mercoledì 27 agosto 2014

Cosa prevede il cessate il fuoco tra Hamas e Israele


Festeggiamenti a Gaza dopo il cessate il fuoco il 26 agosto 2014. (Momen Faiz, NurPhoto/Corbis)

Dopo 50 giorni di guerra, il 26 agosto Hamas e Israele hanno trovato un accordo per un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza. L’accordo, proposto dall’Egitto, prevede una serie di tappe nel breve periodo. Ma altre questioni sono rimandate a una nuova sessione di trattative che dovrebbe aprirsi tra un mese.

I punti dell’accordo a breve termine

  • Hamas non lancerà razzi contro Israele.
  • Israele fermerà tutte le operazioni militari di aria e di terra nella Striscia di Gaza.
  • Israele aprirà i valichi verso Gaza per lasciare entrare materiale da costruzione e convogli di aiuti umanitari. 
  • L’Egitto aprirà il valico di Rafah che collega il paese con la Striscia di Gaza.
  • L’Autorità palestinese si assume la responsabilità di controllare le frontiere della Striscia di Gaza e di impedire ad Hamas di introdurre armi e munizioni.
  • La zona cuscinetto alla frontiera tra Gaza e Israele sarà ridotta da 300 metri a 100 metri dal confine.
  • Israele concede che la zona di pesca si estenda da tre a sei miglia dalla costa della Striscia di Gaza.

Tra un mese le due parti cominceranno nuovi negoziati con la mediazione dell’Egitto.

Le questioni in discussione

  • Hamas chiede il rilascio di prigionieri palestinesi, sia quelli in carcere da lungo tempo, sia quelli arrestati nelle numerose retate in Cisgiordania, dopo il rapimento e l’uccisione di tre ragazzi israeliani a Hebron.
  • Hamas chiede la costruzione di un porto e di un aeroporto a Gaza.
  • Israele chiede la restituzione dei corpi dei soldati israeliani uccisi durante il conflitto e la demilitarizzazione della Striscia.

Fonte: Internazionale

martedì 26 agosto 2014

Ice Bucket Challenge & Earth Over Shoot Day


(Un secchio di beneficenza & uno “Tsu – Nami” di problemi)

