lunedì 30 novembre 2009

La Svizzera dice no ai minareti. E la Lega esulta...


La Svizzera ha detto no ai minareti, le torri da cui il muezzin invita alla preghiera i fedeli musulmani. Il referendum 'anti-Islam' proposto dai partiti della destra populista e cristiana è passato con il 57%. In pratica non si potranno costruire nuovi minareti, una clausola che sarà aggiunta all'articolo 72 della Costituzione Elvetica.

Questa notizia mi lascia perplesso, perchè la Svizzera si è sempre comportata bene sul processo di integrazione religiosa. Inoltre i musulmani sono da tempo ben inseriti. Perchè improvvisamente la Svizzera è diventato il primo paese al mondo a bandire questo simbolo, uno dei più importanti della religione islamica? Difficile da spiegarsi. Purtroppo la strumentalizzazione della religione è cosa sempre più frequente. Magari è semplicemente questo il motivo. In ogni caso penso che sia un fatto grave perchè ci troviamo difronte ad una violazione della libertà religiosa.

La Lega Nord esulta per l'accaduto. Per Borghezio i minareti sono una minaccia da parte del fondamentalismo islamico. Per Calderoli è un fatto fondamentale per la resistenza all'islamizzazione. Castelli, infine, ha parlato di introduzione della croce nel tricolore italiano. Parole queste degli omini in verde che sanno non solo di ignoranza ma anche di intolleranza e di discriminazione. Ma d'altronde la Lega ci ha abituato a queste uscite.

I dubbi e le perplessità sul digitale terrestre

L’Italia passerà del tutto al digitale terrestre entro il 2010. Avremmo a disposizione più canali e più servizi interattivi, ma durante questo periodo del cosiddetto switch-off (cioè il passaggio graduale dalla tecnologia analogica a quella digitale) stanno sorgendo alcuni dubbi e perplessità.

Innanzitutto va detto che milioni di impianti di antenna sul territorio nazionale sono vecchi e quindi non sono in grado di supportare la decodifica del segnale da analogico a digitale. Inoltre nessuno è in grado di garantire che i televisori integrati saranno utilizzabili in futuro. Considerando infatti le problematiche tecniche di decodifica di segnale come ho detto prima, nessuno può assicurare che non sarà necessario rivedere tutta la parte strettamente legata ai decodificatori.

Poi consideriamo le spese: ogni televisore deve essere dotato di decoder. Un decoder in media costa 30 €, ma ci sono anche modelli a prezzi superiori. Per quanto riguarda i televisori, la media è di 2 per appartamento, ma ci sono famiglie che ne hanno anche molti di più. Immaginate, dunque, quanti soldi vengono spesi da ogni famiglia. Dobbiamo anche pensare all'incapacità tecnologica per alcune categorie come gli anziani che sicuramente avranno più difficolta difronte alla nuova innovazione.
Siamo proprio sicuri che il digitale terrestre non si riveli un bluff?

domenica 29 novembre 2009

Governo Berlusconi: promesse e realizzazioni. Il miglior governo degli ultimi 150 anni


Da quando governa lui l’Italia è un Paese migliore, i risultati della sua azione di governo è sotto gli occhi di tutti. D’altra parte è il miglior presidente che abbiamo mai avuto negli ultimi 150 anni! Analizziamo nel dettaglio i suoi successi, vi ricordate le 7 Missioni per l’Italia?

1) Scuola

Promesse: efficienza, merito, voto di condotta, scuole moderne e funzionali.
Realizzato: grembiulino, voto di condotta, riduzione delle cattedre, licenziamento professori di sostegno, 40mila precari espulsi dalla scuola, scuole sovraffollate e riduzione drastica del numero delle ore di insegnamento.

2) Federalismo

Promesse: federalismo fiscale, più potere alle regioni, Senato delle regioni.
Realizzato: praticamente azzerati i trasferimenti Stato-Enti Locali, patto di stabilità interno intoccabile, decreti ministeriali che bypassano i poteri delle regioni (Nucleare, Inceneritori, Rete gas, Rete elettrica).

3) Sanità

Promesse: dentiere gratis per gli over 70, efficienza, merito, modernizzazione.
Realizzato: taglio di 8 mld di euro in 3 anni, progetto di convertire il 50% delle strutture pubbliche in private (all’interno degli ospedali stessi), Topo Gigio sottosegretario alla salute.

4) Criminalità, Giustizia, Immigrazione

Promesse: certezza della pena, "pulizia" delle strade, lotta senza quartiere alla criminalità, poliziotti di quartiere.
Realizzato: taglio di 3 mld di euro in 3 anni al settore sicurezza, criminalità in aumento, Palermo paralizzata dai rifiuti, 6 richieste di ronde in tutta Italia, cancellazione delle intercettazioni, processo breve (colpo di spugna su Calciopoli, rifiuti Campania, Thyssen, Cirio,Parmalat e processi di mafia), scudo fiscale e rientro capitali illeciti, favoreggiamento delle organizzazioni mafiose con i beni confiscati messi all’asta, reato di clandestinità, aumento degli sbarchi.

5) Tasse

Promessa: diminuzione delle tasse.
Realizzato: aumento delle tasse.

6) Economia e crisi economica

Promesso: contrastare la crisi, sottovalutata dal governo Prodi, con aiuti alle famiglie e alle imprese, riduzione spesa pubblica a partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico.
Realizzato: la crisi non esiste, sostanziale cancellazione di ogni credito di imposta alle imprese, cancellazione dei fondi per le riconversioni energetiche, debito pubblico alle stelle, aumento dell’evasione fiscale.

7) Sociale

Promesso: niente.
Realizzato: cancellazione 5x100, dimezzamento fondi per il Servizio Civile Nazionale, ammortizzatori sociali al lumicino

Le conclusioni tiratevele voi....

sabato 28 novembre 2009

La Federazione di Sinistra


La Federazione della Sinistra nasce per la spinta di due fattori: il fallimento della politica mediatrice del PD che ha finito con l'essere di mero sostegno della Confindustria e della sua azione di disarticolazione del diritto del lavoro e di impoverimento dei lavoratori e della esperienza di governo della sinistra, una catastrofe politica alla quale abbiamo assistito nella situazione allucinante di una capitolazione alle pretese di Prodi di punti essenziali del programma concordato mentre tutta la batteria massmediatica assordava con accuse di radicalismo e pretese inesistenti.

Durante il Governo Prodi fu stipulata una intesa con i Sindacati Confederali di grave nocumento per i lavoratori in materia di precariato e pensioni. Con l'accordo del 13 luglio 2007 in particolare fu sostituito il cosidetto "scalone" con scalini nella logica "se non è zuppa è pan bagnato" che per molti pensionandi si è rivelato addirittura peggiorativo della legge Maroni. Con questo accordo non ci saranno mai più pensioni decenti.

La manifestazione del 20 ottobre 2007 promossa dal 'Manifesto' e da 'Liberazione' fu un grande momento di partecipazione e di speranza. Fu, dapprima devirilizzata dalle assicurazioni ripetute in pellegrinaggi dei suoi promotori al Governo che non sarebbe stata "contro" e poi ignorata e subito cancellata mentre Bertinotti dall'alto dello scranno di Montecitorio annunziava la teoria della "riduzione del danno", cioè dello stare al governo per non fare niente di nuovo e di favorevole per i lavoratori ma soltanto di evitare peggioramenti del loro status.

In Italia è in corso da un pezzo uno smottamento a destra delle forze politiche. Anche quelle forze che ritennero di staccarsi dal PD e costituirono con il gruppo bertinottiano "socialismo e libertà" hanno "moderato" notevolmente le loro posizioni. Penso che in parte saranno risucchiate dal PD.

