martedì 29 ottobre 2013

Comunicato stampa corso "L'UE per i giovani"

L'UE PER I GIOVANI, INCONTRI DI FORMAZIONE E DI NETWORKING PER GIOVANI MOLTIPLICATORI FINO AI 36 ANNI

La Rappresentanza in Italia della Commissione europea e l'Ufficio di Informazione in Italia del Parlamento europeo organizzano per la prima volta a Spazio Europa incontri formativi e di networking per giovani moltiplicatori: comunicatori, progettisti, imprenditori e amministratori pubblici locali.

Il percorso “L'UE per i giovani” mira a orientare sulle fonti di informazione dell'Unione Europea e fornire un quadro generale dei nuovi programmi per il periodo 2014-2020, a favore dell'apprendimento e della mobilità, della formazione e dell'occupazione e dell'imprenditoria giovanile, nonché dei diritti e della cittadinanza.

I quattro incontri, organizzati con il supporto tecnico dell'associazione AIM – Agenzia Intercultura e Mobilità, si svolgeranno a Roma presso lo Spazio Europa nelle seguenti date:


  • 21 novembre 2013 - Comunicare l'Europa per i Giovani

A chi è rivolto: giovani comunicatori, social media managers ed esperti nell'uso dei nuovi strumenti di comunicazione online; giovani che nelle loro associazioni, istituzioni e gruppi si occupano di comunicazione, promozione delle attività e disseminazione dei risultati di progetti europei o vorrebbero iniziare a comunicare sui temi europei in maniera più professionale, con la possibilità di farne un lavoro per il futuro.

  • 27 novembre 2013 - Progettare in Europa

A chi è rivolto: giovani progettisti europei che operano all'interno di organizzazioni, enti e istituzioni attive nell'ambito della mobilità, dell'apprendimento e della formazione; operatori/animatori che fanno parte di organizzazioni giovanili e non, e, attraverso i programmi europei, aspirano a coordinare l'area progettazione per accedere ai finanziamenti a nome e per conto delle organizzazioni di provenienza.

  • 6 dicembre 2013 - Fare impresa in Europa

A chi è rivolto: giovani imprenditori o aspiranti imprenditori che hanno già un'idea di start up concreta da realizzare, rappresentanti delle associazioni di imprenditori di piccole, medie imprese e di organizzazioni giovanili e universitarie del settore

  • 22 gennaio 2014 - L'Europa per i giovani amministratori pubblici locali

A chi è rivolto: giovani amministratori pubblici locali che operano presso istituzioni comunali e segretari e presidenti di forum giovanili locali. Le attività sono strutturate per la partecipazione dalle 9:30 alle 18:30 unendo dimensione formale e metodologie per l'apprendimento non formale. Per ogni incontro ci saranno sessioni informative con panel di relatori esperti, rappresentanti delle principali istituzioni e agenzie in Italia e in Europa, condivisione di esperienze concrete e buone pratiche, workshop interattivi e dinamici facilitati da formatori AIM.

Il progetto, il programma nel dettaglio, i profili dei relatori, facilitatori ed esperti tecnici, ed il modulo di richiesta di iscrizione, si trovano sul sito: www.ueperigiovani.eu
La partecipazione è gratuita.

Per ulteriori informazioni
email: aim.infogiovani@gmail.com
Dal lunedì al venerdi dalle 14:00 alle 19:00
cell. 3801564152

Segnalazione di Marianna Addis

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lunedì 28 ottobre 2013

Ciao Lou

E' morto all'età di 71 anni Lou Reed, il poeta maledetto del rock. Vogliamo ricordarlo con due suoi famosissimi brani.



