di Iacopo Luzi
Hillary Clinton, Bill Clinton, Tim Kaine e la moglie Anne. Credit: Gary Cameron
La quarta giornata della Convention Nazionale dei Democratici sembrava ovattata, come se tutti fossero in attesa di qualcosa. Nemmeno la voce della celebre cantante Kate Perry, chiamata a esibirsi sul palco, sembrava aver sortito qualche effetto.
In fondo, era chiaro fin dal primo pomeriggio: tutti aspettavano Hilary Clinton e nessun’altro.
Con più di 30 milioni di americani sintonizzati per ascoltare il discorso della candidata democratica, senza contare tutti quelli presenti sui social network, la tensione si poteva percepire nell’aria.
Probabilmente anche Hilary Clinton deve averla sentita, ma ciò non le ha permesso di tenere uno discorso che probabilmente ha legittimato la sua candidatura in maniera definitiva, conferendo un’unità d’intenti fra le fila del partito democratico.
“E’ il momento della resa dei conti”, ha dichiarato la Clinton che, attraverso un discorso concreto e senza mezzi termini, si è proposta come la candidata di tutti quanti gli americani. Una patriota pronta a battersi per chiunque, pronta a tutelare tutte le minoranze e pronta a trovare soluzioni per risolvere i problemi che affliggono gli Stati Uniti oggi, dalla violenza armata alla minaccia del terrorismo interno e internazionale.
Eppure Hilary Clinton ha precisato come da sola non potrà fare nulla, e che solo uniti, insieme a lei, gli americani potranno essere più forti.
Al contrario di Trump, che si è da sempre eretto a paladino in grado di risolvere da solo tutto quanto, la Clinton ha ammesso che da soli nulla è possibile. “Solo se lavoriamo tutti insieme, possiamo innalzarci”, ha dichiarato la Clinton di fronte un Wells Fargo Center gremito che spesso ha interrotto l’ex segretario di Stato, intonando il suo nome più e più volte.
Hilary Clinton ha anche criticato aspramente Donald Trump, accusandolo di voler dividere gli americani, di fomentare l’odio e di non essere una persona affidabile né un candidato rispettabile, tanto da non essere in grado nemmeno di pagare le proprie tasse per intero.
In particolare, la Clinton ha affermato che non c’è alcun bisogno di rendere l’America grande di nuovo, riferendosi palesemente al leitmotiv trumpiano “Make America Great Again”, perché l’America è già grande di per sé. Deve solo impegnarsi per fronteggiare i problemi in maniera unita e trovare soluzioni concrete.
Riferendosi a Trump: “Lui vuole farci avere paura del futuro e del prossimo. Beh, un grande presidente democratico, Franklin Delano Roosevelt, più di 80 anni fa ha già perfettamente risposto a Trump, in un tempo in cui le cose erano molto più pericolose. ‘L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.’”
Hilary Clinton, introdotta dalla figlia Chelsea che ne ha decantato le lodi come madre e donna, ha voluto specificare come un futuro migliore per gli Stati Uniti sia possibile e che il progresso è a portata di mano.
Non sono mancati anche alcuni picchi d’ironia, come quando Hilary Clinton ha esortato Trump ha produrre le cose in America, se proprio vuole fare l’America grande di nuovo. Chiaro riferimento al fatto che molte attività dell’imprenditore newyorkese realizzano i propri prodotti all’estero.
Attacco migliore: “Immaginatelo nello Studio Ovale mentre fronteggia una vera crisi. Un uomo che s’infuria per un tweet non può essere una persona a cui si possono affidare delle armi nucleari.”
In molti temevano che la Clinton non sarebbe andata oltre un discorso in cui dichiarava di essere la candidata giusta per la presidenza degli Stati Uniti, in quanto donna e, soprattutto, in quanto non Donald Trump. Al contrario, nei suoi 60 minuti di speech, la Clinton si è dimostrata estremamente pragmatica, proponendo idee e azioni concrete.
Ad esempio, riferendosi alla crisi economica che ha attanagliato gli States, “Wall Street, le corporazioni e i super-ricchi inizieranno a pagare le tasse che gli spettano.”
Probabilmente Hilary Clinton si è anche snaturata, andando al di là del suo rigore e della sua formalità, coinvolgendo il pubblico e proponendo uno stile inusuale, accattivante, persino aggressivo. Eppure ha sortito effetto. Un’occasione per dimostrare qualcosa di diverso, un vero e proprio reset del suo personaggio. Ma senza fingere di essere qualcun altro.
Certo, va detto, che la Clinton ha mancato d’intensità nel suo discorso e il miracolo non si è compiuto. Non è mai stata una grande speaker e anche stasera l’ha confermato. Eppure, attraverso la solidità e concretezza delle sue parole, potrebbe aver convinto molte persone a votare per lei.
Basti pensare ai dettagli che ha elencato, come quando ha parlato del problema delle armi in America: “Non sono qui per ripudiare il Secondo Emendamento. Non sono qui per portarvi via le vostre armi. Voglio soltanto evitare che qualcuno che non dovrebbe minimamente possederne una vi possa sparare.”
Degno di nota una frase riguardante la natura della sua candidatura: “Quando ogni barriera è caduta in America, è chiara qual è la via da seguire per tutti quanti. D’altronde, quando non esiste più un tetto, solo il cielo è il limite.”
La Convention si conclude con il discorso della Clinton che probabilmente vede la sua figura finalmente legittimata all’interno del partito. Dopo giorni di proteste e contestazioni da parte dei supporters di Bernie Sanders, finalmente la Clinton ha ottenuto ciò che sperava: essere il simbolo unico del Partito Democratico.
Che poi lo sia diventato per davvero oppure no, questo è ancora tutto da vedere.
Fonte: The Post Internazionale
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