mercoledì 24 luglio 2013
Colosseo Offlimits, Pompei crolla: il disastro del patrimonio culturale italiano
Riunioni sindacali impediscono ai turisti di visitare il Colosseo, il monumento più famoso del mondo, i Bronzi di Riace giacciono ormai impolverati nel Palazzo Campanella a Reggio Calabria, gli scavi di Pompei sono transennati a causa di ormai cronici crolli. I più eclatanti di tanti esempi.
Il patrimonio culturale della penisola viaggia nel vortice dell'abbandono. "È chiaro che i vini italiani siano più buoni di quelli francesi, su questo non ci sono dubbi... Gli altri sanno semplicemente venderli meglio di noi...". L'opinione di molti enologi riflette il buio culturale italiano. Il crollo della Domus Pompei ha costretto la stessa Unesco, organo di salvaguardia dei patrimoni culturali delle Nazioni Unite, ad inviare missive di indagini sulle reali condizioni dei beni archeologici e a raccomandare repentini provvedimenti da parte dello Stato. "Non è un Paese per la cultura il nostro..."; "L'Italia potrebbe vivere di turismo" oppure "Nessuna nazione possiede una tale varietà paesaggistica, storica, culturale", sono ritornelli che si possono ascoltare spesso, perpetui e incessanti sulla bocca di tutti in un clima di abbandono.
A Roma, il Festival Internazionale della Letteratura è da dodici edizioni uno degli eventi più attesi. Solo ad una settimana dalla serata inaugurale dell'edizione 2013 il direttore artistico Maria Ida Gaeta ha ricevuto il via libera inerente la disponibilità dei fondi. Dieci giorni prima delle elezioni amministrative da un vago permesso del candidato Gianni Alemanno. Il Festival Barocco della Tuscia avrà luogo nel luglio 2013 solo a patto di grandissimi sacrifici che spesso si palesano nel volontariato e nella passione degli stessi organizzatori. La due giorni del Mediterraneo di Civitavecchia ha necessitato della manifesta volontà di una figura di spicco quale Ennio Morricone, uno dei promotori e direttore d'orchestra del concerto finale del 22 giungo.
Fiorello Primi, Presidente del club "I borghi più belli d'Italia" e co-autore dell'omonima guida tra le più lette dai turisti stranieri parla di morbo politico. "È una dimensione in cui la volontà di tutti per tutelare i nostri patrimoni c'è, ma è chiara come la luce del sole la necessità di usufruire di fondi economici solidi. Denaro liquido su cui le imprese possano farsi forza, non un ulteriore aumento dell'IVA." Se fa scalpore l'acquisizione della Pernigotti da parte della famiglia turca Tuksoz, altrettanto deprimenti sono le relazioni delle realtà locali della Confcommercio e della Confesercenti in occasione dell'Assemblea Generale 2013. Il Presidente Sangalli ha definitito l'italia "un paese di lavoratori, imprenditori e cittadini appassionati del loro mestiere...". Ha anche provocato il mondo della politica: "Adesso tocca a voi, al Parlamento e al Governo perché le imprese da sole non ce la fanno più, hanno già fatto quello che dovevano e che potevano fare, forse anche di più. Occorre una maggiore moralità in politica, altrimenti le urne elettorali continueranno a svuotarsi e questo non fa bene alla democrazia repubblicana."
Ma è veramente solo un'Italia che arretra, quella in cui vengono presentate iniziative e start up per riqualificare Comuni e territorio, renderle accattivanti per i turisti stranieri, quella in cui non mancano eventi culturali e concerti nell'arco dell'estate dove possano esprimersi i più grandi artisti e talenti? Dal maestro Riccardo Muti si sono presentati oltre duemila studenti per assistere a una lezione su Giuseppe Verdi, nel mese di luglio in una metropoli come Roma.
