Dilma Rousseff (Igo Estrela/Getty Images)
Da giovedì 12 maggio Dilma Rousseff non è più presidente del Brasile, perché il Senato ha votato a grande maggioranza la procedura di impeachment a suo carico: è stata sostituita fino al prossimo novembre dal vice presidente Michel Temer, ex alleato della presidente Rousseff, indagato e da alcuni mesi suo principale rivale politico. La situazione è insomma piuttosto complicata: alcuni parlano di “golpe” (Rousseff stessa) altri di “esempio di democrazia”. Se vi siete persi, questa è una guida minima per capire come siamo arrivati fino a qui.
– Chi è Dilma Rousseff
È stata la prima presidente donna del Brasile: era in carica dal 2011, è stata rieletta nel 2014, ha dovuto affrontare la peggiore recessione del paese dal 1930 e lo scandalo legato a Petrobras, la compagnia petrolifera statale del Brasile che dal 2014 è al centro di una vasta indagine per corruzione che ha coinvolto direttamente diversi esponenti del Partito dei Lavoratori, quello a cui appartiene Rousseff e che sostiene il suo governo.
– È indagata?
No, Rousseff non è stata direttamente toccata dalle indagini e dalle accuse di corruzione su Petrobras, ma in molti l’hanno accusata delle difficoltà economiche del paese e di non aver fatto abbastanza per contrastare la corruzione nel suo partito e nel suo governo. Da mesi c’erano in diverse città grandi manifestazioni di protesta e scioperi.
Rousseff è diventata nel tempo la presidente meno popolare della storia democratica del Brasile e la sua posizione si è complicata dopo la nomina dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva a capo di gabinetto del governo. Anche Lula è stato coinvolto nello scandalo Petrobras: era indagato per corruzione e riciclaggio, ma grazie alla nomina ha guadagnato l’immunità.
(Come si è arrivati a questo punto in Brasile? Da Lula a Rousseff)
– È accusata di altro?
Nell’ottobre del 2015 il Tribunal de Contas da União (TCU), l’equivalente della Corte dei Conti italiana, aveva detto che il bilancio dello stato del 2014 presentato dal governo Rousseff era stato “truccato” per nascondere la reale cattiva condizione economica del paese, e quindi condizionare la campagna elettorale per le elezioni presidenziali con cui Rousseff è stata poi rieletta. Era la prima volta dal 1937 che il bilancio dello Stato veniva rigettato e diversi giornali avevano cominciato a scrivere che per queste accuse Rousseff rischiava l’impeachment.
Il 3 dicembre del 2015 il presidente della Camera bassa del Parlamento brasiliano, Eduardo Cunha, aveva dato l’autorizzazione per iniziare il procedimento di impeachment approvando la mozione presentata dall’opposizione. Cunha è membro del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB, la sigla in portoghese), un partito centrista che fino alla fine di marzo faceva parte della coalizione di governo. Anche Cunha è coinvolto nello scandalo Petrobras: è accusato di avere preso circa 40 milioni di dollari in tangenti per lui e i suoi alleati, ed è indagato per dei conti non dichiarati in una banca svizzera. I suoi oppositori politici sostenevano che Cunha avesse accettato di avviare il procedimento di impeachment come reazione al tentativo del partito di Rousseff di rimuoverlo dal suo incarico: cosa che è avvenuta la scorsa settimana.
– E poi cosa è successo?
A marzo il Congresso del Brasile aveva eletto i 65 membri della commissione speciale che doveva decidere se ci fossero i presupposti giuridici per proseguire con la procedura di impeachment nei confronti di Dilma Rousseff. La commissione aveva preparato una relazione in cui raccomandare oppure no al Congresso di proseguire con l’impeachment. La relazione a favore della destituzione era stata approvata con 38 voti a favore e 27 contro all’inizio di aprile.
I ricorsi di Dilma Rousseff alla Corte Suprema sono stati respinti. Domenica 17 aprile la Camera bassa del Parlamento brasiliano ha votato a favore dell’impeachment superando la soglia dei due terzi richiesta affinché il voto fosse valido. Giovedì 12 maggio, dopo una sessione lunga quasi 23 ore, anche il Senato del Brasile ha votato a favore della procedura di impeachment: 55 senatori hanno votato “sì”, 22 “no” e uno si è astenuto. Per il primo voto del Senato era necessaria una maggioranza semplice, cioè il voto della metà più uno dei senatori presenti ed è stato ampiamente raggiunto.
Il voto ha portato a una sospensione temporanea di Rousseff per 180 giorni: dunque fino al prossimo novembre. Lo stesso giorno il vicepresidente Michel Temer ha giurato da presidente ad interim, ha presentato il nuovo governo (i 23 ministri sono tutti bianchi e tutti uomini) e Rousseff ha lasciato il palazzo presidenziale tenendo un breve discorso pubblico in cui ha definito un “golpe” la vicenda della sospensione.
– E ora?
Rousseff dovrà subire un’indagine in commissione e un processo all’interno del Senato che sarà presieduto dal presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski. Come in qualsiasi altro processo, l’accusa e la difesa avranno il diritto di esprimere le loro posizioni e potranno presentare dei testimoni. I senatori, alla fine del processo, saranno anche i giudici e dovranno votare un’ultima volta per l’innocenza o la colpevolezza di Rousseff: per la destituzione definitiva sarà necessaria una maggioranza dei due terzi (54 voti su 81 se tutti i senatori saranno presenti).
Se Rousseff venisse definitivamente sospesa Temer resterebbe in carica fino a quando non ci saranno nuove elezioni, previste per il 2018. Diversi osservatori dicono però che si andrà a elezioni anticipate, ma Rousseff non potrebbe ripresentarsi perché la destituzione definitiva dovrebbe prevedere anche l’interdizione per otto anni dagli incarichi pubblici.
Bonus
Su 81 senatori, 24 hanno attualmente delle indagini in corso: 14 di questi per lo scandalo di corruzione legato all’azienda petrolifera pubblica Petrobras. Inoltre, tutte le persone che hanno le più importanti cariche di governo oltre a Rousseff e a cui, in linea di successione, spetterebbe la presidenza ad interim, sono coinvolte in diversi scandali.
Il vicepresidente Temer rischia di affrontare anche lui una procedura di impeachment: è stato condannato a pagare una multa per aver violato i limiti di finanziamento della campagna elettorale, è coinvolto nell’inchiesta Lava-Jato (la rete di corruzione interna alla compagnia petrolifera statale Petrobras) e la sentenza potrebbe prevedere anche la sua esclusione dagli incarichi pubblici. Eduardo Cunha è stato sospeso la scorsa settimana dall’incarico di presidente della Camera bassa, è accusato di evasione fiscale e di aver ostacolato un’indagine che lo vede indagato nell’indagine su Petrobras. Cunha è stato sostituito da Waldir Maranhão, anche lui sospettato di corruzione nel caso Petrobras: e ha già annunciato che potrebbe lasciare a breve il suo incarico. È indagato per varie accuse anche il presidente del Senato, Renan Calheiros. L’ultima persona a cui spetterebbe guidare il paese è il Presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski che non è sotto inchiesta, ma il cui mandato terminerà nel mese di settembre: sarà sostituito da Carmen Lucia.
In sintesi: due dei cinque successori di Rousseff potrebbero essere sospesi a breve, altri due sono sotto inchiesta e il successore potenziale finale è un giudice non eletto che sta per essere sostituito.
Fonte: Il Post
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