sabato 30 giugno 2018

Almeno 100 morti in un naufragio al largo della Libia

Soltanto i corpi di tre bambini molto piccoli sono stati recuperati, gli altri sono dispersi

(Libyan Coast Guard via AP)

Almeno 100 persone sono morte in un naufragio avvenuto ieri a circa 6 chilometri al largo delle coste libiche, ha confermato la missione delle Nazioni Unite in Libia. Ieri sono stati ritrovati i corpi di tre bambini molto piccoli, probabilmente sotto i tre anni; altre 16 persone, tutti uomini, sono state salvate dalla Guardia costiera libica; tutti gli altri passeggeri sono dispersi: erano in tutto 123. È uno dei naufragi più gravi degli ultimi mesi in tutto il Mediterraneo.

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte da AFP, il barcone era in legno e ha preso fuoco dopo un’esplosione avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì, poco dopo la partenza da Garaboulli, a est di Tripoli. I migranti provenivano da Yemen, Egitto, Sudan, Marocco, Ghana, Nigeria e Zambia, secondo la Guardia costiera. Secondo AFP, a bordo del barcone c’erano almeno 15 donne, ma tutti e 16 i sopravvissuti sono uomini. Tra i dispersi ci sono almeno due bambini di pochi mesi e tre sotto i 12 anni. Nella zona del naufragio non stava operando nessuna nave di soccorso delle ong, ha scritto Sergio Scandura di Radio Radicale.

Amri Swileh, un sopravvissuto dello Yemen, ha detto ad AFP di essersi inizialmente rifiutato di salire sul barcone quando ha visto che a bordo c’erano oltre 100 persone, perché gli avevano promesso che i passeggeri sarebbero stati solo venti. Uno scafista ha però minacciato di sparargli se non fosse salito sulla barca, lunga soltanto otto metri. Tutti e cinque i compagni di viaggio yemeniti con cui era partito Swileh sono dispersi. Un altro sopravvissuto, di 17 anni, ha raccontato di essere rimasto aggrappato con una corda alla nave capovolta per due ore, prima che arrivassero i soccorsi. Ha detto di aver pagato circa 400 dollari per il viaggio.

Sempre ieri, la Guardia costiera libica ha soccorso e riportato a Tripoli circa 300 migranti, che stavano viaggiando a bordo di tre diversi barconi.

Fonte: Il Post

martedì 19 giugno 2018

Salvini vuole un “censimento” dei rom

E dice che quelli irregolari saranno espulsi, mentre «i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa»

(ANSA/FABRIZIO RADAELLI)

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto a TeleLombardia che vuole fare «una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti», aggiungendo che vorrebbe rifare «quello che fu definito il censimento. Facciamo un’anagrafe». Salvini ha criticato come sia stata gestita dai suoi predecessori quella che definisce la «questione rom in Italia», sostenendo che «dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos». Secondo quanto ha scritto Repubblica in un pezzo successivamente condiviso su Twitter dallo stesso Salvini, ha poi detto:


«Gli stranieri irregolari andranno espulsi con accordi fra Stati. Ma i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa».


Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, che risalgono al 2017, nei 516 campi rom presenti in Italia vivono poco meno di 30mila persone.

Fonte: Il Post

lunedì 11 giugno 2018

Salvini può davvero chiudere i porti ai migranti?

Qualcuno dice di sì, ma in realtà diverse leggi nazionali e trattati internazionali lo vietano

(Vincenzo Livieri - LaPresse)

Ieri sera il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato che non consentirà lo sbarco nei porti italiani della nave Aquarius, gestita dalla ong SOS Mediterranée, in arrivo dalla Libia con circa seicento migranti tra cui molti minorenni. È una decisione con pochi precedenti ma tutto sommato attesa; il governo Gentiloni aveva minacciato di farlo nell’estate del 2017, e Salvini aveva promesso più volte che avrebbe adottato un approccio ancora più duro nei confronti dell’immigrazione. Ma l’Italia può davvero decidere di chiudere i porti alle navi che trasportano migranti?

