E si cercano ancora gli ultimi dispersi tra le macerie, mentre si avviano le indagini sui crolli: i morti sono 292, mentre sono 2.925 gli sfollati assistiti dalla Protezione Civile
Amatrice (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Ad Amatrice, oggi alle 18, si terranno i funerali di stato per buona parte delle 231 persone morte in città a causa del
terremoto del 24 agosto scorso, che ha causato danni anche nei comuni vicini e nel complesso la morte di 292 persone. La decisione di celebrare i funerali ad Amatrice è stata presa ieri dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con le autorità locali, dopo che gli sfollati avevano protestato contro la scelta di tenerli nei pressi dell’aeroporto di Rieti, come inizialmente deciso dalla prefettura locale, dove erano già state trasportate decine di corpi negli ultimi giorni. Le proteste avevano indotto il sindaco di Amatrice a consultarsi con il governo per spostare ad Amatrice la cerimonia, anche se questo comporterà qualche complicazione in più dal punto di vista logistico a causa delle difficoltà di accesso alla zona in seguito al crollo di alcune infrastrutture lungo le strade che portano al comune.
Il bilancio provvisorio
L’ultimo
bilancio provvisorio della Protezione Civile parla di 292 persone morte: 231 ad Amatrice, 11 ad Accumoli e 50 nella zona di Arquata del Tronto. Non ci sono indicazioni ufficiali sui dispersi, ma si pensa che siano poco meno di una decina e tutti nel comune di Amatrice. Vigili del fuoco e soccorritori sono ancora al lavoro tra le macerie per la ricerca di altri corpi: ieri ne sono stati estratti due in città. Gli sfollati
assistiti dalla Protezione Civile sono 2.925: 1.200 nelle Marche, 755 in Umbria e i restanti nel Lazio. La disponibilità complessiva è di 5.400 posti: dovrebbe essere sufficiente per accogliere tutte le persone interessate dal terremoto, e rimaste senza casa.
Le indagini
La procura di Rieti sta raccogliendo documenti e testimonianze sugli edifici crollati nei paesi del terremoto, a partire da Amatrice e Accumoli. Nei prossimi giorni i magistrati apriranno diversi fascicoli per occuparsi dei singoli casi, in modo da farsi un’idea sullo stato degli edifici prima dei crolli e sui lavori cui erano o dovevano essere sottoposti per l’adeguamento antisismico. Dalle informazioni raccolte finora dai giornali, sembra che a molti edifici fossero state applicate semplici e non meglio definite “migliorie”, senza che fossero effettuate ristrutturazioni per aumentare la capacità degli edifici di resistere a terremoti di media intensità.
Il
Corriere della Sera di oggi
parla dell’esistenza di un “documento riservato che dimostra le irregolarità compiute nella ristrutturazione degli edifici pubblici di Amatrice e Accumoli dopo il sisma del 1997 dell’Umbria. È la relazione dell’ente attuatore su 21 appalti assegnati per la messa a norma degli stabili”. Il documento contiene informazioni sullo stato di alcuni edifici di cui si è parlato molto negli ultimi giorni, come la torre civica e la sede dei Carabinieri ad Accumoli. In diversi stanziamenti, erano stati messi a disposizione fondi per oltre 6 milioni di euro usati per i lavori di ristrutturazione, ma che solo in alcuni casi avevano compreso un effettivo adeguamento, scrive sempre il
Corriere.
Torre Civica
Per uno degli edifici più conosciuti di Accumoli erano stati spesi circa 90mila euro ed erano stati effettuati collaudi nel 2012 e nel 2013, senza che fossero segnalati particolari problemi. In seguito al terremoto del 24 agosto, però, la torre si è lesionata ed è stata interessata da diversi crolli. Gli adeguamenti avrebbero dovuto rendere la struttura più resistente alle sollecitazioni dei terremoti, ma solo le indagini potranno chiarire come mai ciò non sia avvenuto e se ci sia qualche responsabilità.
Campanile
Lo stesso vale per il campanile della chiesa di Accumoli: è crollato su una casa nelle vicinanze, causando la morte di una famiglia di quattro persone. Era stato sottoposto a una serie di interventi, ma dalle prime informazioni raccolte sembra che le ristrutturazioni avessero interessato più che altro la chiesa, con il mancato adeguamento antisismico del campanile.
Caserma dei Carabinieri
La caserma di Accumoli era stata sottoposta ad alcune ristrutturazioni dopo il terremoto dell’Umbria, sfruttando uno stanziamento da 150mila euro. I lavori furono indicati come “ultimati e collaudati”, secondo i documenti visionati dal Corriere, e sembra che fosse quindi tutto in regola. Anche in questo caso, però, l’edificio ha subito danni consistenti e non è più agibile.