martedì 22 ottobre 2013

Terra dei fuochi. Da consapevoli assassini ad inconsapevoli vittime

La terra dei fuochi è una terra infuocata, ma anche nu fuoc ‘e terr, un fuoco da terra o i fuochi di terra. Una volta in queste zone i fuochi da terra erano quelli di artificio, che partivano appunto da terra per arrivare in cielo a celebrare le feste dei Santi. Santi, che ora non basterebbe invocare tutte le ore di tutti i santi giorni per lavare tutto il sangue avvelenato o per tentare di salvare dalle sofferenze tutte quelle vittime, che, attenzione, non sono i morti già andati, ma sono quelli che aspettano che la morte arrivi a prenderli come topi in una trappola, perché forse non c’è niente di più brutto della morte stessa se non l’attesa che essa arrivi, certa, inesorabile ed in un tempo relativamente breve. Morti in attesa di esserlo, proprio per il frutto di queste terre, di quella terra, che come la protagonista di un’efferata vendetta, da mamma diventa carogna ed inghiotte i suoi figli, stanca dell’incesto perpetrato ai suoi danni da quegli stessi figli che per anni l’hanno fottuta, venduta e avvelenata insieme ai loro fratelli. Ora in quanti cartelli si esprime la rabbia. È vero, città intere di quelle zone non devono morire e, scrivere questo, esprime tutta la nostra vicinanza, ma mi piacerebbe vedere anche dei cartelli in cui qualcuno scriva che quei morti, tutti quei morti già andati, e molti erano e sono bambini, non dovevano morire, o potevano morire non incontrando la sorte che hanno incontrato, una sorte maligna e beffarda che li ha strappati via dai loro giochi prima di portali poi via per sempre.

Ora qualcuno dice che la speranza stia nella bonifica di questi territori, bonifica che si farà anche se ci vorrà del tempo. Ma innanzitutto quali confini hanno questi territori? Per cui, quale bonifica sarà davvero possibile? Ed inoltre, a che prezzo? Quale sarà o potrà essere ancora il prezzo che si dovrà pagare? Quanto sangue ancora dovrà essere versato in questa terra per bonificarla dai veleni sversati? E a cosa servirà?

È vero sarà importante il tempo. Ma non quanto tempo ci vorrà, semmai, chissà se basterà tutto il tempo che ci vorrà? Perché se mai ci si riuscirà, se mai si riuscirà a ridare dei frutti a questa terra, ammesso che il “pomo” torni ad essere di nuovo “d’oro”, chi lo coltiverà? e soprattutto, chi riuscirà a mangiarlo? Boh!!!

A terr re fuoc
A terr re fuoc è nu fuoc e terr,
e i muort e stu camp so pegg e chill e na guerr.
A terr re fuoc è nu fuoc che parte da terr,
ma nun’ allamp dint ‘o ciel che rire,
pecchè è na terra che chiagne, è na vit che more.
Nun’è nu fuoc r’artificio che canta a nu sant,
sta terr è nu sacrificio cercat a tutt quant.
A terr re fuoc è na terr che coce
addò l’alberi e i rami addiventn croci,
e o’ frutt e sta terr nu so chiù pummarole,
ma ca mort dint ‘o cor so na porta ‘e dulore.
A terr re fuoc nun ten speranz,
pecchè a vit nun’è vit se a mort ce penz,
e dint ‘o spital addò a cas è na stanza,
pur a vit che rest nunn’ è vita vissuta, ma è mort che avanza.
E comme quann chiov,
che o brutt nunn’ è l’acqua che è semp acqua pur quann’ è acqua che scenn,
ma o brutt è che l’acqua che scenn è acqua che nfonn,
e o fang che fa, nunn’ è brutt p’ò fang ma p’ò pere c’affonn,
accussì sta mort nun è brutt p’a mort che sarrà semp certa,
ma pecchè certo sta terr nu s’ammeritava stà ciorta!!!

Vincenzo Minichino

venerdì 18 ottobre 2013

La furbesca pubblicità di Mediaset nel (quasi) generale disinteresse


Ai tempi di Carosello, quello originale di metà del secolo scorso, la pubblicità aveva una e una sola “mission” (si sopporti qualche termine mutuato dall’inglese, altrimenti si rischia di passare per ignoranti): vendere i prodotti o i servizi pubblicizzati. Col trascorrere del tempo si è assistito al proliferare di spot il cui fine è, o in cerci casi appare, differente come ad esempio quelli di carattere umanitario, sociale o di pubblico interesse nei quali la sollecitazione consiste nella richiesta di adesione a un invito o, più spesso, a una sottoscrizione di denaro.