La Federazione della Sinistra sarebbe oggi assai più forte e convincente, potrebbe fare massa critica capace di attivare il processo contrario di smottamento a sinistra, se Rifondazione Comunista non avesse subito, sempre a causa della sua relazione con il centro-sinistra, due scissioni: la prima che ha dato vita al gruppo del PDCI e la seconda capeggiata da Vendola e Bertinotti. Entrambe non sono state originate da una valutazione obiettiva degli interessi di "classe" da difendere ma da una rovinosa lite interna per la leadership prima da Cossutta e Bertinotti e poi tra lo stesso Bertinotti sostenitore di Vendola e Ferrero. Il malanimo, i rancori, le diffidenze, la disistima tra i gruppi dirigenti che fanno capo ai due partiti impregnano ancora e deprimono l'atmosfera della Costituente della Federazione ma sono bilanciati da un sincero sforzo di buona volontà e dalla necessità di fare qualcosa per un soccombere ed essere cancellati dalla storia. Il manifesto del movimento parte dalla dichiarazione di anticapitalismo ed antipatriarcato che dovrà essere sviluppata e specificata in punti concreti riguardanti il salario, la precarietà, le privatizzazioni, le riforme politiche, la pace.

La Federazione eredita dal vecchio PCI ha una scarsa valutazione dei problemi relativi ai diritti civili. Il tema delle carceri, dei diritti dei malato, la tutela dei sottoposti al TSO spesso con metodi feroci, della tutela legale dei poveri è sempre stato relegato in secondo piano rispetto all'economicismo ed al parlamentarismo. Oggi i diritti sociali e civili sono diventati frontiere avanzate nella lotta per la difesa dell'umanità dalla crudeltà del liberismo. Se è vera l'analisi della crisi a causa dei bassi salari bisogna avere il coraggio di proporre una linea di immediato recupero generalizzato anche in conflitto con il collaborazionismo subalterno delle Confederazioni Sindacali.

La Federazione della Sinistra è l'unico luogo "politico" di sinistra rimasto in Italia, a parte i gruppuscoli che purtroppo disperdono una parte bella e significativa della militanza comunista e socialista. Potrebbe diventare qualcosa di importante e decisivo come la Linke tedesca.

Il ciclo della colonizzazione liberista della sinistra si è chiuso dal momento che una parte stessa del capitalismo si rende conto del disastro sociale culturale umano delle ricette della Thatcher e di Reagan e capisce che, restando fermi i salari e le pensioni, non ci sarà più sviluppo ma una mefitica stagnazione della società e quasi certamente la regressione del sistema ed il suo imbarbarimento.

Andare avanti succhiando il sangue a cinque milioni di precari sottopagati e cinque milioni di immigrati porta all'inferno. La democrazia non può reggere a lungo con dieci milioni di persone in sofferenza fino alla denutrizione ed altri dieci milioni con salari al limite della sopravvivenza.

Il conflitto sociale che si sta sviluppando per l'occupazione deve essere esteso alla questione del precariato e del salario. I salari debbono essere aumentati assai di più degli spiccioli richiesti dai sindacati confederali. La critica nei confronti della CGIL deve essere assai più dura dal momento che si accinge a fare un Congresso dentro i limiti tracciati dagli uomini del PD, i limiti imposti dalla Confindustria. Un Congresso nel quale precariato, bassi salari, pensioni miserime, privatizzazioni, non vengono messi in discussione in nome di una prospettiva di sviluppo del Paese inesistente.

Pietro Ancona

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La settimana nera di Berlusconi


La prossima settimana per Berlusconi si preannuncia caldissima:

Lunedì 30 - Puntata dell'Infedele sul No Berlusconi Day
Martedì 1 - Processo di appello Mediaset
Mercoledì 2 - No Berlusconi Day sulla Tv di Stato Tedesca
Giovedì 3 - Annozero sulla mafia
Venerdì 4 - Deposizione di Spatuzza e Processo Mills
Sabato 5 - No Berlusconi Day

E se Berlusconi cadesse in questa settimana? Chissà...

venerdì 27 novembre 2009

Giochi d'azzardo nelle stazioni. Assurdo!


Sono venuto a conoscenza che all’interno delle stazioni ferroviarie italiane si potrà giocare d'azzardo, con slot machine e videopoker. La cordata privata Archimede1 ha infatti stipulato un accordo con Lottomatica che intende “riqualificare” 103 stazioni ferroviarie italiane. L’obiettivo, secondo loro, è quello di offrire possibilità di intrattenimento e tempo libero per i viaggiatori nelle stazioni.

E le stazioni si riqualificano in questo modo? Ma dico io: invece di pensare ai giochi, perchè piuttosto non si pensa ad offrire dei servizi di qualità? Sta diventando sempre più difficile riuscire ad acquistare in tempo utile il biglietto del treno. Nella maggior parte delle piccole stazioni le biglietterie non ci sono, mentre in quelle grandi bisogna fare i conti con le code e con le biglietterie automatiche che troppe volte risultano fuori servizio. Queste piccole cose (che poi tanto piccole non sono) sono le priorità nelle stazioni. Non i videopoker! Per loro ci sono bar e sale da gioco. O mi sbaglio?

Mi sembra davvero assurda una cosa del genere! Ci vogliono far credere di rallegrare la giornata di pendolari e viaggiatori (coi giochi d'azzardo poi?), ma in realtà vogliono incrementare un mercato come quello del gioco d’azzardo che in tempi di crisi sta mostrandosi sempre più fiorente. E poi sinceramente è un messaggio poco educativo, che ogni anno riduce sul lastrico un notevole numero di famiglie italiane. Che vergogna!

Una domanda a Silvio: sei il MANDANTE DELLE STRAGI?



Altro che cazzate, come ci raccontava qualche giorno fa Marcello Dell’Utri! Altro che Presidente del Consiglio che passerà alla storia per aver sconfitto la mafia! E’ cominciata la guerra civile, o meglio, penale. Per lui! Il privato corruttore ed evasore fiscale Silvio Berlusconi. E’ cominciato un momento storico per l’Italia. Ora non so cosa succederà. O meglio, spero di sbagliare profezia. Se mi dicessero che Berlusconi si è già dato alla fuga col suo jet per qualche atollo sconosciuto non mi meraviglierei. Se mi dicessero che ha già allertato i servizi segreti deviati per far fuori determinati giornalisti e determinate voci libere (blogger compresi), piuttosto che oppositori politici o parenti di altri mafiosi, non mi meraviglierei altrettanto. Le minacce di morte al presidente del Senato Renato Schifani e sembra anche a Marcello Dell’Utri, non mi meraviglierei se si rivelassero deviate per creare confusione (un po’ alla Francesco Guzzardi). La crisi ha colpito anche i vertici della mafia. Si sono decisi a parlare in coro. Tengono tonalità e ritmo. Per il privato corruttore il ballo si fa difficile. Insostenibile.

Qui in rete è da tempo che discutiamo con allegra libertà ciò che aspettavamo in grande evidenza sui giornali. Ci siamo permessi il capriccio e in parte il lusso, di cantare da solisti e di anticipare ciò che oggi, alcuni di quei giornali scrivono. Benché pilotati quei giornali hanno ancora il loro effetto sulle masse. Come il quotidiano Repubblica, il più incisivo, oggi, nel costringere il governo a dimettersi o il presidente della Repubblica a prevedere di sciogliere presto le camere, e le forze dell’ordine di vigilare su Berlusconi affinché non scappi. Attendiamoci da un momento all’altro che il privato corruttore col riporto venga convocato in aula per rispondere di tutte quelle accuse coincidenti, di bel po’ di pentiti, che anziché darsi degli infami sono tutti concordi e tutti in reciproco rispetto. In doppia stereofonia dalle aule dei tribunali di Milano, Firenze, Palermo e Caltanissetta per le stragi di Firenze, Milano e di Roma del 1993. Quindi anche delle stragi dei giudici FALCONE e BORSELLINO.


Repubblica oggi in prima pagina titola “Cosa nostra e la resa dei conti del Cavaliere“. Inizia un lungo articolo che va a riempire le pagine 2 e 3, col resoconto degli interrogatori dei pentiti che inchiodano il presidente del consiglio piduista, assieme a Marcello Dell’Utri.
Sono proprio curioso di vedere cosa accade. Vorrei essere una mosca per vedere le facce di quei milioni di italiani che oggi, nonostante i filtri minchiolini, dovranno pur sapere qualcosa dai telegiornali. Mi piacerebbe vedere le facce di Emilio Fede, Littorio Feltri e Maurizio Belpietro. Oltre che di Claudio Brachino.
Riporto, di nuovo, in estrema sintesi, i punti focali che segnano la fine dell’incredibile personaggio camuffato da capo del governo di cui, forse, l’Italia potrà liberarsi molto presto. Ripeto: forse prima di quel famigerato 5 dicembre del nobday.
Ecco alcuni stralci di articolo pubblicati oggi (dai contenuti non nuovi per chi legge questo blog) assolutamente cruciali.

