(Ryan Remiorz/The Canadian Press via AP)
Quasi dieci giorni dopo l’inizio dell’enorme incendio in Alberta, provincia del Canada, il governo locale ha detto la città di Fort McMurray, la più colpita, e le zone circostanti «sono state salvate e saranno ricostruite». È stato annunciato anche un piano per permettere di tornare nelle proprie case ai circa 88mila abitanti che erano stati evacuati. Rachel Notley, premier dell’Alberta, ha visitato Fort McMurray lunedì e ha detto che in tutto circa 2400 edifici nella città sono stati danneggiati o distrutti. Tra l’85 e il 90 per cento delle strutture però si sono salvate: tra queste ci sono le principali infrastrutture come l’ospedale, gli edifici dell’amministrazione municipale e tutte le scuole, eccetto una che era in costruzione. Lunedì le temperature sono scese a 7 °C, dopo una settimana in cui erano state molto più alte del solito (domenica c’erano 18 °C), e ci sono state anche delle leggere piogge: questo ha portato a una relativa stabilizzazione dell’incendio e reso più favorevoli le condizioni per provare a spegnerlo.
L’incendio ora si estende per una superficie di circa 1600 chilometri quadrati, cioè più o meno equivalente a quella di Londra, la più grande città europea: non è ancora sotto controllo e le autorità prevedono che si espanderà fino a coprire 2500 chilometri quadrati. Ci vorranno ancora settimane o mesi prima che venga spento, secondo le stime delle autorità. Molti paesi stranieri hanno offerto aiuto per spegnere l’incendio, ma il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che non ce n’è bisogno. Non ci sono stati per ora morti o feriti gravi per l’incendio. Chad Morrison, responsabile della gestione degli incendi per l’Alberta, ha detto che non si sa ancora cosa abbia provocato l’incendio, ma che probabilmente ha avuto cause umane.
Un gruppo di giornalisti lunedì è stato accompagnato in giro per Fort McMurray dalle autorità locali: il Globe and Mail racconta che ci sono interi complessi residenziali distrutti dall’incendio, e sembra che alcune strade siano state colpite da un tornado. Una delle aree più colpita è stata quella di Abasand e Beacon Hill, nel sud della città. Il centro è però rimasto intatto: «una fila di pick up GMC e Chevrolet sono parcheggiati ordinatamente nel cortile della Alberta Motor Products, pronti per essere comprati. Starbucks, KFC e Shoppers Drug Mart sembrano pronti per aprire».
Prima che la città sia di nuovo agibile dovranno essere ripristinati i servizi di distribuzione dell’elettricità, del gas, dell’acqua, dello smaltimento dei rifiuti e quelli ospedalieri. Notley ha avvisato gli abitanti di Fort McMurray di non provare a tornare a casa finché non sarà dato loro il permesso, perché sarebbero comunque bloccati e rimandati indietro ai posti di blocco intorno alla città. Il fotografo Tyler Hicks del New York Times, che nei giorni scorsi è stato a Fort McMurray, aveva descritto lo scenario della città come “post-apocalittico”. Notley dopo la visita ha detto: «Sono stata sconvolta dalla distruzione lasciata dell’incendio. È stato davvero molto devastante in certe zone. Ma devo anche dire che sono rimasta stupita dalla vicinanza di quella devastazione rispetto ai quartieri che sono rimasti intatti».
L’incendio si era sviluppato domenica 1 maggio e si era diffuso rapidamente a causa del clima secco, delle temperature superiori alla media stagionale e ai venti, che hanno favorito la propagazione delle fiamme. L’incendio potrebbe avere delle conseguenze gravi sull’economia dell’Alberta, che già prima era una delle province più problematiche del Canada: la sua economia dipende in gran parte dai giacimenti locali di sabbie bituminose, usate per produrre petrolio, che da mesi fanno affari pessimi a causa del crollo globale del prezzo del greggio. Negli ultimi mesi ci sono stati migliaia di licenziamenti. I giacimenti di sabbie bituminose sono tra le riserve di petrolio più grandi del mondo, e molte delle persone che lavorano negli stabilimenti legati alla produzione di petrolio vivono proprio a Fort McMurray. L’incendio non ha raggiunto i giacimenti, ma ha già provocato una diminuzione del 40 per cento della produzione di petrolio dell’Alberta, per un totale di circa un milione di barili al giorno, a causa della chiusura preventiva di molti stabilimenti. Una volta spento l’incendio, ci vorrà circa una settimana perché gli stabilimenti riaprano, ma è probabile che nel frattempo ci saranno nuovi licenziamenti.
Fonte: Il Post
Nessun commento:
Posta un commento