martedì 13 ottobre 2015

Bambini uccisi per “ripulire” Rio, l’Onu accusa il Brasile

Il Comitato sui diritti dell’infanzia parla di “piano di pulizia” a Rio de Janeiro in vista delle Olimpiadi 2016. Ma il problema, per il Paese, è tutt’altro che nuovo

Di Arianna Pescini


Una vergognosa operazione di “pulizia” per nascondere i problemi al mondo e mostrarsi splendenti alle Olimpiadi brasiliane del 2016. Ma a farne le spese, secondo l’Onu, sarebbero migliaia di bambini e ragazzi di strada, uccisi dalla polizia e fatti sparire senza pietà. Sono i “meninos de rua”, i piccoli senzatetto costretti ogni giorno a lottare per sopravvivere nelle metropoli del Brasile, da anni alle prese con uno sviluppo violento e pieno di gravi contraddizioni. Lo scandalo, denunciato dai media brasiliani, coinvolge gli agenti di pubblica sicurezza di mezzo Paese, e in particolare quelli di Rio de Janeiro, prossima sede dei giochi a cinque cerchi. 

L’allarme dell’Onu È il Comitato per i diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite a pubblicare un severo rapporto sulla condizione dei giovanissimi carioca più poveri, forte anche delle indagini sul campo di quotidiani come l’“Estado de S.Paulo”: «Le forze dell’ordine sono direttamente coinvolte nell’elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini – ha detto la vice Presidente del Comitato, Renate Winter – ancora più numerose a Rio de Janeiro, dove è in atto un’ondata di “pulizia” che mira alle Olimpiadi per presentare una città senza problemi. Abbiamo avuto informazioni concrete in merito, e ovviamente i responsabili non sono mai stati puniti». Le autorità locali si difendono dichiarandosi il secondo Stato brasiliano ad aver ridotto gli omicidi infantili, tra il 2000 e il 2013 (non vengono considerati i dati degli ultimi due anni, quindi), e lasciando implicitamente continuare questo massacro. Gli esperti dell’Onu parlano di episodi già avvenuti in occasione dei Mondiali di calcio del 2014, e chiedono a gran voce che la cosa non si ripeta: «Esiste una violenza generalizzata da parte della polizia – affermano – specialmente contro i ragazzi di strada e quelli che vivono nelle favelas. Siamo seriamente preoccupati, e chiediamo al governo brasiliano l’approvazione immediata di leggi che proibiscano anche la detenzione arbitraria». La denuncia, che arriva a meno di un anno dall’inizio delle Olimpiadi, ha scoperchiato per l’ennesima volta un mondo di brutalità e crimini gratuiti inaudito, che il Brasile conosce bene e dovrà decidersi ad affrontare in maniera diversa.

Un orrore che si ripete Lo strapotere della polizia e la violenza che si somma ad altra violenza, infatti, non sono un problema nuovo: solo ultimi in ordine di tempi gli abusi e l’uso indiscriminato della forza da parte dei cosiddetti “Squadroni della morte” (la cui nascita risale addirittura agli anni Sessanta), che hanno terrorizzato le favelas prima dei Mondiali del 2014. L’organizzazione Human Rights Watch, che monitora lo stato dei diritti umani nel mondo, ha denunciato omicidi illegali e un ampio uso di metodi violenti per risanare le baraccopoli. Centinaia i fabbricati distrutti e migliaia le persone sfrattate e “ricollocate” a chilometri di distanza. Oggi nelle metropoli brasiliane gli omicidi per rapina sono in calo, ma aumentano quelli “per legittima difesa” compiuti dalla polizia (l’80 per cento nei confronti di ragazzi tra i 14 e i 29 anni), così come il numero delle persone scomparse.

Fonte: Diritto di critica

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