Gaspare Spatuzza indica nel presidente del consiglio e nel suo braccio destro (Marcello Dell’Utri) i suggeritori della campagna stragista di sedici anni fa.
…la famiglia di Brancaccio
(fratelli Giuseppe e Filippo Graviano ndr) ha deciso di aggredire in pubblico e servendosi di un processo chi “non ha mantenuto gli impegni”. Ci sono anche i messaggi di morte. Al presidente del Senato, Renato Schifani, siciliano di Palermo (…) le “voci di dentro” di Cosa Nostra, avvertimenti che sarebbero piovuti su Marcello Dell’Utri…

Sono sintomi che devono essere considerati oggi un corollario della resa dei conti tra Cosa Nostra e il capo del governo… tra Cosa Nostra e gli uomini (Berlusconi, Dell´Utri) che, a diritto o a torto, è tutto da dimostrare, i mafiosi hanno considerato, dal 1992/1993 e per quindici anni, gli interlocutori di un progetto che, dopo le stragi, avrebbe rimesso le cose a posto: i piccioli, il denaro, al sicuro; i «carcerati» o fuori o dentro, ma in condizioni di tenere il filo del loro business; mediocri e distratte politiche della sicurezza; lavoro giudiziario indebolito per legge…(come dal Piano di rinascita piduista ndr).

La campana suona per Silvio Berlusconi perché, nelle tortuosità che sempre accompagnano le cose di mafia, è evidente che il 4 dicembre, quando Gaspare Spatuzza, mafioso di Brancaccio, testimonierà nel processo di appello contro Marcello Dell’Utri, avrà inizio la resa dei conti della famiglia dei fratelli Graviano contro il capo del governo…

È un fatto sorprendente che i mafiosi abbiano deciso di parlare con i pubblici ministeri di quattro procure. Vogliono contribuire “alla verità”. Lo dice anche Giuseppe Graviano, “muto” da quindici anni. Quattro uomini della famiglia offrono una collaborazione piena. Sono Gaspare Spatuzza, Pietro Romeo, Giuseppe Ciaramitaro, Salvatore Grigoli.


Racconta Gaspare Spatuzza: “Giuseppe Graviano mi ha detto che tutto si è chiuso bene, abbiamo ottenuto quello che cercavamo; le persone che hanno portato avanti la cosa non sono come quei quattro crasti dei socialisti che prima ci hanno chiesto i voti e poi ci hanno venduti. Si tratta di persone affidabili. A quel punto mi fa il nome di Berlusconi e mi conferma, a mia domanda, che si tratta di quello di Canale 5; poi mi dice che c´è anche un paesano nostro e mi fa il nome di Dell’Utri (…) Giuseppe Graviano mi dice [ancora] che comunque bisogna fare l’attentato all’Olimpico perché serve a dare il “colpo di grazia” e afferma: ormai “abbiamo il Paese nelle mani”».

Pietro Romeo, interrogatorio del 30 settembre 2009: «… In quel momento stavamo parlando di armi e di altri argomenti seri. [Fu chiesto a Spatuzza] se il politico dietro le stragi fosse Andreotti o Berlusconi. Spatuzza rispose: Berlusconi. La motivazione stragista di Cosa Nostra era quella di far togliere il 41 bis. Non ho mai saputo quali motivazioni ci fossero nella parte politica. Noi eravamo [soltanto degli] esecutori».
Salvatore Grigoli, interrogatorio 5 novembre 2009: «Dalle informazioni datemi (…), le stragi erano fatte per costringere lo Stato a scendere a patti (…) Dell’Utri è il nome da me conosciuto (?), quale contatto politico dei Graviano (…) Quello di Dell’Utri, per me, in quel momento era un nome conosciuto ma neppure particolarmente importante. Quel che è certo è [che me ne parlarono] come [del nostro] contatto politico».

E’ una scena che trova conferme anche in parole già dette, nel tempo. I ricordi di Giuseppe Ciaramitaro li si può scovare in un verbale d´interrogatorio del 23 luglio 1996: “Mi [fu] detto che bisognava portare questo attacco allo Stato e che c’era un politico che indicava gli obiettivi, quando questo politico avrebbe vinto le elezioni, si sarebbe quindi interessato a far abolire il 41 bis (?).
Si rispettano, sorprendentemente. Non era mai capitato. Senza considerarsi infami.


…ma la dirompente novità è nei cauti passi dei due boss di Brancaccio, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, i più vicini a Salvatore Riina. Hanno guidato con mano ferma la loro “batteria” fino a progettare la strage, per fortuna evitata per un inghippo nell´innesco dell’esplosivo, di un centinaio di carabinieri all’Olimpico il 23 gennaio del 1994. Sono in galera da quindici anni. Hanno studiato (economia, matematica) in carcere. Dal carcere si sono curati dell’educazione dei loro figli affidati ai migliori collegi di Roma e di Palermo e ora sembrano stufi, stanchi di attendere quel che per troppo tempo hanno atteso. Spatuzza racconta che, alla fine del 2004, Filippo Graviano, 48 anni, sbottò: “Bisogna far sapere a mio fratello Giuseppe che se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati”.

C´è un accordo. Chi lo ha sottoscritto, non ha rispettato l´impegno. Per cavarsi dall´angolo, c´è un solo modo: dissociarsi, collaborare con la giustizia, svelare le responsabilità di chi, estraneo all´organizzazione, si è tirato indietro.

Interrogatorio del 28 luglio 2009: Filippo Graviano durante il confronto con Gaspare Spatuzza gli dice: “Io non ho mai parlato con ostilità nei tuoi riguardi. I discorsi che facevamo erano per migliorare noi stessi. Già noi avevamo allora un atteggiamento diverso, già volevamo agire nella legalità. Noi parlavamo di un nostro futuro in un’altra parte d´Italia».
Filippo Graviano ai pm: «Mi dispiace contraddire Spatuzza, ma devo dire che non mi aspetto niente adesso e nemmeno nel passato, nel 2004. Mi sembra molto remoto che possa avere detto una frase simile perché, come ho detto, non mi aspetto niente da nessuno. Avrei cercato un magistrato in tutti questi anni, se qualcuno non avesse onorato un presunto impegno».
Filippo Graviano usa senza timore parole vietate come “legalità”, “cercare magistrati”. Si spinge anche a pronunciare: «dissociazione». Dice: «Da parte mia è una dissociazione verso le scelte del passato (?). Oggi sono una persona diversa. Faccio un esempio. Nel mio passato, al primo posto, c´era il denaro. Oggi c´è la cultura, la conoscenza. (?) Io non rifarei le scelte che ho fatto».


Ecco perché ha paura Berlusconi. Quegli uomini della mafia non conoscono soltanto “la verità” delle stragi (che sarà molto arduo rappresentare in un racconto processuale ben motivato), ma soprattutto le origini oscure della sua avventura imprenditoriale, già emerse e documentate dal processo di primo grado contro Marcello Dell´Utri (condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa). Di denaro, di piccioli minacciano allora di parlare i Graviano e gli uomini della famiglia di Brancaccio. Dice Spatuzza: “I Graviano sono ricchissimi e il loro patrimonio non è stato intaccato di un centesimo. Hanno investito al Nord e in Sardegna e solo così mi spiego perché durante la latitanza sono stati a Milano e non a Brancaccio. È anomalo, anomalissimo”. Se a Milano ? dice il testimone ? Filippo e Giuseppe si sentivano più protetti che nella loro borgata di Palermo vuol dire che chi li proteggeva a Milano era più potente e affidabile della famiglia.

Il privato corruttore ha detto che chi non sta col Popolo delle laidità è fuori dal governo. Attendiamo con ansia il presidente della Camera Gianfranco Fini al varco. Oggi, o al massimo domani. Salvo cazzate.

