sabato 3 ottobre 2015

Curdi e repubblicani insieme per sconfiggere Erdogan

Dopo lo scossone delle elezioni presidenziali di giugno, il partito di Erdogan deve difendersi dall'assalto degli oppositori, che intanto stringono inedite alleanze

BAY ISMOYO/AFP/Getty Images

Dopo aver stravolto le elezioni di Giugno scorso ed inflitto una sonora sconfitta alle manie di protagonismo dell'Akp, privandolo della maggioranza necessaria per trasformare la Costituzione turca in ottica presidenzialista e facendo entrare per la prima volta ben 80 deputati di un partito pro-curdo in parlamento, il Partito Democratico del Popolo (Hdp) di Demirtaş s'appresta a sfatare un nuovo tabù che potrebbe stravolgere gli scenari politici della Turchia e spegnere definitivamente le mire espansionistiche del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.

Nel corso di un discorso pronunciato nei pressi di Amburgo, al quale erano presenti diverse migliaia di persone, il segretario dell'Hdp Selahattin Demirtaş ha aperto a sorpresa ad un’eventuale coalizione con i repubblicani del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), il maggior partito d’opposizione in Turchia. Un annuncio che può avere un impatto considerevole sulle elezioni del 1 Novembre, elezioni in cui, come ha ricordato l'editorialista turco Metin Gurcan dalle colonne di Al-Monitor, il principale problema sarà garantire la sicurezza, soprattutto nelle 22 province a prevalenza curda dell’est e del sud-est della Turchia e nell’ottica che i risultati del voto riflettano per intero la volontà degli elettori di maggioranza curda.

Un'alleanza fino ad oggi impensabile data la distanza che separa i due schieramenti ed il difficile nodo dell'indipendentismo turco, ostacolo maggiore su qualsivoglia tavolo di trattative. Dall'altro lato il discorso politico del Chp, che unisce il ramo socialdemocratico con la più pura tradizione kemalista, è sempre sembrato agli antipodi della linea politica del partito pro-curdo Hdp che ha a sua volta ereditato, anche inconsapevolmente, le istanze ecologiste, libertarie e in generale la voglia di cambiamento e di democratizzazione della società turca di quella opposizione che è scesa in piazza durante le proteste di Gezi Park.

"il segretario dell'Hdp Selahattin Demirtaş ha aperto a sorpresa ad un’eventuale coalizione con i repubblicani del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), il maggior partito d’opposizione in Turchia"

Occorre dire però che negli ultimi tempi il Chp di Kılıçdaroğlu ha più volte esternato la necessità di riaprire il tavolo del negoziato col Pkk per giungere ad una soluzione pacifica del conflitto mostrandosi più tollerante anche verso la questione delle minoranze etniche in Turchia. Kılıçdaroğlu al tempo stesso non ha dimenticato l'affronto del presidente Erdoğan che s’era rifiutato di offrirgli un mandato consultivo dopo gli incontri condotti dal premier incaricato Davutoğlu, incontri che non hanno avuto alcun esito. La linea oltranzista del governo sulla questione curda ha poi paradossalmente finito per avvicinare indirettamente le due formazioni. Mentre Demirtaş cercava aperture nelle controparti politiche e una soluzione “politica” al conflitto, il ministro dell’Interno Akdoğan dichiarava che il processo di pace era diventato impraticabile, stroncando sul nascere qualunque velleità di negoziato.Tutti questi elementi, presi insieme, hanno portato ad un insperato avvicinamento tra le due posizioni, non certo nel merito dei contenuti politici, ma nella strategia elettorale complessiva per sconfiggere l’Akp alle prossime elezioni politiche.

Dopo mesi di repressione che hanno fatto sprofondare il paese in una spirale di violenze senza fine, gli equilibri si sono spostati e la mossa a sopresa dell'Hdp potrebbe rivelarsi la cartina di tornasole per condannare definitivamente il progetto presidenzialista di Erdogan. Intanto a pagare il prezzo di un clima da caccia alle streghe è, come sempre, la stampa indipendente. Una trentina di giornalisti dell'agenzia stampa curda Dicle (DIHA) sono stati messi in stato di detenzione ad inizio settimana dopo un raid della polizia negli uffici della redazione a Diyarbakir (sud-est della Turchia) e nelle redazioni del giornale Azadiya Welat e della casa editrice Aram Publishing House. I giornalisti sono stati poi liberati ma il clima pre-elettorale è diventato già irrespirabile. Il potente gruppo editoriale Dogan, proprietario del quotidiano Hürriyet e della CNN Türk, è sul banco degli accusati per aver pubblicato immagini non censurate di soldati turchi uccisi dalle forze del Pkk e per aver diffuso un'intervista con una giovane recluta del Pkk. Per questi motivi il gruppo è ora accusato di fare propaganda terroristica che mira al rovesciamento dello stato turco. Lo stesso direttore del magazine Nokta si è ritrovato in stato d'arresto dopo la pubblicazione in prima pagina di un numero con un fotomontaggio che raffigura il presidente Recep Tayyip Erdoğan mentre si fa un selfie davanti alla bara di un soldato turco. Erdoğan, che non ama il pluralismo dell'informazione, ha deciso di far tacere in qualunque modo il dissenso.

"Diversi analisti di politica turca sono concordi nell'affermare che se il Chp e l'Hdp unissero le proprie forze in una coalizione, questa potrebbe sfiorare anche il 40%"

Di fronte poi al tentativo di demolire e demonizzare l'Hdp, considerandolo ciecamente alla stregua di una mera costola politica del Pkk, diversi analisti di politica turca sono concordi nell'affermare che se il Chp e l'Hdp unissero le proprie forze in una coalizione, questa potrebbe sfiorare anche il 40% (se si tengono in conto i risultati di Giugno scorso). Una percentuale certo ancora lontana dal 47% dell'Akp e dei suoi 252 seggi ma abbastanza d'impatto per trasformare la possibile alleanza Hdp-Chp in una credibile e valida alternativa all'Akp e al suo modello ogni giorno più autoritario.

Del resto è proprio in nome di una possibile “alternativa democratica per la società turca” che Demirtaş ha evocato la possibile alleanza tra Chp, Hdp ed altre componenti politiche in vista delle elezioni del 1 Novembre prossimo. Il discorso di Demirtaş in questi ultimi difficili mesi si è fatto poi anche più affilato, più pungente. “O l'Akp cambia – ha detto - oppure la Turchia dovrà sbarazzarsi dell'Akp”. Demirtaş sa che ogni singolo voto potrà essere decisivo in questa grande battaglia politica ed è per questo che ha deciso di rompere gli indugi proprio in terra tedesca dove esiste una grandissima comunità di cittadini d'origine turca e curda il cui voto potrà essere determinante per cambiare una volta e per sempre i destini della Turchia.

Fonte: Linkiesta.it

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