mercoledì 5 agosto 2015
Il Piano Obama contro i cambiamenti climatici: taglio del 32% di emissioni entro il 2030
I cambiamenti climatici sono davvero dietro l’angolo. “Siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa”. Barack Obama ha presentato il suo Piano clima il 3 agosto, tra toni apocalittici, conti della spesa e speranze.
di Massimo Bonato
Barack Obama ha presentato il 3 agosto, nel suo discorso alla Casa Bianca, il Clean power plan, il suo Piano climatico. Gli Stati Uniti devono tagliare del 32% le emissioni di carbonio nell’atmosfera per prevenire i cambiamenti climatici.
Il vertice di Parigi si avvicina e se papa Francesco, che Obama cita, si profila come il riferimento etico che chiede un cambio di rotta, di condotta verso l’uomo e l’ambiente; Obama deve fare i conti con repubblicani e Paesi emergenti. Rassicurante con gli uni, monitore con gli altri, con parole di speranza impegno per tutti.
Da oggi il cambiamento climatico entra ufficialmente nell’agenda politica della campagna elettorale Usa perché “Gli Stati Uniti vogliono guidare la comunità internazionale in questa battaglia”.
E Obama deve fare i conti in casa, dove il Congresso è controllato dall’opposizione repubblicana, nella quale si annidano negazionisti in corsa per le presidenziali, e serpeggiano malcontento e preoccupazioni economiche.
Così, i cambiamenti climatici devono essere trattati come una questione di “minaccia alla sicurezza nazionale” – tema a cui lo statunitense è sempre sensibile – e come “un danno economico”: ogni famiglia potrà risparmiare 85 dollari su bollette di luce e gas. Un risparmio anche sulla spesa sanitaria se si ridurrà l’incidenza dell’asma e delle morti premature, che potrebbero scendere del 90%.
Parole che devono toccare coscienza e portafogli di quegli Stati, Usa, che proprio sul carbone fondano la propria economia ma che ora hanno due o tre anni per presentare i compiti da fare a casa, per ridurre le emissioni di CO2.
“I cambiamenti climatici sono la minaccia più grande per il nostro futuro … Se non affrontiamo il problema potremmo passare il punto di non ritorno” dichiara Barack Obama. Bisognerà farlo capire agli Usa, nei quali dovranno essere erogati incentivi alle aziende elettriche perché investano nelle rinnovabili. Bisognerà farlo capire ai Paesi emergenti, che difendono il concetto di “responsabilità comuni ma differenziate” sul tetto di emissioni imponibile ai singoli Stati; prima fra tutte la Cina che da sola produce più del 25% delle emissioni globali di carbonio – gli Usa ne producono il 16%, l’Ue l’11%. Prevedibile anche qui il sistema di sanzioni cap-and-trade di cui ha dato avvisaglie il «New York Times», multe che i singoli Stati pagherebbero se sforassero il limite di emissioni imposto.
Ma a Parigi, volere o volare, tutti dovranno arrivare con un piano perché, ha sottolineato Obama nel suo discorso, “non abbiamo un piano B, bisogna fare in fretta, siamo l’ultima generazione in grado di fare qualcosa”.
E lo dice, ironia della sorte, il giorno stesso in cui vengono pubblicati i risultati dello studio condotto dal World Glacier Monitoring Service che dimostra come i ghiacciai dell’intero pianeta si stiano riducendo alla impressionante velocità di 50-150 cm l’anno, velocità di scioglimento triplicata rispetto allo stesso periodo del secolo passato.
E lo dice in previsione del vertice di Parigi, che avverrà in dicembre, al quale tutti gli Stati del pianeta dovranno arrivare con piani credibili di riduzione delle emissioni di CO2. Una scadenza ormai senza appello, visti gli insuccessi di Copenaghen (2009), Durban (2011), Lima (2014). Ma, “Il tempo non è dalla nostra parte”, i cambiamenti climatici irreversibili sono dietro l’angolo. “Dobbiamo garantire acqua e aria pulita, un futuro per i nostri figli” dice Barack Obama.
Fonte: _omissis_
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