Banalmente parlando, l’ Ice Bucket Challenge ha colmato un vuoto estivo: l’assenza di un tormentone musicale. Anzichè andare a ballare in discoteca quello che, fino all’anno scorso, era il grande successo dell’estate, ci si mette in costume, a dorso nudo o come vi pare, si riempie un secchio di acqua gelata e, mentre uno ti riprende in video, ti rovesci il secchio in testa. Per qualche secondo tremi, ti ritrovi (quasi) in Siberia poi, camminando o correndo, ti asciughi e tutto passa. Ovviamente, nel video bisognerà nominare qualcuno affinchè faccia lo stesso. Un gesto tanto banale, eppure è diventato un fenomeno virale di questa (non) calda estate 2014. Come mai? Ormai lo sappiamo tutti: l’Ice Bucket Challenge è una iniziativa promossa da Pete Frates, giovane atleta ed ex capitano della squadra di baseball del Boston College colpito dalla SLA, e Corey Griffin, morto annegato a Nantucket, in Massachussets, lo scorso 16 agosto in seguito ad un incidente subacqueo. L’obiettivo è raccogliere fondi per la SLA. La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i mononeuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria. Le cause della malattia sono sconosciute e, al momento, è possibile solo allungarne il decorso tramite cure palliative, determinate scelte di vita etico / culturali etc (Fonte: http://www.aisla.it ). Quest’acqua che esce dal secchio e ti rende per un breve lasso temporale un ghiacciolo a grandezza umana non è una sciatteria, ma ha un suo significato: l’acqua fredda ti intorpidisce per qualche secondo la muscolatura, facendoti provare una sensazione che i malati di SLA sono costretti a sopportare 24 ore su 24, per tutta la vita. Dunque, ritengo incomprensibile chi giudica questo semplice gesto uno spreco d’acqua. Ma di questo ne parlerò più in là. Concentriamoci un attimo sul «bilancio» di questa «moda»: al 24 agosto sono stati realizzati circa 2,4 milioni di video per un incasso mondiale di 70 milioni di dollari. L’anno scorso, nel medesimo periodo, il contatore si era fermato a 2,4 milioni. Insomma: 35 volte di più. Non è affatto poco. Stando a quanto dichiarato da Massimo Mauro, presidente dell’ AISLA (http://www.aisla.it ): «Da un mese tutto il mondo parla della ricerca sulla Sla: era una malattia dimenticata, ma adesso non lo è più grazie a questa vera e propria campagna di comunicazione». «Non ci sono dubbi, che l’idea delle secchiate d’acqua gelata abbia un “valore straordinario, considerando quanto in Italia sia difficile donare poiché, al contrario di quanto avviene negli Usa, le donazioni non sono detraibili». Dichiarazioni che: 1) rafforzano la bontà dell’ Ice Bucket Challenge; 2) ci offrono l’opportunità di comprendere come procedono secchio, acqua e freddo nella penisola. Allora, riconsideriamo quanto è stato raccolto nel mondo: circa 70 milioni di dollari. Ora quantifichiamo il contributo nostrano: circa 33mila euro (fonte: http://www.aisla.it ). In pillole: abbiamo contribuito solo per lo 0.47%. Vero, come dice Massimo Mauro, in Italia le donazioni non sono detraibili. Ma quanto vuoi detrarre da un contributo, anche simbolico, di 1, 5, o 10 euro? Soprattutto, fino a che punto è moralmente giusto (giuridicamente parlando, sarebbe pienamente legittimo) pensare alle detrazioni nel momento in cui sai che, banconote e monete che offri sono destinate a combattere una malattia che, una volta che ti prende, ti mangia i muscoli senza alcuna possibilità di salvezza? E poi, quanto può essere solida una affermazione del genere: «Buttarsi l’acqua addosso è uno spreco, meglio donare e basta!». I numeri parlano chiaro: in media ciascun italiano ha donato 55 centesimi di euro, bagnato o meno. In poche parole: siamo tra i bassifondi della solidarietà. Non c’è «ma» che tenga: dopo l’innalzamento del livello di intolleranza verso gli stranieri, con picchi che spesso toccano la soglia del razzismo, conosciamo dei passi indietro notevoli anche nel settore della solidarietà sociale, che pure ci ha sempre contraddistinto nel mondo. Colpa della crisi? Forse. Eppure, paradossalmente, questa triste congiuntura economica è (anche) un’occasione da non perdere: risparmiare, tirare la cinghia etc. potrebbe essere l’occasione per dare una sferzata alle nostre abitudini di vita che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono andate al di là di ogni nostra logica comprensione. Riflettiamo un secondo: usiamo la macchina per destinazioni lontane, ma anche per raggiungere il supermercato a 250 metri da casa; accendiamo la luce della camera da letto e spesso dimentichiamo di spegnere quelle della cucina e del bagno; teniamo accesi (quasi contemporaneamente) televisione, lavatrice e lavastoviglie; andiamo a fare spesa, prendiamo una caterva di prodotti alimentari e, spesso, buona parte finiscono scaduti nella pattumiera etc. Tutto questo senza pensare che molte risorse non sono inesauribili, e non tutti ne godono in misura equitativa. E così, arriva il fatidico giorno dell’ EarthOver Shoot Day, ogni anno sempre più precoce. Insomma, nel momento in cui ci indigniamo per un po’ di H2O sui nostri crani, per il resto dell’anno non proferiamo parola riguardo il fatto che, sempre più in fretta, il pianeta Terra consuma le sue risorse, destinate a tutta l’umanità per l’intero anno. Provo a spiegarlo meglio: quest’anno l’EarthOverShootDay è caduto il 19 agosto. Da quel momento la Terra è «in riserva»: tutto ciò che consumiamo dal 19 agosto è in realtà quanto era stato destinato per il 2015. Di questo passo, nel giro di neanche mezzo secolo le guerre fratricide coinvolgeranno ciascuno di noi, perchè acqua, petrolio, generi alimentari… – con tanto di cambiamenti climatici – saranno talmente scarsi che potranno soddisfare pochissimi abitanti sul pianeta. Che strano questo mondo: ci si indigna per due gocce, ma si tace sullo «Tsu – Nami» che potrebbe colpire ciascuno di noi.

