Il popolo No-tav non si rassegna e chiama a raccolta l’Italia intera: «Da soli non ce la possiamo fare, perché loro sono in troppi. Per riconquistare la Maddalena abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Di tutti quelli che credono che un’altra democrazia è possibile, di tutti quelli che non sono disposti a farsi rubare il proprio avvenire». A parlare è Alberto Perino, una delle tante voci del movimento, che dalla Val di Susa si rivolge al Paese convocando per domenica 3 luglio una manifestazione nazionale a Chiomonte. E l’Italia non si fa pregare: attestati di solidarietà e partecipazione piovono da ogni lato. Dal giorno successivo allo sgombero si succedono presidi e cortei di protesta in centinaia di città italiane. Torino, Pavia, Brescia, Napoli, Roma, Livorno, Barletta, Pinerolo, Bari, Novara: l’Italia è in subbuglio.
E il web non resiste alla protesta: «Mobilitiamoci e solidarizziamo con chi non cede alla prepotenza della casta partitica - scrive un utente su Twitter - . I responsabili di quel che sta avvenendo alla Maddalena si chiamano Lega, Pd e Pdl. E per farlo non hanno scusanti se non quella di volersi abbuffare a spese dell’eroico popolo della Val Susa. Impediamolo!». Lo sgombero coatto del presidio di Chiomonte non smette di suscitare reazioni: «è iniziata una nuova fase di resistenza per fermare la distruzione e denunciare l’illegalità» scrive il comitato No-Tav di Torino sul suo sito internet. Quella della Maddalena, ricordano gli attivisti «è una lotta che riguarda tutti, non solo i valsusini. È una battaglia di civiltà in difesa della democrazia».
E a pensarlo non sono i soli: «Siamo tutti Valsusini» dicono i No-Dal Molin «Ed è per questo che lunedì pomeriggio abbiamo occupato gli uffici vicentini di Trenitalia e costruito un presidio sotto la Prefettura. La nostra strada è quella di chi si oppone alla violenza e all’imposizione: ecco perché domenica 3 luglio saremo in Val di Susa, al fianco della “Libera Repubblica della Maddalena” per partecipare alle forme di opposizione che le donne e gli uomini della valle decideranno di costruire nei prossimi giorni». I No-Dal Molin giudicano i fatti di lunedì «un atto di guerra contro una comunità che rivendica il diritto di decidere il futuro della terra che abita».
Lunedì il presidio di Chiomonte, scrivono sul loro blog «sembrava un luogo sotto bombardamento, con i lacrimogeni sparati anche ad altezza uomo col solo scopo di cacciare coloro che la riempivano della propria determinazione. È un modello che vediamo ripetuto in ogni luogo in cui si parla di democrazia e libertà. E non c’è bisogno di superare le frontiere o attraversare il Mediterraneo per cercarne gli esempi: lo abbiamo visto a Vicenza, quanto hanno voluto avviare a ogni costo il cantiere militare statunitense; o a Chiaiano, per imporre una discarica che condanna all’insalubrità decine di migliaia di persone».
In rete è apparso anche un appello per la democrazia e il rispetto della legalità in Val di Susa. «Non ci rassegniamo all’idea che il nostro futuro possa essere deciso da quell’intreccio perverso tra politica, affari e criminalità organizzata che governa ampie aree del nostro Paese e inquina la nostra società» scrivono i No-Tav. Comitati cittadini e realtà di base stanno scaldando i motori in attesa di domenica. Oggi a Roma, alle 17.30 è prevista un’assemblea pubblica davanti alla stazione Tiburtina. Le liste per prenotare posti in autobus per Chiomonte sono già aperte. Il Paese è pronto a partire.
Fonte: Terranews