venerdì 27 novembre 2015

Papa Francesco dal Kenya: “C’è corruzione anche in Vaticano”

"E' come lo zucchero: ci piace, ma finiamo male", dice Papa Francesco da uno dei paesi più corrotti del mondo, con un occhio a casa sua. Paura per il trasferimento in Centroafrica

di Tommaso Caldarelli


Il Kenya è uno dei paesi più corrotti del mondo: nell‘indice Transparency International, che misura la consistenza della corruzione a livello globale, ottiene 25 punti su 100, dove lo 0 è “grandemente corrotto”; vari leader del mondo hanno sottolineato la corruzione dilagante nello stato africano, fra gli ultimi Barack Obama, e questa estate alcuni attivisti locali hanno detto che la corruzione, addirittura, peggiora. E anche Papa Francesco torna sul punto, nel suo discorso allo stadio di Nairobi davanti ai giovani kenyani, con un occhio però rivolto alle vicende di casa.

PAPA FRANCESCO DAL KENYA: “C’E’ CORRUZIONE ANCHE IN VATICANO”
“Ovunque c’è la corruzione, anche in Vaticano”, dice il Papa.

La corruzione è qualcosa dentro, è come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile, e poi finiamo male: così tanto zucchero che finiamo diabetico e il nostro paese finisce diabetico. Ogni volta che accettiamo una tangente e la mettiamo in tasca distruggiamo il nostro cuore, distruggiamo la nostra personalità, e distruggiamo la nostra patria. Per favore, non prendete il gusto a questo zucchero che si chiama corruzione. Ma tutti corrompono? Se non volete corruzione nel vostro paese, iniziate voi. Se non iniziate voi la persona che vi sta vicina non inizia. La corruzione ci ruba l’allegria ci toglie la pace, il corrotto non vive in pace. Nel mio paese una volta è morto un corrotto. Ho chiesto com’era il funerale, e una donna con senso dell’umorismo ha risposto: non si poteva chiudere la bara perché voleva dentro tutti i soldi che aveva rubato. Quello che rubate con la corruzione – ha concluso il Papa – rimane qui e qualcun altro lo userà. Attraverso la vostra corruzione causate il male agli altri. La corruzione non è un cammino di vita, ma un cammino di morte 

Parole importanti mentre in Vaticano si svolgono le prime udienze del processo Vatileaks, con alla sbarra due giornalisti italiani – Gianluigi Nuzzi ed Emanuele Fittipaldi – accusati della divulgazione delle notizie riservate trapelate, secondo le accuse vaticane, da monsignor Vallejo Balda e da Francesca Chaouqui, entrambi ex membri delle commissioni vaticane per la riforma delle finanze.

Il discorso di Papa Francesco arriva all’indomani dell’arrivo in Kenya, degli incontri nel campus di Nairobi e della messa con canti e balli tradizionali, delle parole davanti al presidente kenyota. Di qui, Papa Francesco ripartirà per la Repubblica Centrafricana, paese in cui le condizioni di sicurezza non sono ottimali; già da giorni i servizi segreti di varie nazioni hanno avvertito il Vaticano della pericolosità del paese in cui le milizie del Jihad islamico imperversano: è la coalizione del Seleka, che nel 2013 ha rivoltato il governo centrafricano, cristiano. L’Onu ha in Centrafrica, uno dei paesi più poveri della terra, 9mila uomini impegnati in azioni di peacekeeping: Papa Francesco ha scelto proprio la capitale della Repubblica, Bangui, per aprire ufficialmente le celebrazioni del Giubileo della Misericordia, con l’apertura anticipata della Porta Santa della città. Davanti alle minacce di sicurezza, il Pontefice ha ironizzato, nel suo stile.

Con il comandante del volo Alitalia che lo stava portando a Nairobi, Francesco parla delle tre tappe del suo viaggio. Il comandante dice: “Faremo tutto il possibile per portarla nella Repubblica Centrafricana”. Papa Francesco non si sorprende per una simile risposta e pronto replica: “Se non ci riuscite almeno datemi un paracadute che ci vado da solo”.

Copertina: Getty Images

Fonte: Giornalettismo

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