ha confermato le seguenti condanne: 4 anni per Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini. Inoltre sono state decise altre pene per altri funzionari di polizia coinvolti nelle vicende di Genova: Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini sono stati condannati a 3 anni e 8 mesi. La conferma delle condanne comporterà la sospensione dal servizio per i funzionari. Sono stati invece prescritti i reati di lesioni gravi che erano stati contestati a nove funzionari delle forze dell’ordine che all’epoca appartenevano al settimo nucleo speciale della Mobile. (FattiDiCronaca)

giovedì 5 luglio 2012

Bruno Vespa e le forbici. Tutto vero

Bruno Vespanella puntata di Porta a Porta del 4 luglio dedicata ai tagli del governo Monti, conduce la trasmissione con delle forbici gigantiNon volevo crederci ma è tutto incredibilmente vero. 



mercoledì 4 luglio 2012

Spending Review, quasi una nuova manovra

La Spending review non è una nuova manovra, parola di Mario Monti. Il premier, tornato ad essere il “Super Mario” degli inizi, rompe gli indugi e decide che tirare a campare non è più possibile ed è ora di ripartire, ma solo per tagliare gli sprechi e non i servizi. L’iniezione di fiducia ricevuta da Monti nel vertice europeo si concretizza in uno dei provvedimenti più attesi: il taglio della spesa pubblica. La Camera dice si al primo decreto legge istitutivo della spending review, con la creazione di un Comitato interministeriale per la revisione della spesa pubblica e la nomina del Commissario straordinario Enrico Bondi. E il compito, per niente facile, di Bondi è proprio quello di operare anche contro le resistenze degli alti gangli dell’apparato statale, quella burocrazia che ha creato non poche opposizioni ai tentativi di dimagrimento. Il testo, dopo alcune piccole modifiche, ha ottenuto l’ok di Montecitorio con 387 sì, 20 no e 47 astenuti. Il provvedimento torna adesso al Senato ed ha tempo fino al 7 luglio – data in cui scadrà – per essere varato. La Spending review consta di un iter complesso che deve portare ad una serie di misure attese da anni. Tra queste, però, ve ne sono alcune che lasciano presagire nuovi durissimi sacrifici e su cui i sindacati hanno espresso compatti la loro contrarietà.

Sui tagli e le misure del provvedimento il governo ha fatto sapere che ogni anticipazione è destituita di fondamento in quanto il decreto è in fase di scrittura. Ma dalle indiscrezioni trapelate dalla bozza della Spending review, filtrano contenuti che accendono il dibattito.

I tagli nel pubblico impiego. Innanzitutto, il pubblico impiego. Previsto il taglio del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti dello Stato. In tre anni, i circa tre milioni e mezzo di lavoratori della pubblica amministrazione verranno ridotti di 100 mila unità. Parte dei lavoratori raggiungeranno la pensione passando per la mobilità all’80% dello stipendio. Altri avranno la possibilità di derogare dalla riforma Fornero sulle pensioni, ottenendo il pensionamento anticipato obbligatorio. Si tratta dei dipendenti e dirigenti del pubblico impiego che abbiano realizzato i requisiti previsti dalle vecchie regole, entro il 31 dicembre 2013. La maggior parte degli esuberi verranno tagliati per mezzo di una riorganizzazione che farà a meno del turn over. La tredicesima non verrà toccata, mentre, a partire dal primo ottobre, i buoni pasto degli statali non potranno superare i 7 euro. Ma, soprattutto, la Spendig review introduce la sospensione dei concorsi pubblici e un graduale freno alle assunzioni, ridotte del 20% nel triennio 2012-2014, del 50% nel 2015, fino al blocco totale del 100% delle assunzioni a partire dal 2016. Sempre per gli statali, sarebbe prevista la riduzione del 10% dei permessi sindacali a partire da gennaio del 2013 e ferie obbligatorie a Ferragosto, Natale e Capodanno. Dato che ci sarebbe anche l’impossibilità di monetizzare ferie, riposi e permessi non goduti. Sempre nel pubblico impiego, i dipendenti delle forze di polizia di età inferiore a 32 anni, salvo casi eccezionali, devono essere utilizzati in servizi operativi, ovvero, su strada. Nell’ambito della riduzione delle spese per il personale (articolo 14). Nel testo, poi, figurerebbe anche una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che porterebbe alla chiusura di oltre 280 uffici giudiziari: tribunali, procure, e sezioni distaccate. 

