Militari francesi pattugliano le strade intorno alla torre Eiffel, a Parigi, il 14 novembre 2015. (Yves Herman, Reuters/Contrasto)
Venerdì 13 novembre sei attentati, rivendicati dal gruppo Stato islamico, hanno colpito la città di Parigi. Il bilancio provvisorio è di 129 morti e 352 feriti, di cui 99 in condizioni molto gravi. Sette terroristi sono morti: uno è stato ucciso dalle forze dell’ordine, gli altri si sono fatti saltare in aria con delle cinture esplosive.
Nel frattempo proseguono le indagini delle autorità francesi, che hanno raccolto una serie di elementi. I quotidiani francesi Le Monde e Libération li hanno messi insieme.
Tre squadre di terroristi. Il procuratore di Parigi, François Molins, la sera del 14 novembre ha dichiarato che gli attacchi sono stati compiuti da tre squadre di terroristi che hanno agito in modo coordinato. Avevano tutti le stesse armi da fuoco e le stesse cinture esplosive contenenti perossido di acetone (Tatp).
Contro l’intervento in Siria e in Iraq. Secondo il magistrato, i terroristi che hanno attaccato la sala da concerti Bataclan hanno evocato gli interventi militari in Siria e Iraq. Diversi testimoni presenti sul posto hanno dichiarato che gli aggressori hanno citato il nome del presidente francese François Hollande.
Identificato uno degli attentatori. Si chiamava Ismaël Omar Mostefaï, era francese e aveva 29 anni. Era nato a Courcouronnes, nell’Essonne, ed era già noto alle forze dell’ordine per i suoi legami con l’estremismo islamico. Le sue impronte digitali sono state trovate al Bataclan. Aveva già ricevuto otto condanne per reati minori, ma non era mai stato in carcere.
Ismaël Omar Mostefaï era stato in Siria tra l’autunno del 2013 e la primavera del 2014. Al suo ritorno in Francia si era stabilito nella cittadina di Chartres. Sei parenti di Mostefaï sono stati messi in custodia e le loro abitazioni sono state perquisite.
Il passaporto ritrovato. Un passaporto siriano è stato trovato vicino al corpo di uno dei kamikaze che si sono fatti esplodere fuori dallo stade de France. Appartiene a un siriano nato nel 1990, che non era noto ai servizi d’intelligence francesi. Secondo l’intelligence statunitense potrebbe essere falso.
Due automobili identificate. L’analisi delle telecamere di sorveglianza e delle testimonianze ha indirizzato gli inquirenti verso due automobili: una Seat nera e una Polo dello stesso colore, immatricolate in Belgio. Il secondo veicolo era intestato a un cittadino francese residente in Belgio. La Seat è stata ritrovata la mattina di domenica 15 novembre a Montreuil, nella banlieue parigina.
La pista belga. Il cittadino francese proprietario della Polo è stato fermato la mattina di sabato 14 novembre al confine con il Belgio, a bordo di un’altra automobile insieme a due persone residenti a Bruxelles. I tre uomini sono stati arrestati e interrogati dalla polizia belga, che ha aperto un’inchiesta.
Fonte: Internazionale
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