mercoledì 29 luglio 2015
Turchia. Le mire Imperiali di Ankara
Di Daniele Cardetta
A parole la Turchia ha detto di voler colpire lo Stato Islamico dopo l’attentato di Suruc realizzato da un kamikaze ventenne ai danni di un gruppo di giovani socialisti che volevano recarsi a Kobane per aiutare a ricostruire la città devastata dagli attacchi del Califfato. A parole perchè nella realtà ogni azione dei militari turchi è sembrata volta più a colpire il Pkk che lo Stato Islamico, al punto che molti analisti ritengono che siano proprio i curdi il vero obiettivo delle mire di Erdogan, ossessionato che nel nord della Siria possa nascere l’embrione di uno stato curdo. Eppure sono stati proprio i curdi a fare da carne da macello contro l’Isis quando alla fine del 2014 gli uomini del Califfo tentavano di attaccare Kobane, e a fronteggiare sul terreno i miliziani jihadisti c’era in prima fila proprio il Pkk, niente altro che una sigla terroristica secondo Ankara. E ora Erdogan procede speditamente con il suo piano, quello di creare delle zone cuscinetto nel nord della Siria, magari ottenendo persino il via libera da parte della coalizione a guida americana. La Nato infatti potrebbe anche accettare che i turchi entrino in Siria per creare delle “fasce di sicurezza”, ma sembra altrettanto chiaro che i turchi non useranno tali zone per arginare l’Isis quanto piuttosto per colpire il Pkk.
Dopo quattro anni di politiche assenti e di finanziamento acritico a chiunque prendesse le armi contro Assad in Siria, che peraltro prima del 2011 era alleato di Ankara, ecco che la Turchia sta pensando di intervenire direttamente, e a poco servono le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha precisato come non ci saranno aiuti militari e la Turchia dovrà “esercitare un’auto-difesa proporzionata per non vanificare i colloqui di pace con il Pkk“. Parole vuote dato che Erdogan ha già deciso di utilizzare le maniere forti contro il Pkk, almeno da quando il partito curdo Hdp ha ottenuto ottimi risultati nelle ultime elezioni entrando nel Parlamento turco. Ciò che turba i sonni del Sultano Erdogan è l’esistenza del corridoio curdo, ovvero un territorio che i guerriglieri curdi sono riusciti a conquistare all’Isis a seguito di aspri combattimenti, unificando due dei tre cantoni del Rojava, ovvero quelli di Hasaka e Kobane. I curdi hanno quindi creato i presupposti per unire la parte occidentale di Afrin a quella orientale del Rojava, ponendo quindi le basi per un embrione di futuro stato curdo. Ad Ankara questo rappresenta un incubo, e poco importa se riguarda il territorio siriano e quindi dovrebbe essere al di fuori della giurisdizione della Turchia. La Nato e la comunità internazionale non sembrano interessate a fermare Erdogan, di conseguenza ecco spiegato l’improvviso impegno turco, ancor più che il vero timore è che i curdi siriani possano unificarsi al Kurdistan iracheno di Massud Barzani.
Ma l’altro aspetto che manda in bestia Erdogan è che questi quattro anni di guerra in Siria hanno mostrato il vero volto della Turchia, per nulla ostile o comunque ambiguo nei confronti dei tagliagole dell’Isis, duro nei confronti del Partito Marxista Leninista dei Lavoratori, quel Pkk di Ocalan che ora tutto il mondo conosce come una organizzazione in prima fila contro il terrorismo islamico. Quello che nessuno dice è che Erdogan ha formato una coalizione del “terrore” assieme all’Arabia Saudita, un’alleanza sunnita che continua a seminare morte in Siria e in Iraq e che potrebbe fare gli interessi di Ankara in una futura spartizione della regione. Da qui il vero obiettivo di Erdogan, ovvero quello di ottenere il permesso dalla Nato di entrare in Siria e magari di creare una zona cuscinetto fino ad Aleppo tramite la quale finanziare i ribelli contro Assad e sabotare i territori sotto controllo curdo. Proprio Erdogan aveva detto in passato: “La Turchia è la Siria, la Siria è la Turchia“, lasciando capire come ad Ankara abbiano ambizioni del tutto imperiali e come forse il loro unico obiettivo sia proprio quello di espandersi inseguendo vecchi sogni imperiali.
Se anche Erdogan mostra il suo vero volto, l’Occidente continua a ritenere la Turchia un prezioso alleato mentre il governo siriano sotto attacco da cinque anni da parte dei jihadisti continua a essere ritenuto inaccettabile e impresentabile. Misteri della realpolitik.
Fonte: OltremediaNews
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