Tagli all’università e razionalizzazione degli istituti di ricerca. Ridotto di 200 milioni di euro anche il finanziamento ordinario delle università, mentre 200 milioni sono in arrivo per le scuole non statali. Riorganizzati il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Soppressi cinque istituti di ricerca, la Stazione zoologica Anton Dohrn, il Museo storico della fisica e il centro di studi e ricerche “Enrico Fermi”.

Taglio netto anche per la sanità. Con una sforbiciata ai fondi erogati al sistema sanitario nazionale di tre miliardi in due anni: un miliardo per il 2012 e due per il 2013. Diminuzione del 5% all’acquisto di beni e servizi da parte della sanità pubblica e chiusura di tutti gli ospedali con meno di 120 posti letto. Si tratterebbe di circa 30mila posti letto in meno negli ospedali pubblici italiani, con un rapporto di 3,7 posti letto ogni mille abitanti, contro gli attuali 4,2. Tagli ed esborsi maggiori per le farmacie. Dalla data di entrata in vigore del decreto l’ulteriore sconto dovuto dalla farmacie convenzionate è rideterminato al valore del 3,65 per cento. Limitatamente al periodo decorrente dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2012, l’importo che le aziende farmaceutiche devono corrispondere alle Regioni (…) è rideterminato al valore del 6,5 per cento. Per l’anno 2012 l’onere a carico del Servizio sanitario nazionale per l’assistenza farmaceutica territoriale (…) è rideterminato nella misura del 13,1 per cento”. Dal 2013, questo stesso tetto è ulteriormente abbassato all’11,5% “al netto degli importi corrisposti dal cittadino per l’acquisto di farmaci ad un prezzo diverso dal prezzo massimo di rimborso stabilito dall’AIFA.

Meno soldi agli enti locali e alla pubblica amministrazione. Inferiori anche le risorse che lo Stato conferirà alle regioni a statuto ordinario, 700 milioni in meno nel 2012 e un miliardo in meno a partire dal 2013. Verranno tagliati anche i costi dei beni e dei servizi nella pubblica amministrazione, che in totale ammontano a 60 miliardi l’anno. Verrà perseguita una gestione più remunerativa – più economica – per il patrimonio statale, evitando sprechi e cercando di ottimizzarne le rendite. Previsto anche l’uso gratuito per lo Stato di beni pubblici degli enti territoriali e viceversa. Alcuni enti statali e locali verranno soppressi. Con il riordino delle Province. Taglio anche al numero dei membri dei Cda delle società pubbliche, che potrà variare tra i 3 e i 5 membri a seconda se la società debba gestire o meno dei servizi. Inoltre, dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2014, lo stipendio dei dipendenti delle società pubbliche non potrà superare quello del 2011. Alle società pubbliche verranno tagliate significativamente anche le consulenze.

Blocco dell’Iva e delle tariffe. Sospensione per l’anno 2012 dell’incremento dell’Iva e riduzione dell’incremento dell’Iva a decorrere dall’anno 2013. Previsto anche il blocco delle tariffe fino al 31 dicembre 2013. La misura scatta dalla data di entrata in vigore del decreto. Blocco anche per l’adeguamento ai canoni/Istat e per la riduzione dei compensi pagati ai Caf.

Sforbiciata alle missioni di pace. Ridotto di 8,9 milioni, già a partire da quest’anno, il fondo per le missioni di pace. Ridotto di 10 milioni il fondo per le vittime dell’uranio impoverito corrisposto ai familiari di militari e civili impegnati nelle missioni italiane, ammalati o morti per gli effetti letali dell’uranio impoverito.

