giovedì 19 novembre 2009

Battisti, sì all'estradizione. "Crimini comuni, non politici"

Il Tribunale supremo federale brasiliano si è espresso, con 5 voti favorevoli e quattro contrari, a sostegno dell'estradizione in Italia dell'ex terrorista dei Pac, Cesare Battisti, condannato in contumacia all'ergastolo, in Italia, per quattro diversi omicidi. I giudici hanno stabilito che i reati per cui Battisti è stato condannato non sono di natura politica. Per questo lo status di rifugiato politico, concessogli a gennaio dal ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro, non è da considerarsi legittimo, e sarà possibile procedere con l'estradizione.

Determinante è stato il voto favorevole del presidente del Tribunale, Gilmar Mendes. "Ho votato a favore dell'estradizione. Nessuno può attribuire a questi crimini di sangue, commessi in forma premeditata, il medesimo carattere di un reato politico", ha detto a margine della sessione. A Roma, la notizia della sentenza è stata accolta con un lungo applauso nell'aula di Montecitorio.

Battisti è stato condannato in Italia come responsabile di quattro omicidi: quello del maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro, quello del macellaio di Mestre Lino Sabbadin, quello del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, e infine, sempre a Milano, quello di Andrea Campagna, agente della Digos.

La decisione del Tribunale tuttavia non comporta automaticamente l'estradizione di Battisti in Italia. Dopo un intervallo, infatti, i giudici decideranno se l'ultima parola, in merito alla concessione dello status di rifugiato politico, spetti al potere giudiziario (e quindi al Tribunale supremo federale) oppure al potere esecutivo, quindi al presidente Lula. In sostanza, dovranno decidere se la firma del presidente sia un atto dovuto o discrezionale. In quest'ultimo caso, significherebbe che Lula può rifiutare l'estradizione.

Da Roma, dove ha partecipato al vertice Fao sulla sicurezza alimentare, Lula aveva dichiarato di non volersi opporre alla sentenza del Tribunale, malgrado si fosse già espresso contro l'estradizione. "Se la sentenza della Corte sarà decisoria, allora non si discute, si applica", aveva detto. Resta da vedere, a questo punto, se la sua firma sarà necessaria o meno.

Battisti, in sciopero della fame da sabato scorso, aveva ricevuto oggi la visita di alcuni parlamentari brasiliani, che hanno riferito alla stampa locale di averlo trovato "magro, pallido, ansioso e debilitato, ma disposto a portare avanti la protesta fino alle estreme conseguenze". "Ha anche sospeso i trattamenti medici", hanno aggiunto i parlamentari.

Giovedì scorso, l'Alta Corte brasiliana aveva sospeso il dibattimento dopo il voto di Marco Aurelio Mello che aveva riportato in equilibrio la situazione, con quattro giudici a favore dell'estradizione e quattro contrari, un astenuto e un assente. Contro il voto di Mendes in favore dell'estradizione, la difesa di Battisti aveva presentato ricorso nella seduta della settimana scorsa, sostenendo che il "voto di spareggio" è previsto solo per materie costituzionali. Il ricorso è stato però respinto, perché secondo i giudici della Corte il criterio di costituzionalità era soddisfatto.

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