martedì 25 agosto 2015

I funerali di Casamonica si potevano evitare?

I sacerdoti coinvolti ripetono: «Il funerale non si nega a nessuno». Ma non è proprio così, il codice di Diritto Canonico parla chiaro


I funerali di Vittorio Casamonica si potevano evitare? Alla domanda fanno spallucce i sacerdoti coinvolti, quelli della chiesa di San Giovanni Bosco dove è stato celebrato il funerale, e quello di San Girolamo Emiliano, parrocchia di appartenenza del boss della famiglia che, nel patto di Mafia Capitale, aveva libertà di movimento a Roma Sud. “Si condanna il peccato, non il peccatore”, ha ripetuto oggi a Sky Tg 24 il sacerdote della piccola parrocchia di via Bellico Calpurnio: “Bisogna avere la misericordia di Gesù sulla croce”; “non faccio parte delle forze dell’ordine, non devo certo arrestare i Casamonica”, aveva detto, in precedenza, il sacerdote del quartiere Don Bosco, nella basilica del quale si sono tenute le sontuose esequie: “Lo rifarei”.

I FUNERALI DEI CASAMONICA SI POTEVANO EVITARE? Il sacerdote della basilica al Tuscolano, riportavano le cronache all’indomani dell’evento, si era premurato di chiedere, genericamente, una cerimonia poco vistosa, e non si era preso alcuna responsabilità per quanto accaduto sulla piazza antistante la basilica. D’altronde, si sente dire, il funerale è un sacramento per la religione cattolica, e non può essere negato ad un fedele cattolico che lo chieda; ma in realtà, nei giorni scorsi, sacerdoti ed esperti hanno precisato quanto questa ricostruzione sia lontana dalla realtà e sopratutto dal Diritto Canonico. Uno dei primi a porre il problema è stato don Dino Pirri, uno dei volti della Tv della Cei Sat 2000.
In effetti, come spiega lo stesso Pirri in una successiva intervista alla Stampa, i motivi per evitare il funerale pubblico e regolare erano moltissimi. Il principale è quello riportato dal vaticanista del Fatto Quotidiano online, Francesco Grana.
Dunque il diritto canonico vieta, pone un’esplicita proibizione sul funerale cattolico ai “peccatori manifesti”, quali chiaramente sono i mafiosi che, ha ricordato Giacomo Galeazzi sulla Stampa, sono stati recentemente scomunicati in maniera ufficiale da Papa Francesco in persona.

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COSA DICE IL DIRITTO CANONICO - Ribadisce il concetto il sacerdote antimafia Don Pino de Masi, che collabora con Libera nella piana di Gioia Tauro: “Noi dobbiamo iniziare a seguire il codice del diritto canonico che vieta le esequie ai peccatori che non diedero alcun segno di pentimento”.

E rincara ulteriormente oggi l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, ricordando che le modalità di celebrazione del funerale dei Casamonica siano state molto simili a quelle di tante altre famiglie mafiose nel sud italia.

Attraverso un’impresa di pompe funebri, il clan aveva prenotato il funerale con il viceparroco alla Chiesa Madre. Ho fatto in tempo a saperlo e a a proibirlo. Ho autorizzato le esequie solo per gli stretti familiari nella cappella del cimitero. La famiglia protestò e mi minacciò. Le forze dell’ordine hanno sorvegliato la situazione. È inammissibile celebrare un mafioso come fosse un eroe

Quindi il sacerdote poteva, e in un certo senso doveva, negare la celebrazione sacramentale del rito. Come ha scelto di fare per Piergiorgio Welby, che in quella stessa chiesa aveva chiesto la cerimonia funebre, vedendosela negata.

LA VIA DI MEZZO - C’era una via di mezzo fra il negare il funerale e il celebrarlo in maniera regolare? Sì, c’era, e si può prendere ad esempio il caso – che fece altrettanto scalpore – del funerale di Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, sospeso per motivi di ordine pubblico dopo i tafferugli fra gli esponenti dei centri sociali e quelli di estrema destra. In quel caso, la congregazione dei preti lefevbriani che aveva accettato di officiare le esequie del “capitano” aveva organizzato, su richiesta del procuratore del defunto e della famiglia, una cerimonia molto privata in una cappella a disposizione della congregazione: forse il parroco o il vescovo potevano almeno provare a consigliare una soluzione del genere? Le parole del vescovo siciliano suggeriscono ulteriormente che l’autorità episcopale poteva autorizzare soltanto una cerimonia in minore, se fosse stata debitamente informata; ma non è chiaro nemmeno se e quanto in Vicariato fossero informati di quanto stava avvenendo a Roma Sud.

Fonte: Giornalettismo

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