DONARE DALL'ITALIA


Fonte: El Nuevo Dìa

martedì 19 agosto 2014

Il Corriere del Mezzogiorno cancella la bufala sulla Reggia di Caserta e Scorsese

L'articolo del 15 agosto in formato grande e ben visibile

La rettifica effettuata dal Corriere del Mezzogiorno, ovviamente in un formato ben diverso dalla notizia originale

Molti si chiedono del perché di cotanta difesa di questo monumento. E’ molto semplice, la provincia di Caserta è già piuttosto disastrata e in condizioni precarie. Siamo già stati sconfessati, traditi e umiliati in tutta Italia per colpa di politici incapaci. La Terra dei Fuochi, la Camorra, la corruzione e tutto il resto. La Reggia di Caserta era uno dei pochi veri fiori all’occhiello della nostra terra.

Non posso assolutamente SOPPORTARE che un giornale che dovrebbe, in qualche modo, essere il più importante del Sud Italia possa pubblicare una notizia senza verificarla in maniera seria e coerente. Perché un giornale così importante deve assumere toni scandalistici per alzare la tiratura?

Un attacco ingiustificato a tutta alla Soprintendenza, alla PA ma più in generale alla Reggia di Caserta senza pubblicare una smentita, né una correzione, senza pietà, ancora senza nessuna pietà per questa terra, pur di vendere qualche copia in più.

VERGOGNA.

E adesso, come per magia, è stato eliminato dal portale del Corriere l’articolo che ha dato inizio a tutto ciò, ma la RETE NON MENTE e noi, nel video che segue, abbiamo fatto un’indagine che spiega bene tutto e vi fa vedere che l’articolo, effettivamente, prima c’era.

Sono sconcertato dalle condizioni in cui versa l’informazione nella nostra bella Nazione, ma tant’è. Vi lascio al video, sarà facile fare due più due dopo averlo visto, dura solo 3 minuti, utilizzateli per capire e chiedetevi perché si sta tentando, in tutti i modi, di fare a pezzi questa già martoriata terra.



Thomas Scalera

Fonte: Oggi Insieme Magazine - www.vairanonews.it

Leggi anche: Scorsese e la Reggia, la bufala del Corriere del Mezzogiorno

martedì 12 agosto 2014

Addio a Robin Williams


L'attore Robin Williams è stato trovato morto nella sua casa di Tiburon, in California. Stando alla prima ricostruzione diffusa dalle agenzie statunitensi, si tratterebbe di un suicidio per asfissia. Williams, che aveva 63 anni, combatteva da tempo con una forma di depressione.

Robin Williams era sicuramente uno degli attori più noti ed apprezzati dal grande pubblico. Ottenne una grande popolarità televisiva sul finire degli anni settanta interpretando l'alieno Mork nella serie tv Mork & Mindy. Vincitore di un Oscar come miglior attore non protagonista nel 1998 (con altre 4 nomination ottenute dall’Academy) e protagonista di film cult come Good Morning, Vietnam, Mrs Doubtfire, L’attimo Fuggente, La leggenda del re Pescatore, Capitan Uncino, Jumanji, The Final Cut, Patch Adams e decine di altri film campioni d’incasso ai botteghini.

Link: Robin Williams (da Wikipedia)



sabato 9 agosto 2014

Il pacco del Nazareno

Habemus il nuovo Senato, anche se la riforma costituzionale che lo riduce nei numeri ha superato solo la prima delle 4 letture previste. Finalmente, non vedevamo l’ora. I fortunati che si concederanno il lusso di andare in vacanza partiranno più tranquilli: niente più nottate a Palazzo Madama per i nostri “prodi” né lanci di palline, canguri, ghigliottine, tagliole, gufi e rosiconi (anche se questi ultimi potrebbero presto tornare a fare capolino). Malgrado qualche «franco tiratore» bipartisan, l’asse Renzi-Berlusconi ha retto. È il primo risultato tangibile dell’accordo fra il segretario del Pd e il leader di Forza Italia, passato alle cronache come il “patto del Nazareno”.

