giovedì 29 ottobre 2015

Il privilegio di lavorare


Mentre in Svezia si sperimenta la giornata di 6 ore lavorative, in Francia Alexandre de Juniac, amministratore delegato di Air France, si chiede che senso abbiano le 35 ore lavorative settimanali, la pensione e il diritto allo sciopero. I vertici di Air France si sono visti protagonisti di un’aggressione da parte dei dipendenti, a causa del piano di esuberi presentato dalla società. Non c’è che dire: in Francia gli animi sono esasperati e di fronte a quella che, a detta dei sindacati, appare un’ingiustizia, è venuto fuori l’animo giacobino dei nostri cugini d’oltralpe. Due mondi contrastanti ma appartenenti a quel gran progetto che dovrebbe essere l’Unione Europea.

Se consideriamo in Europa le zone che hanno subìto (o stanno attraversando) un periodo di crisi, prevale il modello francese, dove i diritti dei cittadini hanno una tendenza al ribasso. La tendenza è sempre più di guardare al profitto (se si guardano le società private) o ai conti in regola (se si guardano gli stati), che non agli elementi fondamentali che costituiscono queste le società private e gli Stati: i cittadini.

Inoltre, sia il profitto che i conti in regola, spesso non vengono applicati all’inverso, nel senso che non tutte le società hanno i conti in regola, così come non tutti gli Stati non guardano al profitto (nel senso buono si intende).

Riflettevo su questa osservazione: i conti in regola non sono stati la priorità di tante società private, in primis le banche. Pensate se a queste ultime fosse stato imposto lo stesso rigore nei conti che è stato imposto alla Grecia. La storia non si fa con i ‘se’, ma mi piace pensare che forse la crisi che ha affossato tanta gente si sarebbe potuta evitare. Così come il profitto per gli Stati, che tradotto dovrebbe significare benessere per tutti i cittadini. Invece assistiamo ad una politica dei numeri talmente fredda da essere troppo lontana dal calore umano. Il debito va ripagato, i parametri rispettati e poco importa se questo si tradurrà in meno servizi, scuole fatiscenti e sanità peggiore (solo per dirne alcune). In questo teatro si muove lo stato sociale europeo e poco importa se a pagarne le conseguenze non saranno i responsabili della crisi ma chi l’ha subita.
E’ risaputo che se si lascia passare il concetto: “meno diritti per tutti come unica via di uscita dalla crisi”, prima o poi ci sarà qualche amministratore delegato “gran farabutt” che partorirà la massima: “è un privilegio essere pagati per il lavoro”. Un attimo, dove l’ho sentita questa? Certo!! Il genio dello stato sociale è già tra noi! Si trova in tanti posti di lavoro sparsi per l’Italia, dove si pontifica che per fare un determinato lavoro bisogna avere il “fuoco sacro” e non è da tutti averlo, quindi si è dei privilegiati a svolgere il suddetto lavoro. Poi sull’essere pagati, magari nel tempo se ne parla, anche perché parlare di soldi è oltremodo volgare e chi ti deve pagare deve andare, perché ha gli amici sulla barca lo stanno aspettando.

Populismo a parte, quello che rimane è la voracità umana. Dalle guerre combattute con le armi, si è passati a combatterne di più violente con il denaro. Proprio lui, una delle nuove divinità del pantheon moderno. Troppo spesso usato come metro di giudizio nelle valutazioni umane: il possesso delle cose assurto a valore umano, rendendo di fatto l’uomo stesso “disumano”. La mia non vuole essere una invettiva contro il denaro, ma contro i valori distorti che ne hanno fatto diventare una divinità, e in questo Neil Gaiman con il suo American Gods è stato profetico.

Allora, se cercate un colpevole, non c’è che da guardarsi allo specchio.

Fonte: Botta di Classe

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