Lo chiamano abuso

Sono tantissime le vicende nell'intero pianeta, non solo in Italia, che vedono un numero impressionante di donne come vittime. Vittime di violenze, stupri, forme diverse di vessazione e persecuzione, molestie, brutalità.
In alcuni stati dell’Africa, nel sud della penisola araba e nel sud-est asiatico sono ancora oggi praticate le mutilazioni genitali femminili. L’infibulazione, asportazione del clitoride cui segue la cucitura della vulva, si pratica su adolescenti, bambine o neonate a seconda della tradizione locale. Ad essa segue la defibulazione, scucitura della vulva, che viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Si ha così la certezza che ella non sia stata posseduta da nessun altro uomo. La donna quindi non ha nessuna libertà, né di agire, né di pensare, né di vivere l’amore come meglio crede. In sostanza non esiste. E’ un oggetto nelle mani dell’uomo padrone, prima il padre, poi il marito (un marito ovviamente non scelto da lei). L’escissione lede in modo esponenziale la salute fisica e psicologica delle donne e delle sfortunate bambine che ne sono protagoniste. Non è da dimenticare che l’intervento è il più delle volte praticato senza l’ausilio di nessuna norma igienica e improvvisato da “macellai” senza scrupoli. L’infibulazione difatti provoca ogni anno numerose morti tra le sfortunate piccole o grandi donne, vittime di infezioni letali. Ed è ancora tanto diffuso il fenomeno della lapidazione, pena di morte nella quale chi ne è condannato muore attraverso il lancio di pietre, spesso con la partecipazione della gente comune. E’ una barbarie praticata soprattutto nel mondo islamico. La lapidazione delle donne musulmane avviene persino quando una donna viene violentata, in quanto rea di aver avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. A seguito dello stupro la donna viene condannata a morte e uccisa attraverso il lancio di pietre da parte della folla, lo stupratore rimane impunito.

Potremmo definire lo stupro, come fa il codice penale italiano, come la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. Una definizione fredda, arida, sterile. Senza sentimento. Il legislatore non poteva fare altro. La definizione giusta dello stupro, in realtà, può essere data solo da chi ne è stata vittima. E’ l’umiliazione più grande che una donna possa subire. E’ la sopraffazione sulla parte più intima del suo essere, dell’intero mondo della donna, del suo corpo così come della sua anima. E’ l’annientamento assoluto della sua libertà, della sua vita, dei suoi sogni. Donne che hanno subito violenza nella loro vita, non saranno mai più le stesse. Lo stupro cambia il corso della vita della donna che lo subisce, modifica il suo carattere e la sua personalità. Più della metà (è dimostrato dalle statistiche) è destinata a vivere gravi episodi di depressione, addirittura il 17% si toglie la vita. Chi decide di non farla finita e ha il coraggio di andare avanti, vivrà il resto dei suoi giorni con innumerevoli difficoltà a relazionarsi con gli altri, soprattutto nel rapporto col sesso forte. Dopo uno stupro, molte di queste donne vivono la situazione con senso di colpa e vergogna, tendono addirittura a colpevolizzare se stesse per l’accaduto. Non dimentichiamo che di frequente la violenza viene perpetrata all’interno della stessa famiglia d’origine. E’ tra le mura di casa che spesso si consumano drammi atroci; il padre, il fratello, lo zio o il vicino di casa possono essere gli orchi cattivi. In questo caso è tutto più difficile. Spesso alle violenze fisiche sono correlate violenze psicologiche che fanno sì che l’esercizio del potere e di controllo da parte del familiare diventi per la donna un tunnel senza uscita. Questa è la ragione per cui la maggior parte dei casi finisce con una mancata denuncia.

Ergo tocca a chi governa il paese dar vita ad una legge adeguata che possa finalmente punire questi animali (senza offesa per gli animali). Tolleranza zero e nessun atto di clemenza nei confronti di chi si macchia di un reato così grave quale può essere la violenza carnale. Ricordo che solo dal 1996 lo stupro non è più reato contro la morale ma contro la persona. E’ solo da allora che non è più considerato semplicemente reato offensivo del buon costume e della morale comune, ma reato contro la vittima e la sua integrità psicofisica.

Nel mondo ogni 2 minuti una donna è vittima di stupro. Questo vuol dire che nel mondo ogni 2 minuti una donna muore. Lo chiamano abuso ma in realtà è la morte. Perché la morte più grande è proprio quella che ti lascia in vita.

Lina Pasca
http://lina0402.wordpress.com/

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giovedì 26 novembre 2009

Una guerra dimenticata e di cui nessuno parla. E gli USA fanno da 'spia'


Mentre in Italia si discute sulla pillola abortiva, sui cori a Balotelli e sui processi di Berlusconi in una parte del pianeta si sta combattendo (da mesi) una guerra. Infatti sono passati più di 100 giorni dall'inizio della guerra nello Yemen senza che il mondo né sia al corrente. Una guerra dimenticata dai mass-media. Nessuno ne ha parlato. Vergognoso. Io personalmente non ne sapevo assolutamente nulla. Ritengo doveroso, dunque, raccontarvi questa vicenda.

Iniziamo col dire che l'esercito dello Yemen, aiutato dall'Arabia Saudita e dall'Egitto ed appoggiato dalla Casa bianca, ha attaccato la regione del nord del paese abitata dalla maggioranza Zeidy (Sciiti). In realtà questa guerra avviene tra l'Arabia Saudita e l'Iran, i Zeidy (Sciiti yemeniti), dopo l'inizio dell'attacco, sono stati a loro volta armati ed appoggiati dall'Iran e questo appoggio sembra che abbia determinato una pesante sconfitta sul terreno per l'esercito yemenita a fianco al quale, nelle ultime due settimane, combattono truppe saudite ed egiziane.

Finora i paramilitari Zeidy sono stati capaci di abbattere almeno 3 aerei caccia e decine di elicotteri dell'esercito yemenito ed hanno distrutto numerosi carri armati e artiglieria pesante, mentre gli attacchi dell'esercito hanno causato lo sfollamento di almeno 175000 civili dalla regione del nord.

L'Agenzia ONU per i rifugiati e l'Unicef stanno aiutando giustamente gli sfollati e sembra che l'Europa abbia intenzione di aiutare queste agenzie con 900 mila euro di aiuti. Tutto questo mentre gli Stati Uniti mettono a disposizione dell'esercito yemenita le informazioni procurati dagli AWACS sugli spostamenti dei paramilitari Zeidy. E aggiungo che, pochi mesi fa, un signore di nome Barack Obama ha vinto il premio nobel per la pace. Questo signore è il presidente degli USA. Un controsenso gigantesco, non trovate?


Il Senato blocca a tempo indeterminato l'uso della RU486

La Commissione Sanità del Senato ha approvato la mozione presentata dalla maggioranza, che prevede la sospensione della commercializzazione della pillola abortiva RU486 fino a che non ci sarà un parere di compatibilità del Ministro della Salute tra l'uso della pillola e la legge 194 sull'aborto.
Questo è quanto scritto. Ma i dati interessanti sono due. Il primo è che la mozione è stata approvata con i voti della maggioranza; contro ha votato il Pd. Insomma, assomiglia tanto ad un tentativo di captatio benevolentia nei confronti del Vaticano.
La seconda cosa importante è che questa mozione è un no mascherato alla commercializzazione della pillola abortiva. Infatti di studi sulla pillola RU486 ce ne sono a iosa. Negli altri Paesi europei - se si esclude la Polonia - il farmaco viene utilizzato regolarmente da anni. Quindi sappiamo tutto. Ma il fatto di assegnare alla coppia Sacconi-Roccella (Ministro del Welfare e Sottosegretario) il compito di fare questa valutazione di compatibilità, dopo tutte le volte che si sono espressi in termini degni di estremisti cattolici contro l'aborto, sa di barzelletta. Insomma, è solo un modo per dire no senza violare apertamente la legge europea che prevede l'assimilazione dei farmaci. Infatti, esistono leggi, per snellire le procedure burocratiche, che consentono di far entrare un farmaco in una nazione europea, se un'altra nazione europea già lo usa con risultati soddisfacenti. Come in questo caso: le reazioni allergiche sono pochissime; non ci sono conseguenze fisiche e psicologiche superiori a quelle di un aborto chirurgico; anzi, in diversi casi si è potuto notare un sollievo psicologico, dovuto al fatto che prendere due pillole è senz'altro meno stressante che una operazione chirurgica.

