Un soldato turco in un carro armato a Diyarbakir, nel sudest della Turchia. Credit: Osman Orsal
L’esercito turco ha ucciso 35 miliziani curdi che avevano tentato una sortita in una base militare nella provincia sudorientale di Hakkari nelle prime ore del mattino di sabato 30 luglio 2016.
L’attacco notturno si è svolto qualche ora dopo alcuni scontri tra i soldati e i militanti del Pkk nel distretto di Cukurca, nel quale sono rimasti uccisi otto militari e feriti 25.
I miliziani hanno tentato l’assalto con tre diversi gruppi, ma sono stati individuati dalla ricognizione aerea. L’esercito ha allora lanciato un’operazione aerea che ha ucciso 23 di loro, mentre altri quattro sono morti in seguito all’intervento da terra.
Gli otto rimanenti erano rimasti uccisi negli scontri di Cukurca di venerdì.
L’esercito turco, il secondo per grandezza all’interno della Nato, si sta scontrando con gli insorti nella regione a maggioranza curda nel sudest del paese, mentre i suoi vertici sono in piena ristrutturazione dopo il tentativo di colpo di stato che si è consumato nella notte tra il 15 e il 16 luglio.
Giovedì, 99 colonnelli sono stati promossi al rango di generale o ammiraglio e circa 1.700 persone sono state congedate con disonore per il loro presunto ruolo nel golpe. Circa il 40 per cento dei generali e ammiragli delle forze armate turche è stato espulso in seguito alle purghe volute da Erdogan.
Nel sudest, le forze di Ankara hanno condotto frequenti raid aerei dopo che l’estate scorsa è collassata una tregua con il Pkk durata appena due anni e mezzo.
Migliaia di miliziani e centinaia di civili e soldati sono stati uccisi da allora. Alcune città curde sono adesso intrappolate nella peggior spirale di violenza dagli anni Novanta.
Oltre 40mila persone sono morte nel conflitto interno da quando il Pkk, considerato organizzazione terrorista da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea, ha dato vita alla sua insurrezione nel 1984.
Fonte: The Post Internazionale
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