(AP Photo/Ted S. Warren)
Domenica pomeriggio la commissione Bilancio della Camera ha cominciato a votare la legge di stabilità per il 2017, il più importante documento finanziario prodotto dal governo nel corso dell’anno. Diversi parlamentari all’opposizione di Sinistra Italiana e di Possibile, ma anche alcuni deputati del Partito Democratico, avevano presentato un emendamento per creare un monopolio statale sulla cannabis (come avviene per i prodotti del tabacco) e destinare le entrate aggiuntive alla ricostruzione delle zone italiane coinvolte dagli ultimi terremoti.
L’emendamento è stato bocciato dal Partito Democratico insieme alla Lega. L’emendamento si chiamava “Monopolio della cannabis e dei suoi prodotti derivati, nonché destinazione delle maggiori entrate all’emergenza sismica” e aggiungeva un articolo alla legge di bilancio. Era formato da tre articoli che sostanzialmente equiparavano la cannabis al tabacco. Il primo chiedeva che la coltivazione, la lavorazione e la commercializzazione della cannabis e dei suoi prodotti derivati fossero «soggette a Monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica». Il secondo stabiliva che l’Agenzia delle dogane e dei monopoli seguisse «direttamente tutte le fasi di lavorazione della cannabis» e le concessioni delle licenze per la coltivazione della cannabis e che il ministro dell’Economia stabilisse «il livello delle accise, il livello dell’aggio per la vendita al dettaglio, e le relative modalità di riscossione e versamento, nonché il prezzo di vendita al pubblico del prodotto». Il terzo proponeva che «le maggiori entrate (…) fino al limite massimo di 5 miliardi di euro annui» venissero versate in un apposito fondo istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri «finalizzato ad assicurare la garanzia pubblica per la concessione dei contributi diretti finalizzati all’assistenza della popolazione e alla ripresa economica nei territori interessati dagli eventi sismici del 24 agosto 2016 e del 26 ottobre 2016». L’emendamento è stato bocciato dai deputati del PD e da quelli della Lega Nord: il Movimento 5 Stelle, oltre ai proponenti, ha votato invece a favore.
Era scontato che l’emendamento non sarebbe passato. Un provvedimento che prevede la legalizzazione del consumo della cannabis era stato presentato nel settembre del 2015 e aveva iniziato a essere discusso dalle commissioni parlamentari di Camera e Senato lo scorso gennaio. Il testo (a cui la maggioranza che sostiene il governo aveva presentato migliaia di emendamenti di fatto per bloccarne l’approvazione) era entrato in discussione alla Camera dei deputati lo scorso luglio. L’aula l’aveva rimandato in commissione e non è stata ancora calendarizzata una discussione. Dallo scorso luglio, dunque, la legge non ha fatto passi avanti.
Il progetto è sostenuto da più di 200 deputati riuniti nel gruppo interparlamentare “Cannabis legale” formato da deputati e senatori di PD, Movimento 5 Stelle, Possibile, Sinistra Italiana, Scelta Civica e Forza Italia. Prevede la possibilità di detenere e trasportare piccole quantità di cannabis (fino a 15 grammi di marijuana nella propria abitazione e fino 5 all’esterno), di coltivarla (fino a cinque piante di cannabis nella propria abitazione) e di acquistarla in negozi autorizzati. Nel ddl è anche prevista la possibilità di aprire specifici esercizi commerciali dove sarà possibile vendere marijuana per scopi ricreativi in un regime di tassazione simile a quello in vigore per il tabacco. La legge prevede infine delle semplificazioni per l’uso della cannabis a scopo terapeutico.
Nel frattempo, lo scorso novembre, l’intergruppo e alcuni partiti e associazioni (Radicali, Possibile, l’associazione Luca Coscioni tra gli altri) avevano raccolto e depositato più di 57 mila firme per una legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis. La proposta era simile a quella dell’intergruppo con alcune piccole differenze: la volontà dichiarata era quella di dare un sostegno esterno alla legge presentata e a cui diversi ministri del governo Renzi si sono dichiarati contrari.
Fonte: Il Post
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