Un corallo di fronte al faro dell'isola Lady Elliot, nell'Australia nordorientale. Credit: David Gray
Lo sbiancamento dei coralli ha causato la distruzione di circa il 35 per cento della Great barrier reef, la Grande barriera corallina australiana.
L’allarme è stato lanciato dagli scienziati del Centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina del Consiglio di ricerca australiano. Nel lungo periodo, il cambiamento climatico potrebbe causare la distruzione di tutto il patrimonio corallino australiano.
Lo sbiancamento è un fenomeno causato dall’aumento della temperatura delle acque. Le alte temperature costringono il corallo a espellere l’alga fotosintetizzante che gli dona il classico colore acceso, ma anche le sostanze nutrienti e l’ossigeno necessari per sopravvivere. Il corallo così si calcifica e muore.
I ricercatori hanno sollecitato l’Unesco, l’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, a riconsiderare di mettere la Grande barriera corallina nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità a rischio.
Solo il 7 per cento della barriera non ha subito un danno dal recente fenomeno di sbiancamento del corallo, il peggiore delle ultime due decadi. L’area più danneggiata della barriera è quella settentrionale.
Secondo gli scienziati, alcuni coralli possono ancora riprendersi, ma perché ciò avvenga bisognerebbe invertire il trend del cambiamento climatico e comunque ci vorrebbero decenni. Anche il restante 65 per cento della “Great barrier reef” è quindi a rischio.
I danni derivanti dallo sbiancamento del corallo hanno anche effetti sull’economia del paese. L’Australia potrebbe infatti subire ingenti danni nel settore turistico. La Grande barriera corallina attrae circa 3,59 miliardi di dollari in turismo ogni anno.
Fonte: The Post Internazionale
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