Le pubblicità prettamente commerciali sono incappate in più di un’occasione nei provvedimenti dell’Authority (valga quanto già detto in fatto di ricorso agli inglesismi) sia riguardo ai contenuti a volte scorretti, a volte fuorvianti, sia per la diffusione di messaggi truffaldini al punto tale da descrivere l’oggetto della pubblicità con caratteristiche in parte o del tutto difformi rispetto alla realtà.

Con l’esperienza affinata dai pubblicitari nel corso del tempo, anche sulla scia di sentenze giudiziarie e pronunciamenti delle stesse autorità competenti in materia, si è fatta strada una forma di spot in cui il messaggio diventa subliminale senza cadere nelle ingenue proposizioni dell’antico Carosello. Per intenderci, quelli di una certa generazione ricorderanno “L’infallibile ispettore Rock” il quale alla soluzione del micro-giallo, dopo l’osservazione del suo subalterno secondo il quale lui “non sbaglia mai”, si levava il cappello e, mostrando la pelata, esclamava: “Anche io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti”. Pubblicità da considerarsi tanto simpatica e ironica quanto discutibile visto che non è mai esistita sulla faccia della terra una brillantina capace di contrastare anche di poco la caduta dei capelli, altrimenti chi scrive potrebbe utilizzare oggi una piastra per farsi le “onde” e non la lametta per decapitare i rari capelli superstiti, ultimi ostinati quanto fieri rappresentanti di quella che fu, in tempi remoti, una fluente chioma.

Su questa scia, da un po’ di tempo ha fatto l’apparizione sulle reti Mediaset una nuova (ma non troppo) forma di pubblicità autoreferenziale, di dubbio gusto nella forma e di profonda indisponenza nel contenuto, di quelle verso le quali però nessuna Authority troverà spunti per un intervento. Il riferimento va alla serie esagerata di spot il cui messaggio subliminale dovrebbe suonare all’incirca così: “Visto quanto siamo bravi, onesti, altruisti, benefattori, rispettosi delle leggi?”. Sin qui, niente da eccepire, se non l’ovvio consiglio ai dirigenti dell’azienda di tenere sempre a mente il proverbio che recita: “Chi si loda s’imbroda”. 

Quando però in uno degli spot (il secondo, il testo lo trovate qui, Ndr) si sostiene che “loro” le tasse le pagano tutte in Italia, lo stomaco del telespettatore inizia a contrarsi fastidiosamente. È pur vero che Mediaset ne è uscita non colpevole da alcune delle inchieste riguardanti la Società, ma è altrettanto vero che il proprietario ha dovuto subire l’onta di una condanna definitiva per evasione fiscale di proporzioni impressionanti, guarda caso. Un briciolo di buonsenso avrebbe dovuto consigliare prudenza e pudore ai dirigenti Mediaset i quali evidentemente sono infastiditi dalla classica coda di paglia attaccata al loro fondo schiena tanto da sentirsi in dovere di rabbonire il gregge dei telespettatori. Ciò che più indispone, però, è quel “Così… giusto per ricordarlo” pronunciato al termine degli spot, quasi a sottolineare l’ovvietà e l’incontestabilità di quanto sostenuto.

Ma quando mai! Se solo fosse applicabile anche per questa categoria di messaggi il criterio di valutazione della pubblicità ingannevole, varrebbe la pena di scomodare l’Authority. Costoro, quelli di Mediaset, vorrebbero convincere i telespettatori di essere gli unici a non far pagare il canone, ma dimenticando di dire per quale ragione il loro proprietario non abbia mai eliminato il canone RAI, nonostante sia stato al governo per 3.340 giorni a datare dal 1994. Vogliono svelarci quanto pesi il canone in contingentamento di pubblicità alle reti pubbliche e, dunque, a vantaggio dei concorrenti? Vorrebbero costoro svelarci quanto sia costato a tutti noi contribuenti il famoso decreto Craxi che svendette le frequenze TV? E queste sono solo due o tre delle innumerevoli riflessioni in materia.

Così… giusto per ricordarlo.