Il Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo offre visite guidate presso le sale mai visitate del monumento e addirittura attraverso il Passetto di Borgo, il celebre passaggio che in passato permetteva al Papa di fuggire da San Pietro in caso di attacchi esterni. È inutile raccontare la storia di chi si impegna come il signor Lopilato, un uomo che ha combattuto contro la grettezza delle realtà locali per rivalutare l'agrumeto della Valle dei Templi in Sicilia, unico luogo al mondo dove convivono oltre dodici specie di aranci.
Purtroppo ci si scontra con una certa pigrizia di fondo, non solo quella delle istituzioni. Quella di giovani che ad esempio rifiutano offerte di lavoro pagate lautamente dati i tempi di crisi per non perdersi l'ozio dell'estate. Tale è il caso di una realtà economica come il Rainbow Magicland, un parco giochi nella periferia della capitale. Una strana contraddizione la realtà culturale italiana perché ospita la convivenza di uomini dal grande impegno con coloro che preoccupati dai calcoli e interessi immediati ignorano il potenziale del nostro Paese. Un turismo culturale abbandonato in un angolo per colpa di dettagli come l'assenza di qualche etichetta cinese nei musei per poter spiegare un quadro o un'opera ai visitatori dell'estremo oriente.
Solo da qualche mese nei siti turistici è stata introdotta l'applicazione del "multi-lingua" per gli stranieri. Una mentalità poco brillante che accetta scavi trascurati, paesaggi naturali coperti di rifiuti, opere d'arte sbiadite bisognose di un restauro. Un atteggiamento anche poco orgoglioso, che subisce con poca risentita indifferenza il giudizio di mezzo mondo, "che i vini francesi", una banalità che può essere indicata da qualsiasi altro esempio, "sono certamente più buoni di quelli italiani."
Fonte: AgoraVox Italia
domenica 14 luglio 2013
Emergenza umanitaria in Siria: quasi due milioni di rifugiati
I numeri sono impressionanti: l’ONU stima che dall’inizio del conflitto siriano oltre 100mila persone abbiano perso la vita e circa 1,6 milioni i siriani sono stati costretti ad abbandonare le loro case.
E la situazione non fa che peggiorare. Intanto la Germania annuncia che accoglierà in maniera temporanea 5mila siriani a partire dalla prossima settimana, in particolare famiglie con figli che andranno ad unirsi ai 16mila che già vivono nel Paese. Il Ministro dell’Interno tedesco, Hans Peter Friederich, invita anche gli altri paesi dell’Unione Europea a fare lo stesso:
"Si tratta di un'accoglienza temporanea, non di un insediamento permanente", ha spiegato Friederich, che ha inoltre invitato l'alto commissariato dell'Ue per i rifugiati a organizzare un meettng proprio per coinvolgere attivamente gli altri stati membri.
L’allarme è scattato dopo che la situazione in Siria è precipitata vertiginosamente.
Nawaf Salam, Ambasciatore del Libano presso le Nazioni Unite, ha spiegato che oramai i rifugiati che sconfinati nel territorio libanese sono oltre un milione. Questa è una stima che tiene conto solamente dei siriani entrati senza aver fatto domanda di asilo politico, che sono ospitati da amici o parenenti nel Paese dei Cedri. Va specificato, infatti, che la cifra non riflette la situazione reale, in quanto sono migliaia le persone non registrate e che, al momento, non hanno accesso all’assistenza umanitaria e ai servizi di base.
I rifugiati si dirigono soprattutto verso Libano, Giordania, Iraq e Turchia.
Human Rights Watch (Hrw) ha diffuso, nei giorni scorsi, un nuovo rapporto che denuncia come questi ultimi tre paesi stiano, invece, respingendo migliaia di siriani in fuga dal loro Paese chiudendo le loro frontiere:
“Guardie di frontiera irachene, giordane e turche stanno spingendo indietro migliaia di persone che cercano di fuggire dalla Siria”.
Casa, salute e igiene. Sono queste le preoccupazioni delle agenzie umanitarie, che mettono in evidenza il bisogno di una strategia a lungo termine.
Intanto prepariamoci a veder aumentare, quasi del doppio, il numero dei rifugiati.
