M5s: bandiera del Movimento 5 Stelle (ANSA)
Da qualche giorno i giornali nazionali si stanno occupando di un caso che coinvolge il Movimento Cinque Stelle in Sicilia nato da una serie di servizi televisivi delle Iene e dalle conseguenti indagini della procura di Palermo. La storia ha a che fare con alcune firme sui documenti presentati per le liste elettorali delle comunali di Palermo del 2012 e che sarebbero state falsificate: si tratta di quelle firme autenticate da un pubblico ufficiale che devono necessariamente essere presentate perché una lista o un partito possano partecipare alle elezioni.
L’inizio della storia
Il primo servizio delle Iene sulle firme false è dell’inizio di ottobre. La settimana prima a Palermo il Movimento 5 Stelle aveva organizzato un raduno chiamato “Italia 5 Stelle” con Beppe Grillo, Davide Casaleggio, ma anche con i componenti del cosiddetto “direttorio” e altri importati rappresentanti del partito. Il servizio spiegava che la redazione delle Iene aveva ricevuto una segnalazione anonima che raccontava di presunte irregolarità commesse nella raccolta delle firme per le elezioni del sindaco di Palermo del 2012 e alle quali il Movimento 5 Stelle aveva candidato Riccardo Nuti, oggi deputato. Nella segnalazione si diceva che della situazione erano stati informati anche Luigi Di Maio e la procura di Palermo. In breve: secondo l’accusa spiegata nel servizio delle Iene alcuni moduli di raccolta firme erano stati presentati in versioni false, dopo che i dati anagrafici e le firme raccolte erano state copiate su nuovi moduli per correggere errori formali. Come prova della segnalazione, le Iene avevano ricevuto cinque moduli con 50 firme a sostegno della lista del Movimento 5 Stelle per le amministrative, evidentemente mai depositati.
Nel 2013 sempre sulla stessa questione e in seguito a un esposto anonimo c’era stata un’indagine della DIGOS che era stata archiviata e in cui era stato coinvolto come testimone Vincenzo Pintagro, candidato del M5S a consigliere comunale e attivista. Pintagro è stato intervistato anche dalle Iene e ha raccontato di aver assistito nella sede del Movimento 5 Stelle a Palermo alla copiatura di alcune firme su moduli nuovi: il luogo di nascita di uno dei candidati era stato riportato sui fogli originali in modo scorretto e il rischio era che sarebbero andate perse tutte le firme di quello stesso modulo. Pintagro ha confermato anche i nomi di due persone in particolare coinvolte nella copiatura: Claudia Mannino, oggi deputata, e Samanta Busalacchi, attualmente collaboratrice del M5S all’Assemblea Regionale e candidata alle cosiddette “comunarie” per le amministrative del prossimo anno.
Nei successivi servizi le Iene hanno raccontato di aver chiesto accesso agli atti ottenendo i moduli depositati e che effettivamente riportano le 50 firme presenti anche sui moduli ottenuti dalla fonte anonima che ha fatto la segnalazione. Le Iene hanno intervistato alcune delle persone che avevano firmato i moduli in questione, che hanno riconosciuto come autentica la loro firma sui moduli non depositati e riconosciuto come falsa la firma sui moduli depositati, e hanno fatto fare delle perizie calligrafiche che hanno confermato la loro storia.
Il Movimento 5 Stelle e l’indagine della procura
Lo scorso 11 ottobre, a seguito dei servizi delle Iene, la procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta sulle firme false e Beppe Grillo ha pubblicato un post sul suo blog in cui spiegava che il M5S era «parte lesa» e in cui ringraziava le Iene e «le persone che avevano denunciato il fatto». Nello stesso post si diceva anche che «i portavoce del Movimento 5 Stelle accusati nel servizio» avevano «sporto denuncia per diffamazione e calunnia» e che si erano dichiarati «assolutamente estranei e non coinvolti nei fatti». Cinque deputati avevano infatti presentato querela contro la trasmissione.
Le nuove indagini della procura, invece, stanno continuando basandosi, riportano i principali giornali in questi ultimi giorni, su due testimonianze in particolare: quella di una persona il cui nome non è stato reso pubblico che avrebbe ammesso di aver partecipato alla copiatura e quella, soprattutto, della deputata regionale del Movimento Cinque Stelle Claudia La Rocca che nelle ultime ore si è presentata spontaneamente davanti ai magistrati con il proprio avvocato confermando di fatto la versione delle Iene e facendo i nomi di chi era coinvolto nella storia della copiatura.
La procura proseguirà per tutta la settimana con le audizioni delle persone coinvolte e “informate sui fatti”. Il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Claudia Ferrari avrebbero già ascoltato il capogruppo del Movimento alla Camera dei deputati Andrea Cecconi e le deputate Loredana Lupo, Giulia Di Vita e Chiara Di Benedetto. Dopodiché si conosceranno molto probabilmente i nomi degli indagati. Scrive Live Sicilia: «Una volta che sarà accertata la falsificazione si dovrà distinguere fra coloro che avrebbero ricopiato le firme e coloro che avrebbero concorso alla commissione del presunto reato». Il reato ipotizzato è quello previsto dall’articolo 90, comma 2, del Testo Unico 570 del 1960. Si punisce con la reclusione da due a cinque anni «chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi». Ancora: «Chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito è punito con la stessa pena, ancorché non abbia concorso nella consumazione del fatto».
Nel frattempo, la deputata del PD Alessia Morani ha presentato un’interrogazione in cui chiede conto della «confidenza» tra Beppe Grillo e il vicequestore aggiunto della DIGOS Giovanni Pampillonia, titolare delle indagini del 2013 poi archiviate. Morani ha portato come prova delle presunte vicinanze tra Grillo e Pampillonia alcuni video girati nei giorni del raduno dei 5 Stelle a Palermo.
Fonte: Il Post
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