lunedì 20 luglio 2015

Hanno riaperto le banche in Grecia

E le altre novità economiche e politiche di questa settimana: i primi aumenti dell'IVA, mercoledì si votano nuove riforme e arriva ad Atene una delegazione dell'ex "troika"

La coda fuori dalla Banca Nazionale della Grecia, Atene, 20 luglio 2015 (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

La Grecia inizia questa nuova settimana di crisi con due importanti prove per l’economia e per Alexis Tsipras, il primo ministro: la riapertura delle banche e un aumento di 10 punti dell’IVA su una serie di beni e servizi.

Le banche
Le banche greche erano state chiuse lo scorso 29 giugno a causa di una grave crisi di liquidità e sono state riaperte questa mattina, lunedì 20 luglio, grazie a un decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale sabato scorso dal governo, che nel frattempo ha subìto un importante rimpasto. Nove persone tra ministri e viceministri sono state infatti sostituite dopo che giovedì 16 luglio più di 30 deputati di Syriza – il partito di Tsipras – avevano votato contro il piano di riforme richieste dall’Unione Europea come condizione per la negoziazione di un nuovo prestito.

Le restrizioni e i controlli sui capitali resteranno comunque in vigore, con delle modifiche. I prelievi di contanti sono limitati a 420 euro a settimana invece che a 60 euro al giorno e questo per evitare lunghe file quotidiane a sportelli e bancomat. Sono state previste delle eccezioni per coloro che devono pagare delle cure mediche o versare delle rette scolastiche all’estero, ma non non potranno essere incassati gli assegni, né potrà essere trasferito denaro all’estero. Il mercato azionario rimarrà ancora chiuso e per ora non ci sono notizie sulla data della sua prossima riapertura.

Aumento dell’IVA
I termini del nuovo accordo trovato tra la Grecia e i creditori internazionali, prevedevano, tra le prime riforme da adottare quella dell’aumento dell’IVA che la scorsa settimana erano state approvate dal parlamento di Atene (la questione dell’aumento dell’IVA era stata tra l’altro una delle più discusse durante i lunghi negoziati e si era arrivati alla fine a un compromesso tra le varie posizioni).

Da oggi entrano in vigore dunque gli aumenti dell’IVA al 23 per cento per alcune categorie di prodotti e servizi fino ad ora esclusi dall’aliquota più alta. Gli incrementi riguarderanno per esempio il cibo confezionato, i servizi di ristorazione, i taxi, i preservativi, gli assorbenti igienici, i fertilizzanti, i pesticidi, le rette di alcune scuole, le spese per le sepolture e i funerali. Il governo prevede di ricavare da questi aumenti nuove entrate pari a circa 2,4 miliardi di euro a partire dal 2016 e pari a 795 milioni per quest’anno. Resta da vedere se e in che modo i commercianti faranno pesare questo aumento dell’IVA sui prezzi. La catena tedesca di supermercati Lidl ha già fatto sapere attraverso una serie di annunci pubblicitari diffusi sui giornali greci di domenica che il rialzo dell’IVA non avrà ripercussioni sui prezzi.

Un prestito ponte per rimborsare altri prestiti
Il Consiglio Europeo – un’assemblea che riunisce tutti i capi di stato o di governo dell’Unione Europea – ha approvato un nuovo prestito “ponte” (cioè di emergenza) di 7,16 miliardi alla Grecia, per evitare che non abbia più denaro per il suo sistema bancario e per ripagare i debiti precedenti, soprattutto con il Fondo Monetario Internazionale.

Dopo i voti favorevoli di vari parlamenti nazionali sull’accordo trovato nei giorni scorsi fra Unione Europea e Grecia riguardo una nuova tranche di prestiti (Germania compresa) potranno iniziare le trattative per la nuova tranche di aiuti vera e propria, la terza dal 2010 e la cui somma potrebbe raggiungere i 50 miliardi di euro. Secondo Jeroen Dijsselbloem, il capo dell’Eurogruppo, i negoziati dureranno circa un mese, e già da ora si preannunciano complicati: il ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schäuble è tornato a parlare della possibilità di un’uscita temporanea della Grecia dall’euro come possibile risoluzione del problema e alcuni piccoli paesi dell’Unione Europea hanno ribadito di non essere favorevoli a dare nuovi soldi alla Grecia.

