Terra dei fuochi, parla la dirigente dell'ospedale che serve la provincia di Caserta. Carmela Buonomo: «Anche quello al seno è legato alla diossina»
di Pietro Falco
«Negli ultimi 15 anni in provincia di Caserta il trend di crescita delle patologie tumorali è stato davvero impressionante. E il discorso vale soprattutto per quelle patologie strettamente connesse a fattori di inquinamento ambientale». L’allarme arriva da Carmela Buonomo, responsabile dell’Unità operativa complessa di Anatomia patologica dell’Azienda ospedaliera del capoluogo, nonché segretaria della sezione casertana di Medici per l’Ambiente. Il suo reparto è stato tra i primi ad essere completamente informatizzato, già 23 anni fa. Ed oggi, soprattutto grazie ai programmi di catalogazione realizzati tra il 1999 e il 2000, rappresenta una fondamentale miniera di informazioni per chi voglia provare a ricostruire analiticamente il rapporto tra morbilità e inquinamento.
«Prendiamo, ad esempio, le neoplasie cerebrali come i glioblastomi – spiega la dottoressa Buonomo – per i quali notoriamente si individua come fattore di rischio l’inquinamento ambientale da metalli pesanti (mercurio, cadmio, cromo e piombo, ndr): fino 20 anni fa erano molto rari sul territorio, mentre oggi sono fortemente presenti. Basti pensare che solo negli ultimi 18 mesi abbiamo registrato ben 12 casi di tumori al cervello di grado G3 o G4. Ed è un dato dal quale sono esclusi i casi tumori infantili, visto che noi curiamo pazienti solo dai 18 anni in su. Ma a questo stesso fattore di rischio si ritiene siano in qualche modo collegate anche altre patologie in crescita esponenziale in provincia, come l’Alzheimer, alcune forme di Parkinson e la Sla».
All’inquinamento elettromagnetico, invece, sarebbero connessi i linfomi (quello di Hodgkin, il non-Hodgkin e i vari sottotipi), favoriti anche dai pesticidi.
«Anch’essi una volta erano rarissimi dalle nostre parti – sottolinea la dirigente del reparto di Anatomia patologica – mentre nell’ultimo anno e mezzo ne abbiamo censiti 39 casi».
Ma la patologia tumorale più diffusa in provincia di Caserta resta ancora il tumore mammario?
«Anche in questo caso la crescita è stata esponenziale visto che da sette o otto anni si registrano almeno 190 nuovi casi all’anno, mentre la media storicamente era di circa 40 all’anno. Vuol dire che in questo lasso di tempo c’è stato un incremento che sfiora il 500 per cento. Ed ovviamente, anche per questo tipo di patologie è possibile individuare uno strettissimo legame con l’inquinamento ambientale, in particolare con la diossina».
E per quanto riguarda l’ incremento del cancro al polmone?
«La responsabilità non va ascritta solo al fumo. L’inquinamento atmosferico, le polveri sottili, l’esposizione all’amianto o al radon rappresentano fattori di rischio importanti, soprattutto per neoplasie maligne come il carcinoma squamoso che si origina dall’epitelio bronchiale».
E il tumore al fegato?
«Quello va considerato endemico, in regioni come la Campania e la Puglia. Anche a causa di antiche abitudini alimentari».
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
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