Fonte: Julienews.it

Eredità nucleare

Che fine hanno fatto le centrali nucleari italiane inattive dal 1987 equiparabili a vere e proprie scorie radioattive sotto forma di infrastrutture? E quale sarà il destino delle scorie nucleari prodotte nel nostro paese prima che il referendum sancisse l’abolizione del ricorso all’atomo?

Sarebbe logico attendersi che la consorteria dei fautori di un ritorno al nucleare, all’interno della quale si colloca larga parte della classe dirigente del Paese, partendo dai membri del governo Berlusconi, passando per i componenti dell’esecutivo “ombra” del PD per arrivare agli ambientalisti pentiti folgorati sulla via di Damasco come Chicco Testa, fosse in grado di dare al riguardo delle risposte tanto esaurienti quanto in grado di fugare qualsiasi perplessità.
Ma la logica è “un’arte” assai difficile da mettere in pratica e purtroppo occorre constatare come tutti coloro che in questi mesi si stanno rendendo artefici di un profluvio di parole aventi come oggetto la necessità di un ritorno all’atomo, più sicuro e più bello perché di terza o quarta generazione, evitino accuratamente di spendere anche una sola sillaba per rendere conto del destino di tutto quello che in Italia di radioattivo c’è già, ed avendo peso specifico ben superiore a quello delle parole tale sarà destinato a rimanere per qualche centinaio di migliaia di anni.

Ad oggi è stato realizzato solamente l’8% del totale delle attività di smantellamento delle centrali nucleari esistenti in Italia e nelle ottimistiche previsioni si pianifica di raggiungere il 40% entro la data del 2011. Il tutto naturalmente senza avere la minima idea di dove allocare in via definitiva le scorie derivanti dallo smantellamento stesso, il 90% per cento delle quali ( a bassa attività) hanno un tempo di decadimento di qualche centinaio di anni e il 10% (ad alta attività) manterranno la propria radioattività per un lasso temporale elevatissimo fino a 300.000 anni.

Le scorie nucleari prodotte durante il periodo di attività delle centrali sono attualmente all’estero dove verranno sottoposte a riprocessamento e torneranno dalla Gran Bretagna nel 2017 e dalla Francia nel 2025, senza che attualmente sia stato deciso dove collocarle.

Dopo avere carezzato nel 2003 il balzano proposito di costruire un deposito definitivo per 60.000 metri cubi di scorie nucleari ad alta, media e bassa attività in Basilicata nei pressi di Scanzano Jonico, proposito decaduto dopo appena 2 settimane di fronte alla contrarietà non solo delle popolazioni interessate ma anche di larga parte del mondo scientifico italiano ed internazionale, la società Sogin deputata a risolvere la questione non è infatti stata in grado di fornire alcuna risposta.

E non potrebbe essere diversamente dal momento che in tutto il mondo i depositi definitivi per le scorie nucleari, consistenti in silos di cemento armato o depositi geologici profondi, ospitano solamente scorie a bassa e media attività, mentre per quelle ad alta attività nessuno ha saputo offrire una qualche soluzione praticabile. Neppure il progetto Yucca Mountain del costo previsto di 60 miliardi di dollari, messo a punto negli Stati Uniti e tuttora oggetto di grandi discussioni in merito alla sua validità, ha l’ambizione di manifestarsi in qualche modo risolutivo dal momento che nella migliore delle ipotesi metterebbe “in sicurezza” per 10.000 anni scorie destinate a mantenere la propria radioattività per 300.000 anni.

Se i TG, le grandi testate giornalistiche e le trasmissioni culturali e scientifiche che propongono dibattiti con gli esperti nei salottini buoni della TV, ogni qualvolta affrontano il tema del nucleare proponendolo come un’opportunità imprescindibile per il nostro futuro, ci documentassero riguardo al destino delle scorie ereditate dal nucleare passato, senza dubbio l’informazione risulterebbe di ben altra qualità e l’opinione pubblica fruirebbe di elementi assai interessanti intorno ai quali riflettere.

Fonte: Il corrosivo

mercoledì 25 novembre 2009

Heroin trips di Danilo Leone



Ringrazio l'amico Mirco Sirignano che mi ha segnalato un video realizzato da Danilo Leone, un ragazzo di Raviscanina (CE) che ne ha curato la sceneggiatura e la regia. Quello che Danilo ha voluto trasmettere, è un messaggio chiaro per dire No alla droga. Uscirne si può.

"Heroin trips è un viaggio astratto in cui l'ansia, la paranoia e l'immobiltà psicologica della protagonista sono palesemente palpabili, attimi di di sospenzione e di accellerazione temporale distinguono il suo viaggio in tre tappe, ad ognuna delle quali corrisponde un luogo.
La camera da letto è l'inizio del viaggio dove lei si sdoppia restando per pochi attimi la stessa persona.
Il bagno, l'attimo di debolezza, la ricaduta, il sogno ad occhi aperti del bosco, un mondo parallelo alla sua immagine riflessa, la sua borsa piena d'oggetti che le ricordano l'infanzia e la mela simbolo della vita, che le da la forza di gettare via le sue debolezze e di ricominciare purificandosi e sorridendo al nuovo giorno."

martedì 24 novembre 2009

Termini Imerese: l’identità, la rabbia, la lotta


2.100 lavoratori senza alcune certezze per il futuro. Uno stabilimento, quello di Termini Imerese, che rischia la chiusura, e per il quale, a partire dal 2011, non è prevista alcuna missione produttiva. La fine di Termini Imerese rappresenta un colpo mortale per l'economia siciliana. Dramma causato anche dall’incertezza di un Governo che non è riuscito a dare garanzie a cui si assomma la dura presa di posizione dell’amministratore delegato Fiat Marchionne, che, senza mezzi termini prospetta la chiusura della storica fabbrica siciliana.

Un disastro industriale ma, che prima di tutto, è un dramma sociale. Lavoratori in cassa integrazione da mesi, alla vigilia di un Natale che si prospetta povero e soprattutto incerto, e che non possono fare altro che aspettare l’incontro, previsto per il primo dicembre, con il ministro dello sviluppo economico Scajola e l'a.d. Fiat Marchionne. Intanto si dividono tra rabbia e disperazione, di fronte all’ennesima cassa integrazione, tentando il possibile per far sentire la loro voce. La rabbia è un tutt'uno con la voglia di continuare a lottare come ci dice Roberto Mastrosimone capo-operaio Termini Imerese e delegato FIOM: “Nei prossimi giorni metteremo in campo ulteriori iniziative perché non possiamo accettare che la Fiat possa chiudere lo stabilimento. E’ un dramma enorme per questi lavoratori”.

La fretta e il timore di Berlusconi per il processo breve


Silvio Berlusconi va di fretta. Ed è anche normale dopo la bocciatura del lodo Alfano. Proprio per questo, potrebbe far presentare un 'nuovo lodo Alfano'. Soprattutto dopo le notizie sulle indagini di mafia che potrebbero coinvolgerlo in arrivo da Caltanissetta e Firenze. Parlo ovviamente del processo breve. Si fanno i conti sui tempi di approvazione. Iniziamo col dire che al Senato non se ne parlerà prima di Natale, se tutto va bene. Mentre alla Camera non ci sarà l'ok prima di febbraio. Ma Silvio vuole accelerare i tempi e con un giustificato timore mira verso un decreto di legge.

Alfano in realtà gli ha dato una risposta negativa. Silvio, dal canto suo, gli ha detto testuali parole: "O noi risolviamo questo problema subito, oppure tu te ne vai, perché sappi che ci sono molti altri che possono fare il ministro della Giustizia al posto tuo". Una vera e propria minaccia!

