Tra loro anche un avvocato, sarebbero i terminali di aziende infiltrate a cui erano stati affidati appalti
FABIO POLETTI
MILANO
La mafia aveva messo le mani su Expo. Quello che era solo un timore è diventato realtà stamattina quando la Guardia di Finanza ha iniziato a eseguire 11 arresti di cui 4 ai domiciliari, su richiesta dei magistrati milanesi antimafia Sara Ombra e Paolo Storari, coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra, in particolare la famiglia Pietrapersa di Enna, a riciclaggio e frode fiscale.
Gli uomini del Gico della Finanza hanno sequestrato pure alcuni milioni di euro, una goccia dei 20 milioni di euro elargiti in 3 anni dall’Ente Fiera al consorzio Dominus controllato dalla società Nolostand. In manette è finito pure l’avvocato Danilo Tipo di Caltanissetta, fino a pochi mesi fa presidente della Camera Penale nissena.
Importanti i lavori sul Decumano di Expo finti nel mirino degli investigatori. Dalla costruzione dei padiglioni di Francia e Kuwait a quelli di Guinea, dello sponsor Birra Poretti, del Palazzo Congressi e dell’Auditorium. Non risultano indagati nè responsabilità penali all’Ente Fiera nè alla società di gestione Expo 2015. Ma i magistrati sono particolarmente puntigliosi nel sottolineare che nella gestione degli appalti da parte degli enti pubblici c’è stata una «censurabile sottovalutazione» e «nessuna riflessione su alcune evidenti anomalie».
«L’operazione di oggi è molto importante perché ancora una volta dimostra una stretta interconnessione tra organizzazioni criminali mafiose e criminalità economica», ha commentato il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco. L’indagine, ha spiegato il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese Ilda Boccassini, «è importante» in quanto questa volta «segnala» in Lombardia non «le infiltrazioni della ’ndrangheta, ma di Cosa Nostra».
Fonte: La Stampa
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