Scontri tra manifestanti e polizia durante una protesta contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro, a Caracas, l’11 maggio 2016. (Marco Bello, Reuters/Contrasto)
Le Monde, Francia
Il Venezuela ha raggiunto, se non superato, il punto di non ritorno? Di fronte ai suoi critici, sempre più numerosi e aggressivi, il governo di Caracas non è disposto a cedere neanche di un millimetro. Il 15 maggio il vicepresidente Aristobulo Isturi ha assicurato che non sarebbe stato indetto alcun referendum sulla possibile destituzione del presidente Nicolás Maduro.
I responsabili dell’opposizione “hanno cominciato troppo tardi, in modo scorretto e commettendo dei brogli”, ha aggiunto Isturi alludendo alla situazione di Dilma Rousseff in Brasile. Rieletta nell’ottobre 2014, Rousseff è stata di recente sospesa dall’esercizio delle sue funzioni per sei mesi nel quadro di una procedura di destituzione e sostituita dal suo vicepresidente Michel Temer.
Attaccato da ogni parte, anche da alcuni esponenti del suo Partito socialista unificato del Venezuela, Maduro moltiplica le affermazioni minacciose nei confronti di chi ha osato sfidare la sua autorità.
Mancano il cibo e i medicinali
Nel frattempo oltre alla proroga dello “stato di emergenza economico” – in nome del quale sono state estese per decreto il 16 maggio le sue prerogative in materia di sicurezza – e all’annuncio di esercitazioni militari previste nel fine settimana per “rispondere alle intimidazioni straniere”, il presidente ha minacciato di sequestrare le fabbriche che hanno interrotto la produzione e di far arrestare i loro proprietari.
Anche se dotato delle più grandi riserve di petrolio del mondo, il paese, gestito in modo inefficiente, è sull’orlo del crollo secondo i servizi segreti statunitensi. Di fatto l’anno scorso la crescita economica è scesa del 5,7 per cento e il tasso di inflazione ufficiale ha superato il 180 per cento.
"Il margine di manovra del presidente Maduro si sta riducendo
Inoltre la mancanza di beni di prima necessità si fa sempre più evidente. Alla popolazione manca il cibo e gli ospedali sono senza medicinali, ormai disponibili solo sul mercato nero. In mancanza di cure adeguate i malati e i neonati rischiano di morire, osserva The New York Times.
Sempre convinto dei benefici della “rivoluzione bolivariana”, Maduro sta vivendo i suoi ultimi giorni da capo dello stato? Adesso che l’opposizione controlla l’assemblea nazionale grazie alla vittoria alle elezioni politiche di dicembre e con l’amplificarsi delle proteste, il suo margine di manovra si sta riducendo. Un recente sondaggio afferma che il 70 per cento dei venezuelani vorrebbe che il presidente si dimettesse quest’anno.
Arnaldo Esté del quotidiano di opposizione El Nacional ne è convinto: in questa situazione di “caos” il presidente è destinato a essere destituito “nel 2016 o nel 2017. In ogni caso ci sarà un cambiamento”. Un cambiamento che non sarà certo sufficiente, ma che potrebbe aprire la strada a una maggiore coesione nazionale e a un risanamento dello stato.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Fonte: Internazionale
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