Fonte: AgoraVox Italia

mercoledì 16 ottobre 2013

Si chiede al potere il Lutto Nazionale per la Campania


C'è un forte oscuramento morale per tutto quello che sta avvenendo intorno a quella che viene definita terra dei fuochi. Collera e dolore per una terra a cui prima è stata scavata la fossa, e adesso gli è stato fatto anche il funerale. Quando si parla di funerali dovuti a fatti tragici, di conseguenza si indice il lutto nazionale. Per la Campania va indetto il lutto nazionale a tempo indeterminato, fino a quando la regione Campania e il ministero della salute, senza nessuna presa per il culo, sappiano, immediatamente, fornire al popolo campano e alla nazione intera, i dati sulle morti tumorali, sulla frutta e verdura prodotti nella terra dei fuochi, e sui i siti che sono realmente inquinati.

E' giunto il momento che le istituzioni, dopo aver commesso il dolo, facciano sul serio la loro parte. C’è in gioco il futuro delle prossime generazioni. C’è l’urgenza di capire se dietro tutto ciò c’è qualche disegno losco che deve favorire qualcuno. La Campania ora è la regione dei veleni; e la regione dove tutto è inquinato; è la regione della camorra; è la regione della vergogna. La Campania è una regione da terzo mondo. È lo scarto della società italiana. Il lutto nazionale è un dovere nei confronti di una popolazione manipolata e derisa da 40 anni. La Campania per i prossimi 60 anni non avrà futuro. È un dovere piangere tutti insieme la fine di una regione meravigliosa.

Francesco Torellini

Fonte: Quotidianoitalia.it

lunedì 14 ottobre 2013

Rifiuti speciali rinvenuti a Vairano Patenora (CE)


Ieri, 13 ottobre, i Vigili urbani del Comune di Vairano Patenora (CE) hanno scoperto un accumulo di rifiuti speciali nei pressi della zona 'Verdesca'. Nel video sottostante, realizzato da Thomas Scalera, si possono notare anche rifiuti ospedalieri ed elettronici. La cosa più grave, però, al di là degli stessi rifiuti sversati, è rappresentata dal fatto che sono stati trovati vari documenti come fatture, ricevute e addirittura cartelle cliniche di pazienti risalenti a meno di 5 anni fa. Dai documenti rinvenuti sembra che le cartelle cliniche appartengano ad un centro di FISIOKINESITERAPIA di Portici (NA). I dati sono stati raccolti dai vigili che immediatamente hanno girato ai carabinieri il tutto per procedere alle indagini e agli accertamenti di rito.

Per leggere l'articolo originario cliccate qui oppure su questo link:
http://www.vairanonews.it/oim/news/111-vairano-rifiuti-speciali-rinvenuti-in-zona-verdesca.html

Ecco il video realizzato da Thomas Scalera


Segnalazione di Thomas Scalera

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domenica 13 ottobre 2013

Sparanise, presidiata l'area ex Pozzi

Dopo il commissariamento dal basso del comune di Calvi Risorta e il presidio alla discarica abusiva della cava calce idrata di Sparanise, è stato il turno dell’area ex Pozzi: una zona industriale dismessa, diventata negli anni una discarica a cielo aperto di ogni tipo di rifiuto, dall’eternit all’indifferenziato, oltre che il luogo scelto per far sorgere una centrale a Biomasse. 

Centinaia di persone, unite e compatte, hanno dato vita al presidio all’esterno dell’area, fino ad invadere la strada statale Appia, per raggiungere l’altro scempio in salsa calena, la centrale termoelettrica

Nel percorso dall’area ex Pozzi alla centrale termoelettrica, è stato posto un sigillo sui cancelli del sito industriale e sono stati affissi dei cartelli per segnalare la zona come luogo di morte e scempio ambientale, mentre arrivati alla centrale è stato esposto uno striscione per far sentire la nostra presenza su tutte le vertenze di attacco al territorio.

In sintesi, una bellissima giornata di dignità per tutto l’Agro Caleno, per rilanciare il prossimo appuntamento del 26 ottobre, con una grande corteo popolare che partirà da Calvi Risorta e si riverserà per le strade della cittadina calena. La centrale a biomasse è inutile e la bonifica della ex Pozzi non sarà lasciata nelle mani dei soliti speculatori, infatti non ci saranno più deleghe in bianco sulla salute e sui territori da parte delle comunità.

