Una foto diffusa il 2 novembre 2015 dalle autorità russe mostra i resti dell’aereo della compagnia Kogalymavia precipitato nel Sinai. (Maxim Grigoriev, Ministero per le situazioni di emergenza/Ap/Ansa)
L’aereo della compagnia aerea russa Kogalymavia non è precipitato nel Sinai per un guasto tecnico né per un errore del pilota. L’ha dichiarato in una conferenza stampa Alexander Smirnov, vicepresidente dell’azienda, aggiungendo che l’aereo è esploso in aria a causa di “un’attività esterna” e che c’è stato un “impatto meccanico sull’aereo”. Parlando con i giornalisti, Smirnov ha confermato che il velivolo era “in condizioni eccellenti”.
A bordo del volo, caduto il 31 ottobre, c’erano 224 persone (214 passeggeri e sette membri dell’equipaggio). Nessuna di loro è sopravvissuta. Un portavoce del Cremlino ha dichiarato che al momento non si può escludere la pista del terrorismo.
L’inchiesta degli esperti d’aviazione egiziani sulla base dei dati della scatola nera non è ancora conclusa. Una fonte però ha dichiarato all’agenzia Reuters che l’aereo non è stato colpito dall’esterno.
Il volo numero 7K9268, un Airbus A321 della Kogalymavia era partito da Sharm el Sheikh alle 5.51 ora locale (le 4.51 in Italia) ed era diretto a San Pietroburgo, in Russia. A bordo c’erano 213 cittadini russi e quattro ucraini.
Ventitré minuti dopo il decollo è scomparso dai radar, quando stava viaggiando a 21mila piedi. L’aereo, secondo le prime ricostruzioni, ha perso velocità e ha cominciato a perdere quota velocemente. L’equipaggio non ha lanciato alcun sos.
Subito dopo la tragedia, un gruppo di militanti islamici affiliati allo Stato islamico ha dichiarato di aver abbattuto l’aereo con dei missili, ma il ministero dei trasporti russo ha escluso questa possibilità.
Stamattina le salme di 140 passeggeri sono arrivate a San Pietroburgo. Oggi cominceranno le procedure di identificazione.
Fonte: Internazionale
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