Il decreto legge con i tagli per il 2012, dovrebbe essere varato venerdì prossimo, un giorno prima della sua scadenza. Su un punto Monti è stato chiaro, servono 4,2 miliardi di euro per evitare un nuovo aumento dell’iva in autunno, che avrebbe conseguenze devastanti su un’economia in recessione come la nostra. Il problema, però, sembra essere anche un altro. Visto che per risolvere il problema gravoso dei terremotati e degli esodati, i miliardi lieviterebbero, anche se per ora non è possibile sapere di quanto. Gli incontri di oggi con enti locali e parti sociali, intanto, hanno aumentato l’insoddisfazione e i punti interrogativi. Quello che si chiede al governo è una stima precisa delle cifre contenute nel decreto, visto che sono proprio i fondi aggiuntivi per terremotati e esodati a non essere stati ancora quantificati. La spending review sarà un processo in divenire che continuerà anche in futuro. La revisione della spesa sarà divisa in tre fasi.
Il suo cammino, ha spiegato Monti, è già iniziato la scorsa settimana con la prima fase, concernente i tagli a presidenza del Consiglio e Tesoro, il “buon esempio”. La seconda verrà avviata con il decreto legge votato a Montecitorio, mentre una terza fase verrà avviata tra qualche settimana con un altro decreto legge per la riorganizzazione delle amministrazioni periferiche.

Fonte: Diritto di critica

lunedì 2 luglio 2012

Simpatiche bandiere al Circo Massimo...

Ecco alcune simpatiche bandiere apparse ieri al Circo Massimo di Roma durante la finale degli Europei tra Italia e Spagna. Il giovane in possesso delle bandiere è stato, poi, identificato dalla Digos di Roma e fermato per resistenza e apologia di reato.



Troppo forti per noi. Grazie lo stesso ragazzi


Il sogno di riconquistare l'Europeo dopo 44 anni di distanza si è infranto ieri sera contro il muro rosso. La Spagna è campione d'Europa per la terza volta nella sua storia.

SQUADRA DA LEGGENDA - A questo dobbiamo aggiungere i 3 trofei consecutivi vinti in 4 anni dalle furie rosse. Numeri impressionanti. Nessuna nazionale in precedenza aveva mai raggiunto questi risultati. Una squadra già entrata nella storia del calcio. La Spagna è troppo forte. Giù il cappello.
LA PARTITA - L'Italia non è entrata praticamente mai in partita. E la lezione di calcio spagnola non è tardata ad arrivare. Il 4-0 è umiliante e pesante. La nazionale è arrivata a questo appuntamento scarica non tanto mentalmente ma fisicamente. Pochissimi giorni per recuperare la forma e diversi giocatori (come De Rossi, Marchisio, Abate e Chiellini) non al meglio della condizione. L'approccio alla gara è stato da dimenticare. I primi due gol spagnoli nascono da gravi disattenzioni difensive di Abate e Chiellini. Il centrocampo spagnolo soffoca subito le geometrie di Pirlo e il dinamismo di De Rossi è l'Italia scompare subito. Nella ripresa la musica non cambia. La Spagna non si ferma col suo estenuante possesso palla e finisce con lo stordirci. Iniesta e Xavi dettano legge calcistica lì in mezzo. Ci si mette anche l'infortunio record di Thiago Motta. Italia in 10. Entra e segna Torres. La partita va praticamente in archivio. E il quarto gol di Mata serve solo per arrotondare un risultato già pesante.
PRANDELLI - Si è data la colpa per questo tonfo ad alcune scelte tattiche di Prandelli nella formazione iniziale. 'Ci voleva qualcuno più fresco' è la frase che più si legge e si sente in queste ore. Forse un Nocerino o un Diamanti avrebbero fatto comodo. Forse un Giovinco o un Di Natale dall'inizio o buttato prima nella mischia anche. E la scelta di far entrare Thiago Motta (anche lui scarico) che si è presto infortunato ci ha tagliato le gambe, visto che i cambi erano esauriti. Tutti questi motivi potrebbero essere degli alibi. E Prandelli lo sa. Chissà se stanotte ci avrà ripensato...
ORGOGLIO, RICORDI ED APPLAUSI - Obiettivamente però, al di là delle scelte discutibili del tecnico e delle batterie scariche, la Spagna è stata superiore. Dobbiamo essere comunque orgogliosi di questa Italia che ha disputato un Europeo in crescendo ed è arrivata fino all'epilogo finale. Di questo torneo ci porteremo dentro la prova convincente nel girone contro la stessa Spagna, le magie di Pirlo, i rigori con l'Inghilterra e le due bombe di Balotelli agli odiati tedeschi. Se ci pensiamo, non è poco. L'Italia si è dovuta inchinare solo alla squadra più forte del mondo. Frase banale, retorica, persino fastidiosa. Ma è la realtà dei fatti. Complimenti alla Spagna. E un applauso all'Italia, se lo merita. Grazie lo stesso ragazzi.