Fonte: AgoraVox Italia
E la situazione non fa che peggiorare. Intanto la Germania annuncia che accoglierà in maniera temporanea 5mila siriani a partire dalla prossima settimana, in particolare famiglie con figli che andranno ad unirsi ai 16mila che già vivono nel Paese. Il Ministro dell’Interno tedesco, Hans Peter Friederich, invita anche gli altri paesi dell’Unione Europea a fare lo stesso:
"Si tratta di un'accoglienza temporanea, non di un insediamento permanente", ha spiegato Friederich, che ha inoltre invitato l'alto commissariato dell'Ue per i rifugiati a organizzare un meettng proprio per coinvolgere attivamente gli altri stati membri.
L’allarme è scattato dopo che la situazione in Siria è precipitata vertiginosamente.
Nawaf Salam, Ambasciatore del Libano presso le Nazioni Unite, ha spiegato che oramai i rifugiati che sconfinati nel territorio libanese sono oltre un milione. Questa è una stima che tiene conto solamente dei siriani entrati senza aver fatto domanda di asilo politico, che sono ospitati da amici o parenenti nel Paese dei Cedri. Va specificato, infatti, che la cifra non riflette la situazione reale, in quanto sono migliaia le persone non registrate e che, al momento, non hanno accesso all’assistenza umanitaria e ai servizi di base.
I rifugiati si dirigono soprattutto verso Libano, Giordania, Iraq e Turchia.
Human Rights Watch (Hrw) ha diffuso, nei giorni scorsi, un nuovo rapporto che denuncia come questi ultimi tre paesi stiano, invece, respingendo migliaia di siriani in fuga dal loro Paese chiudendo le loro frontiere:
“Guardie di frontiera irachene, giordane e turche stanno spingendo indietro migliaia di persone che cercano di fuggire dalla Siria”.
Casa, salute e igiene. Sono queste le preoccupazioni delle agenzie umanitarie, che mettono in evidenza il bisogno di una strategia a lungo termine.
Intanto prepariamoci a veder aumentare, quasi del doppio, il numero dei rifugiati.
Fonte: AgoraVox Italia
martedì 2 luglio 2013
Dietro alle rivolte egiziane, un paese sull’orlo del crack
La tensione è ancora alle stelle ma, nonostante la manifestazione di ieri al Cairo, le violenze in Egitto sono state contenute. La rivoluzione – la seconda in pochi anni – è per il momento rinviata. Ma dietro allo scontro politico tra laici (coloro che sono scesi in piazza ieri) e fondamentalisti (i Fratelli Musulmani), c’è un paese sull’orlo del crack.
L’Egitto sull’orlo del fallimento. Mentre gli investitori privati fuggono dall’Egitto, paese sempre più instabile e incapace di apportare le necessarie riforme economiche, sono chiusi anche i rubinetti dei paesi Ue. Nessuno vuole investire in un paese che sovvenziona la bolletta elettrica e il costo della benzina, oltre al pane, necessario per sfamare decine di milioni di poveri. Oggi questo sistema non regge più. Una famiglia che possiede un’abitazione media paga d’estate (con i condizionatori accesi) l’energia elettrica per un totale di 10 euro al mese. Un costo molto basso, coperto da gravose sovvenzioni statali che stanno facendo crescere il debito, mentre la moneta perde sempre più rapidamente potere d’acquisto.
“Incompetenti al governo”. “In questo le responsabilità del presidente Morsi e della politica scelta dai Fratelli musulmani sono chiare e dirette”, spiega Khaled Dawoud, portavoce dell’opposizione. “I Fratelli hanno dimostrato scarsa una competenza economica. Con la loro strategia di “fratellizzare” ogni pezzo dello stato egiziano, hanno respinto ogni possibilità di collaborazione con noi, con l’altra metà dell’Egitto. E tutto questo ci avvicina sempre più al crollo economico e anzi lo favorisce, perché il caos politico fa fuggire gli investimenti e rinvia il risanamento”.
