giovedì 12 novembre 2015
Montecassino, la vita dell'ex abate Vittorelli: coca, ecstasy, cene di lusso viaggi e ostriche. E 2mila euro di shopping. Così "sua eccellenza" rubava ai poveri
Di Giacomo Talignani
Droghe, appartamenti e hotel di lusso, ostriche e champagne, viaggi in Sudamerica e notti di gloria a Londra. Pagati come? Con i soldi della Chiesa, quelli dell'8 per mille. Quel che emerge dal lavoro della Guardia di Finanza è sconvolgente: l'ex abate di Montecassino, una delle più importanti Abbazie italiane, per anni avrebbe delapidato i soldi dei fedeli per fare la bella vita e arricchirsi senza freni. Avrebbe iniziato subito, Don Pietro.
A 46 anni Papa Ratzinger lo nomina 191esimo abate del convento e Don Pietro, uno che diceva che i beni della Chiesa non vanno mai usati "per se stessi" prende in mano le redini dell'Abbazia il primo gennaio del 2008. Nemmeno nove mesi e don Pietro prende in mano anche qualcosa altro, i numeri di conto e i denari custoditi dall'Abbazia. Accusato di appropriazione indebita - come riporta il Corriere - il 27 di novembre del 2008 entra in azione: preleva dal conto dello Ior (16427-003) 141mila euro in disponibilità a Montecassino.
E' il primo prelievo di una lunga serie, anche se i furti avverranno a distanza di anni. Sposta soldi "Sua Eccellenza", e lo fa con l'aiuto del fratello Massimo. Il flusso di denaro passa dai conti dello Ior a quello di istituti di credito privato riconducibili ai Vittorelli. E poi li spende: a loro risulterebbero intestati 4 appartamenti a Roma (due del fratello) e San Vittore del Lazio, oltre a due magazzini che, per la Procura, potrebbero essere proventi dei suoi illeciti (ipotesi di riciclaggio).
In quegli anni, lo vedremo poi, i soldi vengono spesi per tutto: dalle droghe sino ai viaggi in Brasile.
Già, le droghe. Due anni dopo essere stato nominato Abate Don Pietro viene ricoverato al San Camillo di Roma. Ha un malore, scrive il Tempo. In quei giorni è sottoposto a esami ed emerge che "Sua Eccellenza" potrebbe aver abusato di ecstasy. Tracce pesanti di "Ghb" vengono rilevate. Nelle urine, invece, ci sono tracce di cocaina. La vicenda però viene archiviata.
La vita di Don Pietro torna carica di impegni e nel maggio del 2012 ha una nuova crisi, questa volta cardiaca: scatta la degenza (al Gemelli) e la terapia. Accolto con una festa da parte dei confratelli, torna in convento soltanto nella primavera del 2013. E cosa fa? Ruba ancora, a quanto riporta Fiorenza Sarzanini sul Corriere. E' il 12 marzo 2013 e il prelievo di 202mila euro (e siamo già a 345 mila sottratti...) avviene in contati. Poi ancora, pochi mesi dopo, e l'abate passa altri soldi dal conto di Montecassino (erano per la Caritas) a uno aperto presso la Monte dei Paschi. Svuota senza sosta il vescovo.
Talmente cinico che è un dettaglio a rivelare la sua spregiudicatezza: quando nel 2013 si dimette per motivi di salute dal suo ruolo, il 12 giugno ad accettare le sue dimissioni è Papa Francesco. Nemmeno due settimane prima, il primo giugno, il vescovo svuota ancora prelevando quel che può, 44mila euro, e poi versa ancora soldi, 164mila euro, a un conto intestato al fratello. Abusa dei suoi ultimi giorni e del suo ruolo per fregare i soldi destinati ai bisognosi e "alle opere di bene".
In mezzo a tutto questo c'è una vita inimmaginabile per un prete. Cene in ristoranti di lusso a Londra da 700 euro, dove dopo il 2013 si era trasferito per tenere "rapporti con la chiesa anglicana". Cene a base di ostriche e champagne, riusciva a spendere anche 34mila euro al mese. A Londra, riporta il Corriere, "per un soggiorno in un hotel aveva speso 7mila euro, 2mila al Principe di Savoia di Milano". E poi le notti di Rio, altri fiumi di denaro spesi per lui e gli amici. Per il giudice "la sequenza delle operazioni fa risultare inequivoco l’intento di celare il tracciato delle somme prelevate dai conti dell’Abbazia e della Diocesi. L’esame dei flussi finanziari documenta in modo diretto la predisposizione di accurati sistemi operativi".
Soldi in uscita che non tornavano alla diocesi e alle banche stesse. La segnalazione dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, è quella che ha fatto scattare l'allarme.
Poi l'indagine e i tracciati delle carte di credito che rivelano una vita di lusso al di la dell'immaginazione, come quella volta che spese 2mila euro nella boutique di Ralph Lauren.
Fonte: L'Huffington Post
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