E' comprensibilissimo che Berlusconi vuole stringere i tempi. L'urgenza del premier è legata alle indagini sulle stragi di mafia del '92-93. In questi giorni l'Espresso ha pubblicato un'imputazione per mafia (in pratica un concorso esterno o peggio un coinvolgimento nelle stragi). Silvio deve aver letto questa cosa o quantomeno glielo hanno riferito. Dunque, cosa potrebbe succedere? Semplice: Berlusconi dovrà per forza di cose pensare alle elezioni anticipate. Non avrebbe altre opzioni. Poi ci sono anche i processi Mills e Mediaset, pronti a produrre condanne per corruzione e frode fiscale. Almeno questi due dovranno essere chiusi. Avete capito? Il processo breve serve semplicemente a questo, a nient'altro!

Berlusconi, però, teme anche gli scontri interni nella maggioranza (vedi Fini) e il presunto stop di Napolitano per incostituzionalità. Giovedì, quando verrà presentato anche il testo, vedremo cosa succederà.

lunedì 23 novembre 2009

Influenza A: muore donna già vaccinata

Una donna di 45 anni è morta all'ospedale san Giovanni di Dio di Agrigento, per influenza A. Soffriva già da tempo - secondo quanto hanno riferito i medici - di patologie respiratorie, che l'influenza A ha aggravato. E' la prima vittima in provincia di Agrigento, ma è anche la prima persona che muore dopo essere stata vaccinata. Ed è questo il dato rilevante.
Infatti, la donna si era vaccinata proprio a causa delle sue patologie e probabilmente non si aspettava di cadere vittima della malattia. Allora la domanda comincia a diventare lecita: ma a che cosa serve il vaccino?
In ogni caso il numero totale delle vittime dell'influenza A, nonostante stiano cercando di gonfiare le cifre, si mantiene poco superiore alle 70 persone, tutte gravemente ammalate o obese.

Fonte: Julienews.it

Anche a me sorge spontanea una domanda banale e semplice: a che cavolo serve il vaccino?

Francia, quotidiano di prorietà russa licenzia corrispondenti critici su Berlusconi e Putin

Il quotidiano francese France Soir avrebbe licenziato le corrispondenti da Roma e Mosca perché critiche nei confronti del potere politico. Lo afferma Le Monde, che ha contattato le dirette interessate. Liquidate perché troppo "negative" sull'operato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del premier russo Vladimir Putin. Dallo scorso gennaio lo storico quotidiano francese è di proprietà di Alexandre Pougatchev, figlio del banchiere russo Sergueï.
La collaboratrice da Roma Ariel Dumont è stata licenziata il 13 novembre, dopo che le era stato detto di non scrivere più nulla su Berlusconi. La giornalista dice di essere stata "molto prudente". Nonostante ciò, è stata più volte rimproverata di "anti-berlusconismo" e costretta a "riscrivere un pezzo sulla Mostra di Venezia" in cui parlava del film 'Videocracy' e delle critiche di Michael Moore al presidente del Consiglio. A Nathalie Ouvaroff, corrispondente da Mosca, negli ultimi mesi sono stati rifiutati tutti i pezzi politici. Accusata di essere "troppo critica" nei confronti di Putin, è stata dirottata su argomenti sociali. Ma anche questi non sono risultati graditi, e la collaborazione è stata interrotta senza alcuna spiegazione.

La direttrice generale delegata, Christiane Vulvert, uscita indenne dal riassetto voluto da Pougatchev, ha spiegato che le collaborazioni con Dumont e Ouvaroff non sono state affatto interrotte. "Non rimproveriamo loro nulla, tentiamo semplicemente di equilibrare i servizi dall'estero per ragioni di budget. Non dobbiamo alle corrispondenti alcun indennizzo poiché occasionalmente ci avvaliamo ancora della loro collaborazione".

Carceri sovraffollate, le proteste pacifiche dei detenuti

Pescara, Genova, Lucca. Nelle ultime ore, le carceri di queste città hanno visto le proteste pacifiche delle persone detenute, che hanno battuto oggetti contro le sbarre e le inferriate delle loro celle e urlato «Sovraffollamento». I numeri parlano da soli e fotografano una situazione fuori da ogni norma degna di uno stato di diritto. Nel carcere di Pescara le persone detenute sono 195, in una struttura che potrebbe ospitarne al massimo 120. A Genova i posti letto sono 430 e le persone detenute quasi il doppio, 780. A Lucca la situazione è ancora peggiore: la capienza regolamentare è di 82 posti, i detenuti sono più di 200. Un quadro di disagio che non produce alcuna sicurezza, figuriamoci rieducazione, ed è invece comprensibilmente una polveriera di tensioni e proteste.

«Non è certo un segnale positivo quanto è avvenuto la notte scorsa nel carcere genovese di Marassi e questa notte in quello di Lucca, dove ci sono state alcune pacifiche proteste da parte di alcuni detenuti per il crescente sovraffollamento», ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. «L'insofferenza dei detenuti verso il crescente sovraffollamento è un segnale negativo, che ricade principalmente sulle già gravose, pericolose e stressanti condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, che lavorano con grande professionalità e alto senso del dovere a contatto con i detenuti e nella prima linea delle sezioni detentive 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Mi auguro che il Governo adotti con urgenza provvedimenti concreti per il sistema penitenziario nazionale».

Il Sappe rivolge dunque al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, l'auspicio che incontri quanto prima il Sappe stesso e le altre Organizzazioni sindacali del Corpo per «recepire alcune osservazioni e proposte da inserire possibilmente nella stesura finale dell'annunciato Piano Carceri, il cui esame è dato per imminente in Consiglio dei Ministri».

Fonte: L'Altra Notizia

domenica 22 novembre 2009

Campagna antinestlé, nuove accuse

Dopo 15 anni di campagna di boicottaggio, la multinazionale svizzera, Nestlé, prosegue in attività che violano, secondo la Rete internazionale di boicottaggio, il Codice sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno promulagato dall'OMS.

Il marchio Nestlé è tornato alla ribalta delle cronache dall'Africa lo scorso settembre dopo una denuncia presentata dal quotidiano londinese Times.
Il Times aveva scoperto che la filiale della multinazionale svizzera nel paese dell'africa australe acquistava latte da 8 fornitori, tra cui anche la fattoria della moglie del presidente Robert Mugabe.

Nulla da dire, se non fosse che i beni di Mugabe e della sua famiglia siano sottoposti ad embargo dalla comunità internazionale, compresa l'Unione Europea. Poco dopo, le pressioni esercitate da gruppi per la difesa dei diritti umani e dalla Campagna di boicottaggio internazionale contro la Nestlé, hanno costretto la multinazionale ad interrompere le relazioni commerciali, proprio con quegli 8 fornitori.

La Campagna nasce nel 1994, per difendere l'allattamento al seno nei paesi a basso reddito. L'azienda imponeva, infatti, alle mamme africane l'abbandono del tradizionale allattamento per sostituirlo con il latte in polvere. Esistono poi i casi come quelli che riguardano la Costa d'Avorio e le denuncie (nel 2005), contro l'uso di minori ridotti in schiavitù nelle piantagioni di cacao. Ma l'attività della contestata multinazionale elvetica in Africa è molto più ramificata e radicata.

Nestlé ha iniziato ad operare nel continente nel 1927 e oggi conta 27 aziende che impiegano più di 11.500 persone in diversi paesi. Dal sito della multinazionale, appare evidente la volontà di mettere in luce l'immagine di un'azienda impegnata nello sviluppo e nella ricerca a favore delle popolazioni locali: «Siamo diventati una fonte di stabilità e di crescita economica per l'Africa» scrive di sé nel suo sito... E' davvero così?

Fonte: Nigrizia

Fini ai ragazzi: «È uno stronzo chi dice che gli stranieri sono diversi »

«Chi dice che gli stranieri sono diversi è uno stronzo...». Secco il giudizio del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, riferito a chi sostiene che le persone che vengono da altri Paesi siano diverse. Fini, incontrando un gruppo di ragazzi di origine straniera tra gli 8 e i 19 anni al centro «Semina», che ospita l'associazione «Nessun luogo è lontano», si è rivolto ai giovani chiedendogli se qualcuno gli fa pesare il fatto di non essere italiani: «C'è qualche stronzo che dice qualche parola di troppo? - ha detto - Se qualcuno pensa che siete diversi, qualche parolaccia se la merita. Voi la pensate e io la dico».

