martedì 7 novembre 2017

Com’è finita in Sicilia

I risultati definitivi sono arrivati intorno alla mezzanotte di lunedì: Nello Musumeci è il nuovo presidente della regione

Nello Musumeci al comitato elettorale a Palermo (LaPresse/Guglielmo Mangiapane)

I risultati definitivi delle elezioni regionali in Sicilia di domenica 5 novembre sono arrivati solo verso la mezzanotte di lunedì 6, a 16 ore dall’inizio dello spoglio. Nello Musumeci, il candidato sostenuto dalla coalizione di centrodestra, è stato il più votato: ha ottenuto il 39,8 per cento dei voti, mentre le liste a lui collegate il 42 per cento (e 29 seggi). Visto che ai 29 seggi vanno aggiunti i 7 seggi del listino del presidente, il centrodestra ha raggiunto la maggioranza nel Parlamento regionale con 36 deputati su 70 totali.

Il Movimento 5 Stelle è stato il singolo partito più votato, con il 26,6 per cento dei voti e i 20 seggi ottenuti dalla lista; il suo candidato, Giancarlo Cancelleri, ha ottenuto il 34,6 per cento. Il candidato di PD e Alternativa Popolare Fabrizio Micari ha ottenuto il 18,6 per cento, le liste che lo sostengono il 25 per cento e 13 seggi. La lista di Alternativa Popolare si è fermata al 4 per cento, non riuscendo quindi a superare il quorum del 5 per cento: Angelino Alfano ha commentato dicendo che «anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati non abbiamo rimpianti, perché abbiamo fatto la scelta giusta». Il candidato della sinistra, Giuseppe Fava, ha ottenuto il 6,1 per cento dei voti, contro il 5,2 per cento della sua lista, e solo un seggio.

Nello Musumeci sarà il nuovo presidente della regione Sicilia, prendendo il posto di Rosario Crocetta. Nel 2012 Rosetta aveva sconfitto Musumeci, ma non si è ricandidato per un secondo mandato. Musumeci, che era stato sostenuto da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ha parlato ieri sera mentre lo spoglio era ancora in corso ma quando era già chiara la sua vittoria, dicendo che il suo primo compito da presidente della regione sarà «recuperare oltre il 50 per cento di siciliani che ha deciso di non votare». Quelle di domenica sono state infatti le elezioni regionali alle quali hanno votato meno persone nella storia dellaSicilia. L’affluenza è stata del 46,76 per cento, poco meno del 47,41 per cento del 2012. Nel 2008 aveva votato il 66,68 per cento degli aventi diritto. Musumeci ha poi assicurato che per il governo sceglierà «persone al di sopra di ogni sospetto, pulite e competenti». A chi gli ha chiesto dei cosiddetti “impresentabili” delle sue liste, Musumeci ha fatto notare: «Io ho avuto alcuni punti in meno della coalizione. Avevo chiesto agli impresentabili di non votarmi e sono stati precisi e puntuali e li ringrazio».

Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 Stelle, ha detto che con il suo partito continuerà «la battaglia: siamo la prima forza politica della Sicilia». Subito dopo, nelle sede del suo comitato a Caltanissetta, ha preso la parola Luigi Di Maio, candidato presidente del Consiglio e capo politico del Movimento 5 Stelle: «Da qui parte un’onda che ci può portare al 40 per cento di consensi nel paese, abbiamo raddoppiato i voti del partito di Berlusconi e triplicato quelli del partito di Renzi. Siamo orgogliosi del voto libero». Ha definito la vittoria di Musumeci come «la vittoria degli impresentabili» e ha detto che «molti si pentiranno di non essere andati a votare».

Nel centrosinistra, già a partire dai primi exit poll che avevano mostrato uno scarso risultato del PD, era iniziata una polemica sia contro i partiti di sinistra che avevano deciso di sostenere un loro candidato sia contro il presidente del Senato Piero Grasso, che aveva respinto gli inviti a candidarsi. Davide Faraone, importante dirigente del PD siciliano, aveva infatti addossato parte della responsabilità della sconfitta proprio a Grasso. «Micari ha avuto il coraggio di candidarsi, quel coraggio che il presidente Grasso non ha avuto. Abbiamo atteso per due mesi il suo sì». Lo staff di Grasso aveva risposto con un comunicato molto duro: «Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il PD, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future».

Nel frattempo è stata convocata una riunione della Direzione nazionale del PD per il prossimo 13 novembre. All’ordine del giorno, tra le altre cose, ci sarà anche l’analisi del voto in Sicilia. Matteo Renzi parlerà comunque già stasera su La7: oggi infatti si sarebbe dovuto svolgere un confronto televisivo tra il segretario del PD e Luigi Di Maio, che però ha rinunciato. Sarà sostituito da Alessandro Di Battista, che probabilmente si farà intervistare separatamente.

Fonte: Il Post

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