Lorenzo Applauso

Fonte: Italianews24

mercoledì 9 ottobre 2013

Italia, il Paese delle carceri fantasma

Mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene sul dramma dell’emergenza carceri e invia un messaggio alle Camere per scuotere le forze politiche e sollecitarle all’adozione di “rimedi straordinari” con cui mettere fine al sovraffollamento, torna prepotentemente di attualità la ricerca dell’associazione Antigone sulle “carceri fantasma”.

L’associazione, nel 2011, indicò una quarantina di strutture. Spesso ultimate, a volte anche arredate, ma non utilizzate e in stato di totale abbandono. O, in rari casi, sottoutilizzate in maniera drammatica. Gli istituti penitenziari in Italia ospitano mediamente 140 detenuti ogni 100 posti. Di strutture per tamponare l’emergenza ce ne sarebbero, ma non sono funzionanti.

L’elenco delle carceri fantasma è lungo e riguarda tutta la penisola. Ad Accadia, nel Foggiano, il penitenziario consegnato nel 1993 e ora di proprietà del Comune non è stato mai utilizzato. Nella stessa provincia, a Bovino, esiste una struttura da 120 posti, completata, ma che non è mai stata funzionante. Ancora in Puglia, la struttura di Orsara. O, ancora, quella di Francavilla Fontana, utilizzata per un po’ di tempo e poi adibita a sede della Polizia municipale. L’istituto di Spinazzola, attualmente chiuso, invece, ospitava 40 detenuti , pur potendone accogliere cento.

Ci sono, poi, l’istituto di Minervino Murge, mai completato, e la struttura di Casamassima, “condannata all’oblio da un decreto del Dipartimento”. A Monopoli, dove gli sfrattati avevano trovato un tetto nelle celle, la prigione è stata dismessa.

La casa mandamentale di Volturara Appula, con 45 posti a disposizione, è incompiuta. Quella di Castelnuovo di Dauna, arredata, non è mai stata aperta, pur essendo trascorsi più di 17 anni.

Le cose non vanno meglio in Calabria. Ci sono le carceri di Mileto, Cropani, Squillace (ristrutturata e mai aperta) e le case mandamentali soppresse di Arena, Soriano Calabro, Petilla Policastro e Cropalati. C’è carcere di Palmi, fatiscente.

In Sicilia è stato aperto il carcere di Gela, ma a Villalba (Caltanissetta) esiste una prigione inaugurata 20 anni fa e costata 8 miliardi di lire, in grado di accogliere 140 persone, mai aperta. Ad Agrigento sono ormai bloccati i lavori di costruzione di un padiglione in grado di accogliere 300 persone; l’azienda costruttrice è fallita.

Carceri fantasma si trovano, poi, in Campania: quello di Gragnano è stato dismesso per un problema geologico. Dismesso anche il carcere di Frigento. Quello di Morcone è completato ma ancora chiuso.

Il carcere di San Valentino in Abruzzo è stato trasformato in una struttura di accoglienza per i turisti. A Pescia, in Toscana, il ministero ha soppresso la casa mandamentale. Il Barcagliona di Ancona ha 180 posti, ma i detenuti sono 100; la struttura è in attesa di potenziamento.

A Udine non esiste più la sezione femminile. A Gorizia è inagibile un intero piano. A Pisa i lavori per la costruzione del nuovo padiglione sono bloccati.

Criticità anche in Umbria: il centro clinico di Capanne resta inutilizzato e a Terni manca il personale per attivare un padiglione da 300 posti, completato.

In Piemonte, a Pinerolo, il carcere è chiuso da oltre 15 anni. In Emilia Romagna c’è la struttura di Codigoro, chiusa; al Dozza di Bologna era stato espropriato un terreno nei pressi del penitenziario per costruire un centro sportivo a disposizione degli agenti, ma è stato realizzato solo lo spogliatoio, diventato rifugio di senzatetto (tutto è costato 3 milioni e mezzo di euro). A Forlì era in progetto una prigione da 400 posti: la ditta è fallita e nel sottosuolo sono stati trovati reperti archeologici.