LA REPLICA DI CALDEROLI - Ma al presidente della Camera replica immediatamente il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, interpellato dall'Ansa: «Fini ha perfettamente ragione a dire che è stronzo chi dice che lo straniero è diverso. Ma è altrettanto stronzo chi illude gli immigrati». «È infatti una stronzata, per usare il linguaggio di Fini - spiega Calderoli -, illudere gli extracomunitari che il nostro è il Paese di "Bengodi" e che c'è lavoro per tutti, visto che il lavoro manca in primo luogo ai nostri cittadini. Fare questo è pura demagogia e allora si spalancano le porte a migliaia di persone destinate a finire nella rete delle illegalità, della criminalità o dello sfruttamento». «E non è dando il voto - aggiunge - che si risolvono i problemi dell' integrazione». «Uguali sì - conclude Calderoli - lo sono tutti gli uomini quando nascono, ma l' integrazione e l' accoglienza prevedono non delle belle frasi ma degli atti concreti e molta intelligenza nel sapere costruire. E, per finire, l'uguaglianza d'origine prevede che ci sia anche un cammino di civiltà condivisa, senza la quale si crea solo lo scontro tra popoli e tra culture».

MATTEOLI - Ma c'è anche chi come il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli giustifica il linguaggio usato da Fini. «Mi rendo conto che il presidente della Camera di solito è sempre molto moderato, ma ormai alcuni vocaboli, purtroppo, sono entrati nel linguaggio comune, anche in televisione... E poi bisogna capire il contesto... Francamente non mi pare che sia un problema politico» sottolinea Matteoli. Il ministro delle Infrastrutture spiega di aver «parlato con Fini» e offre la sua lettura di prima mano: «Bisogna capire il contesto: Fini parlava in una borgata romana, davanti a molti figli di immigrati». «Mi ha detto - continua Matteoli - di aver chiesto a un certo punto: "C'è qualcuno di voi che viene offeso, che si sente discriminato?". A quel punto un bambino ha risposto: "A me mi chiamano negro". "E tu rispondigli stronzo", è stata la replica di Fini». «Francamente - insiste Matteoli - non mi pare che sia un problema politico».

Fonte: Corriere della sera

Fini ha usato una parola molto forte. Però si è fatto capire bene e, se devo essere sincero, mi è anche piaciuto che l'abbia detto. In fondo chi pensa questo un po stronzo lo è. Siamo tutti uguali!

sabato 21 novembre 2009

La privatizzazione dell'acqua


Con 320 si e 270 no è passato alla Camera il via libera alla “privatizzazione” dell’acqua. Salvo imprevisti, il prossimo 24 novembre diverrà legge di Stato. In Italia, dunque, l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali.

Cosa succederà adesso? In pratica dal 1 gennaio 2011 tutte le gestioni dovranno necessariamente interrompersi per lasciare spazio a gare ad evidenza pubblica indette dalle amministrazioni locali. Le società partecipate possono mantenere contratti stipulati senza gara formale fino alla scadenza, nel caso in cui le amministrazioni cedano loro almeno il 40% del capitale. Diverso il discorso per quanto riguarda le società quotate che hanno tre anni in più per adeguarsi, a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015.

Il problema che però riguarderà noi cittadini, saranno le nostre tasche: potrebbero esserci aumenti che vanno dal 40% al 60%, facendo lievitare i costi in bolletta di circa 10 euro in più ogni mese. Ovviamente sono solo ipotesi premature, ma la cosa che più preoccupa è che potrebbero esserci aumenti ancora più consistenti.

Ma il problema non sta solo nei costi. Per quanto ci ostiniamo a considerarci come uno dei paesi più sviluppati, in Italia sono ancora 2,5 milioni le persone che vivono senz’acqua, 9 milioni senza fogne e 20 senza depuratori. Un tantino troppi...

Siccome l'acqua è una risorsa fondamentale, il timore è, a mio parere, rappresentato dalle probabili infiltrazioni della malavita organizzata nella gestione e nella distribuzione. Le cronache recenti testimoniano la facilità con cui mafia, n’drangheta e camorra si siano inserite nell’ambito della privatizzazione della conduzione del ciclo dei rifiuti, ma nel decreto Ronchi nulla impedisce a sedicenti aziende private affiliate ai clan, di proporsi come candidate ai bandi che indiranno le amministrazioni locali. Purtroppo questa è un ipotesi sicuramente più realistica.

L'acqua si è trasformata in una merce ma la cosa ben più grave è che è stato violato un diritto fondamentale umano. Forse uno dei più importanti.

Caso Marrazzo, morta Brenda. La Procura indaga per omicidio

La transessuale coinvolta nello scandalo che ha travolto l'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, è stata trovata carbonizzata nel suo appartamento in via Due Ponti 1F, sulla Cassia. Potrebbe essere morta soffocata per le esalazioni da fumo. La procura di Roma ha disposto l'autopsia e gli inquirenti che procedono per omicidio volontario hanno anche disposto gli esami tossicologici. Nel corso del sopralluogo compiuto dai magistrati è stato sequestrato un computer. Sembra che nell'appartamento di via due Ponti Brenda non ricevesse i clienti. Il corpo di Brenda non presenta segni di violenza. La situazione, riferiscono le stesse fonti, è ancora poco chiara: l'intervento è avvenuto su segnalazione dell'incendio nel seminterrato dove è stato ritrovato il corpo che si presume possa essere Brenda. L'identificazione certa avverrà solo attraverso l'esame autoptico.

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, ieri sera la donna aveva detto alle sue 'colleghe' di avere paura, raccontando di avere ricevuto minacce. Per questo, avrebbe manifestato l'intenzione di suicidarsi. Più volte, Brenda ha ripetuto: "Non ce la faccio più, così non riesco ad andare avanti".

Alcuni testimoni raccontano di avere sentito nella notte delle voci e trambusto provenire dal suo appartamento. Intorno alle ore 5,30 un principio di incendio ha richiamato l'attenzione dei vicini, che hanno chiamato i vigili del fuoco. In casa sono state trovate alcune valige, forse pronte per la fuga.

"L'hanno ammazzata, non so chi. Stava male psicologicamente, voleva tornare in Brasile: ora devono trovare chi ha fatto tutto questo", ha dichirato Barbara, una transessuale amica di Brenda . "Ieri con Brenda ci siamo incontrati in un parcheggio, abbiamo bevuto un bicchiere di Ballantynès, poi lo abbiamo lasciato in casa a vedere la televisione", dice Barbara.

Questa mattina, al rientro, le altre trans rinetrate dalla notte in strada hanno commentato: "Non era né drogata, né ubriaca". Al vaglio l'ipotesi di suicidio, ma non si esclude la pista dell'omicidio. Sul posto è al lavoro la polizia scientifica. Sul luogo sono arrivati anche i Ros e Giancarlo Capaldo, il procuratore aggiunto che si occupa del caso Marrazzo, con lui anche il pm Rodolfo Sabelli.

Pochi giorni fa, nella notte tra l'8 e il 9 novembre, Brenda era stata rapinata e picchiata da un gruppo di ragazzi sulla Cassia: i carabinieri, chiamati al 112, l'avevano trovata ubriaca e con delle escoriazioni. All'arrivo dei militari, la trans aveva cercato poi di farsi del male da sola sbattendo la testa su un'auto in sosta; portata in ospedale aveva cercato di aggredire i sanitari e si era ferita con delle forbici.

