(ANSA)
Alali Faowaw, un siriano di 30 anni arrestato il 19 novembre all’aeroporto di Bergamo, è stato formalmente accusato di terrorismo internazionale. Faowaw è una delle persone che negli ultimi giorni sono state arrestate o espulse dall’Italia per essere sospettate di avere legami con gruppi terroristici. Faowaw era stato trovato in possesso di un passaporto falso: al momento dell’arresto era insieme a Al Hassan Hazem, 19 anni, ed entrambi si stavano imbarcando su un volo per Malta. Faowaw e Hazem si trovano al momento in isolamento nel carcere di Bergamo. Il ministero degli Interni non ha ancora diffuso alcun comunicato per commentare la vicenda.
Faowaw è stato accusato di fare parte dell’ISIS (o Stato Islamico): secondo diversi giornali, sul suo cellulare è stata trovata una fotografia che lo ritrae per le strade di Raqqa, la “capitale” dello Stato Islamico, con indosso una divisa militare. La Stampa ha scritto che Faowaw si è difeso spiegando che era stato arruolato nella polizia dello Stato Islamico e che il suo compito era quello di presidiare un incrocio. Faowaw ha raccontato di avere poi deciso di scappare dalla Siria dopo che, a causa di un’accusa di corruzione, aveva ricevuto minacce di morte e cento frustate. In diverse zone della Siria e dell’Iraq sotto il suo controllo, l’ISIS ha creato una forza di polizia civile incaricata di mantenere l’ordine e di risolvere piccoli crimini. Esistono anche unità di polizia religiosa, spesso composte da donne, che si occupano di punire le infrazioni al severo codice religioso in vigore. Tra le altre cose, in queste aree è proibito bere alcolici, fumare e ascoltare musica.
Non è chiaro se anche Hazem, il 19enne arrestato insieme a Faowaw, sia stato accusato di terrorismo, ma la Stampa ha scritto che fotografie di uomini armati sono state trovate anche sul suo cellulare. Hazem si è difeso dicendo che le foto sono quelle del fratello, reclutato dall’ISIS e morto in combattimento. Sempre secondo la Stampa, Hazem ha detto di “odiare” l’ISIS perché l’organizzazione è la causa della morte del fratello.
In Italia, sono circa una decina i casi di cittadini stranieri arrestati o espulsi dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre. La Stampa ha scritto che nei giorni scorsi una persona con passaporto afghano era stata arrestata a Bardonecchia, in provincia di Torino, mentre si trovava a bordo di un treno proveniente dalla Francia. Nello zaino dell’uomo erano stati trovati sei telefoni cellulari e 23 schede sim intestate ad altrettante persone. Su uno dei telefoni sono state trovate fotografie di uomini armati davanti a teste decapitate. L’uomo al momento si trova al Centro di identificazione ed espulsione di Torino.
Nella notte tra venerdì e giovedì, tre cittadini siriani con passaporti falsi sono stati arrestati ad Ancona, mentre stavano per salire su un treno diretti a Milano. I tre hanno detto di essere sbarcati a Bari, nascosti in un container e di aver acquistato i documenti falsi in Turchia. Sono stati processati per direttissima e saranno espulsi nei prossimi giorni. Giovedì, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha detto che dall’inizio dell’anno 61 persone sono state espulse perché ritenute pericolose per la sicurezza dell’Italia. Fino al 17 novembre, gli espulsi erano 55. Il ministro ha spiegato che l’espulsione è uno strumento utilizzato quando nei confronti di un sospetto non ci sono abbastanza prove per sostenere un processo: è un procedimento amministrativo che diventa immediatamente esecutivo.
È possibile fare ricorso contro un decreto di espulsione, ma non capita spesso visto che dopo l’espulsione lo straniero si trova spesso già fuori dai confini italiani. Diversi esperti sostengono che ci sono dubbi su quanto sia etico ricorrere con leggerezza allo strumento dell’espulsione, ma aggiungono che è anche molto valido nella lotta al terrorismo internazionale. L’espulsione è molto utilizzata in Italia anche perché, a differenza di Francia e Belgio, pochi sospetti di terrorismo sono cittadini italiani.
Fonte: Il Post
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