Crolla il turismo, addio investitori. Certo, il caos politico-istituzionale è la causa principale della grave crisi finanziaria ed economica. Dalle prime rivolte anti Mubarak il turismo è crollato inesorabilmente. Gli occidentali ora evitano città come il Cairo e Alessandria, mentre resistono solo mete “protette” come Sharm El Sheik. Tutto questo si è aggiunto a due elementi importanti: in primo luogo le varie rivolte hanno fatto crollare la produttività e la capacità produttiva del Paese, in secondo luogo il mercato finanziario ha visto l’abbandono degli investitori internazionali. Così, dall’inizio del 2013, l’Egitto ha iniziato a vedere dissanguate le sue riserve di valuta estera: all’inizio di maggio le riserve erano crollate a 14 miliardi di dollari dai 35 dell’inizio del 2011.
Centrali elettriche senza manutenzione. Tutto ciò ha ingenerato una spirale negativa che sta paralizzando il paese. La benzina scarseggia, il gas è in esaurimento e ci sono spesso black out elettrici. Tutta colpa della manutenzione. Infatti, alcuni giacimenti di gas sono terminati ma gli altri non vengono sfruttati per mancanza di investimenti e per la manutenzione dei siti. Stesso discorso per le centrali elettriche che non vengono manutenute oramai da vari anni.
Fonte: Diritto di critica
L’Egitto sull’orlo del fallimento. Mentre gli investitori privati fuggono dall’Egitto, paese sempre più instabile e incapace di apportare le necessarie riforme economiche, sono chiusi anche i rubinetti dei paesi Ue. Nessuno vuole investire in un paese che sovvenziona la bolletta elettrica e il costo della benzina, oltre al pane, necessario per sfamare decine di milioni di poveri. Oggi questo sistema non regge più. Una famiglia che possiede un’abitazione media paga d’estate (con i condizionatori accesi) l’energia elettrica per un totale di 10 euro al mese. Un costo molto basso, coperto da gravose sovvenzioni statali che stanno facendo crescere il debito, mentre la moneta perde sempre più rapidamente potere d’acquisto.
“Incompetenti al governo”. “In questo le responsabilità del presidente Morsi e della politica scelta dai Fratelli musulmani sono chiare e dirette”, spiega Khaled Dawoud, portavoce dell’opposizione. “I Fratelli hanno dimostrato scarsa una competenza economica. Con la loro strategia di “fratellizzare” ogni pezzo dello stato egiziano, hanno respinto ogni possibilità di collaborazione con noi, con l’altra metà dell’Egitto. E tutto questo ci avvicina sempre più al crollo economico e anzi lo favorisce, perché il caos politico fa fuggire gli investimenti e rinvia il risanamento”.
Crolla il turismo, addio investitori. Certo, il caos politico-istituzionale è la causa principale della grave crisi finanziaria ed economica. Dalle prime rivolte anti Mubarak il turismo è crollato inesorabilmente. Gli occidentali ora evitano città come il Cairo e Alessandria, mentre resistono solo mete “protette” come Sharm El Sheik. Tutto questo si è aggiunto a due elementi importanti: in primo luogo le varie rivolte hanno fatto crollare la produttività e la capacità produttiva del Paese, in secondo luogo il mercato finanziario ha visto l’abbandono degli investitori internazionali. Così, dall’inizio del 2013, l’Egitto ha iniziato a vedere dissanguate le sue riserve di valuta estera: all’inizio di maggio le riserve erano crollate a 14 miliardi di dollari dai 35 dell’inizio del 2011.
Centrali elettriche senza manutenzione. Tutto ciò ha ingenerato una spirale negativa che sta paralizzando il paese. La benzina scarseggia, il gas è in esaurimento e ci sono spesso black out elettrici. Tutta colpa della manutenzione. Infatti, alcuni giacimenti di gas sono terminati ma gli altri non vengono sfruttati per mancanza di investimenti e per la manutenzione dei siti. Stesso discorso per le centrali elettriche che non vengono manutenute oramai da vari anni.
Fonte: Diritto di critica
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