Una bambina seduta in una discarica nella periferia di Sanaa. Credit: Mohamed al-Sayaghi
In Yemen è entrata in vigore una tregua volta a porre fine alla guerra che dura ormai da più di un anno nel paese.
Nonostante il cessate il fuoco, i residenti hanno riferito che in alcune aree del paese erano ancora in corso i combattimenti.
Il cessate il fuoco di 48 ore chiesto dalla coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita, ha rinnovato le speranze di porre fine alla lunga crisi umanitaria.
Al momento migliaia di civili sono intrappolati a Taiz, una delle principali aree di combattimento tra i ribelli sciiti Houthi e le forze governative.
L'Arabia Saudita e gli alleati sunniti del golfo, avevano avviato una campagna militare nel marzo dello scorso anno per evitare che gli Houthi e le forze fedeli all'ex presidente Ali Abdullah Saleh assumessero il controllo di tutto il paese.
La coalizione saudita era riuscita a respingere gli avversari dalla città portuale di Aden la scorsa estate, ma gli Houthi continuano a tenere la capitale Sanaa.
Oltre 10mila yemeniti sono stati uccisi nella guerra.
La tregua iniziata oggi, 19 novembre potrebbe essere estesa se gli Houthi mostreranno il loro impegno e autorizzeranno gli aiuti aerei in aree sotto assedio come Taiz.
Gli Houthi hanno annunciato alcuni giorni di essere pronti a smettere di combattere e di entrare a far parte di un governo di unità nazionale.
"Il popolo yemenita sta esercitando il diritto all'auto-difesa. Quando l'Arabia Saudita fermerà la lotta, allora la guerra si fermerà", ha detto un portavoce dei ribelli Houthi a Reuters, Mohammed al-Bukhaiti.
La coalizione saudita non ha ancora detto se accetterà o meno il piano di pace negoziato dalle Nazioni Unite, che prevede la partecipazione dei ribelli nel governo.
Qualche ora prima dell'inizio del cessate il fuoco, un soldato saudita è stato ucciso da un missile sparato da gli Houthi.
Il blocco totale degli approvvigionamenti via mare, via aerea e via terra ha causato una pesante scarsità di cibo nel paese, facendo salire i prezzi e costringendo alla fame migliaia di persone.
Fonte: The Post Internazionale
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