lunedì 12 dicembre 2016

Cosa è successo oggi nel PD

Durante la direzione nazionale si è parlato della sconfitta al referendum e del congresso anticipato per eleggere il segretario del partito


Oggi si è svolta la direzione nazionale del Partito Democratico in cui si è discusso della crisi di governo e del futuro del partito e del suo segretario, Matteo Renzi. Il punto principale che è emerso dalla discussione è il sostegno al governo che Paolo Gentiloni sta formando in questo ore, ma anche la volontà di arrivare ad elezioni prima della scadenza naturale della legislatura, possibilmente già nella primavera del 2017. Nella sua relazione conclusiva, Renzi ha detto che domenica sarà riunita l’Assemblea Nazionale del PD, che, insieme al segretario, è l’organo politico principale del partito. L’Assemblea dovrà decidere se indire un congresso anticipato che porterà alla scelta di un nuovo segretario tramite le primarie. Secondo giornalisti ed esperti, Renzi ha intenzione di candidarsi per un secondo mandato.

Tra gli interventi più importanti ci sono stati quelli di due esponenti della minoranza del partito, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo. Speranza, esponente dei cosiddetti “bersaniani”, ha detto di essere d’accordo su un congresso che contribuisca a chiarire la posizione del PD su temi economici e sociali, ma che la scelta del nuovo segretario non deve essere soltanto un modo per dare una nuova legittimità politica a Matteo Renzi e al suo progetto politico. Cuperlo, considerato uno dei più moderati leader della minoranza (a differenza di Bersani e Speranza era schierato per il Si al referendum), ha osservato come la direzione nazionale sia iniziata senza un discorso del segretario Matteo Renzi sull’analisi della sconfitta e ha detto che una riflessione sugli errori commessi dal partito è fondamentale per arrivare preparati alle prossime elezioni. Ripetendo una frase di Renzi, Cuperlo ha detto: «Anche io non ho paura del voto, ho paura del risultato».

Diversi leader della maggioranza, come Gennaro Gennaro Migliore, ex deputato di SEL, e il presidente del partito Matteo Orfini, hanno detto chiaramente che il governo Gentiloni dovrà occuparsi dei problemi più urgenti del paese (il caso MPS e la preparazione di una nuova legge elettorale) e poi portare il paese ad elezioni. In nessun caso, hanno detto entrambi, il governo dovrà durare oltre il settembre 2017, la data dopo la quale i parlamentari eletti nell’attuale legislatura matureranno il diritto alla pensione.

Orfini e Renzi hanno ricordato entrambi che, nonostante la sconfitta subita dal partito al referendum costituzionale, i consensi che il PD ha conquistato e mantenuto in questi anni sono superiori a quelli ottenuto quando al vertice del partito c’era l’attuale minoranza. Orfini ha detto che già nel 2013 il PD aveva iniziato a perdere il sostegno degli elettori più giovani e di coloro che si trovano in una difficile situazione economica (le categorie che secondo le analisi post-voto hanno determinato la grave sconfitta al referendum).

Le decisioni più importanti sono state rimandate all’Assemblea Nazionale che si terrà domenica 18 dicembre. Il congresso per eleggere un nuovo segretario è previsto per l’autunno del 2017, ma l’assemblea potrà anticiparlo alla prossima primavera e potrà decidere anche le modalità con le quali eleggere il segretario, Renzi ha già parlato di primarie aperte a tutti gli elettori del PD. In questo modo Renzi otterrebbe un nuovo mandato con cui candidarsi alle eventuali elezioni anticipate (che potrebbero tenersi già la prossima primavera). Secondo l’Unità, Renzi ha raggiunto un accordo su questo processo con le varie componenti della maggioranza del partito (come i cosiddetti “Giovani Turchi”, i centristi di Dario Franceschini e la sinistra di Maurizio Martina).

La direzione nazionale che si svolgerà oggi non ha poteri formali, aldilà di quelli di indirizzo politico, quindi è stata soprattutto un’occasione per le varie componenti del partito per rendere pubbliche le loro intenzioni. Le decisioni formali saranno prese domenica 18, durante l’Assemblea nazionale, l’organo che, secondo lo statuto del PD, potrà dare il via alla fase congressuale. Per farlo è probabile che sarà votata una deroga allo statuto che non prevede la possibilità di iniziare il congresso anticipato a meno di dimissioni del segretario.

Fonte: Il Post

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