La storia di cronaca nera più raccontata sui giornali di questi giorni: due ragazzi romani sono stati arrestati e accusati di concorso in omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà; uno ha confessato
Sabato 5 marzo i carabinieri di Roma sono entrati nell’appartamento di un ragazzo romano, Manuel Foffo, al Collatino, quartiere nella periferia est di Roma, e hanno trovato il corpo di un altro ragazzo, Luca Varani, con un coltello da cucina conficcato nel petto. L’omicidio e le torture che l’hanno preceduto sono state compiute nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 marzo. Risultano coinvolti due ragazzi: Manuel Foffo e Marco Prato. I due avevano bevuto e usato cocaina: Foffo ha confessato, entrambi sono stati accusati di concorso in omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà e si trovano a Regina Coeli. Oggi ci sarà l’udienza di convalida del fermo. La storia occupa molto spazio nei giornali di oggi.
Chi erano
Manuel Foffo ha 28 anni, è uno studente universitario ed è il proprietario dell’appartamento dove è stato compiuto l’omicidio. Suo padre è un assicuratore e gestisce anche un ristorante. Un anno e mezzo fa Foffo aveva avuto un incidente stradale e gli era stata ritirata la patente; la scorsa settimana aveva superato l’ultimo test su alcol e droga all’ospedale Pertini e la patente gli era stata restituita. Marco Prato (chiamato anche Marc) ha 29 anni, anche lui è uno studente universitario ed è un organizzatore di eventi. Il padre è Ledo Prato, manager culturale, segretario dell’associazione Mecenate 90, consulente del Mibac, il ministero dei Beni e delle attività culturali. Foffo lo aveva conosciuto poco prima di Capodanno. Diversi giornali riportano le parole di Foffo sulla loro frequentazione: «Marc è gay, io sono eterosessuale. Abbiamo avuto un rapporto e lui aveva un video, così ho temuto che potesse ricattarmi e ho continuato a vederlo».
Luca Varani aveva 23 anni, era originario della ex Jugoslavia ed era stato adottato da una famiglia di Roma, dopo aver vissuto in un centro d’accoglienza per minori nel suo paese. Conosceva Prato, era fidanzato.
Cosa è successo
Secondo la ricostruzione dei magistrati, raccontata ampiamente dai giornali, Manuel Foffo e Marco Prato si sono incontrati a casa di Foffo mercoledì 2 marzo. Per diverse ore i due hanno bevuto e assunto cocaina: secondo il verbale con la confessione di Foffo, la droga sarebbe stata portata da Prato, che avrebbe telefonato più volte a uno spacciatore per rifornirsi. I giornali riportano diversi stralci della confessione di Foffo: «Non so essere preciso sui grammi acquistati ma posso quantificare in circa 1.500 euro il denaro speso. Da quando avevo 18 anni faccio uso di cocaina in modo sporadico, solo in un periodo che ho trascorso a Ibiza per la stagione estiva ho fatto un uso continuativo di cocaina. Preciso che la decisione di usare della cocaina con Marco non è frutto di situazioni particolari da me vissute».
Il giorno dopo, giovedì 3 marzo, Foffo e Prato sono usciti in macchina: «Avevamo il desiderio di fare del male a una persona qualsiasi. Questa cosa è maturata nelle nostre menti nella notte di giovedì». Prato avrebbe telefonato a Luca Varani proponendogli 100 euro per un rapporto sessuale nell’appartamento di via Igino Giordani al Collatino e Varani avrebbe accettato: «Ricordo che il 4 marzo Marc ha mandato un messaggio WhatsApp a Luca. Quando è arrivato c’è stato quasi un tacito accordo tra me e Marc: gli abbiamo offerto alcol nel quale aveva versato Alcover. Poi Luca ha sofferto tanto», ha detto Foffo.
L’Alcover è un farmaco utilizzato per controllare la sindrome di astinenza da alcol e per il trattamento della dipendenza da alcol. Apparteneva a Foffo, gli era stato prescritto perché abusava di alcolici: «Marco lo ha messo nel bicchiere di Luca. Mentre noi siamo rimasti vestiti, Luca si è denudato e ha bevuto quanto gli avevamo offerto, poi è andato in bagno e si è sentito male. Qui Marco lo ha aggredito, io ho recuperato il martello che abbiamo usato e forse sono stato io a trovare anche i due coltelli (…). Luca non è mai riuscito a resistere alle nostre violenze, ma posso precisare che non ha mai gridato. Mentre lo colpivamo non provavo piacere però non ero in grado di fermarmi anche se ho avuto dei momenti in cui provavo vergogna per quello che facevo. Lo abbiamo davvero torturato. Ricordo solo che la morte è sopravvenuta dopo molto tempo e Luca ha sofferto molto. Non ricordo quante coltellate aveva alla gola, è stato Marco che ha inferto la coltellata al cuore lasciando dentro il coltello, Luca era ancora vivo prima di quella coltellata».
Il racconto è stato confermato dai primi risultati dell’autopsia: Luca Varani è stato torturato per diverso tempo, dopo essere stato colpito con un martello alla testa. Sul suo corpo sono state trovate decine di ferite, da punta e da taglio, in particolare sul viso e sul collo. Dopo aver ucciso Varani, Foffo e Prato hanno ripulito il pavimento della camera da letto e il bagno, hanno nascosto i vestiti di Varani in uno zaino e lo hanno buttato in un cassonetto. La fidanzata di Varani, Marta Gaia Sebastiani, che è stata interrogata dai carabinieri, ha raccontato di aver provato a contattare il compagno per diverse ore e che verso le 9.30 di venerdì mattina dal cellulare di lui è arrivato un messaggio in cui Varani diceva che l’avrebbe richiamata più tardi. A quell’ora, secondo il medico legale, Varani era già morto. A rispondere alla ragazza sarebbe stato dunque uno tra Foffo e Prato.
Dopo l’omicidio Foffo e Prato si sono addormentati: «Al nostro risveglio abbiamo capito cosa avevamo fatto». Sono usciti di casa e sono stati in diversi bar. Racconta Foffo: «È stato in zona San Giovanni che bevendo un bicchiere di vino Marco mi ha confessato che si sarebbe tolto la vita, cosa che mi ha ripetuto quando siamo andati a bere in un altro bar alla stazione Tiburtina. Siamo quindi andati in piazza Bologna per vedere l’albergo dove Marco si sarebbe voluto suicidare». A quel punto i due si sono divisi: Prato è andato all’hotel San Giusto, vicino piazza Bologna, dove abita il padre, tentando il suicidio assumendo dei tranquillanti; Manuel Foffo è rientrato invece nel suo appartamento: «Ho aperto tutte le finestre e mi sono seduto in salotto, non mi faceva piacere entrare in camera perché c’era il cadavere. Mi sono cambiato perché ero ancora sporco di sangue».
La confessione dell’omicidio di Luca Varani è arrivata circa 48 ore dopo i fatti. Sabato mattina alle 7.30 Foffo aveva appuntamento con la sua famiglia per andare al funerale di uno zio in Molise. Lì ha deciso di parlare al padre e di confessare: «La prima persona alla quale ho confidato l’omicidio è stato mio padre, ero in macchina con lui e gli ho detto di aver assunto cocaina e fatto l’omicidio, senza dargli i dettagli». Il padre ha convinto il figlio a costituirsi.
Fonte: Il Post
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