Scuola Romolo-Capranica
L’edificio originario era degli anni Trenta e aveva subito
diverse ristrutturazioni nel corso del tempo. Con fondi per oltre 600mila euro, erano stati sostituiti gli infissi ed erano stati effettuati alcuni “miglioramenti sismici” in una parte dell’edificio centrale, ma niente di paragonabile a lavori più incisivi di un adeguamento antisismico vero e proprio. Un ulteriore intervento fu eseguito in un secondo tempo, con la spesa di circa 200mila euro, ma anche in questo caso si effettuarono migliorie e non adeguamenti veri e propri, stando almeno ai documenti e alle ricostruzioni fatte finora dai giornali. In seguito al terremoto, la scuola ha subito danni molto gravi e diversi suoi ambienti sono inagibili.
Case private
L’inchiesta giudiziaria di Rieti si occuperà anche delle case private, in particolar modo sulle certificazioni che attestavano la loro messa in sicurezza, fornite ai proprietari al momento dell’acquisto. I documenti con le certificazioni dovranno essere confrontati con i danni subiti dagli edifici, per capire se in alcuni casi i lavori non fossero adeguati per l’effettiva messa in sicurezza delle case.
Utilizzo dei fondi
Repubblica scrive che i terremoti dell’Umbria nel 1997 e dell’Aquila nel 2009 “hanno fatto piovere sul territorio della provincia di Rieti 84 milioni di euro di fondi per la ricostruzione”, ma che “parte di quel denaro non è stato ancora speso, o è stato speso male, o, ancora, non è stato utilizzato per rendere gli edifici sicuri”. La gestione non ideale dei fondi, per esempio, ha comportato rinvii e mancati lavori su alcune importanti infrastrutture, come i ponti sulle strada provinciale e su quella regionale che portano verso Amatrice. Inoltre, “dopo il sisma del 1997, il Genio civile individuò sul territorio reatino 300 interventi di ricostruzione e miglioramento sismico per un totale di 79 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato. Tra Accumoli e Amatrice c’erano 11 immobili e 10 chiese da sistemare”. Il problema è che quei fondi, spalmati su numerosi interventi, resero possibili “migliorie” e non interventi più approfonditi di adeguamento per rendere gli edifici più resistenti alle scosse di terremoto, con gli effetti che ora sono visibili a tutti.
Contributo autonomo di sistemazione (CAS)
Buona parte degli sfollati è orientata a chiedere il CAS, il rimborso mensile offerto dallo Stato e che può arrivare a un massimo di 600 euro per famiglia, da usare per le spese legate alla sistemazione in case in affitto o altre soluzioni alternative, in attesa di avere una nuova casa in cui abitare. Un primo fondo di 50 milioni di euro stanziati dal governo coprirà questa spesa, poi dovranno essere erogati nuovi finanziamenti, probabilmente attingendo alle risorse che metterà a disposizione l’Unione Europea per l’emergenza.
Sistemazioni
La Protezione Civile è al lavoro per organizzare la costruzione di case temporanee dove ospitare buona parte degli sfollati, in modo da consentirgli di rimanere nei pressi dei loro paesi e di tenere insieme le comunità. I lavori richiederanno però qualche mese, quindi dovranno essere pensate soluzioni intermedie, anche in vista dell’arrivo dell’autunno e del freddo, che nelle zone montuose del terremoto arriva già nei primi giorni di settembre. Tra le ipotesi ci sono l’utilizzo di moduli abitativi prefabbricati, migliorie ai campi già esistenti e l’utilizzo degli alberghi lungo la costa adriatica per qualche settimana.
Casa Italia
Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
ha ribadito nella sua newsletter di voler avviare il prima possibile un progetto che ha chiamato “Casa Italia” e che servirà per andare oltre l’emergenza attuale, con piani di più ampio respiro per mettere in sicurezza edifici pubblici e privati e risolvere altri problemi del territorio, legati per esempio al dissesto idrogeologico. Il piano prevede investimenti consistenti, che saranno suddivisi anno per anno con il “passo del maratoneta”, come ha scritto Renzi. Il governo ha ipotizzato di stanziare il denaro escludendolo dai calcoli del debito pubblico e quindi dai parametri imposti dall’Unione Europea, sul rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo (PIL). Per ora la proposta non ha convinto molto la Commissione Europea, che ha già ricordato che solo le spese di emergenza nell’immediato possono essere escluse dal calcolo sul debito, non quelle legate a interventi strutturali e nel medio-lungo periodo. Renzi aveva chiesto, e si aspetta, una maggiore flessibilità da parte della UE, ed è probabile che il tema sarà al centro dei prossimi incontri con i principali leader europei e con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.
Fonte:
Il Post