Sostenitori di Erdogan in piazza Taksim, a Istanbul. Credit: Ammar Awad
Il governo turco era a conoscenza di un piano di colpo di stato. È quello che ritengono alcuni giornalisti di un noto quotidiano turco, che per motivi di sicurezza preferiscono rimanere anonimi.
Poi entrano nel dettaglio: “I militari golpisti sapevano che Erdogan aveva in mente di sostituirli a breve: hanno agito prima che questo potesse succedere”.
Quindi il Sultano, appellativo con cui ci si riferisce spesso al presidente turco, non era del tutto impreparato rispetto a questo scenario, anzi lo aveva messo in conto. Adesso, a golpe fallito, Erdogan può far fuori più velocemente le persone di cui non si fida, senza dover dare troppe spiegazioni, ma di certo ha molti più nemici di prima.
La vendetta di Erdogan contro i presunti autori o sostenitori del fallito golpe sembra non avere fine: sono 9.322 le persone arrestate finora con l'accusa di complicità. Non solo.
Il ministero dell'Istruzione turco ha annunciato di aver sospeso 15.200 dipendenti per sospetti legami con la rete che fa capo a Fethullah Gulen, accusata da Ankara di essere il vero responsabile. Tutti i 1.577 decani e rettori delle università del paese sono stati costretti alle dimissioni e sono state revocate 21mila licenze agli insegnanti che lavorano nell'istruzione privata.
La notte del fallito golpe, non potendo fidarsi unicamente della polizia e dell’esercito, Recep Tayyip Erdogan ha chiamato il suo popolo in piazza per prevenire il colpo di stato. Secondo le fonti in questione, Erdogan ha sempre cercato di polarizzare il pubblico.
Questa è una delle sue strategie principali: ha creato, nel tempo, una massa di sostenitori da mobilitare in qualsiasi momento e in tempi rapidi. A Istanbul, ad esempio, può contare su un bacino di fedelissimi molto ampio.
Secondo i giornalisti turchi interpellati, Erdogan avrebbe paura di condividere la sorte dei leader già estromessi dal potere in Medio Oriente. Inoltre, un'opinione largamente condivisa anche tra l’opposizione è che se il golpe fosse riuscito ne sarebbe nata una guerra civile, e dunque ci sarebbe stato un grande spargimento di sangue.
Paradossalmente, nonostante Erdogan sia oggi più forte di prima, secondo le fonti in questione non si può escludere un altro colpo di stato in Turchia.
“È una possibilità che rimane sul tavolo, anche se forse non si concretizzerà nell’immediato. Ecco perché: Il governo sta per nominare nuovi giudici, nuovi capi di polizia e nuovi generali che saranno totalmente fedeli al Sultano ma non così qualificati da poter ricoprire efficacemente quelle posizioni".
"Erdogan punta molto di più sulla loro fedeltà che sulle loro reali competenze. Ciò significa che le istituzioni saranno sempre più deboli, mentre le persone qualificate saranno dietro le sbarre oppure per strada. Inoltre, il Sultano non riuscirà ad allontanare dalle istituzioni tutte le persone che in questo momento non lo vogliono al potere, perché sono troppe".
E quanto al ripristino della pena di morte nel paese, secondo le fonti interpellate, non succederà: chi è oggi al potere, compreso il presidente, ha troppa paura di subire in futuro le stesse pene che oggi dice di voler infliggere.
Infine riguardo a Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere l'ispiratore del tentato golpe, e ai suoi seguaci, il pensiero è comune: “Ci sono molti Gulenisti negli alti ranghi dell’esercito, ma non tra i soldati di rango inferiore".
"Capisco le preoccupazioni del presidente: anche se non se ne parla, quella dei Gulenisti è una rete ancora molto fitta nel paese. Erdogan ha paura che l'ex imam, leader molto carismatico e con solide relazioni all’estero, possa costruire una pericolosa alleanza contro di lui fondata anche sui suoi contatti già da tempo radicati all’interno del paese”.
Fonte: The Post Internazionale
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