Fonte: Young

sabato 5 ottobre 2013

Da Orta di Atella a Caivano. Un popolo in marcia

Non si era mai vista una manifestazione così sentita dalle mie parti. Ieri, 4 ottobre, ad Orta di Atella (CE), uno dei centri appartenenti alla 'Terra dei fuochi', circa 50.000 persone sono scese in strada per stringersi contro un male comune, contro le terre devastate dai rifiuti tossici e dai veleni sversati dalla malavita. Migliaia i bambini con cartelli e palloncini bianchi perchè sono soprattutto loro il nostro futuro. Ieri il popolo ha dimostrato che, se vuole, può sconfiggere questo sistema che sta portando solo alla morte. La manifestazione è stata organizzata dal comitato 'La Terra dei fuochi', con la collaborazione di molte associazioni locali che hanno partecipato alla Marcia per la vita. Tanti i comitati civici che hanno dato la loro adesione e il loro appoggio per la buona riuscita di questo corteo. Paesi paralizzati per ore, circa sei km di persone da Orta di Atella (CE) a Caivano (NA) unite dalla speranza di un mondo migliore per se stessi e per i propri figli. Non smetteremo di farci sentire.

Anna Protta, cittadina di Orta di Atella (CE)





venerdì 4 ottobre 2013

Terra dei fuochi. Una gigantesca discarica tossica tra Napoli e Caserta. Per molti è colpa delle istituzioni, per noi ci sono anche altre responsabilità


