Un combattente del gruppo di ribelli siriani Al Rahman trasporta armi verso le prime file del campo di battaglia a Damasco, in Siria. Credits: Bassam Khabieh
Alcuni gruppi di ribelli siriani si sono riuniti dall’8 al 10 dicembre a Riyadh, in Arabia Saudita, per trovare un punto comune prima dei colloqui di pace con il governo di Bashar al-Assad di gennaio.
Non tutte le fazioni sono state invitate all’incontro e alcune di quelle chiamate per partecipare al vertice hanno declinato l’invito per la presenza del potente gruppo Ahrar al-Sham, alleato del Front al-Nosra, il ramo siriano di al-Qaeda.
Durante la riunione, i ribelli hanno ribadito la volontà di pretendere dall’attuale presidente siriano le dimissioni immediate all’inizio di un eventuale periodo di transizione, prima delle elezioni del paese.
Tra il centinaio di ribelli che hanno preso parte al vertice dell’opposizione ad Assad non c’erano i curdi, che non sono stati chiamati dalle altre forze e hanno organizzato una riunione parallela in Siria.
Il gruppo Ahrar al-Cham si è invece ritirato a lavori inoltrati, il 10 dicembre, a causa del ruolo essenziale che sarebbe stato dato a personalità legate al regime.
I ribelli che sono usciti dal vertice di Riyadh si sono detti pronti a iniziare le negoziazioni con Assad: “Siamo arrivati a un accordo su una visione unitaria di un processo di risoluzione”, ha dichiarato Souheir al-Atassi, uno dei generali della Coalizione nazionale, tra i gruppi più importanti dell’opposizione in esilio.
Le diverse fazioni sarebbero, inoltre, favorevoli alla creazione di un’istanza suprema che supervisioni la delegazione che parteciperà ai negoziati.
Le trattative, che inizieranno il primo di gennaio, sono fortemente volute dai paesi che hanno partecipato alla conferenza di Vienna il 30 giugno 2012, tra cui Stati Uniti, Iran, Russia, Arabia saudita e stati europei.
Secondo quanto stabilito dalle potenze internazionali, a seguito dei negoziati in Siria dovrebbe iniziare il cessate il fuoco, seguito dalla formazione di un governo di transizione di sei mesi, che porterà alle elezioni.
Fonte: The Post Internazionale
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