A ben vedere, però, più che un patto questo sembra essere un “pacco” con all’interno il prossimo ingresso di Forza Italia nella maggioranza di governo. Si tratterebbe di un ritorno di fiamma visto che il Pdl tutto, prima della scissione degli alfaniani, era uno dei due assi portanti dell’esecutivo di larghe intese guidato da Enrico Letta. Stando a quanto riportato dai giornali nel day after del voto in Senato pare infatti che Berlusconi, circondato dai suoi più fedeli collaboratori, abbia esultato dicendo che «le uniche cose che il governo ha fatto finora le ha fatte grazie a noi, senza i quali non c’è una maggioranza». Composizione dei gruppi parlamentari alla mano, a Palazzo Madama Forza Italia “pesa” quanto Ncd, per l’Italia e Scelta Civica messe insieme. 

Renzi ha capito da tempo immemore – anche qui sta la sua furbizia – che l’ex Cavaliere non andava quotidianamente attaccato come faceva, e in parte ancora oggi fa, quella parte del Pd e della sinistra tutta che nel nuovo ordine di idee è da «rottamare». Nelle strategie di “Matteo”, Berlusconi doveva essere il primo alleato. E così è stato. Complici i risultati non esaltanti raccolti alle Europee dai partiti che sono in maggioranza (insieme Ncd e Udc hanno portato a casa uno striminzito 4,4%), l’ex sindaco di Firenze ha puntato ancora più forte sull’asse con l’uomo di Arcore. La nuova legge elettorale, l’“Italicum” (che poi sembra più un “Porcellum” bis) l’hanno scritta Verdini e la ministra Boschi con l’aiuto del politologo Roberto D’Alimonte («Renzi e Berlusconi sono i padri dell’”Italicum”, noi tre siamo zii», spiegava il docente nel marzo scorso), non Alfano & Co. E ora, approvato in prima lettura il ddl Boschi, la partita si sposterà proprio su quest'altro fronte.

I nodi sono sempre gli stessi: le soglie di sbarramento e le preferenze. Su queste ultime l’apertura di Berlusconi (per il quale le preferenze sono sempre state un argomento ostile) è un fatto importante, visto che Ncd e una parte del Pd le invocano a gran voce. Sul mancato abbassamento delle prime, fissate al momento al 4,5% per i partiti coalizzati e all’8% per quelli che correranno da soli, sia “Matteo” che “Silvio” potrebbero compiere il delitto perfetto. Il numero uno di Palazzo Chigi vedrebbe restare fuori dal Parlamento Sinistra Ecologia e Libertà (con Vendola lo strappo è definitivo), oggi al 2,2% nei sondaggi; Berlusconi, dal canto suo, assisterebbe alla scomparsa degli alfaniani, che sempre secondo le ultime rilevazioni non arriverebbero al 4%.

A quel punto, in un Parlamento tripartito (Pd ancor più “renziano”, Forza Italia, M5S e forse la Lega), fare le riforme in modo bipartisan – una a me, l'altra a te – sarebbe un gioco da ragazzi. Certo, bisognerà aspettare ancora qualche anno: l’orizzonte è quello del 2018, su questo sia Renzi che Berlusconi sembrano essere concordi. Ma la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo.

Twitter: @GiorgioVelardi

Fonte: Lettera43

sabato 2 agosto 2014

Bologna, 2 agosto 1980. La più grande strage italiana di terrorismo


Alle 10.25 del 2 agosto 1980 una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente 20 chili di esplosivo militare militare gelatinoso, esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, due vagoni del treno Ancona-Basilea sventrati come il ristorante. In pochi secondi 85 morti e 205 feriti di cui 70 con invalidità permanente. La più grande strage italiana di terrorismo.

In trent’anni sono stati condannati due manovali neo-fascisti Francesca Mambro e Giusva Fioravanti ma non conosciamo ancora i mandanti e i complici che lavorarono a un gigantesco depistaggio che non è ancora finito

La strage di Bologna parla così alla nostra memoria e noi dobbiamo ricordarlo se crediamo alla nostra costituzione e agli uomini e donne migliori della repubblica.

venerdì 1 agosto 2014

Ebola: in Africa l’epidemia continua. Ma l’Italia non è a rischio


Sarà trasportato negli Stati Uniti uno dei due cittadini americani che ha contratto il virus ebola: secondo quanto riportato dalla stampa statunitense, il paziente arriverà entro un paio di giorno all’Emory University Hospital di Atlanta, dove riceverà cure e trattamenti specifici. Le due persone contagiate sono il dottor Kent Brantly e Nancy Writebol, che si trovavano nell’Africa Occidentale per svolgere missioni umanitarie. Brantly, 33 anni, lavorava come direttore del di un centro medico di Monrovia, in Liberia, dove aveva cominciato ad occuparsi dei primi casi di ebola fin dallo scorso ottobre. La Writebol, invece, faceva parte di una missione di un’organizzazione umanitaria cristiana operante in uno dei paesi dell’Africa Occidentale.


