mercoledì 19 agosto 2015

L’attentatore di Bangkok faceva parte di una rete terroristica

Un poliziotto di fronte al santuario di Erawan, a Bangkok, il 18 agosto. (Athit Perawongmetha, Reuters/Contrasto)

L’attentatore che ha fatto esplodere la bomba nel centro di Bangkok faceva parte di una rete terroristica e sul luogo dell’attentato erano presenti due complici. Lo ha dichiarato la polizia tailandese.

Nel frattempo il tempio indù di Erawan, davanti al quale lunedì è scoppiata la bomba che ha causato 22 morti, è stato riaperto stamattina. Il santuario si trova in una zona molto frequentata dei turisti.

Stamattina è stato pubblicato un identikit del sospettato, per il quale la polizia ha emesso un mandato d’arresto. È un uomo con gli occhiali e i capelli neri, che secondo le autorità è arrivato sul luogo dell’attentato a bordo di un tuk tuk (un taxi a tre ruote). Secondo le forze dell’ordine è uno straniero.

Tutti e tre i presunti attentatori sono stati filmati dalle videocamere di sicurezza. Il primo sospettato avrebbe abbandonato uno zaino sul luogo dell’attentato. Parlando alla stampa, il capo della polizia tailandese ha dichiarato: “Non l’ha fatto sicuramente da solo. Fa parte di una rete”.

Le vittime dell’attentato sono in maggioranza tailandesi, ma tra di loro ci sono anche alcuni stranieri, tra cui nessun italiano.



L’attacco non è stato ancora rivendicato. Secondo il governo tailandese l’obiettivo erano i turisti e chi l’ha organizzato voleva colpire l’economia del paese. Sembrano sempre meno probabili le piste legate ai separatisti islamici, che operano nel sud della Thailandia ma che non hanno mai fatto attentati nel resto del paese né contro i turisti, e alle cosiddette camice rosse, i sostenitori degli ex premier Thaksin e Yingluck Shinawatra.

In questi giorni sta circolando anche l’ipotesi che la bomba sia legata alla minoranza uigura, perseguitata dalle autorità cinesi: il mese scorso la Thailandia, d’accordo con Pechino, ha rimpatriato 109 uiguri cinesi, accusandoli di terrorismo. Alcuni mezzi d’informazione cinesi sostengono la tesi della ritorsione e temono che fossero proprio i turisti cinesi l’obiettivo dell’attacco.

Ieri mattina c’è stato un secondo attacco: una granata è stata lanciata sul molo Sathorn, frequentato dai pendolari. È caduta in acqua senza fare vittime né danni.

Fonte: Internazionale

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