Oggi, lunedì 20 luglio, scade un importante pagamento: la Grecia deve infatti restituire alla BCE una rata relativa a un precedente prestito che ammonta a 3,5 miliardi di euro più 700 milioni di interessi. Il 30 giugno e poi una seconda volta il 14 luglio la Grecia era poi andata in default nei confronti del Fondo Monetario Internazionale: cioè si è dimostrata insolvente, perché aveva mancato due pagamenti prefissati per restituire le rate di un precedente prestito ricevuto. I pagamenti mancati al FMI ammontavano a circa 2 miliardi di euro. I soldi del prestito ponte andranno dunque praticamente a ripagare precedenti prestiti: nel pomeriggio, l’FMI ha confermato di aver ricevuto un pagamento di due miliardi di euro da parte della Grecia.

Una questione molto importante nei nuovi negoziati sarà quella relativa al taglio del debito greco (un haircut, in termini tecnici). La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ribadito in un’intervista alla rete televisiva ARD la sua ferma opposizione. Ma per la prima volta ha ipotizzato un possibile alleggerimento in termini di scadenze e di tassi di interesse.

Questa settimana
Il calendario che porta verso il nuovo prestito è molto serrato e richiede soprattutto un grande impegno da parte delle autorità greche. Mercoledì 22 luglio dovranno essere votate ulteriori riforme: la riforma del Codice di procedura civile, per ridurre i costi della giustizia e accelerare i processi e l’adozione delle nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancaria. Alcuni media greci parlano del votodi mercoledì come di un «crash test» per Tsipras in parlamento che ha fatto sapere di essere pronto a dimettersi nel caso di ulteriori defezioni nelle file di Syriza, il suo partito.

Una prima parte delle riforme è già stata votata dal parlamento di Atene e per il primo ministro Alexis Tsipras non è stato semplice tenere insieme Syriza da sempre contrario a nuove misure di austerità. Le prime riforme erano state votate da 229 deputati, in 64 avevano votato no, gli astenuti erano stati 6 e c’era stato un assente (in totale i seggi del parlamento greco sono 300). Syriza aveva “perso” 38 deputati: tra loro i 6 astenuti, l’assente e 31 che avevano votato no. I seggi dell’attuale coalizione (che sono 162, 149 di Syriza e 13 di Anel) avevano superato la soglia di 121, che era il minimo previsto dalla Costituzione per un governo di minoranza. Il rimpasto di governo ha portato alla sostituzione di nove persone, ma secondo il giornale Avgi, vicino a SYRIZA, potrebbero comunque esserci nuove defezioni durante il voto di mercoledì e il governo non è ancora al riparo dal rischio di scendere sotto la soglia di 121.

Questa settimana è inoltre previsto il ritorno in Grecia, per la prima volta dopo diversi mesi di assenza, di una delegazione di esperti inviati dai creditori internazionali (la cosiddetta “troika” formata da Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione europea). Dovranno valutare lo stato di dell’economia greca dopo le prime restrizioni finanziarie.

Se ci fossero nuove elezioni
Diversi analisti prevedono elezioni anticipate a settembre perché Tsipras non può continuare a contare sui voti dell’opposizione per far passare le riforme. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano greco Efimerida Ton Syntakton e realizzato dall’istituto Palmos Analysis risulta che Syriza avrebbe il 42,5 per cento dei voti e la maggioranza assoluta al parlamento con 164 seggi.

Nea Demokratia, il partito conservatore dell’ex primo ministro Samaras, otterrebbe il 21,5 per cento (58 seggi) e To Potami l’8 (22). I neonazisti di Alba Dorata sarebbero la quarta forza del paese con il 6,5 per cento e 17 seggi e il Pasok si fermerebbe al 6 (con 16 parlamentari). I Greci Indipendenti di Anel guidati dal ministro della Difesa Panos Kammenos e attuali alleati di governo di Tsipras avrebbero il 3 per cento e 8 deputati.


Il sondaggio dice anche che il 70 per cento degli e delle intervistate è a favore dell’accordo (il 63 per cento di quelli che votano per SYRIZA e l’89 per cento degli elettori di ND) e che il 73 per cento continua ad essere contrario a un’uscita della Grecia dalla zona euro.

Fonte: Il Post

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