sabato 22 agosto 2015

Reati, i numeri che Alfano dimentica

«L’Italia è un posto sicuro»: al Viminale Angelino Alfano esulta per la diminuzione dei delitti, ma l’attività di contrasto è scesa del 25%

Luca Rinaldi

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)

I numeri, sono numeri, è vero, ma la statistica è anche celebre per gli usi che se ne può fare a seconda delle tesi più disparate. Non a caso tra gli appassionati di confronti e correlazioni è visitassimo un sito in grado di generare correlazione spurie che fanno molto sorridere. Una delle ultime elaborate mostra come all’aumentare dello stanziamento del governo degli Stati Uniti d’America per la ricerca su scienza, tecnologia e spazio, aumentino anche i suicidi per strangolamento, soffocamento e impiccagione. Oppure ancora, gli annegamenti crescono negli anni in cui l’attore Nicolas Cage appare in un film.

Veniamo a noi. Italia, Viminale, anno di grazia 2015. A Ferragosto si tiene la consueta conferenza stampa in cui il ministro diffonde i dati su delitti, reati, criminalità, immigrazione e materie che sono di competenza del ministero dell’Interno. C’è soddisfazione guardando il report diffuso dal Viminale perché in un anno i reati commessi in Italia hanno segnato un importante -13,1 per cento. Tra i crimini principali, rapine e furti sono scesi rispettivamente del 12,1% e 5,6 per cento. «Si tratta di dati importanti - ha detto Angelino Alfano - che testimoniano come l’Italia stia migliorando sempre più nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità organizzata e comune. Benché i dati siano positivi, noi non ci accontentiamo e diciamo che l’aumento delle pene legato a questi reati rappresenta una scelta giusta. Chi commette un reato e viene condannato deve scontare la pena fino in fondo. Così si garantisce la sicurezza dei cittadini». Insomma, sempre per citare il ministro, l’Italia è «un posto dove vivere».


Scorrendo il report consegnato alla stampa c’è da crederci: meno 14% gli omicidi volontari, meno 16% le lesioni dolose, meno 23% le violenze sessuali, meno 14% le rapine, meno 10% i furti, meno 20% le ricettazioni, meno 15% le frodi informatiche, meno 35% i reati di sfruttamento e di pornografia minorile. Stessa tendenza per denunce e arresti, calate del 25,2 per cento. C’è ottimismo e l’inversione di tendenza sembra quella di un’Italia meno criminale. Come si diceva, però, i numeri, per quanto certi, possono prendere direzioni differenti a seconda di che ne fa uso.

Non è invece emerso un altro dato importante durante la conferenza: al calo dei delitti si affianca anche la riduzione di attività di contrasto alla criminalità. Un dettaglio che nel report consegnato alla stampa non è entrato, ma che si può desumere dalle tabelle elaborate dal ministero stesso, e che La Repubblica ha messo successivamente in campo. Insomma, c’è un calo dei delitti, ma allo stesso tempo c’è anche un calo dei delitti scoperti e che restano dunque impuniti. I delitti scoperti sono quelli di cui le forze dell’ordine vengono a conoscenza senza una denuncia da parte dei cittadini. Dall’agosto 2013 al luglio 2014 sono stati 380.373 i delitti scoperti dalle Forze dell’Ordine, mentre l’anno successivo poco meno di 289.000: un calo del 24,1 per cento. Vale la pena ricordare che i sindacati di polizia lamentano un taglio di circa 4 miliardi di euro negli ultimi cinque anni per le attività di contrasto al crimine.

L’unico dato a crescere tra i delitti è quello delle estorsioni, che marcano un incremento del 3,3 per cento. Bisogna però ricordare che nel biennio 2013/2014 c’era stata una crescita ben maggiore, del 19,3 per cento. Più in generale, i delitti scoperti e denunciati dalle Forze dell’Ordine avevano segnato in precedenza un aumento: +1,8% nel 2012/2013 e +0,4% nel 2013/2014. D’altronde quel -25% segnato alla voce delle attività di contrasto al crimine non poteva passare inosservato, soprattutto se più alto della riduzione dei delitti commessi, che si è attestata, come si è detto al 13 per cento.

Fonte: Linkiesta.it

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