L'attenzione rivolta dai media sugli scavi nei terreni in cui sono presenti i rifiuti tossici sepolti dalla camorra è l'argomento cardine delle ultime settimane. Anche se, a dire il vero, andrebbe fatta una premessa. Perchè se ne parla in maniera approfondita soltanto adesso? Perché chi aveva il compito di controllare, vigilare, salvaguardare il territorio si è girato dall'altra parte? Chi doveva vedere e non ha visto? Sembra una ricerca dei colpevoli, in realtà lo è, perché il tema centrale di tutta questa storia (oltre alla bonifica del territorio) è cercare delle responsabilità. Si parla di criminalità, industrie del nord, politica corrotta, istituzioni assenti. Chi è che doveva controllare e non l'ha fatto? Oggi molti insorgono e dicono “l'avevamo detto anni fa ma non siamo stati ascoltati”. Perché lo stato mette Saviano sotto protezione e poi non va ad indagare sulle cose che ha scritto nel suo libro e nei suoi articoli? Perché i media italiani, tutti, hanno sottaciuto questa triste verità lasciando che alcuni uomini senza scrupoli stuprassero il territorio e i suoi abitanti? C'è una visione d'insieme di tutto ciò, una visione che non possiamo sottovalutare. La Campania felix non è più tale ormai da tempo, sventrata dall'interno da una camorra politicizzata e da una politica “camorrizzata”, tutto in funzione del profitto. Non importa per raggiungere i propri obiettivi si diffondesse un' “epidemia” di cancro nella popolazione. Dov'era l'esercito, dov'era la polizia, dov'erano i magistrati? Tutti sapevano e tacevano perché in Italia va di moda il pensiero che “tanto a me non succede”. E invece è successo, e l'epidemia si è allargata, toccandoci tutti, toccando tutte le nostre famiglie, consumando affetti, denari, dignità delle persone. Sarebbe troppo semplice, però, colpevolizzare camorra e politica, tralasciando un altro grande attore di questa vergognosa vicenda: il popolo. So che questa affermazione potrebbe sembrare gratuita ma il POPOLO ha un grande potere, che i campani non esercitano più. Troppo ripiegati su se stessi a cerca di “sbarcare” il lunario in qualche modo, inseguendo quel sogni di ricchezza che è ancora il sogno di molte famiglie del sud. Dove eravamo NOI? Forse a protestare contro una discarica o contro un inceneritore mentre ci seppellivano sotto al “culo” milioni di scorie e schifezze varie. Questa rinnovata attenzione dei Media nei confronti di questo problema deve essere una luce guida anche per il popolo campano, uno sprone ad alzare la testa e a lottare. Una rivoluzione silenziosa ma fattiva, eliminando tutto il marcio della nostra società e dalla nostra politica, eliminando tutti quei legami che hanno reso forti uomini grandi come “coriandoli”. Guardiamo le foto dei cari che abbiamo perso, delle occasioni che non avremo più e giuriamo a noi stessi che una cosa simile non dovrà succedere mai più. La nostra dignità non ha prezzo. Le persone che ci hanno tolto il futuro hanno fatto molto di più che stuprare la nostra terra, essi hanno violato le nostre coscienze convincendoci che non potevamo fare nulla, che la voce di un semplice uomo non fosse sufficiente a cambiare le cose. Le cose possono cambiare e, forse, è arrivato il momento di assaltare la “bastiglia” ed eliminare chi, in nome del profitto ha tolto il futuro ai nostri figli. La situazione è critica, già da almeno un decennio se non di più. Una situazione ambientale e legata alla salute pubblica che potrebbe essere già compromessa del tutto. Non è affatto una previsione pessimistica, ma la realtà triste e preoccupante che si vive quotidianamente tra le province di Caserta e Napoli. Anzi nel 'triangolo della morte'. Le recenti dichiarazioni del pentito boss camorrista Carmine Schiavone che ha indicato alcuni terreni, nei pressi di Casal di Principe, in cui erano interrati fusti tossici hanno forse finalmente fatto aprire definitivamente gli occhi su una situazione già delicata. Poi la denuncia decisa di Padre Maurizio Patriciello, intervistato tra le altre cose dall'inviata Nadia Toffa in un servizio andato in onda il 1 ottobre nel programma 'Le Iene', che ha parlato di un area impressionante nella vastità avvelenata fino all'inverosimile. In pratica tutta la zona di Acerra, Caivano e centri limitrofi. Un area, questa, in cui sono presenti tantissimi campi coltivati e zone adibite all'agricoltura dove si continuano a coltivare frutta e ortaggi. Ma non sono le sole aree contaminate. Dobbiamo immaginare tutto il territorio che va dal litorale domizio, all'agro aversano fino alla zona settentrionale di Napoli come un'enorme 'caldera' colma di schifezze e veleni. Dopo che l'informazione ha finalmente iniziato a parlare di cose già comunque risapute, adesso vogliamo i nomi di quelle aziende e di quei responsabili che hanno permesso lo scempio dei nostri terreni, delle nostre falde acquifere, della nostra aria. La gente continua a morire di cancro. Non possiamo più far finta di nulla. Qualcuno deve avere il coraggio e la responsabilità di segnalare alla Magistratura i nomi delle aziende coinvolte, qualora questo atto dovuto non sia stato ancora fatto. Perché la salute dei cittadini è da salvaguardare. Solo con il sostegno della società civile, dell’opinione pubblica e delle autorità preposte si può mettere fine, presto e definitivamente, a questa vergogna italiana in una terra che meriterebbe attenzione e investimenti invece di rifiuti tossici. Vergogna che è finita sotto i riflettori proprio grazie a chi non ha smesso di combattere, informare e prendere posizioni. Si dovrà scendere in piazza e gridare, stavolta per davvero, che noi vogliamo RISPOSTE e le vogliamo SUBITO, senza ulteriori temporeggiamenti che farebbero ancora più male. Attendiamo la reazione del POPOLO, seguita dalla fattiva collaborazione delle istituzioni perché non possiamo più permetterci di delegare le decisioni sulla nostra esistenza ad un branco di parassiti senza spina dorsale. Lo dobbiamo a noi e lo dobbiamo ai nostri figli. 

Andrea De Luca e Thomas Scalera

mercoledì 2 ottobre 2013

La camorra uccide anche senza le pistole


La camorra uccide anche senza le pistole. E' il titolo del servizio di Nadia Toffa, andato in onda ieri sera, martedì 1 ottobre, durante la trasmissione 'Le Iene'. Anche se si parla di cose già risapute, il servizio è molto interessante e deve far riflettere e aprire gli occhi, se ancora ve ne fosse bisogno, sulla situazione che si vive quotidianamente nel cosiddetto triangolo della morte, compreso tra le province di Caserta e Napoli, dove la camorra ha sotterrato per anni rifiuti tossici e dove, ogni giorno, vengono appiccati decine di roghi. Un territorio avvelenato, dove si continua a morire di cancro.