(Foto: AP Photo/Pascale Zintzen, MSF, HO – immagine di archivio)

EVACUATI I PEACE CORPS AMERICANI - Il paziente che rientrerà negli Stati Uniti – non è ancora chiaro se Brantly o Writebol – sarà ricoverato in una speciale unità di isolamento dell’ospedale di Atlanta, realizzata in collaborazione con il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americano. Il dottor Thomas Frieden ha spiegato ai giornalisti che le possibilità che l’epidemia di Ebola possa diffondersi tra la popolazione statunitense sono molto remote, perché verranno prese tutte le precauzioni del caso. Nel frattempo, per ordine delle autorità americane 340 volontari dei Peace Corps sono stati evacuati da Sierra Leone, Liberia e Guinea per scongiurare il pericolo di nuovi contagi.

IN AFRICA L’EPIDEMIA NON SI FERMA - Nel frattempo, però, in Africa ebola continua a far paura: secondo i dati diffusi dall’OMS l’epidemia, iniziata lo scorso dicembre non ancora finita, ha già causato 1.323 contagi accertati e 726 vittime. I numeri, tuttavia, potrebbero essere più alti di così, dal momento che il virus si diffonderebbe sopratutto nei piccoli villaggi, dove i casi non sarebbero riportati alle autorità. E l’epidemia accelera il passo: soltanto negli ultimi quattro giorni si sono registrati 57 decessi. Sebbene i paesi più colpiti da ebola siano Sierra Leone, Liberia e Guinea, nelle ultime ore è stato dichiarato ufficialmente il primo caso in Nigeria, segnale che il virus si sta espandendo in tutta l’area dell’Africa Occidentale. Oggi il direttore generale dell’OMS, Margaret Chan, insieme ai presidenti di Sierra Leone, Liberia e Guinea, varerà un piano da 100 milioni di dollari per frenare l’epidemia. Tra le misure di sicurezza che potranno essere introdotte, anche maggiori controlli agli imbarchi degli aeroporti locali.

LEGGI ANCHE: Quanto è pericoloso il virus Ebola per noi?

ITALIA NON A RISCHIO - Per quanto riguarda il nostro paese, gli esperti hanno più volte sottolineato che non esiste il pericolo concreto che ebola possa diffondersi anche in Italia: interpellato dal Corriere della Sera, Giuseppe Ippolito, epidemiologo e direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma, ha spiegato che il paese è già allertato e che la situazione è sotto controllo:

L’Italia non va considerata un Paese a rischio. Abbiamo un vantaggio: non ci sono collegamenti diretti con le città dei Paesi colpiti, eventuali passeggeri infetti dovrebbero arrivare da altri scali europei. Le autorità aeroportuali sanno quali sono e hanno rafforzato la sorveglianza. Chi dovesse sbarcare a Fiumicino con sintomi sospetti verrebbe immediatamente identificato e tenuto sotto controllo sanitario secondo un protocollo che esiste dal 1995. I servizi in aeroporto gestiti dal ministero della Salute sono efficientissimi.

C’è stato anche, nei mesi scorsi, qualcuno preoccupato che gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane potessero portare ebola in Italia: preoccupazioni veicolate anche da una serie di false notizie e cattiva informazione. Tuttavia, come già spiegato, è molto difficile che questo accada poiché il virus, che ha un periodo di incubazione molto breve e sopratutto una mortalità molto alta, causerebbe il decesso della persona infetta prima che questa possa riuscire a compiere il lungo viaggio da uno dei paesi interessati dall’epidemia fino alla Sicilia. Senza contare che, come nel caso degli aeroporti, anche in questo caso le autorità isolerebbero immediatamente gli eventuali pazienti infetti.

(Foto copertina: LaPresse / AP / CDC)

Fonte: Giornalettismo