martedì 19 gennaio 2010

Il Cile torna a destra a 20 anni da Pinochet. I due leader troppo simili

E’ grazie all’imprenditore multi-milionario, proprietario secondo la rivista 'Forbes' del 701/o patrimonio nel mondo, Sebastián Piñera, che la destra cilena riconquista – con regolari elezioni – il palazzo presidenziale della Moneda.

Destra che non saliva democraticamente al potere dal lontano 1958, anno in cui Jorge Alessandri sconfisse un politico dal nome Eduardo Frei (mandato a morte dal dittatore fascista Augusto Pinochet), e cioè il padre dell'attuale leader democristiano della 'Concertacion', sfidante di Piñera al ballottaggio di domenica.
Con il 51,61% delle preferenze contro il 48,38% della coalizione di centrosinistra, il Cile della presidente uscente Michelle Bachelet entra in una nuova fase storica. Un nuovo corso, segnato dalla rottura con il resto del sub-continente latinoamericano, governato in larga parte da coalizioni e leader della sinistra radicale, ma anche dal dissolvimento di un sistema di potere durato per ben 20 anni. La ‘Concertaciòn’, l’ampia miscela progressista frutto di un accordo democratico contro la sanguinaria dittatura di Pinochet, sembra infatti destinata alla frammentazione tra le diverse anime che l’articolano. Sensibilità e posizioni spesso molto distanti tra loro, che non hanno smesso di farsi la guerra interna nemmeno durante le fasi più aspre della campagna elettorale.

Frei e Piñera, due leader speculari

Mentre nelle strade della capitale cilena la folla festeggiava questo storico ritorno al potere della destra, con tanti ex sostenitori di Pinochet che hanno portato in strada bandiere e busti del dittatore scomparso nel 2006, il candidato sconfitto (in passato Capo di Stato del paese) si congratulava con il neo-eletto presidente con una cortesia ben al di là del normale fair play.

Frei ha immediatamente inviato i suoi più sentiti auguri a Piñera, salvo poi raggiungere personalmente il magnate che celebrava il suo trionfo in un hotel di Santiago, insieme ai suoi sostenitori. L’ingresso in sala dello sfidante democristiano, è stato accolto da una vera e propria ovazione della sala. “Con Eduardo condivido un grande amore per il Cile e sono un grande ammiratore di suo padre” ha aggiunto il vincitore, palesando le assonanze tra i due leader. Una intesa a cui molti hanno attribuito le ragioni della sconfitta e confermata anche da quanto scritto oggi dal Washington Post. “Dopo anni di vittorie del centrosinistra il vento è cambiato e in America Latina stanno guadagnando terreno esponenti moderati che non disdegnano il mercato. Alcuni emergono – continua ancora la testata statunitense – da destra come il neoeletto presidente del Cile, Sebastian Piñera, ma le sue promesse in campagna elettorale differivano solo nello stile, e non nella sostanza, da quelle dello sfidante sconfitto, l'ex presidente Eduardo Frei”.

Intanto, il multimilionario giunto alla guida della Moneda annuncia un “governo di unità nazionale”. “Faremo – ha detto – un governo basato su valori solidi e fermi, faremo un governo di unità nazionale che abbatterà i muri che ci dividono e costruirà i ponti che ci uniranno in futuro”.

Fonte: Dazebao

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