martedì 29 settembre 2015

Merkel crolla nei consensi, ma ora punta all’Onu

Patricia Szarvas: «La Cancelliera non si ricandiderà nel 2017. Sui profughi ha fatto le scelte giuste, ma ora la gente inizia ad avere paura»

Silvia Favasuli

Foto Alexandra Beier/Getty Images

Quando ha annunciato a fine agosto che nessun siriano sarebbe più stato fermato al confine, il consenso dei tedeschi verso Angela Merkel – già alto - ha raggiunto il picco. Ora, poco più di un mese dopo si attesta su ben altre posizioni. È come se l’onda emotiva e solidale di fine agosto che ha spinto molti tedeschi a soccorrere le famiglie di rifugiati in arrivo da Est fosse scemata e si fosse trasformata in paura.

La Cancelliera, entrata per otto volte nella classifica delle donne più potenti di Forbes, si è confrontata nel week-end con le statistiche pubblicate da diverse testate, da Der Spiegel, al magazine Stern, all’emittente privata Rtl: tutte le hanno rivelato una significativa perdita di consenso dovuta proprio alle scelte fatte in materia di immigrazione. Pochi dati su tutti: secondo Der Spiegel la popolarità di Frau Merkel è calata del 5% rispetto a tre mesi fa, arrivando al 63% nella classifica dei politici più amati del Paese, quarto posto. In cima non c’è più lei, ma il ministro delle Finanze Frank-Walter Steinmeier, con un bel 67 per cento. Nella stessa classifica l’alleato bavarese della Csu, Horst Seehofer, che fin da subito ha giudicato «errata» la scelta del cancelliere sui rifugiati, ha avuto un balzo in avanti di sei punti, arrivando al 44 per cento.

Possibile che la Cancelliera non abbia fatto bene i conti con il suo elettorato? Possibile che non abbia immaginato che gli altri leader europei a un certo punto avrebbero preso le distanze, di fronte alle statistiche che vedono in aumento il numero di richiedenti asilo in arrivo? «È probabile che molti più rifugiati attraverseranno questi Paesi, non meno. Soprattutto ora che si sentono invitati in Europa», ha commentato l’alleato e amico polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, al termine di un viaggio tra Turchia, Giordania ed Egitto.

Perché la Cancelliera ha scelto di aprire le porte ai siriani?

Abbiamo fatto tutte queste domande a Patricia Szarvas, giornalista tedesca che nel libro Ricca Germania, Poveri Tedeschi - Il lato oscuro del benessere (Egea, 2014) ha analizzato la situazione economica del regno di Merkel, luci e soprattutto ombre. «Al nostro Paese servirebbero almeno 500.000 immigrati all’anno», ha detto a Linkiesta. «E probabilmente Merkel ha già deciso che non si ricandiderà nel 2017».

Patriacia Szarvas, pensa che ci siano state ragioni economiche forti dietro la scelta di Angela Merkel di sospendere gli Accordi di Dublino e di accogliere i rifugiati in arrivo da Est?
Vedo tre ragioni principali. La prima, più ovvia, è che la maggior parte di questi richiedenti asilo arriva da una zona che è in guerra dal 2011, la Siria. Sono persone che emigrano per salvarsi la vita. Ci sono però anche una ragione demografica e una economica. Più della metà di chi viene dalla Siria ha 25 anni circa o meno. Secondo una ricerca di Bertelsmann Studio, per mantenere lo stesso livello di forza lavoro attuali, la Germania avrebbe bisogno da qui al 2050 di 500.000 immigrati all’anno. Nei prossimi anni, quando anche i baby boomers andranno in pensione, si calcola che il numero di lavoratori tedeschi scenderà sotto il 50 per cento. Cioè avremo un dimezzamento della forza lavoro. Questo accade in un Paese in cui il numero medio di figli per coppia è di 1,2. Per la Germania è importante mantenere alti i livelli di forza lavoro per poter garantire il pagamento delle pensioni attraverso i contributi versati da chi ancora lavora. Ma c’è anche una ragione strettamente economica. Occorre tenere costante anche la domanda interna. Se non ci sono consumatori, il Pil soffre. Il problema però è che questa immigrazione deve essere controllata e qualificata. Al momento non abbiamo ancora infrastrutture adatte ad accogliere un numero così alto di persone contemporaneamente. Bisogna selezionare un flusso consistente, capire chi è davvero rifugiato e chi no, proteggerci da eventuali infiltrazioni terroristiche. Servono strutture per insegnare a tutti loro la lingua tedesca. Inoltre, occorrono persone che vogliono arrivare e lavorare, imparare la lingua, integrarsi, rispettare le regole. Persone che vogliono partecipare al paese e non solo prendere.