Cliccate qui per vedere il servizio. Oppure cliccate su questo link: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/410890/toffa-la-camorra-uccide-anche-senza-pistole.html

martedì 1 ottobre 2013

Disoccupazione. 400mila laureati in fuga dall'Italia


E' record disoccupazione giovanile in Italia. Sono infatti 400mila italiani laureati, titolari di diplomi universitari e dottorati di ricerca, costretti a lasciare l'Italia e a vivere attualmente all'estero.

Questo è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati dell'Ocse in occasione della diffusione dei dati Istat sull'occupazione ad agosto che evidenziano il record della disoccupazione giovanile. "Il 7,9 per cento dei 'cervellì italiani - sottolinea Coldiretti - è già stato costretto a emigrare all'estero anche per trovare migliori opportunità di lavoro che l'Italia non sembra essere in grado di offrire".

Ma non è tutto, infatti la situazione potrebbe addirittura peggiorare a breve con il 59 per cento dei giovani studenti che si è dichiarato pronto a espatriare perché non vede nel futuro prospettive occupazionali in Italia, secondo l'analisi Coldiretti/Swg. "Con la fuga dei giovani cervelli all'estero viene a meno il necessario ricambio generazionale e si mette a rischio la ripresa dell'Italia che - sottolinea Coldiretti - è nelle mani di una classe dirigente impegnata nella politica, nell'economia e nella pubblica amministrazione che ha una età media di 58 anni, la più alta tra tutti i Paesi europei. I dirigenti più anziani si trovano peraltro nel mondo economico dove il record è fatto segnare dagli istituti di credito, con l'età media dei presidenti e degli amministratori delegati dei principali gruppi bancari italiani che sfiora i 70 anni". "Il rischio - conclude Coldiretti - è che a essere vecchie siano soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi perché l'Italia ha bisogno di pensare al futuro secondo prospettive di lungo periodo che troppi «potenti» non hanno".

Fonte: Dazebaonews.it

I cittadini soli e Silvio Berlusconi

Il rincaro dell’IVA è arrivato. Da oggi gli italiani pagheranno oltre 300 euro in più all’anno per acquistare beni di uso quotidiano, dai prodotti per la colazione al cibo per cani, ai pc e alla tecnologia, senza dimenticare la benzina. Questo avviene nella vita di tutti i giorni. Dall’altro lato, a Palazzo, Silvio Berlusconi tiene di nuovo tutti al lazo. E sebbene abbia affermato che le dimissioni dei suoi ministri sono avvenute contro il governo delle tasse, è chiaro a tutti che il popolo italiano ad oggi è l’ultimo dei suoi problemi. Tanto che – excusatio non petita, accusatio manifesta – su Facebook il Cavaliere ha tenuto a sottolineare come la situazione attuale non sia figlia delle sue beghe personali. E qui a molti, anche nel Pdl, devono essere saltati i nervi.

E’ sempre più evidente, infatti, come la politica – anche il Pd, reo di aver creduto ad una possibile intesa di governo stabile e duratura con un Berlusconi sotto processo, in odore di sentenza – si stia ormai inevitabilmente allontanando, scollando dalla società civile che va avanti per forza di inerzia - tirando i remi in barca, come si suol dire – con una disoccupazione sempre più incancrenita che oggi scopriamo ha superato per la prima volta il 40%, un precariato diffuso e le famiglie sempre più in difficoltà. La chiamano crisi e la colpa viene per lo più - bieco esercizio retorico – addossata alla situazione internazionale, ma tanta colpa di quanto stiamo vivendo sta anche nel disinteresse della politica nazionale, preoccupata da mesi di esaudire i desiderata del Pdl per assicurare al governo un minimo di continuità. Il risultato è lo stallo politico e sociale cui stiamo assistendo.

Il Pdl ha di fatto paralizzato il Paese dopo che Letta era riuscito a far muovere al governo timidi passi verso le riforme. E c’è poco da sbandierare una presunta protesta contro le tasse: un partito davvero responsabile affronta i problemi per risolverli, non si ritira. Berlusconi e i suoi l’hanno fatto, per tacer del calvario dei cittadini.

Fonte: Diritto di critica