"È un fatto veramente inquietante - ha detto l'avvocato Luca Petrucci, legale dell'ex presidente della Regione Piero Marrazzo commentando la notizia della morte di Brenda - Non posso pensare che la settimana scorsa questa persona è stata aggredita e rapinata e che da poche ore è stata bruciata: vanno approfondite le cause anche se non ho alcun elemento per aggiungere qualcosa in più rispetto a quello che apprendo dai media dico che forse le indagini stanno scoperchiano una sistema simile a quello della Uno Bianca dove si mettevano tra l'altro a tacere i testimoni".

venerdì 20 novembre 2009

Playing for change


Parliamo un po di musica. Non è un argomento che troverete spesso nel mio blog, ma mi ha colpito moltissimo il progetto Playing for Change. E' un progetto multimediale di musica creato dal produttore e ingegnere del suono Mark Johnson con la sua Timeless Media Group, che cerca di mettere insieme musicisti provenienti da tutto il mondo (alcuni molto famosi). Playing For Change è una fondazione che costruisce scuole di musica per i bambini di tutto il mondo. Il progetto è iniziato nel 2004 con l'obiettivo di "ispirare, collegare, e portare la pace nel mondo attraverso la musica". Questo è il sito della fondazione: http://www.playingforchange.com/



Ecco altri brani:





I media coltivano dentro di noi il panico


Prima di leggere l'articolo vero e proprio voglio parlarvi di una teoria mass-mediologica (quindi sociologica): la teoria della coltivazione. E' una teoria degli effetti cumulativi dei mass media che studia le conseguenze della televisione sulla popolazione. Venne sviluppata negli anni 70 da George Gerbner, decano della Scuola di comunicazione Annenberg presso l'Università della Pennsylvania. Gerbner svolse tra gli anni '60 e '70 vari studi sugli effetti della televisione sulla popolazione negli Stati Uniti e giunse alla conclusione che la televisione produce un effetto di cumulazione che porta lo spettatore a vivere in un mondo che somiglia a quello mostrato dal teleschermo. La tesi fondamentale della teoria attribuisce al mezzo televisivo la capacità di fornire allo spettatore (per questo si parla di coltivazione) una visione del mondo comune e condivisa, operando in tal senso nella direzione di una unificazione della realtà. Con la massiccia presenza in tutto il mondo di un palinsesto televisivo globalizzato, la teoria della coltivazione indica nella televisione uno strumento di omogeneizzazione culturale a livello mondiale, in cui i messaggi televisivi formano un sistema coerente che crea la corrente del nostro modo di pensare.

Vi starete sicuramente chiedendo il perchè di questa interessante digressione. Il perchè è molto semplice. E' stato chiaramente dimostrato che i messaggi televisivi influenzano le nostre scelte. I mass media ultimamente lo stanno facendo benissimo. Più volte al giorno ci bombardano con messaggi più o meno simili e ripetitivi. E spesso non solo fastidiosi, ma soprattutto allarmistici.

Il caso è quello dell'influenza A. Si è detto di tutto su questa influenza che non capiamo ancora bene cos'è. Vaccinatevi è la parolina magica che riecheggia in tv. Ma penso che gli italiani sono intelligenti da capire se farlo o meno. Anche se, a mio modestissimo parere, non serve il vaccino. Infatti, se vi andate a cercare le notizie in rete, scoprirete tante cosette interessanti. Come ad esempio il fatto che nel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile a quello dell'attuale influenza suina, anche allora con una gran fretta per un pericolo di pandemia, ed il risultato fu un’epidemia di reazioni avverse gravi (sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa.

Se vi andate a cercare le notizie scoprirete anche che l’influenza A provoca pochi decessi tra i giovani e la mortalità riguarda prevalentemente persone con già patologie più o meno gravi o soggetti deabilitati.

Eppure i mezzi di informazione hanno creato il panico. Di certo se i media non continuassero a disseminare panico parlando di persone morte a causa dell'influenza A, forse si respirerebbe una maggiore tranquillità.
Coltivano in noi (riprendendo la tesi di Gerbner) il messaggio di vaccinarci, quando poi non è così urgentemente necessario...

giovedì 19 novembre 2009

Animali come sacchi di patate. Canili-lager, è tam tam sul web

Un tam tam sul web, fra siti e blog, per risvegliare l'attenzione. Le associazioni dei volontari che operano nei canili e in generale gli animalisti si mobilitano dopo la notizia di una gara al ribasso che ha permesso a un maxi-canile di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, di aggiudicarsi 420 cani, ospitati da una decina d'anni in due strutture in Basilicata, promettendo di mantenerli per un euro e sessanta centesimi al giorno. Un passaparola - commenti, foto, messaggi - per ribadire l'urgenza di una soluzione alla questione dei canili lager ma anche un grazie a Repubblica per aver parlato pochi giorni fa della vicenda di Cassano allo Ionio. Con quell'euro e sessanta al giorno sarebbero garantite alimentazione, spese veterinarie, accalappiamento dei randagi nei territori della Comunità, smaltimento dei corpi degli animali morti, anche quelli non selvatici né esotici, insomma mucche, pecore e simili.
Infliggere sofferenze agli animali rappresenta un reato ai sensi dell'articolo 544 ter del Codice penale. Una legge del 2004, la 189, stabilisce che i maltrattamenti sugli animali sono da considerare reato - multe e fino a 18 mesi di carcere. Nonostante questa, o grazie a questa, dal 2006 a maggio 2009 le indagini della Forestale hanno portato alla denuncia di 137 persone e a quasi 6000 sequestri fra cani, gatti e altri animali. L'Italia è piena di luoghi usati come depositi di cani. Chi li gestisce, percepisce fra i 2 e 5 euro al giorno dai Comuni per il mantenimento. E tiene le bestie in condizioni immonde, le fa accoppiare per liberare i cuccioli, ri-accalappiarli e riprendere il giro. Un affare da un miliardo e mezzo di euro. Concentrato prevalentemente al Sud.

Gran parte della responsabilità è nella non applicazione della "legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo", la 281 del 14 agosto 1991. Sulla quale i Verdi, ad esempio, stanno per lanciare una campagna. Perché con la mancata applicazione della legge, spiega a Repubblica.it il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, "si alimenta il business dei canili lager, come dimostra una lunga serie di sequestri, e si alimentano le zoomafie e il traffico illegale di animali". Le conseguenze sono nelle cronache dei mesi scorsi. Un ragazzino ucciso dai randagi a Modica, in Sicilia, a marzo; una turista aggredita nella stessa zona, pochi giorni dopo; un bimbo sbranato ad Acireale, a luglio. Per citare solo alcuni casi.

All'epoca il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, aveva puntato l'indice contro "l'inattività colpevole dei sindaci del centro-sud", ribadendo la gravità dell'emergenza randagismo e spiegando che dal 2001 a oggi, in base alla 281, sono stati stanziati 30 milioni di euro mai utilizzati dalle pubbliche amministrazioni. Lo ribadisce oggi Bonelli: "Ci sono responsabilità enormi degli enti locali, delle Regioni e dello Stato che non hanno né applicato la legge né fatto investimenti. Se funzionasse il piano di prevenzione e sterilizzazione, la situazione sarebbe ben diversa". A Martini i Verdi chiedono fra l'altro di eliminare le gare al ribasso perché - spiega Bonelli - "entrano in conflitto con la modifica dell'articolo del Codice penale 544 bis e ter che punisce il maltrattamento degli animali".

La sterilizzazione è uno dei pilastri della 281. Lo ricorda Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell'Enpa, l'Ente nazionale protezione animali, e tra i firmatari della legge. "Il controllo delle nascite fu lo strumento d'avanguardia che permise di eliminare la pratica della soppressione, in uso fino a quel momento". Ma, spiega ancora, la 281 "ha molti nemici". "I peggiori sono gli amministratori locali e anche le asl. Le Regioni devono tradurre in legislazione e in politiche regionali la prevezione del randagismo, asl e assessorati hanno il compito di vegliare sul benessere degli animali".

Lo Stato, continua Procacci, "si occupava di dividere fra le Regioni un fondo per l'applicazione della legge. Qualche anno dopo scoprimmo che la gran parte delle Regioni non si curava nemmeno di riscuotere i fondi: era più facile dire 'le risorse non ci sono'. Invece c'erano, ma era più comodo quell'alibi". Sulla vicenda, l'Enpa annuncia un esposto alla Procura della Repubblica e "chiediamo anche di interloquire con la Corte dei Conti, per sapere come mai 300mila euro, destinati alla Regione Basilicata per le politiche sul randagismo, non sono mai stati utilizzati". La battaglia continua.