Credi che sia proprio quest’ultima la ragione per cui Merkel abbia deciso di accogliere questa ondata di profughi, ora che, scrivono diversi giornali, sta emigrando la fascia medio-alta della popolazione siriana, la borghesia cittadina, laureata e benestante?

Questo non saprei dirlo. Non abbiamo bisogno solo di lauree. Alla Germania servono anche apprendisti e tecnici che possano lavorare nell’industria tedesca.

Abbiamo visto i tedeschi accogliere con entusiasmo la scelta di Merkel a fine agosto. Perché ora questo calo di popolarità?

Il popolo sta iniziando a pensare: quanto ci costerà tutto questo? Siamo un Paese dove c’è povertà interna crescente (quella che Patricia Szarvas ha rivelato bene nel suo libro, nonostante la Germania sia visto da tutti come un paese economicamente forte e ricco, ndr), e che sta ancora soffrendo gli effetti della riunificazione tedesca. Le persone povere che ricevono 450 euro al mese dallo Stato si arrabbiano quando sentono che ai rifugiati ne vengono date 670. Per me che vivo e lavoro a Zurigo è facile avere una visione di lungo termine e giudicare alla luce delle ragioni demografiche ed economiche. Ma chi sta in Germania vede tutt’altra scena. C’è anche paura di una islamizzazione della società e della cultura tedesca. Molti turchi arrivati in Germania dopo la Seconda guerra mondiale non si sono ancora davvero integrati. I mariti lavorano e imparano il tedesco, le donne spesso restano a casa, fanno figli - che è positivo per la demografia - ma molte di loro dopo molti anni conoscono ancora appena poche parole di tedesco, indossano veli e niqab. C’è il timore di una religiosità militante. Ed è una discussione aperta in Germania: “noi, in nome di un senso di umanità, accogliamo e aiutiamo, ma poi che ne è della mia voglia di vivere libero nel mio Paese se l’immigrato mi guarda male quando sono vestito bene e sfoggio un orologio di lusso?”, si chiede le gente. Gli stranieri in Germania sono il 9% della popolazione, sopra la media europea.

Cosa dovrebbe fare Angela Merkel di fronte a queste preoccupazioni?

La Cancelliera dovrebbe raccogliere i segnali che arrivano dagli attacchi ai centri per rifugiati fatti nelle ultime settimane dai gruppi estremisti. Dovrebbe ascoltare il popolo. C’è un miscuglio di paura, povertà diffusa e anche non il sapere bene come stanno le cose. La pressione sul governo è sempre più forte in Germania e se Merkel continua in questo modo ne resterà “decapitata”. È come se non le importasse più di vincere le prossime elezioni. Ci sono pressioni dal popolo, pressioni da membri del suo governo, pressioni dagli altri leader dell’Unione Europea. In questo periodo Merkel, nella gerarchia dei politici più amati, è ai minimi di popolarità da quando è diventata cancelliera.

In effetti sono circolate voci secondo cui Merkel starebbe pensando di sostituire Ban Ki-moon al termine del mandato da Segretario generale delle Nazioni Unite. Pensi che sia per questo che non si cura molto delle reazioni dell’elettorato?
È proprio difficile capire questo, ora, dove Merkel si colloca nella scena attuale. Siamo di fronte a un problema globale, i rifugiati nel mondo sono 60 milioni. Merkel sta spingendo in Europa perché si affronti il problema alla base, dove ci sono le ragioni che muovono i richiedenti asilo. Per questo ha iniziato il dialogo con Putin, importante alleato di Assad, mentre la Francia ha iniziato a bombardare la Siria e anche Kerry si sta muovendo sulla scena diplomatica. La cancelliera cerca uno sforzo mondiale e cerca di essere presente sulla scena internazionale. Forse, sta cercando qualcuno che la appoggi, che la sostenga. Di certo, non sta dimostrando interesse a essere rieletta nel 2017.

Fonte: Linkiesta.it

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