Nell’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, il 3 ottobre 2015. (Medici senza frontiere/Afp)
Medici senza frontiere ha definito “un crimine di guerra” il bombardamento delle forze statunitensi e afgane contro il suo ospedale nella città di Kunduz, che ha causato almeno 22 morti.
I raid sono cominciati il 3 ottobre verso le 2.15 e sono durati circa quaranta minuti, nonostante Msf abbia telefonato alle autorità afgane e statunitensi per chiedere di interromperli. Tra le vittime finora accertate ci sono dodici dipendenti di Medici senza frontiere e dieci pazienti, tra cui tre bambini. Non c’erano cittadini italiani nella struttura, come ha confermato la stessa Msf.
Il 3 ottobre il ministro della difesa afgano ha dichiarato che l’ospedale è stato colpito perché i taliban lo stavano usando “come una postazione per prendere di mira le forze afgane e i civili”. Secondo Msf, queste parole dimostrano che l’ospedale è stato bombardato di proposito e che quindi si è trattato di un crimine di guerra.
Medici senza frontiere ha negato la presenza di taliban all’interno dell’ospedale e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta da parte di un’organizzazione indipendente.
Il portavoce della Nato a Kabul, Brian Tribus, ha ammesso la possibilità di aver colpito l’ospedale come “effetto collaterale” dei bombardamenti in corso contro i taliban, che a fine settembre avevano preso il controllo di gran parte di Kunduz, considerata fondamentale dal punto di vista strategico. Le truppe afgane hanno ripreso da poco il controllo di buona parte della città.
I dipendenti di Msf hanno lasciato l’ospedale, che aveva circa centocinquanta posti letto, ma alcuni medici stanno curando i feriti nelle cliniche vicine.
Il presidente statunitense Barack Obama ha espresso le sue condoglianze e, prima di arrivare a conclusioni definitive, ha dichiarato che aspetterà i risultati di un’inchiesta del dipartimento della difesa statunitense. Le Nazioni Unite hanno definito i bombardamenti “senza scuse ed eventualmente anche criminali”.
La chiusura dell’ospedale di Medici senza frontiere rischia di lasciare senza cure i residenti della città, ma anche quelli delle province vicine. Quello di Kunduz, secondo Msf, era l’unico trauma center (struttura specializzata nella chirurgia ortopedica e di guerra) nel nord dell’Afghanistan. Solo nel 2014, nell’ospedale sono stati curati più di 22mila pazienti e sono stati fatti più di 5.900 interventi chirurgici per curare ferite causate da armi da fuoco e bombe.
Ci sono altre cliniche a Kunduz, ma non sono equipaggiate per eseguire questo tipo di interventi chirurgici, fa notare il New York Times. Per arrivare negli ospedali più vicini, che si trovano nella province di Takhar e Baghlan, ci vogliono almeno due ore. È possibile quindi che d’ora in poi molte vittime non potranno essere salvate, aggiunge il quotidiano statunitense.
Fonte: Internazionale
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