Il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Credit: Reuters
La coalizione di governo guidata dal primo ministro Shinzo Abe ha ottenuto domenica 10 luglio una schiacciante vittoria alle elezioni parlamentari in Giappone, nonostante le preoccupazioni per i controversi risultati raggiunti dalla sua politica economica, battezzata Abenomics, e il progetto di revisionare per la prima volta dal dopoguerra la costituzione pacifista della nazione.
La coalizione di centrodestra di Abe ha ottenuto la ‘super maggioranza’ di due terzi dei seggi necessari per poter modificare la costituzione e allentare i limiti imposti all’attività dell’esercito.
Il partito liberaldemocratico di Abe con 53 seggi non è riuscito a ottenere la maggioranza semplice, che gli avrebbe permesso di consolidare il potere all’interno della coalizione. Il partito di minoranza all’interno della coalizione, i centristi del Komeito, che si ispirano alla dottrina della scuola laica buddhista Soka Gakkai, hanno ottenuto 14 seggi, cinque in più rispetto alle precedenti elezioni.
Tuttavia, la vittoria generale aumenta l’influenza del premier sulla coalizione conservatrice, che ha fatto tornare al potere dal 2012 con la promessa di rilanciare l’economia con una politica monetaria iper-espansiva, aumentare la spesa e gli investimenti pubblici e attuare una serie di riforme strutturali.
Abe aveva impostato la campagna elettorale come un referendum sull’Abenomics, cioè il suo programma di politica economica e sull’onda del successo elettorale il premier ha già annunciato che proseguirà con le riforme e gli stimoli.
Secondo quanto confidato da fonti di governo al quotidiano Nikkei, incassato il consenso degli elettori, Abe si prepara a mettere in campo un piano di stimoli da 10 miliardi di yen (89 milioni di euro) che comprenderà prestiti diretti alle imprese. Il programma verrà presentato al Parlamento i primi di agosto, scrive ancora il Nikkei, e sarà finanziato con la prima emissione straordinaria di debito in quattro anni.
Infine Abe ha precisato che è ancora troppo presto per parlare di specifiche modifiche alla costituzione, e che la riforma non sarà la sua priorità. I conservatori considerano la costituzione dettata dal generale statunitense Douglas MacArthur come un’umiliazione per il paese.
Ma abbandonare l’assetto pacifista aumenterebbe le tensioni con la Cina, dove nell’opinione pubblica sono ancora aperte le ferite della Seconda guerra mondiale. Inoltre, gli ambienti finanziari temono che concentrarsi sulla riforma distoglierebbe l’attenzione del premier dall’affrontare i problemi di un’economia stagnante ormai da vent’anni.
Inoltre, secondo i sondaggi, la maggioranza dell’opinione pubblica giapponese ha dichiarato di non sentire il bisogno di una modifica alla costituzione del paese, e il partito di coalizione Komeito è riluttante ad appoggiare il progetto.
Tuttavia, l’agenda politica di Abe ha avuto per anni al centro il progetto di riforma costituzionale e adesso che ha la maggioranza di due terzi necessari, il premier potrebbe essere tentato a forzare la mano.
Fonte: The Post Internazionale
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