Il testo più citato da chi sostiene questa corrente di pensiero è l’articolo 19 della Convenzione ONU sul diritto del mare del 1982 (PDF). Stabilisce che il passaggio di una nave nelle acque di un altro stato è consentito finché «non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero». Al comma 2g, che elenca le attività che possono essere considerate offensive, c’è anche lo «scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero». Secondo questa linea di pensiero, le navi delle ong consentono che gruppi di persone entrino illegalmente in Italia, e quindi possano essere fermate. Questa tesi non regge di fronte ad altre norme nazionali e internazionali che regolano il salvataggio delle persone in mare e la gestione dei flussi migratori. Secondo la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme sul soccorso marittimo, gli sbarchi di persone soccorse in mare devono avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Per questi motivi le ong trasportano in Italia – e solo in Italia – tutte le persone che soccorrono nel tratto di mare fra Libia e Italia: è semplicemente il posto più vicino che può accogliere le persone soccorse in mare. Paesi come Malta, la Tunisia e soprattutto la Libia non sarebbero in grado di gestire sbarchi di questo tipo e occuparsi efficacemente delle persone sbarcate.

Bisogna poi tenere conto del fatto che tutte le persone a bordo di queste navi intendono fare richiesta di una forma di protezione internazionale, cioè o l’asilo politico o la protezione per motivi umanitari, e vanno perciò considerate dei richiedenti asilo. La loro condizione cambia il trattamento che per legge devono offrire le autorità italiane secondo il Testo Unico sull’immigrazione del 1998, che regola «l’ingresso, il soggiorno e l’allontanamento dal territorio dello Stato» dei migranti.

L’articolo 10 del Testo parla dei respingimenti, cioè la pratica di allontanare uno o più migranti che secondo lo stato non sono nella condizione di poter essere accolti. Il Testo specifica chiaramente che il respingimento non può avvenire «nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari». La legge italiana, in sostanza, vieta di respingere persone che chiedono di ottenere una forma di protezione internazionale. Dato che tutti i migranti che arrivano in Italia hanno diritto di fare richiesta di protezione, sarebbe difficile trovare una base legale per respingerli ancora prima che ne abbiano avuto la possibilità.

I respingimenti di richiedenti asilo sono anche esplicitamente vietati dall’articolo 33 della convenzione sullo status dei rifugiati firmata a Ginevra nel 1951, e dal protocollo 4 che integra la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, entrato in vigore nel 1968.

L’Italia in passato è stata condannata più volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per avere compiuto respingimenti illegali di massa sui passeggeri di alcuni barconi di migranti, all’epoca dei governi Berlusconi. Una nuova decisione in questo senso – che dovrebbe essere presa sia da Salvini sia dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli – significherebbe probabilmente l’apertura di nuovi procedimenti da parte della Corte, e il peggioramento dei rapporti con gli alleati europei e occidentali.

Fonte: Il Post

giovedì 7 giugno 2018

È stato fermato l’uomo indagato per l’omicidio di Soumayla Sacko


È stato fermato Antonio Pontoriero, il 42enne indagato per l’omicidio di Soumayla Sacko, il sindacalista 29enne di origini maliane ucciso con una fucilata alla testa sabato scorso a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia. Il fermo è stato eseguito di persona dal pm a capo dell’indagine, Ciro Lotoro, per il rischio che Pontoriero scappasse. Pontoriero era stato indagato martedì, secondo i giornali per i molti indizi che suggerivano il suo coinvolgimento nell’omicidio: Repubblica, citando fonti investigative, scrive che è molto difficile che il fermo non venga convalidato allo scadere delle 48 ore.

Sacko era stato ucciso la sera di sabato mentre insieme a due conoscenti stava raccogliendo delle vecchie lamiere in una fornace abbandonata per ricostruire le baracche della vicina tendopoli di San Ferdinando, dove viveva. Un uomo era sceso da una Panda bianca e aveva sparato diversi colpi da circa 70 metri, per poi scappare. Sacko era piuttosto conosciuto perché collaborava con l’unione sindacale di base per i diritti dei braccianti dei campi della piana di Gioia Tauro.

Fonte: Il Post

sabato 2 giugno 2018

2 giugno: auguri alla Repubblica Italiana


Il 2 e il 3 giugno del 1946 si tenne il referendum istituzionale, indetto a suffragio universale, con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l'Italia diventava Repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati. 

Link: Festa della Repubblica Italiana (da Wikipedia)

venerdì 1 giugno 2018

Governo Conte, ecco la lista ufficiale dei ministri


Giovedì 31 maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il professor Giuseppe Conte per conferirgli l’incarico di formare un governo dopo l’accordo tra M5s e Lega.

Conte ha accettato senza riserva e ha presentato a Mattarella la lista dei ministri. Il nuovo esecutivo giurerà oggi alle ore 16.

Ecco la lista ufficiale dei ministri: