martedì 22 settembre 2015

Caso Volkswagen: i test sono manipolati da 30 anni, da tutti

Lo scandalo Volkswagen potrebbe allargarsi a macchia d’olio. Un report del 2013 già denunciava manipolazioni sui test in strada e in laboratorio

Redazione

Scott Olson/Getty Images News

La casa produttrice di automobili tedesca Volkswagen, una delle più importanti del mercato mondiale di automobili, è stata accusata nelle ultime settimane dall’agenzia federale americana per la protezione dell’ambiente (Epa) di aver truccato i test per le emissioni di sostanze inquinanti di alcuni dei suoi veicoli a diesel venduti tra il 2009 e il 2015.

Le accuse non sono cadute nel vuoto. Martin Winterkorn, amministratore delegato del gruppo, ha ammesso le colpe della sua azienda e ha chiesto scusa ai clienti e al pubblico. Immediatamente Volkswagen ha ordinato il ritiro dal mercato dei modelli coinvolti dallo scandalo — si tratta di quasi mezzo milione di esemplari — e ha deciso di bloccare le vendite negli Stati Uniti. Ma gli effetti non sono soltanto di immagine. Il titolo della casa produttrice ha perso in poche ore più del 20 per cento del proprio valore alla borsa di Francoforte, la piazza tedesca. Secondo alcuni analisti, inoltre, la casa tedesca potrebbe rischiare una multa che si potrebbe aggirare intorno ai 20 miliardi di dollari.

La truffa di Volkswagen durante i test di emissioni delle sue vetture diesel sarebbe basato su un software installato nel motore e in grado di truccare i dati, abbassando notevolmente le emissioni inquinanti per restare entro i limiti imposti dalle leggi federali statunitensi. L’agenzia federale statunitense, che sulla vicenda indagava da circa un anno, potrebbe estendere ulteriori controlli e controverifiche ai test sulle emissioni anche su modelli di altre case automobilistiche. Insomma, lo scandalo potrebbe allargarsi.

Eppure la notizia che i test sui consumi e sulle emissioni non siano efficienti, per non dire truccati, non è una novità. Un report intitolato Mind the Gap! Why official car fuel economy figures don’t match up to reality , prodotto nel 2013 da Transport&Environment (T&E) un’organizzazione europea dedicata alla sostenibilità ambientale dei trasporti, aveva già denunciato la possibilità di manipolazione dei test da parte dei produttori, che pur senza infrangere particolari imposizioni, agivano — secondo il report — sulle vetture durante i test su strada e in laboratorio migliorando sostanzialmente i consumi e i tassi di emissione con accorgimenti tecnici non vietati dai regolamenti, considerati molto laschi dal report.

«I test si svolgono in due parti», si legge nel report, «un road test e un test in laboratorio. E entrambi i risultati possono essere manipolati». In particolare, per quanto riguarda i test su strada, i produttori avrebbero agito per anni attraverso accorgimenti come la regolazione dei freni, la pressione delle gomme e la copertura di ogni fessura della carrozzeria per ottimizzare la resistenza aerodinamica all’aria. Durante i test di laboratorio, invece, i risultati venivano migliorati sostanzialmente «permettendo alle batterie di scaricarsi durante il test, abbassando al minimo il peso della vetture, usando speciali lubrificanti e eseguendo i test a temperature irrealisticamente alte». Secondo il report di T&E, grazie a questi stratagemmi le case di produzione avrebbero abbassato i livelli di emissioni addirittura del 23 per cento.

Quello che per ora è uno scandalo che ha colpito soltanto Volkswagen potrebbe facilmente estendersi a macchia d’olio. Già ieri gli Stati Uniti avevano annunciato di voler allargare i controtest ad altre vetture di altre marche. È di oggi invece la notizia che anche la Francia avrebbe chiesto un’indagine a livello europeo. Insomma, siamo solo all’inizio.

Fonte: Linkiesta.it

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