domenica 1 luglio 2012

Eroi in mutande

Stanno suscitando scalpore e polemiche le parole di Marco Travaglio pubblicate sul Fatto Quotidiano di oggi. Il giornalista, con la franchezza che lo caratterizza, si scaglia contro quelli che definisce “eroi in mutande” e l’uso che, a suo dire, si sta facendo delle vittorie sportive per giustificare le magagne di casa nostra. Ecco l'articolo:

Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, c’è chi – soprattutto gli onanisti di twitter, più un insettucolo di Radio24 e un tal Macioce del Giornale – continua a menarla sul fatto che tifo contro gli “azzurri” agli Europei. Non mi riferisco a chi ci scherza sopra, com’è giusto che sia (tipo la banda del Misfatto), ma a chi replica con argomenti seriosi, patriottici, nazionalistici: tifare contro la Nazionale di calcio sarebbe disfattismo, tradimento, intelligenza col nemico teutonico. Se è per questo ho tifato pure per Spagna, Croazia, Irlanda e Inghilterra quando giocavano contro l’Italia. Invece ho tifato per l’Italia in altri tempi, quando a simboleggiarla erano i Bearzot, gli Zoff, i Trap. Anche allora c’era qualche furbetto coinvolto in scandali, tipo Rossi nel 1982: ma avevano pagato il conto con la giustizia. Ora invece, si usano le vittorie sportive (anche quelle meritate, come controla Germania) per chiudere altre partite senza neppure aprirle: quella del calcioscommesse, che al rientro dei nostri eroi in mutande sfocerà nei deferimenti di club di serie A e di parecchi giocatori, forse anche azzurri; e addirittura quella della politica e dell’economia europea, con una ridicola, puerile, penosa ricerca di vendetta su paesi più virtuosi del nostro. Tipo la Germania della Merkel. Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo. E invece c’è chi confonde i piani. È bastato che Buffon parasse tutto ai tedeschi perché Capezzone, disperso da mesi, rialzasse il capino e intimasse non si sa a chi né perché di “chiedere scusa a Buffon”. È bastato un paio di partite vinte perché tutti si scordassero che uno dei nostri eroi, Bonucci, è indagato nel calcioscommesse. Era già accaduto nel 2006, col Mondiale vinto un mese dopo Calciopoli: la coppa diventò un aspersorio per benedire e assolvere mediaticamente i ladroni con l’Operazione Amnesia, che ha la stessa radice di Amnistia. La stessa magliarata si sta tentando ora nel campo della politica. Per vent’anni ci siamo fatti governare, salvo rare parentesi ed eccezioni, da delinquenti e/o pagliacci che ci han portati al fallimento. Poi un provvidenziale colpo di palazzo orchestrato più a Berlino, Bruxelles e Francoforte che a Roma, ha messo su un governo tecnico guidato da una persona seria, almeno più seria di chi c’era prima, costringendo un Parlamento indecente ad appoggiarlo per paura delle elezioni. Ora son bastati sei mesi di travestimento, il loden al posto della bandana e del toupet, i prof al posto delle mignotte, per farci dimenticare che razza di paese siamo e chi abbiamo eletto per tutti questi anni, mentre l’odiata Germania si faceva governare dagli Schroeder e dalle Merkel. Ora è passata addirittura l’idea che il nostro debito pubblico e tutti gli altri guai dipendano dalla linea dura della Merkel. Piegata la quale torneremmo nel Regno di Saturno. Ma se, rispetto ai tedeschi, il nostro stato sociale fa schifo, spendiamo la metà in ricerca e sviluppo, i nostri operai guadagnano la metà, abbiamo il debito pubblico al 122% del pil contro l’82, il pil a -1,9% contro il + 0.8, il tasso sul debito al 5,7 contro l’1,6, l’inflazione al 3,2 contro il 2,1, la disoccupazione al 10,2% contro il 6,7, le esportazioni a picco mentre in Germania crescono, continueremo ad averli anche se abbiamo battuto la Germania a pallone. Non è colpa della Merkel, ma di chi ci ha governati e di chi l’ha votato. E non c’è gol azzurro che possa cancellare queste colpe. Dicono che la Merkel non va perché “fa gli interessi dei suoi elettori”. Ecco: vorrei anch’io poter accusare un premier italiano di fare gli interessi dei suoi elettori.

Marco Travaglio – Da Il Fatto Quotidiano del 01/07/2012