Il governatore di Homs ha ammesso domenica 11 dicembre che l'Isis ha riottenuto il controllo dell'antica città di Palmira. Credit: Omar Sanadiki
Il sedicente Stato islamico ha riottenuto il controllo dell’antica città di Palmira, in una zona desertica centrale della Siria in provincia di Homs, nella giornata di domenica 11 dicembre 2016. A nulla sono valse le decine di raid aerei russi a sostegno della controffensiva dell’esercito siriano per respingere i miliziani che giovedì 8 dicembre erano tornati a minacciare l’area che era stata loro sottratta a marzo 2016.
Il governatore di Homs Talal Barazi ha ammesso che Palmira è nuovamente in mano ai combattenti estremisti e che i soldati siriani sono stati espulsi dalla città, nonostante i rinforzi inviati dalle forze armate siriane e la pesante copertura aerea russa.
“L’esercito sta usando tutti i mezzi a sua disposizione per impedire che i terroristi restino a Palmira”, ha dichiarato il governatore, aggiungendo che i miliziani sono stati raggiunti da rinforzi provenienti da Raqqa, capitale del sedicente califfato in Siria, e dalla provincia di Deir Ezzor, nella parte orientale del paese, al confine con l'Iraq.
Secondo i ribelli, lo sforzo per sottrarre Aleppo est al controllo delle forze dell’opposizione ha concentrato le risorse dell’esercito, sottraendole proprio alla difesa della città di Palmira.
La riconquista del prezioso sito archeologico, già gravemente danneggiato dai miliziani estremisti nei dieci mesi di occupazione, è un grave colpo per il regime di Bashar al-Assad, che ne aveva riottenuto il controllo a marzo 2016 grazie al sostegno militare di Mosca.
Giovedì 8 dicembre l’Isis aveva lanciato la sua offensiva, ottenendo il controllo di campi di petrolio e gas e arrivando a minacciare la base aerea T4, utilizzata dalle forze aeree russe.
Giunti a ridosso di Palmira, i miliziani avevano ingaggiato le truppe siriane su diversi fronti e sabato erano entrati in città. Ma l'11 dicembre il ministero della Difesa russo ha annunciato che erano stati respinti e che circa 300 combattenti erano rimasti uccisi nel corso di oltre 60 raid.
In serata circa 4mila miliziani sono riusciti a riottenere il controllo del castello – che si affaccia da una posizione elevata sulla città di età romana – e di diverse aree nella zona di Tadmur – l’odierna città a ridosso del sito archeologico –, ritenuta strategica per la presenza di giacimenti di petrolio e gas.
L’agenzia di stampa Amaq, legata al gruppo estremista, ha riferito che i jihadisti hanno preso 30 carri armati russi, ingenti quantità di missili terra-terra Grad, e diversi tipi di munizioni, uccidendo circa 120 soldati siriani.
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Fonte: The Post Internazionale
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