Dall'editoria alla ristorazione, passando per merchandising, televisione, pubblicità e premi sportivi: la non partecipazione dell'Italia ai mondiali del 2018 lascerà un segno anche dal punto di vista economico
Credit: Afp
L’Italia è
fuori dai mondiali di calcio per la prima volta dal 1958. La nazionale guidata da Gian Piero Ventura non è riuscita a ribaltare l’1-0 subito venerdì 10 novembre nella partita d’andata dei playoff contro la Svezia a Stoccolma, e nella partita di ritorno del 13 novembre l’effetto San Siro non è stato sufficiente per dare la scossa necessaria ai giocatori, fermati sullo 0-0 dalla squadra del coach Jan Andersson.
La serata del 13 novembre sarà ricordata come una totale disfatta per il calcio italiano, resa ancora più triste dall’addio di alcuni protagonisti del trionfo a Germania 2006 come il
capitano Gianluigi Buffon, Daniele De Rossi e Andrea Barzagli.
Un disastro non solo sportivo, ma anche economico. La mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali di Russia 2018 intacca i settori più disparati: dall’editoria alla ristorazione, passando per il merchandising, la televisione e la pubblicità.
I tradizionali milioni di tifosi davanti alla televisione – per Brasile 2014 si sono toccati i livelli record di 17,7 milioni di telespettatori – saranno ridotti in maniera drastica;
pub, bar e ristoranti che puntano molto sulle partite dell’Italia per attirare clienti subiranno senza dubbio un ingente calo dei profitti nel corso della prossima estate.
Stesso discorso per i
giornali: testate sportive come
“La Gazzetta dello Sport” e
“Corriere dello Sport-Stadio”, tra le più lette e diffuse a livello nazionale, vendono soprattutto quando la nazionale italiana vince e convince ai mondiali o agli europei. Basti pensare che il primato assoluto di tiratura per
“La Gazzetta dello Sport” (1.469.043 copie) fu stabilito il 12 luglio 1982, il giorno successivo la finale dei mondiali di Spagna, vinti dagli Azzurri con un indimenticabile 3-1 sulla Germania Ovest.
L’assenza dell’Italia dalla competizione corrisponde a un interesse decisamente inferiore nei confronti della manifestazione calcistica più importante al mondo. Un evento con meno appeal porterà ad un’asta per i diritti tv decisamente ridotta rispetto al solito: per trasmettere le partite di Sudafrica 2010 e Brasile 2014, come affermato da M. Bellinazzo e A. Biondi su
“Il Sole 24 Ore”, la Rai ha sborsato 360 milioni di euro in tutto (180 e 180).
Senza partite degli Azzurri, è difficile credere che si farà avanti qualche competitor – per Russia 2018, oltre ai tradizionali Rai e Sky, dovrebbe avanzare una proposta anche Mediaset – disposto a spendere cifre simili. Una bella batosta anche per la Fifa, che potrebbe perdere circa
100 milioni di diritti tv sul mercato italiano.
Le televisioni perderanno ingenti profitti dalla vendita di spazi pubblicitari, così come la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) non potrà contare sui contributi economici garantiti dalla Fifa alle squadre partecipanti a Russia 2018. Il totale per l’edizione dell’anno prossimo ammonta alla cifra record di 790 milioni di dollari, 214 in più rispetto a quella messa a disposizione per i mondiali in Brasile di tre anni fa.
Le 32 squadre che si sono qualificate alla fase finale potranno fare affidamento sui 400 milioni di dollari loro riservati per premi e passaggi di turno: di questi, 8 andranno alle 16 squadre eliminate nella fase a gironi, 28 alla seconda classificata e 38 alla nazionale che si laureerà campione del mondo. La semplice partecipazione nei gruppi in Russia avrebbe permesso all’Italia di Ventura di guadagnare 12 milioni: una cifra significativa per la FIGC, che nel 2015 e nel 2016 – anno degli europei in Francia – ha fatturato rispettivamente 153 e 174 milioni di euro.
Ma le perdite della Federazione non si fermeranno qui: la Rai potrebbe ritrattare le cifre degli accordi per la trasmissione delle partite della Nazionale (25 milioni di euro) e
top sponsor quali Eni e Poste Italiane potrebbero non rinnovare i contratti in scadenza l’anno prossimo.
Oltre a questo, si aggiungeranno i mancati versamenti delle royalties legate alla partecipazione a eventi sportivi speciali garantiti dallo sponsor tecnico Puma, che con la Federazione guidata da Carlo Tavecchio ha un accordo di 18,7 milioni annui fino al 2022 e che dovrà abbassare di molto le stime di vendita del merchandising della nazionale italiana di calcio nel corso della prossima estate.
La mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali russi dell’anno prossimo apre una voragine all’interno del calcio tricolore e rischia di colpire tutta l’economia nazionale. Una squadra che vince o addirittura trionfa – come quella guidata da Marcello Lippi a Germania 2006 – in un paese fortemente appassionato di calcio qual è l’Italia, porta benefici insperati in tanti settori diversi, come rivelò uno studio condotto nel 2014 dalla
Coldiretti: “L’anno successivo alla vittoria degli azzurri nel campionato mondiale di calcio del 2006 in Germania, l’economia nazionale è cresciuta in modo sostenuto con un aumento record del 4,1 per cento del Pil a valori correnti mentre il numero di disoccupati è diminuito del 10 per cento. Nel 2007 si è anche verificato un incremento delle vendite nazionali all’estero del 10 per cento, e a beneficiarne maggiormente sono stati i prodotti simbolo del Made in Italy”.
Fonte:
The Post Internazionale